Gli anni Trenta
99. Per gli aspetti generali sulle vicende
urbanistiche di Ferrara si fa qui riferimento a B. Marangoni, E. Marchigiani, Ferrara…, cit.
Parte seconda. Il dibattito architettonico e culturale nella città di Ferrara ferrarese ufficializzò la decisione di avviare gli studi per la redazione di un Piano regolatore generale iniziati in via ufficiosa già nel luglio 1945 grazie all’interesse dell’allora Assessore ai Lavori Pubblici Carlo
Savonuzzi.100 Dopo un primo concorso a cui parteciparono quattro
gruppi di progettazione, i lavori proseguirono fino al 1960 sviluppandosi contemporaneamente a quelli per il Piano di ricostruzione; quest’ultimo (approvato nel 1949), e lo stesso Piano regolatore generale furono redatti da Savonuzzi insieme ad altri tecnici locali coadiuvati dalla consulenza di Giovanni Michelucci e i suoi collaboratori,101 mentre questi stava
contemporaneamente studiando la ricostruzione delle sponde di ponte Vecchio a Firenze.
I lavori per il Piano regolatore, affidati nel 1946 ad un ufficio dedicato102
– nato all’interno all’Ufficio Tecnico – e alla Commissione consultiva del Piano Regolatore103 proseguirono, durante una prima fase di studio, fino
al giugno 1950 data nella quale fu effettuato un primo esame di massima del piano.104 Come ricorda Savonuzzi, già nel settembre 1948 «quasi
tutto il materiale è predisposto. Occorre ora riunirlo, completarlo con le relazioni, le tavole illustrative etc. Opera questa di particolare spettanza dello scrivente e del Consulente Prof. Michelucci, il quale in definitiva sarà il presentatore o per meglio dire l’avallante di fronte ai Superiori Ministeri, dello studio condotto dal Comune di Ferrara».105 Oltre che il
ruolo dell’avallante, incarico che del resto l’architetto fiorentino attese,106
Michelucci collaborò alla stesura del piano in modo anche sostanziale indicandone indirizzi, garantendo una presenza a Ferrara costante e partecipando alle numerose sedute della commissione e alle riunioni con gli altri progettisti.107
Le linee guida per la compilazione del piano, indicate in occasione dell’esame del 1950 da parte del Consiglio comunale, puntavano a descrivere lo stato della città estense e specialmente dell’Addizione erculea come una compagine dalle caratteristiche ancora attuali grazie al piano regolatore rossettiano che evitava a questa parte di città di essere afflitta dai problemi del traffico e dalle necessità del risanamento. La relazione e la continuità – sia ideale che reale – con il piano erculeo, ancora prima che questo diventasse un tema storiografico autonomo e di grande importanza grazie ai successivi studi di Bruno Zevi,108 fu centrale
rispetto ai fini del nuovo Piano regolatore; quest’ultimo si rifaceva al piano rossettiano considerandolo ben più che una fonte ispiratrice, ma 100. Lettera dell’Ingegner Capo Carlo Savo-
nuzzi al Sindaco di Ferrara: Piano Regolatore Generale, prot. n. 8004, Ferrara 10 set.1948, in ASCfe, Carteggio Amministrativo XX sec., Piano Regolatore (materiali in corso di inventariazio- ne).
101. Delibera della Giunta del Comune di
Ferrara del 10 ott. 1946, n.28448 ratificata con Delibera del Consiglio del Comune di Ferrara del 3 dic. 1946 n. 44377. Collaborarono al piano l’architetto R. Sansoni, l’ingegner F. Casali e i disegnatori A. Orlandini, C. Cavazzini e i geome- tri B. Peretto e P. Baratella. Vd. Divisione Lavori Pubblici, Piano Regolatore Generale, Ferrara 22 mar. 1958, in ASCfe, Carteggio Amministrativo XX sec., Piano Regolatore (materiali in corso di inventariazione). Carlo Savonuzzi si recò perso- nalmente da Michelucci per esporgli gli studi fino ad allora compiuti e per chiedergli di colla- borare alla progettazione dei Piano regolatore e a quella del Piano di ricostruzione. I due, prima di questo incontro, non si conoscevano. Copia- lettera di C. Savonuzzi a G. Michelucci, Ferrara 12 ott. 1946, in ASCfe, Carteggio Amministrativo XX sec., Piano Regolatore (materiali in corso di inventariazione).
