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Le committenze ferrares

98. Lettera di G Gandini al G Dell’Acqua,

[Ferrara] 7 giu. 1960, AUFE, Palazzo di Renata di Francia 3-11-28, b. 4.

99. Ibid. 100. Ibid.

101. Atti del Consiglio di Amministrazione

dell’Università di Ferrara, seduta del 8 luglio 1960, in AUFE, Atti del Consiglio di Amministra- zione dell’Università di Ferrara.

102. Copialettera di G. Minerbi a P. Bottoni,

Ferrara 11 giu. 1960, in ASfe, Archivio familiare Minerbi, Corrispondenza, dal 1 gennaio 1960 al 31 dicembre 1961, b. 16.

103. Ibid.

104. Atti del Consiglio di Amministrazione

dell’Università di Ferrara, seduta del 8 lug. 1960, Palazzo Renata d Francia, in AUFE, Atti del Consiglio di Amministrazione dell’Università di Ferrara.

105. Angelo Drigo ricoprì il ruolo di Rettore

dell’Ateneo ferrarese tra il 1965 e il 1972. Cfr. L. Livatino, Ferrara…, cit., pp. 356-359.

106. Lettera di P. Bottoni al Rettore dell’Uni-

versità degli Studi di Ferrara: Soffitto dell’aula

Magna, prot. n 2949 BO/as, [Milano] 4 feb. 1967,

in AUFE, Palazzo di Renata di Francia 3-11-28, b. 5, fasc. Soffitto ligneo Palazzo Estense.

107. Lettera di P. Bottoni al Rettore dell’Univer-

sità degli Studi di Ferrara, prot. 2230/bo/Bo, Mi- lano 31 mar. 1961, in AUFE, Palazzo di Renata di Francia 3-11-28, b. 4, fasc. Seminario Matematico varianti al progetto (Ing. Bottoni 31-3-61).

per «l’antico palazzo che gli è accanto e (io mi auguro) anche il Palazzo del Paradiso».103 Dopo l’incontro tra Bottoni, Buonomo e Dell’Acqua

del 20 giugno 1960 durante il quale il Rettore comunicò agli altri due intervenuti le sue intenzioni, venne ufficialmente conferito l’incarico all’architetto milanese dell’«ambientazione storico-artistica dei vari locali del palazzo»104 mentre a Gandini venne demandata la direzione

tecnica dell’opera. I lavori al palazzo si protrassero ben oltre il mandato di Dell’Acqua sebbene l’inaugurazione della nuova sede dell’Università ebbe luogo il 4 marzo 1963 quando ancora una parte dei lavori architettonici e di fornitura degli arredamenti non erano stati ancora completati.

Tra committente e architetto permase un rapporto di reciproca stima durante tutti gli anni di lavoro comune per il completamente del palazzo che si interruppe solo dopo la nomina di Angelo Drigo105 a successore

di Dell’Acqua. Questi, dopo che il palazzo fu completato incaricò altri progettisti per i successivi lavori; la possibilità che il progetto venisse completamente stravolto spinse Bottoni, preoccupato per le sorti della sua opera, a scrivere al Rettore stesso perché per il complesso «nelle condizioni attuali di ambiente completo di tutti i suoi arredi antichi e moderni, per l’aula Magna dell’Università (se non per tutto l’edificio) debba essere invocato, d’urgenza, il vincolo di monumentalità, indipendentemente dai valori attribuiti o presumibili delle singole parti».106

Analogamente a quanto successo per il cantiere delle case Minerbi – e in genere per tutte le altre commissioni ferraresi – Bottoni seguì a distanza i lavori demandando la realizzazione dei suoi progetti a una persona che poteva seguire costantemente le operazioni, in questo caso Giorgio Gandini il quale seguiva scrupolosamente le indicazioni fornite dai disegni che l’architetto milanese spediva e che erano affissi all’interno dell’edificio.107 Le visite di Bottoni al cantiere furono tuttavia piuttosto

frequenti a causa sia della complessità dei lavori che della costante redazione di progetti di dettaglio di parti circoscritte dell’edificio. Durante gli anni di realizzazione del cantiere di palazzo di Renata di Francia, coincidenti, tra l’altro, con la maggior attività di Bottoni a Ferrara – l’ultimazione dei lavori per Minerbi, l’elaborazione dei progetti per la Cassa di Risparmio di Ferrara, e infine il rilievo del centro storico e il progetto per il museo di arte moderna, entrambi commissionati

Parte terza. L’architettura di Piero Bottoni a Ferrara dal Comune – Bottoni si recava spesso nella città estense quando era di ritorno da Trieste presso la cui Facoltà di Ingegneria tenne il corso di “Tecnica Urbanistica” tra il 1954 e il 1965. Appare perciò chiaro che l’impossibilità di seguire tutti i cantieri direttamente fosse dettata dalla distanza che separava le città nelle quali l’architetto milanese si trovava a lavorare, Milano e Ferrara, Capri e, appunto, Trieste.

