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3 Medio Bronzo: problemi cronologici Le fonti egiziane e l'eruzione di Thera

Creta: origine autoctona o alloctona?

II. 3 Medio Bronzo: problemi cronologici Le fonti egiziane e l'eruzione di Thera

Le fonti egiziane di questo periodo sono ritenute generalmente veritiere a livello storico, sebbene ci siano delle incongruenze sulla durata di alcuni regni. Si sono riscontrate delle inesattezze anche sul calcolo della levata eliaca di Sirio, che nell’antico Egitto ricopriva una forte valenza simbolica poiché, tornando visibile in cielo durante il solstizio d’estate, dopo un’assenza di circa 70 giorni, preannunciava la benevola inondazione del fiume Nilo. La sua levata eliaca è stata annotata ed osservata prontamente dai sacerdoti egiziani e, grazie a tali testimonianze, possiamo avere dei ragguagli sulla cronologia dell’Egitto. Bisogna considerare però anche le eventuali coreggenze e possibili errori umani nelle annotazioni. Senza contare che la levata sotiaca è stata talvolta osservata da località geografiche differenti e, come è facile intuire, anche questo può dar vita a delle imprecisioni per quanto riguarda le ricostruzioni storiche; proprio per questo motivo ci troviamo con differenti ipotesi di datazione: alta, media e bassa.

Ad esempio la XII dinastia presenta uno scarto di quarantadue anni dovuto all’insicurezza della durata di alcuni regni, tra cui quello di Sesostri III poiché non è ben chiaro se abbia regnato per diciannove o trentanove anni; per cui la cronologia per questa dinastia non è univoca. Un caso analogo d’incertezza cronologica lo presenta la dinastia immediatamente successiva, la XIII. Dalle liste reali infatti, abbiamo un elenco di cinquanta nominativi di faraoni, la cui successione risulta assai imprecisa, come del resto la durata dei loro regni. Anche sulle datazioni relative al Secondo Periodo Intermedio abbiamo delle incertezze per quanto riguarda la fase finale, incertezze che si ripercuotono inevitabilmente sulla XVIII dinastia. In casi come questi spesso gioca un ruolo fondamentale il cross-dating.

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Le incertezze cronologiche non diminuiscono neanche spostandoci sull’altra sponda del Mediterraneo: la cronologia egea, per questo periodo, risulta essere a volte incerta. In ambito egeo ci troviamo davanti un sistema tripartito che suddivide tre aree geografiche, il Continente, le Cicladi e Creta, che vengono separate per via degli sviluppi culturali peculiari, sebbene siano fortemente connesse tra loro.

A seguito dello sviluppo degli studi sulla ceramica, che offre un concreto aiuto nella cronologia in ambito egeo, è possibile procedere con ulteriori sottofasi e, per quanto riguarda soprattutto l’ultima fase del TM, gli studiosi sono riusciti a definire altre sottofasi, che arrivano ad intervalli di tempo di circa venticinque anni.

Tuttavia, viste le molte incongruenze che costellano la cronologia egea, a seguito di studi avviati negli anni ’80 del secolo scorso, esistono due sistemi di cronologia assoluta; alla base di ciò vi è la datazione attribuita all’eruzione di Thera. La (nuova) cronologia alta è dovuta alla proposta di ricollocare l’evento della distruzione dell’isola di Thera intorno al 1630/1625 a. C. anziché verso il 1500 a.C., come ritenuto appunto fino agli anni ’80.

Thera, l’odierna Santorini, è una delle Cicladi, la più meridionale e la più vicina a Creta, e presenta sul suo territorio un vulcano attivo. La violenta eruzione avvenuta in antichità ha ricoperto e conservato i resti dell’età del Bronzo. Le ipotesi che gravitarono attorno alla scoperta furono molteplici, fino a

chiedersi se la mitica Atlantide199 scomparsa non fosse in realtà

l’isola di Thera. Nel 1939 l’archeologo greco Marinatos azzardò per la prima volta una possibile correlazione tra l’eruzione e il collasso dei palazzi minoici. Marinatos tra il 1968 e il 1976 scavò il sito di Akrotiri, sulla costa meridionale dell’isola. Il sito era noto fin dall’Ottocento a causa

199Si credeva di avvalorare così quanto scrisse Platone nei suoi dialoghi Timeo

(17-27) e Crizia risalenti al IV secolo a. C., sebbene la quasi totalità degli studiosi concordi nel vedere nel mito di Atlante il modo del filosofo di parlare della propria visione e concezione politica.

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dell’erosione della costa. Purtroppo non riuscì a terminare le sue ricerche perché morì accidentalmente sullo scavo, e la direzione passò a Doumas. Gli studi congiunti dei due archeologi, uniti agli studi geologici, si rivelarono enormemente importanti non solo per la nostra conoscenza dell’isola di Thera, ma per l’intero bacino del Mediterraneo. Archeologi, geologi e vulcanologi hanno collaborato per cercare di tracciare un excursus storico il più veritiero e preciso possibile.

