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IL SITO DI TELL EL DAB'A: L'ANTICA CITTÀ DI AVARIS

III. 1 Il Medio Bronzo

Posta nel Delta orientale, lungo le rive di quello che era l’antico ramo Pelusiaco del Nilo, oggi insabbiato, la città di Avaris fu la capitale del regno Hyksos della XIV e della XV dinastia ed è considerata una delle maggiori città del Mediterraneo nel Medio Bronzo300. Ricadeva nei pressi degli attuali villaggi di

Tell el Dab’a, ‘Ezbet Helmy ed ‘Ezbet Rushdi. Ricopre una superficie di circa 250 ettari, ed è uno dei siti più importanti e più studiati della sua epoca, in Egitto (fig. 10).

Dagli scavi effettuati negli anni sessanta del secolo scorso, ad opera dell’Istituto Archeologico Austriaco del Cairo, dall’Istituto di Egittologia dell’Università di Vienna e dal Museo Pelizaeus di Hildesheim, sono emerse tracce di continuità insediativa, sebbene con alcuni strategici spostamenti.

299 I. CALVINO 2002, p. 44. 300 Cfr. M. BIETAK 2000.

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Fig. 10 – Carta topografica di Tell el-Dab’a/Qantir (da J. Dorner 1991)

I primi scavi risalgono in realtà al 1885 ad opera dell’egittologo svizzero Henri Édouard Naville, ma è solo nel 1942, grazie all’archeologo egiziano Labib Habachi, che si avanzò l’ipotesi che il sito indagato fosse l’antica città di Avaris. Dal 1966 il sito è gestito dall'Istituto Archeologico Austriaco del Cairo.

La prosperità della città si basava sul controllo del traffico marittimo e terrestre verso la Palestina e, la prima fase insediativa, era probabilmente finalizzata al controllo dei beduini orientali.

112 A seguire è attestato un insediamento voluto da Amenemhat

I ed una successiva installazione urbana lungo la riva sudorientale del ramo pelusiaco del Nilo.

La città si espande ancora durante gli ultimi regni della XII dinastia; gli scavi di Habachi301 hanno portato alla luce tre

statue della regina Nefrusobek302, durante il cui regno il

tessuto urbano si estende ulteriormente verso est, probabilmente iniziando ad ospitare una forte componente canaanita nella popolazione303. È anche probabile che le statue

ritrovate negli scavi di Habachi siano state portate in situ più tardi, insieme ad altra statuaria reale, nel corso della XIII dinastia, quando le genti di origine orientale aumentarono in maniera esponenziale.

I primi occupanti canaaniti erano, verosimilmente, in primo luogo soldati, seguiti poi da dignitari, mercanti ed artigiani, con ogni probabilità al servizio dei regnanti egiziani.

Grazie agli scavi di Bietak, siamo in possesso dell’interessante ritrovamento di un palazzo della XIII dinastia dove risiedevano i funzionari di origine asiatica, con ogni probabilità incaricati di organizzare i commerci esteri. Le sepolture di tali funzionari presentano caratteristiche siro- palestinesi, e sono state rinvenute nell’area immediatamente adiacente al palazzo.

Il mutamento dell’assetto geopolitico segna significativamente l’area e le tracce archeologiche sono esplicative. Il palazzo venne murato e, cosa significativa, nella necropoli viene ritrovata la statua di un alto funzionario di origine asiatica volutamente sfregiata, dando così adito all’ipotesi della damnatio memoriae ai danni dei signori locali304.

Dopo una fase di crisi, archeologicamente riconoscibile nell’insediamento tra i livelli di occupazione, e le tracce di una possibile epidemia, la città pare mostrare segni di ripresa con

301 M. W. BIETAK 2005.

302 Al termine del suo regno gli studiosi fanno coincidere, la fine del Medio Regno

e l'inizio del Secondo periodo intermedio (1793 a.C. - 1550 a.C.).

303 Cfr. M. BIETAK - I. FORSTNER MÜLLER 2005. 304 Cfr. M. BIETAK 1999.

113 Nehesi. Il sovrano, che secondo Manetone fu fondatore della

XIV dinastia, presto sostituita dalla dinastia canaanita di Avaris, è il primo monarca a cui si riferisca il titolo di “amato di Seth signore di Avaris” elemento che indica da una parte, l’adozione di Seth come dio dinastico e, dall’altra, il ruolo di capitale della città di Avaris. Elemento importante è anche l’attestazione del culto sincretistico di Seth-Baal-Hadad; il sincretismo è chiaro specchio del carattere multietnico della futura capitale Hyksos.

L’inizio dell’età dei sovrani Hyksos, fissato al 1648 a.C., corrisponde, a Tell el-Dab’a, alla fase E/2, caratterizzata da un’espansione dell’abitato in direzione nord-est, arrivando a ricoprire, ad est, l’antica necropoli, ed una grande espansione commerciale, testimoniata dal grande afflusso di ceramiche siro-palestinesi, ma anche minoiche e cipriote.