I rapporti tra Bottoni e Gandini, caratterizzati da un reciproco rispetto dei differenti ruoli, rimasero forse permeati dal risentimento da parte di quest’ultimo verso l’architetto milanese; questo portò l’ingegnere ferrarese a sottolineare alcuni ritardi nella stesura dei disegni da parte di Bottoni e a dare alcuni giudizi non lusinghieri sulle soluzioni approntate per problemi puntuali, specialmente con l’approssimarsi dell’inaugurazione del palazzo.108

Proprio in questo frangente Gandini prese alcune iniziative per completare velocemente i lavori che coincisero però solo con la scelta degli arredi di alcuni locali di servizio; il suo ruolo nel corso della realizzazione del progetto bottoniano rimase nei limiti della direzione tecnica del cantiere nel quale non sono osservabili interventi progettuali – a meno di quei pochi realizzati prima dell’arrivo di Bottoni – direttamente a lui ascrivibili.

Egli, fino al giorno della sua morte avvenuta pochi mesi prima dell’inaugurazione del palazzo, si limitò di volta in volta a suggerire interventi puntuali dettati da necessità funzionali che Bottoni successivamente rielaborava presso lo studio di Milano. Analoghe osservazioni possono essere fatte per il contributo dell’ingegner Gino Prompolini, nominato dal Rettore successore di Gandini nella direzione del cantiere, il quale si trovò solo a seguire gli ultimi lavori di arredamento del palazzo.

I progetti di Bottoni per la nuova sede dell’Università furono caratterizzati sia da un’attenzione maggiormente rivolta alla sistemazione complessiva dell’organismo del palazzo e delle sue valenze urbane che a soluzioni di dettaglio degli ambienti di maggior prestigio e rappresentanza; la progettazione delle finiture e degli arredi degli spazi riservati a uffici e ai servizi furono caratterizzati dalle scelte operate dai tecnici della Soprintendenza e dal direttore dei lavori in parte ancor prima che Bottoni iniziasse a occuparsi del progetto.

108. G. Gandini, [Stato dei lavori], Ferrara 2 gen.

1963; Lettera di G. Gandini a P. Pericone: Pro- memoria, Ferrara 8 gen. 1963, in AUFE, Palazzo di Renata di Francia 3-11-28, b. 5, fasc. Soffitto ligneo Palazzo Estense.

Altre committenze private

Giuseppe Minerbi, oltre che per i lavori per l’Università, ebbe un ruolo determinante nel procurare a Bottoni altre commissioni professionali. Membro del Consiglio di Amministrazione della Cassa di Risparmio di Ferrara per lungo tempo, egli cercò di promuovere Bottoni all’interno della sua cerchia di colleghi e amici con alterno successo; molti dei progetti che Bottoni elaborò grazie all’entusiasmo di questi, infatti, non furono realizzati.

Questa sorte accomunò il progetto per il palazzo di residenza della Cassa di Risparmio (1960) e, probabilmente, quello per la sistemazione di casa Bissi (1964); diversamente accade ai progetti per l’Agenzia numero uno della Cassa di Risparmio (1960-64) e per le case Zamorani (1993-67) che invece furono realizzati.

Oltre a questi incarichi Minerbi tentò di far affidare a Bottoni le commissioni per la sistemazione della casa «finta quattrocentesca, che è ricca di tesori di imitazione»109 di Ireneo Farneti in corso Porta Mare e

quello per la nuova sede della Banca Commerciale Italiana all’interno di palazzo Crema il cui progetto fu curato una decina d’anni dopo da Carlo Bassi e Goffredo Boschetti.110

I lavori per la Cassa di Risparmio che Minerbi procurò a Bottoni rientravano in un più vasto progetto di sistemazione edilizia che riguardava importanti edifici della banca: il palazzo del Monte di Pietà (il cui progetto preliminare fu affidato all’ingegnere Carlo Savonuzzi), casa Gadani (affidato a Bottoni), quello per la sede centrale e quello per palazzo Crema, per il quale, a quel momento, non era ancora stato designato un progettista.111

Il primo tentativo da parte di Minerbi di far affidare a Bottoni la sistemazione di un edificio della Cassa di Risparmio riguardò appunto palazzo Crema, appena acquistato dalla Banca e per il quale l’agronomo ferrarese proponeva di coinvolgere anche l’architetto Giuliano

109. Copialettera di G. Minerbi a P. Bottoni

[Ferrara]16 mag. 1960, in ASFE, Archivio familiare Minerbi, Corrispondenza, dal 1 gennaio 1960 al 31 dicembre 1961, b. 16.

