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Gli artisti e la campagna patriottica per la guerra in Libia

IL FERMENTO TEATRALE A NAPOLI NEL DECENNIO 1910-

19) BUSTA 32, FASCICOLO 13, TASSE SULLE CONCESSIONI GOVERNATIVE PER SPETTACOLI DI MARIONETTE E BURATTINI,

2.3.1 Gli artisti e la campagna patriottica per la guerra in Libia

Dopo i primi accenni alla notizia della chiusura dei teatri, fenomeno che in realtà non si verificò a Napoli, ma piuttosto diede adito allo sviluppo di problemi legati alla tassazione massiccia sui prodotti e sugli intrattenimenti artistici62, si è ritenuto indispensabile approfondire soprattutto gli anni in cui

l’Italia entra in guerra, per comprendere l’evoluzione artistica avvenuta a Napoli, chiarendo alcuni punti salienti attraverso la lettura dei giornali e dei periodici del tempo.

Le notizie più importanti, ricavate attraverso i giornali e i documenti inediti, riguardano soprattutto gli anni 1915-1917, con approfondimenti che toccano il biennio 1911-1912, per quanto riguarda la guerra in Libia.

Una prima lettura dei cartelloni e degli elenchi degli spettacoli pubblicati sui principali quotidiani e periodici artistici63 e l’analisi di locandine e

programmi di sala, quest’ultimi conservati presso la Biblioteca Nazionale di Napoli, in particolare nella Sezione “Lucchesi – Palli”, ma anche all’interno dell’Archivio della Biblioteca Teatrale del Burcardo di Roma64, confermano

la mancata chiusura dei teatri napoletani, dopo la disfatta di Caporetto, è ineludibile.

La pubblicazione di alcuni articoli e di rubriche che fanno riferimento esplicitamente alle sorti degli artisti, durante la guerra, ma anche alla legislazione riguardante i teatri e alle notizie dei martiri al fronte, costituisce un patrimonio documentaristico inedito e prezioso.

62 I documenti conservati presso l’Archivio di Stato di Napoli sono riportati nel paragrafo precedente. 63 L’elenco di tutti gli spettacoli in scena a Napoli, durante il decennio 1910-1920, in numerosi teatri

napoletani, in città e in provincia, non viene inserito all’interno di questa ricerca. Il numero dei titoli, dei nomi delle compagnie e degli attori attivi a Napoli in questo periodo, è superiore alle centinaia. Impossibile, dunque, inserire un’appendice del genere a questa ricerca, lavoro che viene riservato ad un eventuale successivo approfondimento.

64 Questo archivio conserva soprattutto le locandine degli spettacoli in scena a Portici, in provincia di

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All’inizio del decennio i riferimenti sono soprattutto rivolti alla guerra in Libia65. Considerando, infatti, i preziosi contributi pubblicati anche e

soprattutto sui periodici artistici, in questo caso napoletani, appare evidente l’impatto che gli eventi bellici abbiano avuto sul mondo teatrale, ed artistico in genere, coinvolgendo gli artisti in lunghe ed accorate campagne patriottiche.

Occorre, infatti, indagare, soprattutto in ambito napoletano, la costante presenza degli artisti al fronte, durante la Prima Guerra Mondiale, e l’attivismo patriottico di quanti, invece, rimangono in città. Ciò che emerge, e naturalmente sorprende, è che su questi due fronti la produzione artistica napoletana non si arresta neanche durante gli anni del conflitto mondiale. Gli artisti, inoltre, diventano parte attiva della politica, delle questioni sociali, delle attività di beneficenza, all’interno della frenetica vita napoletana. Questi aspetti, in verità, non sono stati approfonditi o portati alla luce precedentemente. Il riferimento alla guerra, infatti, emerge attraverso i contenuti di alcuni testi teatrali, ma soprattutto attraverso i testi poetici e le canzoni66; bisogna, però, soffermarsi sulla valenza storico, artistica e

letteraria di alcuni documenti inediti, come le lettere, i diari, gli articoli giornalistici e i documenti di archivio che ci raccontano la storia degli artisti-