Oltre ai piani urbanistici, l’attività ferrarese di Michelucci consistette nella progettazione e realizzazione dei condomini INA-Casa in via Isabella d’Este-contrada del Mirasole (1955) nel quartiere Arianuova e del mercato coperto di via Boccacanale di Santo Stefano (1958-60) e nella progettazione dell’edificio Federterra (1953- 54). Cfr. L. Scardino, Itinerari…, cit., pp. 147-148, 159; C. Conforti, R. Dulio, M. Marandola, Giovanni
Michelucci (1891-1990), Electa, Milano 2006.
102. L’ufficio era composto dagli ingg. C.
Savonuzzi, I. Forlani e E. Uccelli, dagli archh. E. Alessandri, T. Poletto e dal prof. M. De Sisti (quest’ultimo poi sostituito pochi mesi dopo dall’arch. O. Veronese). Vd. Delibera della Giunta del Comune di Ferrara del 2 mar. 1946, n. 7082; Delibera del Consiglio del Comune di Ferrara del 28 giu. 1946, n. 26373.
Compilatori del piano furono nominati gli archh. T. Poletto, E. Alessandri e Orlando Veronese. Vd. Delibera del Consiglio del Comune di Ferrara del 16 lug. 1946, n. 24931.
103. La Commissione era composta dall’ar-
chitetto L. Vignali, dai professori M. De Sisti e L. Caravita, dagli ingegneri G.C. Minerbi, G. Mayr, L. Lugli e dal geometra O. Piffanelli. (Composta dall’architetto L. Vignali, dai professori M. De Sisti e L. Caravita, dagli ingegneri G.C. Minerbi, G. Mayr, L. Lugli e dal geometra O. Piffanelli, quest’ultimo sostituito dal professor G. Medri. Vd. Delibera del Consiglio del Comune di Ferrara del 16 lug. 1946, n. 24931; Delibera della Giunta del Comune di Ferrara del 30 lug. 1946, n. 24408.
104. Delibera del Consiglio del Comune di
Ferrara del 5 giu. 1950, n. 21860: N. 3 Esame di
massima del Piano Regolatore Generale. A pro-
posito dell’intenso lavoro corale che coinvolse le diverse commissioni, Michelucci ricorda: «Del piano di questa città mi interessa soltanto di dire quale fu la prassi allora seguita nello studio. Per prima cosa fu nominata una commissione di rappresentanti di tutte le categorie: intellettuali, professionisti commercianti della città. Ogni- qualvolta si doveva studiare un problema, si chiamavano questi rappresentanti e si discuteva con loro. A discussione avvenuta, l’ufficio tecnico preparava le soluzioni che erano risultate dalle varie critiche e dalle varie proposte. Veniva fatta una nuova discussione e scelta la soluzione più appropriata. Quando siamo arrivati alla fine, non c’era più da discutere: tutto era già noto, e meriti
traendo dall’impresa rinascimentale indicazioni sul carattere della città e indicazioni per le nuove realizzazioni. Savonuzzi esponeva nel 1950 nella relazione al piano regolatore come
L’atto altamente rivoluzionario del Rossetti ha superato la prova implacabile dei secoli, ed a noi tardi nepoti è dato constatare con somma soddisfazione come ci sia consentito, oggi, di godere di ampie strade e di non avere gravi urgenti impegnativi problemi da risolvere quali, spesso insolubili, angustiano tante altre città; e quali sono agitate dal contrasto nascente tra il desiderio della conservazione di quanto è storico, artistico, caratteristico, e le necessità della trasformata e meccanizzata vita moderna.