110. Lettera dello studio degli architetti Carlo

Bassi e Goffredo Boschetti a G. Minerbi, s.l., 29 ott. 1971, in AiNfe, Documenti vari 01 (1956- 1973), Carlo Bassi – Progetto per casa Minerbi [sic!] 1971.

111. Copialettera di G. Minerbi a P. Bottoni,

Ferrara 22 apr. 1960, in ASFE, Archivio familiare Minerbi, Corrispondenza, dal 1 gennaio 1960 al 31 dicembre 1961, b. 16.

Parte terza. L’architettura di Piero Bottoni a Ferrara Giulianelli:112 il tentativo tuttavia fallì immediatamente per il mancato

accordo, all’interno del Consiglio, sulla scelta del professionista da incaricare.113 Successivamente a Bottoni venne commissionato un primo

lavoro per la sistemazione della filiale di casa Gadani in corso Martiri della Libertà114 che tuttavia non portò alla successiva riconferma, nel

1964 in occasione di altri lavori nello stesso immobile, dell’architetto milanese.115 Da ultimo, il progetto preliminare per il palazzo di residenza

fu nuovamente non ben accettato dal Consiglio che non ascoltò la «calorosa difesa fatta dal nostro Beppe Minerbi»116 e il parere favorevole

del Presidente.117

Questi infruttuosi tentativi furono ricordati da Minerbi in una perplessa lettera indirizzata a Giorgio Bassani in risposta alla richiesta da parte dello scrittore ferrarese di fondare la sezione locale di Italia Nostra: «Ma poi, non lo vedi? Se alla Cassa dove sono da 15 anni, e dove godo di quale prestigio, non sono riuscito a fare preferire Longhi – non dico a Salmi – ma addirittura a Neppi; e non sono riuscito a introdurre Bottoni come “consulente” per il patrimonio edilizio di circa mezzo miliardo; e dove figurano edifici come il Monte di Pietà, Casa Gadani e Casa Crema, ti pare mai che riuscirei a far qualcosa per “Italia Nostra”?»118

Gli avvenimenti successivi dettero poi ragione a Bassani: Minerbi riuscì a fondare la sezione di Ferrara dell’associazione e inoltre questi riuscì a far commissionare a Bottoni altri lavori come quelli per le case del suo amico Arturo Zamorani119 e come la sistemazione dell’appartamento del

presidente della Cassa di Risparmio Giorgio Bissi per il cui preventivo Bottoni si rivolse al costruttore Giorgio Melchiorri con il quale aveva già lavorato nel cantiere di Renata di Francia.120

Arturo Zamorani (1932), agronomo e futuro professore ordinario alla cattedra di Industrie Agrarie della Facoltà di Agraria di Padova della quale sarà anche preside dal 1987 al 1993, desideroso di sistemare alcune proprietà sue e dei suoi fratelli in via degli Ariosti angolo via Cosmé Tura, si rivolse a Bottoni dopo che i lavori precedentemente studiati dall’ingegner Giuseppe Azzini per quelle costruzioni non erano stati approvati dalla Commissione edilizia in quanto l’«edificio proposto per la demolizione presenta caratteristiche architettoniche ed ambientali molto notevoli e tali da consigliare di attendere prima di prendere in esame una nuova sistemazione della area interessata, uno studio completo e particolareggiato di tutta la zona; studio che questa 112. Copialettera di G. Minerbi a P. Bottoni,

Ferrara 5 feb. 1960, in ASFE, Archivio familiare Minerbi, Patrimoniale, b. 2.

113. Copialettera di G. Minerbi a P. Bottoni,

Ferrara 23 feb. 1960, in ASFE, Archivio familiare Minerbi, Patrimoniale, b. 2.

114. Copialettera di G. Minerbi a P. Bottoni,

Ferrara 22 apr. 1960; Copialettera di G. Minerbi a P.Bottoni, [Ferrara] 3 nov. 1961, in ASFE, Archivio familiare Minerbi, Corrispondenza, dal 1 gennaio 1960 al 31 dicembre 1961, b. 16.

115. Copialettera di G. Minerbi a P. Bottoni,

Ferrara 22 feb. 1964, in ASFE, Archivio familiare Minerbi, Corrispondenza, dal 1 gennaio 1964 al 28 febbraio 1967, b. 21.

116. Lettera del Presidente della Cassa di

Risparmi di Ferrara a P. Bottoni: Lavori di casa

Gadani, Ferrara 25 giu. 1960, in APB, Cor. ar. 1960.

117. Ibid.

118. Copialettera di G. Minerbi a G. Bassani,

[Ferrara] 14 mag. 1960, in ASFE, Archivio familia- re Minerbi, b. 66.