65 Della campagna libica e del rapporto storico-artistico tra la città di Napoli e gli effetti del periodo

bellico abbiamo parlato approfonditamente nel I capitolo, all’interno del paragrafo dedicato agli eventi storico-artistici ed in quello dedicato al giornalismo letterario ed artistico, anche durante il periodo della guerra in Libia. In questo paragrafo vengono inseriti alcuni articoli giornalistici riguardanti l’attivismo patriottico degli artisti del Varietà, in riferimento alla campagna libica.

66 All’interno del III capitolo, il paragrafo dedicato ai testi poetici estrapolati dalle pagine

giornalistiche, affronterà anche il tema “guerra”.

Emerge chiaramente il riferimento a Tripoli all’interno del testo teatrale Babilonia, firmato da Rocco Galdieri ( Rambaldo). Si tratta di una Rivista, utilizzata dalla compagnia Scarpetta, in adattamento, il cui prologo è affidato alla voce del personaggio “Cannone” e il III Atto è in parte ambientato a Tripoli. (Rambaldo, Babilonia, Rivista satirica delle attualità in un prologo e 3 atti di Rambaldo, adattata alla Compagnia e messa in scena dal Comm. Eduardo Scarpetta, Napoli. Giangiano, 1913) Della collaborazione tra Galdieri e Scarpetta ne parla a lungo Vittorio Viviani, nella sua Storia del teatro napoletano, cit. Ciò che ci interessa, in questo contesto, è il diretto riferimento a Tripoli all’interno della Rivista di Galdieri.

Il legame tra Galdieri e la guerra è evidenziato anche attraverso il contributo di Luigi Metropoli. Si sottolinea, così come vedremo in seguito, la lontananza dei più importanti autori napoletani dal fronte e l’assenza di temi specificatamente legati alla guerra, all’interno dei loro testi. Cfr. L. Metropoli, Le nuove poesie di Rocco Galdieri: strategie di occultamento del privato, in Studi novecenteschi, XXXVI, n. 77, Pisa- Roma, Fabrizio Serra editore, gennaio-giungo 2009.

Un intero numero della rivista Ariel viene dedicato a Rocco e Michele Galdieri, contributo importante per tracciare una cronologia delle principali opere teatrali di Rambaldo, riferendoci anche al genere della Rivista e della satira, all’interno del decennio di nostro interesse, e dei teatri napoletani che le hanno ospitate, grazie alla tabella posta in appendice al contributo di Marita Bartolazzi, Rocco Galdieri, in <<Ariel>>, Anno XVII, maggio- dicembre 2002, n.2/3.

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soldato, o “artisti richiamati” come vengono definiti sulle pagine del <<Cafè- Chantant>>. Questi contributi inseriscono il percorso culturale ed artistico napoletano all’interno della più grande storia europea e mondiale.

Il <<Cafè-Chantant>>67 affronta costantemente gli effetti della guerra sugli

artisti, prima quella in Tripolitania e poi quella Mondiale.

Gli artisti del Varietà, numerosissimi quelli napoletani, attivi politicamente e socialmente, oltre che artisticamente, catalizzano l’attenzione anche degli artisti attivi in altri generi teatrali e di spettacolo, e spronano le famiglie artistiche a reagire a situazioni insostenibili, come la decisione del ministro Orlando di diminuire l’orario di chiusura dei teatri, dopo la disfatta di Caporetto.

L’appello che la F.A.V.I., la Federazione Artisti Varietà Italiani, promuove ripetutamente attraverso le pubblicazioni sulle pagine del <<Cafè- Chantant>>, spinge gli artisti del Varietà ad arruolarsi e a partecipare alla guerra in Libia, ma soprattutto propone una campagna di grande patriottismo intrapresa dagli artisti rimasti in città68.