Le premesse dello studio del Piano muovono quindi dalla quasi completa assenza dei problemi sopra accennati, per cui non occorre a noi predisporre qui elementi basilari riflettenti il traffico, la densità e la distribuzione della popolazione; ma soltanto un controllo di tale elementi per constatarne l’attuale validità.109
Oltre alla risoluzione di questi aspetti problematici, l’Addizione erculea, caratterizzata da una bassa densità edilizia, permetteva ai progettisti di evitare un’espansione della città a macchia d’olio – se si escludono i quartieri e la zona industriale pianificati lungo le principali strade di accesso all’abitato, infatti, la forma di Ferrara rimase coincidente col suo recinto urbano rinascimentale – oltre che di costruire molti nuovi quartieri all’interno del cinta muraria;110 il carattere dell’Addizione, lo «spirito vero
urbanistico»111 di Ferrara secondo Michelucci, attribuito costantemente
al piano rossettiano,112 sarebbe stato dunque riconosciuto nella realtà
della città e sarebbe diventato l’ispiratore per le nuove costruzioni il cui disegno avrebbe permesso la formazione di una compagine unitaria tra nuove e antiche costruzioni. Queste caratteristiche risultano ben evidenti del progetto del nuovo quartiere Arianuova (1949-51), studiato in un primo tempo da Michelucci nell’ambito del Piano di ricostruzione (ma dal quale venne poi stralciato), nel quale gli spazi verdi e naturali si sarebbero collegati con il più ampio anello delle mura:
Il concetto prettamente ferrarese [– affermava Michelucci –] che attraverso le mura si vedano i giardini privati è stato seguito anche nel quartiere di Arianuova. Le strade dell’Addizione Erculea funzionano benissimo anche per il traffico ed hanno zone di verde stupende: non esistono infatti mura, ma esiste una rottura continua con questo verde. Questo del resto è la caratteristica stupenda di Ferrara. Una volta tracciato il percorso, indirizzato il traffico, su questo percorso nascono dei fatti che rispecchiano le esigenze particolari. […]
Il carattere che si vorrebbe conservare nella zona di Arianuova non è quello estetico (sarebbe assurdo, perché le esigenze sono mutate), però quello che è lo spirito vero urbanistico di Ferrara nuova si può ritrovare, perché risponde ad una esigenza dei ferraresi. Credo che il concetto del grande casamento non risponda all’esigenza del popolo ferrarese. Credo ci sia bisogno dell’orto, del giardino, che penso siano caratteristiche gradite da tutti i ferraresi. Avrà un aspetto apparentemente disadorno, ma in realtà è proprio in tutto questo che si ha il senso gradevole del verde di Ferrara.113
e demeriti ricadevano un po’su tutti». F. Borsi (a c. di), Giovanni Michelucci, LEF, Firenze 1966, p. 94.
105. Lettera dell’Ingegner Capo Carlo Savo-
nuzzi al Sindaco di Ferrara: Piano Regolatore
Generale, prot. n. 8004, Ferrara 10 set.1948, in
ASCfe, Carteggio Amministrativo XX sec., Piano Regolatore (materiali in corso di inventariazio- ne).
106. Lettera di G. Michelucci al Sindaco di Fer-
rara, Firenze 27 nov. 1957, prot. n.18985 del 30 nov. 1957 dell’Ufficio Lavori Pubblici, in ASCfe, Carteggio Amministrativo XX sec., Piano Regola- tore (materiali in corso di inventariazione).
107. è da notare che Michelucci, dopo l’appro-
vazione del Piano, non ne seguì le successive varianti e non ebbe ulteriori incarichi a Ferrara. Cfr. F. Borsi (a c. di), Giovanni Michelucci…, cit., p. 94.
108. L’abitudine di chiamare l’Addizione ercu-
lea Piano regolatore era già consolidata a Fer- rara fino dai primi anni Cinquanta nell’ambito dell’approvazione del nuovo Piano regolatore.
109. Delibera del Consiglio del Comune di
Ferrara del 5 giu. 1950, n. 21860: N. 3 Esame di massima del Piano Regolatore Generale.
110. Ibid. 111. Ibid.
112. Sul legame tra lo spirito dell’Addizione e
l’architettura savonuzziana e le caratteristiche di quella ferrarese in generale si veda Lo spirito
dell’Addizione…, cit.
113. Delibera del Consiglio del Comune di
Ferrara del 5 giu. 1950, n. 21860: N. 3 Esame di
Parte seconda. Il dibattito architettonico e culturale nella città di Ferrara
Figure 28-30. Sopra, da sinistra a destra: G. Michelucci, R. Sansoni, C. Savonuzzi, Planimetria del quartiere “Rione Giardino” (1951), G. Michelucci, R. Sansoni, C. Savo- nuzzi, Planimetria del quartiere “Arianuo- va” (1951); A fianco: Planimetria dell’area della città di Ferrara soggetta al Piano di Ricostruzione
Nel 1946, a fianco dei lavori per il Piano Regolatore Generale vennero avviati con- testualmente quelli per il Piano di Ricostru- zione della città studiati entrambi da Carlo Savonuzzi con la consulenza di Giovanni Michelucci e Renzo Sansoni.