Alla fine dell’età Hyksos (fase D/2) una cittadella fortificata viene costruita nell’area H/I, prima disabitata. Le fasi di occupazione di Tell el-Dab'a mostrano come l'insediamento si sia ampliato orientandosi sempre più verso Est.

114 III. 2 -

Il Tardo Bronzo

La fine del dominio degli Hyksos è segnata, a Tell el-Dab’a, da un livello che lascia trasparire i segni dell’abbandono – fase D/2 – e, a seguire, troviamo un livello che ci ha restituito un complesso di magazzini ed un piccolo palazzo posto all’interno di un recinto murario datato agli inizi della XVIII dinastia. La datazione è stabilita su basi ceramiche, oltre che grazie al rinvenimento in situ di una particolare tipologia di ascia305.

Segue un secondo livello in cui sono riconoscibili tracce di accampamenti militari: focolari, buche di palo e deposizioni. I resti umani rivenuti, sottoposti ad analisi antropologica, hanno stabilito che si tratta di individui di sesso maschile tra i 18 ed i 25 anni; i corpi, nella quasi totalità, sono privi di traumi, e questo dato potrebbe avvalorare l’ipotesi della già accennata epidemia proposta da Bietak.

Verosimilmente i resti venuti alla luce erano degli arceri che prestarono servizio nella XVIII dinastia, arceri che continuarono ad essere presenti a Tell el-Dab’a per tutta la durata dell’età thutmoside. Tali truppe furono forse reclutate a seguito alle campagne nubiane, per essere poi inviate verso l’Asia, sempre secondo gli studi di Bietak306.

A 150 metri a Nord del palazzo di età hyksos, inizia la successiva fase del sito: è probabilmente durante la prima fase della coreggenza di Thutmosi III ed Hatshepsut che viene edificato un distretto palaziale di grandi dimensioni nell’area di ‘Ezbet Helmi.

Vengono anche realizzati due palazzi maggiori, gli edifici F e G, edificati con orientamento parallelo, separati da uno spazio rettangolare, probabilmente in origine occupato da un lago artificiale307. Un terzo edificio, il palazzo J, di dimensioni assai

305 Cfr. M. BIETAK - I. FORSTNER MÜLLER 2005. 306 Ibidem.

115 minori e orientato in direzione Nord-Est/Sud-Ovest, è

separato dal palazzo G mediante una via abbastanza stretta. Il complesso palaziale maggiore è l’edificio G avente, a lato della rampa d’accesso, un locale da bagno con alcuni lavabi in pietra. La posizione della stanza adibita a bagno potrebbe indicare l’obbligo di dover effettuare delle abluzioni prima dell’ingresso308; una successiva stanza da bagno era posta sul

lato Sud-Ovest, immediatamente prima dell’accesso ai quartieri privati.

Superata la rampa d’ingresso, ci si addentrava in un’ampia corte a pianta quadrata, con colonnati su due lati, e chiusa da un portico con una tripla fila di colonne. Oltrepassato il portico si accedeva poi ad un largo ma corto vestibolo, con due file di colonne.

Oltre il vestibolo l’edificio era bipartito: alla sinistra dell’osservatore entrante era posta la sala del trono e, due nicchie aperte nella parete di fondo, permettevano di accedere sia all’ala occidentale che agli appartamenti privati.

Sulla destra, invece, il vestibolo immetteva in un complesso di tre sale parallele, seguite a loro volta da una larga sala posteriore, ambiente interpretato come santuario309.

Al palazzo F si accede mediante una rampa rivolta a Nord-Est, ed è proprio ai lati di questa che è stata ritrovata la maggior parte dei frammenti di dipinti minoici.

Attraverso una corte rettangolare ed un vestibolo ci si immetteva in un’ampia corte quadrangolare, oltre la quale si accedeva, dopo un ulteriore e breve vestibolo, alla sala del trono. L’area è sprovvista di quartieri privati, ed è per questo che l’edificio è stato interpretato come cerimoniale e/o di rappresentanza, ed è interessante notare che la maggior parte dei dipinti minoici provenga da questo edificio, oltre che campeggiare sul portale d’accesso al palazzo G.

308 M. BIETAK 2005. 309 Ibidem.

116 La tecnica di esecuzione minoica dei dipinti non doveva essere

adeguata al nuovo supporto, ossia quello fornito dai mattoni. È probabile che il distacco, e la conseguente caduta, di questi si sia verificata circa quindici anni dopo la loro esecuzione310.

In un secondo momento, corrispondente al tardo regno di Thutmosi III, furono aggiunte almeno tre botteghe artigiane; il dato importante è che all’interno di queste, furono ritrovati svariati accumuli di pietra pomice, che veniva usata come abrasivo. La pomice, che è stata analizzata, è stata attribuita come pertinente all’eruzione di Thera311.

310 Cfr. M. BIETAK 2003.

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III. 3 - Artigiani minoici o di formazione minoica?