La propaganda rivolta al patriottismo è massiccia, tanto da riempire i paginoni di numerosi giornali, mobilitando anche i personaggi legati al mondo culturale ed artistico della città. Il<<Don Marzio>> presenta un lungo articolo in cui si descrive la presenza di Matilde Serao al Politeama Giacosa

67 Il giornale <<Cafè-Chantant>>, pubblicato a Napoli e diretto da Francesco Razzi, è stato utilizzato,

in passato, come fonte dell’importante contributo di Paolo Sommaiolo, Il café-chantant : artisti e ribalte nella Napoli bella époque, Napoli, Tempo lungo, 1998. Lo studioso utilizza il periodico napoletano per analizzare il genere artistico del Varietà a Napoli e per ricostruirne la storia e aggiunge un’appendice in cui elenca i programmi degli spettacoli di Varietà, i teatri specifici, e gli artisti in scena a Napoli, nel periodo 1897 - 1907. Lo conferma lo stesso autore, nella prefazione al II tomo della sua tesi di dottorato, lavoro di ricerca da cui nasce la pubblicazione succitata:<< in questa schedatura per anno figurano i programmi di cafè-chantant presentati a Napoli dal dicembre 1897 al dicembre 1907. Il tomo II riguarda gli anni dal 1897 al 1903, il tomo III dal 1904 al 1907[…]>>. All’interno del volume, però, Sommaiolo afferma di aver visionato il materiale fino al 1914, nonostante i contributi inseriti riguardino l’arco di tempo 1897-1907, periodo escluso da questa ricerca..

68 Al Teatro Umberto di Napoli, infatti, nel maggio 1912, ha luogo una conferenza in cui Adolfo

Narciso presenta un discorso dalle parole altisonanti: la descrizione della Patria è magniloquente e superba, l’Italia appare eroina invincibile tra tutte le Nazioni. Narciso spinge gli artisti a partecipare attivamente, al di là del loro mestiere artistico, alle attività belliche, di propaganda e di patriottismo che caratterizzano l’atmosfera di tutti gli ambienti culturali e sociali della città.

L’Appello di A. Narciso. Conferenza tenuta al T. Umberto di Napoli, in <<Cafè-Chantant>>, 5 maggio 1912, in appendice.

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di Napoli, come protagonista di un lungo ed acclamato discorso sulla guerra a Tripoli.69.

Il discorso sul patriottismo viene affrontato tra le pagine del <<Cafè- Chantant>>, ancora nel giugno del 1912 da un punto di vista prettamente artistico e della morale: ci si chiede, infatti, se è giusto che gli artisti del Varietà, e soprattutto le cocottes, all’interno dei loro repertori, possano parlare di guerra e di patriottismo, senza essere tacciati di immoralità. In effetti, la descrizione della guerra e della partecipazione italiana alla campagna libica preannuncia quella caratterizzazione di “eroismo a tutti i costi” che esalta il Paese e che giustifica i giovani morti, così’ come avviene soprattutto durante la Prima Guerra Mondiale. Molti repertori e molti artisti del Varietà napoletano hanno inserito, infatti, elementi specificatamente legati al discorso libico: ci si chiede, dunque, se il concetto di patriottismo sia effettivamente legato alla moralità e al senso di Patria oppure anche gli artisti giocano il loro dado, sulla scia del momento, cavalcando il successo del repertorio attraverso lo stile “patriottico”70.

In realtà il discorso appare controverso, poiché la F.A.V.I. e lo stesso Narciso, due mesi prima, nell’aprile 1912, promuovono una campagna di acquisto di un areoplano per sostenere l’esercito italiano, cercando di coinvolgere il maggior numero di artisti e di pubblico, poiché il denaro sarebbe stato ricavato attraverso gli spettacoli e le serate di beneficenza71.