(Da Comune di Ferrara, Sintesi dell’attività svol- ta dall’amministrazione democratica dal 15-IV- 1945 al 31-XII-1951, Tipografia Luigi Parma, Bo- logna 1952, pp. 31, 34; ASCFE, Cartografia)
Figure 31-33. Sopra, da sinistra a destra: G. Michelucci, R. Sansoni, C. Savonuzzi, Schema di zonizzazione del Piano Rego- latore Generale – Stato attuale (1957); G. Michelucci, R. Sansoni, C. Savonuzzi, Sche- ma di zonizzazione del Piano Regolatore Generale – Proposta di soluzione (1957); A fianco: G. Michelucci, R. Sansoni, C. Savo- nuzzi, Piano Regolatore Generale – Stato di conservazione degli edifici della città entro le mura, (1957)
Il Piano Regolatore Generale di Savonuzzi, Michelucci e Sansoni venne approvato nel 1960 lasciando però il centro storico della città senza efficaci strumenti per la tutela della compagine architettonica della città murata.
Parte seconda. Il dibattito architettonico e culturale nella città di Ferrara Quanto alle soluzioni di dettaglio, il Piano regolatore si caratterizzava per una particolare attenzione ai problemi del traffico interno ed esterno alla città murata e prevedeva anche «la sistemazione dei monumenti cittadini. Infatti viene prevista la liberazione del fianco nord della chiesa di S. Stefano e del campanile, la apertura della Loggia dell’Arte dei calzolai (S. Crispino), il ridisegno degli spazi attigui all’abside della Cattedrale, di quella di S. Nicolò, della Chiesa di S. Paolo e della Torre dei Leuti, il ripristino della Chiesa di S. Andrea, la valorizzazione delle Case Pisane, del Convento di S. Giacomo e la sistemazione a giardino delle tombe degli Estensi, e del piazzale di S Giorgio».114
Oltre a questi interventi, il piano indicava venti punti fondamentali di indirizzo che furono mantenuti invariati fino dal 1950 per tutto il corso dell’elaborazione;115 tra quelli dedicati al centro città, benché
siano presenti indicazioni che riguardavano la conservazione delle mura e la valorizzazione di alcuni importanti monumenti (chiostri di San Benedetto e chiostro di San Paolo, portici di San Crispino), la stragrande maggioranza delle prescrizioni erano comunque attinenti al traffico e alla penetrazione e alla deviazione dei flussi di questi all’interno della città storica; soprattutto nella città medievale erano previsti ampi allargamenti delle sedi stradali (via Porta Reno) nonché il tracciamento di nuove assi viari all’interno del corpo della città (collegamento diretto tra largo Castello e piazza Travaglio e piazza Santo Stefano e corso Isonzo) assecondando un modo di intervento che traeva le proprie origini dall’esperienza dell’anteguerra.116 Se da un lato
il piano aveva come fine la volontà di miglioramento del centro storico e di risanamento attraverso l’applicazione della teoria giovannoniana del diradamento edilizio,117 dall’altro le esigenze del traffico veicolare erano
risolte tramite la divisione tipologica delle strade, secondo una prassi allora corrente, tracciate senza risparmiare ampi tagli nel corpo della città. 118
Mentre era in corso l’elaborazione del Piano regolatore, a causa dei grandi danni che la città subì durante la guerra (più del quaranta per cento di case distrutte o inagibili e più del quarantaquattro di vani distrutti o inagibili, quasi quarantamila su un totale di novantamila),119 Ferrara fu
inserita nella lista dei comuni che dovevano intraprendere lo studio di un Piano di ricostruzione.120
Compilato dallo stesso gruppo di lavoro guidato da Savonuzzi e 114. Comune di Ferrara, Sintesi..., cit., p. 29.
115. [Relazione della Commissione del Piano
Regolatore], [Ferrara] 2 feb. 1950, in ASCfe, Car- teggio Amministrativo XX sec., Piano Regolatore (materiali in corso di inventariazione). I mede- simi punti sono riportati anche nella relazione redatta nel 1958. Cfr. Comune di Ferrara, Ferrara.