L’importanza primaria dell’eruzione ricade sulla data in cui quest’ultima avvenne, dato che la griglia della cronologia egea gravita anche intorno a questo evento. Poiché per quanto concerne le datazioni dell’Egeo, il ruolo principale è rivestito dalle ceramiche, occorre studiare i reperti ceramici rinvenuti negli strati dell’eruzione. Il vasellame minoico pertinente alla distruzione di Akrotiri è riconducibile in toto al TM IA, mentre mancano totalmente materiali riconducibili al TM IB. Sulla base della cronologia tradizionale, sappiamo che lo stile – e di conseguenza il periodo – TM IA durò circa un secolo, orientativamente dal 1600/1580 al 1500 a. C., i sostenitori della cronologia tradizionale – sulla base di prove archeologiche - propendono dunque per una datazione dell’eruzione leggermente anteriore al 1500 a. C., verosimilmente intorno al 1510 a. C.. Inoltre un’analisi effettuata su ossa di animali

rinvenute a Palaikastro200, in un contesto di ceneri vulcaniche

datate al TM IA, oltre che sui depositi geoarcheologici che si sono venuti a creare, ha confermato tale datazione; i dati sono

stati anche comparati con la relativa cronologia egiziana201.

Questa datazione viene però completamente ribaltata dai risultati dalle analisi al radiocarbonio (C14) effettuate su campioni organici di breve durata, prelevati dai medesimi strati del vasellame. I campioni analizzati sono costituiti da legumi e sementi carbonizzati e spostano la datazione dell’eruzione al 1630/1625 a. C., dunque oltre un secolo prima

200 H. J. BRUINS, J. Van der PLICHT, J. A. MacGILLIVRAY 2009, pp. 397-411. 201 Ibidem.

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rispetto alla datazione tradizionale. Le analisi sono state ripetute in diversi laboratori, dimostrandosi però tutte concordi. L’eruzione, che è stata suddivisa in tre fasi dagli studiosi, a causa della sua violenza modificò la conformazione dell’isola di Thera. Verosimilmente la prima fase, durata solo poche ore, fu caratterizzata dall’emissione di pomici, che si adagiarono al suolo formando uno strato di spessore variabile, le pomici, per via della loro leggerezza, vennero poi sospinte dai venti per chilometri. La seconda fase ebbe – secondo gli studiosi – una durata variabile da pochi giorni a diverse settimane, e l’attività del vulcano, a causa dell’infiltrazione d’acqua marina all’interno della camera magmatica che generò del gas e di conseguenza un aumento della pressione, fu pressappoco continua e violenta. Oltre alla lava infatti, il vulcano eruttò grandi rocce ed una considerevole quantità di tefrite, ossia l’insieme dei materiali piroclastici prodotti durante un’eruzione. Tracce di tefrite pertinenti all’eruzione di Thera sono state rinvenute anche in località molto lontane dall’isola, fino al Mar Nero. Questo dato, oltre a farci intuire che il vento soffiava da Nord in direzione Est/Sud-Est, ci permette anche di farci un’idea della portata del fenomeno eruttivo. La terza ed ultima fase, la più distruttiva, è caratterizzata dal collasso del cono vulcanico che segnò anche il mutamento della conformazione dell’isola. È solo in età storica che al centro della caldera – l’ampia depressione grosso modo circolare che si forma a causa di eruzioni così devastanti – riemerse un vulcano. È verosimile che l’eruzione di Thera ebbe anche un grosso impatto climatico poiché è stato ipotizzato dagli studiosi che le emissioni di tefrite e gas si propagarono fino ad un’altezza di 36 km nella stratosfera. Gli studiosi hanno tracciato una fenomenologia delle eruzioni vulcaniche degli ultimi centocinquant’anni e, sulla base di questi studi, si è ipotizzato che almeno per le estati immediatamente successive all’eruzione - due o tre – ci sia stato un raffreddamento delle aree continentali; mentre il periodo invernale per i due anni successivi all’eruzione sia stato caratterizzato da un leggero surriscaldamento alle alte

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latitudini del Nord America e dell’Eurasia. Anche sulla base di queste ipotesi, i sostenitori della cronologia alta e quelli della cronologia bassa, si sono divisi. Per quando riguarda l’affermazione della cronologia alta, gli studiosi hanno optato per un cross-dating con i dati ottenuti dalle analisi dello C14. A seguito di ricerche che esulano dalle indagini dell’eruzione di Thera, sono stati effettuati alcuni carotaggi nelle regioni artiche che hanno rivelato la presenza di acidi databili al XVII secolo a. C. Tali tracce sono state collegate ai cambiamenti climatici verificatisi a seguito dell’eruzione. Ulteriori prove sono fornite dalla dendrocronologia sulla base di sezioni lignee provenienti dall’Irlanda settentrionale e dalle Montagne Bianche della California. In effetti, gli anelli di accrescimento degli alberi di queste zone indicherebbero un mutamento avvenuto intorno al 1628/1627 a. C., ossia la presunta data dell’eruzione di Thera. Di rimando i sostenitori della cronologia bassa sostengono che prove di cambiamenti climatici, seppur veritieri, verificatisi in aree così lontane dal bacino del Mediterraneo, non possono essere assurte a prove per un fenomeno avvenuto per l’appunto nel Mediterraneo. A favore della cronologia alta abbiamo però un ulteriore studio, basato sempre sulla dendrocronologia, portato avanti dall’Aegean Dendrochronological Project. Gli studiosi si sono focalizzati sul materiale ligneo proveniente da un sito dell’Anatolia centrale, Porsuk, dunque di gran lunga molto più vicino all’area dell’eruzione di Thera. L’arco di tempo ricostruito dallo studio dendrocronologico va dal 2687 al 627 a. C. e all’anello 854 è riscontrabile un’anomalia ascrivibile all’anno ±1641 a. C. e dunque potenzialmente correlato alla nostra eruzione.

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