69 L’articolo, pubblicato in prima pagina, nel giugno 1912, e firmato da Bianca Maria Cammarano,

dimostra l’esaltazione italiana nei confronti della campagna di guerra. L’autrice descrive l’evento, analizzando le parole che la Serao utilizzò animosamente, coinvolgendo la platea. La Cammarano descrive soprattutto un teatro gremito, commosso ed ipnotizzato dalle parole della grande autrice, in un’ora terribile come quella della guerra. La Serao viene addirittura definita “Madre” dei Napoletani, e la conferenza sulla guerra in Libia esplode in commozione ed applausi. B.M. Cammarano, Matilde Serao e la guerra. Un’alta manifestazione di patriottismo al Politeama Giacosa, in <<Don Marzio>>, 24-25 giugno 1912, in appendice.

70 A. Giuliani, “Si può fare del “patriottismo” nel Varietà??”, in <<Cafè-Chantant>>, 11 maggio

1912, in appendice. In risposta a questo lungo articolo, la redazione de <<La Canzonetta>> pubblica un articolo sul numero del 21 maggio 1912, in cui critica fortemente l’ironia utilizzata dal Giuliani, sulla prima pagina del periodico napoletano. La risposta viene riportata in appendice, di seguito all’articolo di Giuliani.

71 - - , L’aeroplano del Varietà Italiano, in <<Cafè-Chantant>>, 21 aprile 1912. Ne dà testimonianza

un articolo pubblicato su <<La Canzonetta>>, del 21 aprile 1912, in cui si afferma : <<si è costituito in Napoli un Comitato fra proprietarii, artisti, agenti, musicisti, editori, poeti e pubblicisti del Varietà Italiano onde raccogliere la somma occorrente per fornire alla Patria un’unità alla flotta aerea nazionale portante il nome di Varietà Italiano. […] Diversi hanno attribuito a loro l’iniziativa, è

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In un altro comizio, tenuto dallo stesso Narciso, presso il teatro Rossini di Napoli72, si declama la nascita della Federazione del Varietà ad opera dello

stesso.

Il discorso sul patriottismo non si arresta: il 26 giugno 1912 il <<Cafè- Chantant>>73 pubblica l’ennesimo appello alla partecipazione alla campagna

per l’acquisto dell’areoplano da parte della F.A.V.I. e ciò che emerge fortemente è che maggiore sarà il risultato di questa campagna, più forte sarà il potere dimostrato della F.AV.I. Dunque, appare evidente che la campagna libica si sposti in secondo piano, e che la Federazione sfrutti il momento di patriottismo per convincere gli artisti del Varietà ad essere più che mai uniti74, in un’ascesa al potere dello stesso Narciso.

Alla fine del 1912, dopo la conclamazione della pace e la conclusione della campagna libica, a Napoli si svolge una grandiosa manifestazione in onore degli eroi dei Dardanelli. La cerimonia ha luogo presso la Galleria Umberto I, per proseguire, poi, con la visione della Bohème75 presso il Teatro San Carlo,

all’interno di un magnifico evento che coinvolge tutta la città di Napoli76.

nostro dovere rettificare, perché ci consta che la bella e patriottica iniziativa fu lanciata da quel fervido e convinto apostolo della F.A.V. I. Adolfo Narciso>>.

72 Cfr. - - , L’appello di Narciso ed il comizio al teatro Rossini, in <<La Canzonetta>>, 6 aprile 1912.

L’appena rinata Federazione, che già durante gli anni della Prima Guerra Mondiale sarà decaduta, scommette su due fronti: da un lato l’adesione di tutti gli artisti italiani alla Federazione, dall’altro l’enorme visibilità che l’operazione di beneficenza a favore dell’acquisto dell’areoplano avrebbe avuto davanti agli occhi di tutti gli Italiani, in quel preciso momento storico.