Piano regolatore generale del Comune. Relazione,
Industrie Grafiche, Ferrara, 1958, p. 14.
116. Ibid. In sede di approvazione questi
provvedimenti furono giudicati tali da non «arrecare eccessivi turbamenti alle caratteri- stiche ambientali del centro storico». Sezione urbanistica regionale, Comune di Ferrara - Piano Regolatore Generale Comunale, Legge n. 1150 del 17/8/1942 - Relazione, Bologna 20 mar. 1959, Prot. n. 152/urb, p. 8, in ASCfe, Carteggio Ammi- nistrativo XX sec., Piano Regolatore (materiali in corso di inventariazione).
è da notare che questi provvedimenti rical- cavano, in buona sostanza, i principi sui quali era stata progettata la sistemazione del centro urbano nel piano Contini.
117. La direzione dell’Amministrazione verso
un modo di intendere la sistemazione della città storica affine a quello giovannoniano è provata dal fatto che prima che fosse designato Michelucci come consulente per il Piano rego- latore, la scelta era caduta sullo stesso Gustavo Giovannoni. Cfr. B. Marangoni, E. Marchigiani,
Ferrara…, cit., p. 108.
118. Pessimistico è il giudizio di Piccinato
sugli allargamenti e demolizioni nel tessuto del centro storico letti come effetto della specula- zione sulle aree: «Attraverso i varchi aperti dalle distruzioni belliche si sono attestati i primi edifi- ci della “ricostruzione” che, oltre ad aumentare le superfici utili, sostituiscono alle antiche destina- zioni residenziali e artigiane quelle nuove e più redditizie a uffici, negozi e alloggi di gran lusso. Alla crescita del traffico che ne consegue, piani regolatori e piani di fabbricazione rispondono con demolizioni e allargamenti, ponendo in atto un meccanismo di autoalimentazione che ha portato, per quanto riguarda le aree centrali, il periodo della ricostruzione a essere assai più dannoso di quello bellico». G. Piccinato, La que-
stione del centro storico, in F. Ciardini, P. Falini (a c.
di), I centri storici. Politica urbanistica e program-
ma di intervento pubblico: Bergamo, Bologna, Brescia, Como, Gubbio, Pesaro, Vicenza, Mazzotta,
Milano 1978, p. 26.
119. G. Michelucci, C. Savonuzzi, Piano di rico-
struzione della città di Ferrara. Relazione, Ferrara,
10 feb. 1948, pp. 1-2, ASCfe, Carteggio Ammini- strativo XX sec., Piano Regolatore (materiali in corso di inventariazione).
120. Decreto del Ministro dei Lavori Pubblici
del 11 settembre 1946 pubblicato sulla Gazzetta ufficiale il 26 novembre 1946 n. 218; Lettera del Ministero dei Lavori Pubblici al Provveditorato alle Opere Pubbliche per l’Emilia: 35° elenco
relativo ai comuni danneggiati dalla guerra che debbono adottare un piano di ricostruzione, Roma
24 nov. 1952, Div. 23°, Prot. n. 3132, in ASCfe, Car- teggio Amministrativo XX sec., Piano Regolatore (materiali in corso di inventariazione).