73 Cfr. - - , Un nuovo appello, in <<Cafè-Chantant>>, 26 giugno 1912.

74Ibidem. All’interno di questo articolo alcuni nomi degli artisti che aderiscono alla campagna per la

flotta aerea: i Minervini, Edoardo Correnti, Maddem Gioacchino, Emilitz Liger, Bisaccia Raffaele, Felice Pochet, Francesco Longo, Raffaele Catuogno, Pietro Fioravanti, Oreste Sandow, Solidea Clary, Ninì Renèe, Gennarino Bianchi, Okio, Ettore Brio, Antonio Bova, Renato Sylva, Luca Astarita, Astarita Carmine, Silvio D’Ambrosio, Nino Vittori, Nino Spezzaferro, Giuseppe Ascoli, Paolo Bernard, Lina Gloria, Tina Floriani, Aldo Brunetti, Duo Florio, Giulio Balbo, Corradi Beppo, Alberto Alberti, Roma Fulgor, Italia Derna, Giulia Narciso, Mimì Maggio.

75- - , La serata di gala al S.Carlo, in <<Don Marzio>>, 12-13 novembre 1912, in appendice.

76- -, Napoli, memore e patriottica, offre agli eroi dei Dardanelli la targa di onore, in <<Don

Marzio>>, 12-13 novembre 1912: <<[…] durante il banchetto che il Municipio di Napoli offrirà ai marinai delle navi italiane, la banda municipale diretta dall’illustre maestro Caravaglios eseguirà, fra un variato programma musicale, la bella e popolarissima canzonetta – marcia ’O marenaro ’e guardia, espressamente composta, versi e musica, di Alfredo Silvestri, lo squisito autore del Boston Reportage d’amour che ha avuto già un grandissimo successo. ’O marenaro ’e guardia che è una canzonetta destinata a rimanere come la canzone caratteristica dei marinai è stata splendidamente strumentata per la banda dal maestro Caravaglios e sarà cantata da un numeroso coro di artisti e dilettanti che gentilmente si prestano. L’autore ha con opportuno pensiero, dedicata a S.E. Leonardi Cattolica Ministro della Marina>>.

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È importante ribadire il rapporto tra le produzioni artistiche e la guerra, elemento che si coglie fortemente attraverso l’analisi delle pagine del <<Cafè-Chantant>>, periodico che esprime constantemente la consapevolezza di un forte sentimento patriottico tra gli artisti del Varietà, gli unici che hanno il coraggio di dimostrarlo anche in scena. Infatti, l’articolo pubblicato sul periodico artistico <<La Maschera>> del 3 marzo 1912 ne è una conferma. Nonostante la presenza delle grandi manifestazioni artistiche e commemorative, in onore dei soldati caduti durante la guerra libica e delle vicende gloriose dell’Italia combattente, in realtà è evidente che i repertori afferenti al Teatro d’Arte non contemplino l’inserimento di elementi patriottici, di riferimenti alla guerra, di drammi specificatamente legati al discorso della campagna libica. Se da un lato il Varietà viene tacciato di immoralità per le scelte artistiche presentate in scena, in cui il riferimento alla guerra è preponderante, e dall’altro compensa con l’organizzazione di campagne benefiche a nome della F.A.V.I., il resto delle produzioni teatrali, considerate “nobili”, non menzionano l’argomento bellico77.

Il patriottismo costituisce, dunque, una questione seria e dolorosa, legata inevitabilmente al momento bellico, per questo motivo il teatro “maggiore” e i principali autori vengono giustificati nella loro “assenza” dalla scena cittadina e nazionale, poiché dimostrano il loro patriottismo attraverso il silenzio, o meglio, attraverso una mancata produzione drammaturgica che presenti degli specifici riferimenti o personaggi legati alla guerra. La critica è diretta, certamente, contro il clamore del teatro di Varietà che invece, sia in scena, sia attraverso l’attivismo benefico, dimostra l’adesione alla campagna libica attraverso un’esagerata platealità che, in effetti, sembra palesare i dubbi emersi dalla lettura degli articoli del <<Cafè-Chantant>>.

Tra il 1911 e il 1912, mentre Napoli e gli artisti napoletani organizzano serate ed eventi cittadini per commemorare le vittorie italiane in Libia, mentre si vive la “moda” del patriottismo e gli artisti del Varietà fanno a gara per mostrare gli esiti delle loro campagne di beneficenza, il settimanale italo- americano <<La Follia di New York>>, all’interno della strenna natalizia, si sofferma sulla sofferenza dei soldati italiani, pur non perdendo quella verve

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patriottica che caratterizza tutta la cultura italiana di questo periodo. Parliamo di un numero del 17 dicembre 1911, pubblicato circa sei mesi prima degli eventi napoletani riportati, ancora all’oscuro degli esiti trionfalistici della campagna libica. Importante sottolineare che questo lungo articolo, firmato da Giovanni Diotallevi, è scritto in Italia, ma pubblicato in America. Si tratta di un pezzo giornalistico commissionato dall’America, come afferma all’interno dell’articolo lo stesso autore: parole rivolte agli Emigrati e pubblicate, appunto, su un intero paginone del giornale rivolto agli Italiani che vivono a New York e nei distretti vicini. Dopo un’ampia descrizione del coraggio dei giovani soldati italiani arruolati in Libia, il giornalista caratterizza il discorso attraverso un confronto tra il “prima” e il “dopo”. Ciò che appare interessante, all’interno di questo contributo, e di altri articoli pubblicati sul giornale americano, che riportano un simile punto di vista, è l’attenzione alla condizione di “colonizzazione”, elemento che dovrebbe unificare i due Paesi. Da un lato i soldati italiani, giovani martiri intenti alla giusta e dovuta colonizzazione in Africa, dall’altro gli Italiani in America, definiti “coloni”, che, però, subiscono lo sfruttamento di una colonizzazione inversa, in cui la presenza dello straniero italiano che sostiene l’economia del Paese ospitante, non ha come effetto la conquista proficua, bensì la schiavitù. L’invocazione agli emigrati italiani, affinché ricordino i connazionali in Libia, e soprattutto affinché non dimentichino la loro Patria, è caratterizzata dall’ennesimo impeto patriottico che deve coinvolgere anche coloro che sono andati via dall’Italia. Il giornalista invoca ripetutamente <<o fratelli lontani>>, cercando di coinvolgere il lettore attraverso un dilungato patetismo patriottico che deve provocare la reazione emozionale che unisce gli Italiani in tutto il mondo78.

Riccardo Cordiferro, autore delle numerose Macchiette napoletane, pubblicate in ogni numero de <<La Follia di New York>>, scrive anche una macchietta dedicata alla guerra in Libia, riportata nelle pagine del numero dell’8 ottobre 1911, all’indomani dello scoppio della guerra libica. I due protagonisti, Salvatore e Giuseppe, discutono sulla decisione di quest’ultimo di voler partire per Tripoli, previa autorizzazione del Consolato Americano,

78 G. Diotallevi, I nostri soldati agli avamposti, in <<La Follia di New York>>, 17 dicembre 1911, in

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per servire e difendere la Patria. Salvatore ribatte, dicendo a Giuseppe, quest’ultimo in preda alla follia patriottica, che probabilmente il suo interesse per la guerra libica è egoisticamente legato alla possibiltà di riavvicinarsi all’Italia, con l’espediente dell’arruolamento. Inoltre, ribadisce che è inutile combattere per una Patria che hanno lasciato proprio perché poco generosa. Dall’osservazione degli eventi italiani, attraverso gli occhi delle macchiette create da Cordiferro, emerge prepotentemente la natura di questi “raccontini” che nascono dalla reale osservazione degli emigrati italiani e napoletani a New York, e quindi veicolano le loro problematiche ed i loro punti di vista. Il prodotto artistico e letterario, in questo caso in lingua napoletana, e il giornale