Michelucci, esso «procedette di pari passo col Piano regolatore generale, del quale vennero sempre tenute presenti le direttive e nel quale si viene così ad inserire»;121 questa reciprocità permise lo studio di un piano
che, sebbene limitato in un primo tempo alla sola zona delimitata dalle vie Arianuova, Borso, Palestro, Bersaglieri del Po, piazza Trento Trieste, corso Porta Reno, via Ripagrande, corso Isonzo, viale Cavour e Rampari di Belvedere e a quella di Arianuova posta a settentrione dell’omonima via e caratterizzata da una densità edilizia molto bassa, fu poi ampliato fino a comprendere parti non distrutte della città come il quartiere della stazione ferroviaria e quello della caserma Palestro.122
Il Piano di ricostruzione, insieme al solo vecchio Regolamento edilizio risalente al 1914 (e che fu riformato solo nel 1955) governarono sia la ricostruzione che lo sviluppo della città murata fino al 1958, grazie a successive proroghe che lo resero esecutivo ben oltre ai due anni stabiliti per legge.123
Questo piano, approvato dal Ministero dei Lavori Pubblici il 23 aprile 1949 con lo stralcio del quartiere Arianuova – i cui lavori si protrarranno in modo autonomo –, aveva il fine «di mettere a disposizione della ricostruzione molte aree esistenti all’interno della cinta cittadina: il che sarà di vantaggio generale, perché condurrà ad uno più intenso sfruttamento di quelle zone della città, che pur essendo datate dei servizi essenziali, sono state, sin qui, pressoché deserte, e tenute ad orti o giardini».124 Erano così perseguiti gli indirizzi del Piano regolatore
che prevedevano una densificazione della città murata piuttosto che un ampliamento dell’abitato al di fuori delle mura evitando così di mutare il consolidato rapporto tra forma urbana e campagna.125 Punto centrale
dei due piani era il miglioramento dell’assetto viabilistico della città attenuto attraverso la progettazione di alcune vie di alleggerimento alle arterie principali cercando di salvaguardare al contempo, con evidenti contraddizioni, «i vecchi quartieri della città, i quali hanno caratteristiche proprie, che è bene vengano il più possibile conservate».126
Oltre alla redazione dei due piani, elemento centrale per l’analisi dell’assetto urbano e del governo della città di Ferrara nel corso degli anni Cinquanta e Sessanta fu il risanamento del quartiere di San Romano la cui vicenda – mai conclusa – ebbe inizio fin dal 1936.127 Il piano di
risanamento comprendeva un’area formata da abitazioni medioevali altamente densa e degradata delimitata dalla via San Romano, piazza
121. G. Michelucci, C. Savonuzzi, Piano di rico-
struzione della città di Ferrara. Relazione, Ferrara,
10 feb. 1948, p. 4, in ASCfe, Carteggio Ammini- strativo XX sec., Piano Regolatore (materiali in corso di inventariazione).
In contesti come quello ferrarese e quello bolognese che non avevano piani regolatori vigenti, era di estrema difficoltà il coordina- mento delle indicazioni fornite dai due piani: Renzo Sansoni, collaboratore all’estensione del Piano regolatore di Ferrara, criticò nel 1950 appunto questa mancanza di concertazione negli analoghi lavori in corso di realizzazione a Bologna. Cfr. R. Sansoni, Due assenze alla Mostra
della Ricostruzione, in «Urbanistica», n. 3, a. xix, gen.-mar. 1950, p. 69.
122. Municipio di Ferrara - Divisione Lavori
Pubblici, Piano di ricostruzione della città di
Ferrara - Zone di ampliamento A e B di cui al D.M. 14/11/1952. Relazione, s.l., s.d., in ASCfe, Carteg- gio Amministrativo XX sec., Strade e fabbricati, b. 91.
123. Sezione urbanistica regionale, Comune di
Ferrara - Piano Regolatore Generale Comu- nale, Legge n. 1150 del 17/8/1942 - Relazione, Bologna 20 mar. 1959, Prot. n. 152/urb, in ASCfe, Carteggio Amministrativo XX sec., Piano Regola- tore (materiali in corso di inventariazione).
124. G. Michelucci, C. Savonuzzi, Piano di rico-
struzione della città di Ferrara. Relazione, Ferrara,
10 feb. 1948, p. 16, ASCfe, Carteggio Amministra- tivo XX sec., Piano Regolatore (materiali in corso di inventariazione).
125. Sia nel Piano di ricostruzione che in quel-
lo regolatore è dichiarata la volontà di conser- vare il recinto urbano quasi nella sua interezza; oltre le mura erano previsti soltanto alcuni ampliamenti in prossimità delle vie di accesso alla città, il piano per la nuova zona industriale e il piano per l’abitato di Pontelagoscuro.
126. Norme edilizie per il Piano di ricostruzio-
ne di Ferrara, p. 1, allegato a G. Michelucci, C.
Savonuzzi, Piano di ricostruzione della città di Ferrara. Relazione, Ferrara, 10 feb. 1948, ASCfe, Carteggio Amministrativo XX sec., Piano Regola- tore (materiali in corso di inventariazione).
127. Regio Decreto Legge 19 dicembre 1936
n. 2417 pubblicato sulla gazzetta ufficiale n. 215