119. Lettera di A. Zamorani a P. Bottoni, Ferrara

11 mar. 1963, in APB, Cor. ar. 1963.

120. Lettera di P. Bottoni al Capomastro

Melchiorri, Milano 25 mag. 1964, in APB, Cor. pa. 1964.

Amministrazione ha in animo di iniziare al più presto».121

L’ottima conoscenza dello studio dei piani particolareggiati di Ferrara a cui l’Ingegnere capo del Comunesi riferisce, le cui operazioni iniziali furono condotte dallo stesso Bottoni e che portarono poi allo sviluppo del rilievo di buona parte del centro storico della città, spinsero probabilmente Zamorani a rivolgersi all’architetto milanese per trovare una soluzione accettabile.

Bottoni, tuttavia con non poche difficoltà, riuscì a ottenere l’approvazione del suo nuovo progetto; quando cominciò il cantiere egli ne seguì anche la direzione alla quale partecipò anche il geometra Massimo Chiarelli.122

Tra gli ultimi progetti, oltre a quello studiato per i Padri Carmelitani Scalzi, per la sistemazione della pavimentazione del sagrato della chiesa di San Girolamo (non realizzato), l’ultimo committente ferrarese di Bottoni fu Francesco Loperfido, membro del Comitato Cittadino Manifestazioni Culturali conosciuto probabilmente da Bottoni nell’ambito dei numerosi lavori che egli stava studiando per l’amministrazione comunale della città, che gli chiese di studiare la sistemazione di una sua casa in via Belfiore (1967) per la cui realizzazione Bottoni chiese un preventivo nuovamente all’impresa di Giorgio Melchiorri.123

I progetti per il Comune di Ferrara

Lo stretto rapporto che legò Piero Bottoni al Comune di Ferrara ebbe inizio dopo il Convegno sull’edilizia artistica ferrarese del 1958 grazie al legame che si stava instaurando con Mario Roffi.

Dal 1960, infatti, l’architetto milanese ricevette una serie di incarichi che lo videro attivo in diverse occasioni e frangenti: nel settembre di quell’anno fu chiamato a progettare la sistemazione del parco e la progettazione di un nuovo padiglione nonché l’ampliamento della Civica Raccolta d’Arte Moderna della città sita in palazzo Diamanti124 seguita da

una seconda commissione per la sistemazione di una palazzina attigua a palazzo Massari prima che su questo intervenisse Giuseppe Samonà;

121. Lettera del Sindaco di Ferrara a G. Azzini:

Demolizione e ricostruzione di un fabbricato in Via Ariosto angolo Via Cosmé Tura di proprietà Eredi Zamorani Geom. Edgardo, prot. n. ML/gam Lavori

Pubblici – Sezione I, 23106/46484, Ferrara 6 mar. 1962, in ADCfe, pratica n. 46484/61.

122. M. Chiarelli, Progetto per la variante da

apportare al fabbricato da erigersi in Ferrara via Ariosto angolo Cosmè Tura di proprietà della ditta Condominio Cosmè di Ferrara ex Zamonani Dr. Arturo, scala 1:2000, 1:500, 1:10, in ADCfe, prat. 46484/61.

123. Lettera del’impresa costruttrice Giorgio

Melchiorri a P. Bottoni: Preventivo di massima per

il restauro del fabbricato di civile abitazione sito in Via Belfiore n. 46 (Ferrara), Ferrara 12 ott. 1967, in

APB, Op. 457, FPB, Documenti scritti, 2.

124. Relazione della Divisione Pubblica

Istruzione-Arte alla Segreteria Municipale con oggetto: Incarico al Prof. Bottoni per lo studio del-

la sistemazione dell’orto del palazzo dei Diamanti e relativo padiglione, prot. n. 41067/59, P.I. 371/60,

Parte terza. L’architettura di Piero Bottoni a Ferrara

Figure 13-16. P. Bottoni, La nuova sede dell’Università degli di Ferrara all’interno di palazzo di Renata di Francia (1966-67) (foto Sturla)

I temi evidenziati dalla lettura degli spazi del palazzo rossettiano compiuta da Bruno Zevi furono studiati e interpretati da Bottoni in modo allusivo e mai esplicito nel palazzo di Renata di Francia. L’influenza del Biagio Rossetti sulla cultura architettonica ferra- rese è evidente anche nell’opera bottoniana.

(Da AUFE, Fotografie, Fotografie eseguite dal sig. Sturla)

Figure 17-18. In alto: P. Bottoni, Quadro riassuntivo dei rilievi compiuti a Ferrara (1962-68); A fianco: P. Bottoni, Due foto- grafie eseguite per il rilievo del centro sto- rico di Ferrara (1964)

Ciò che Bruno Zevi indicava come la «lezio- ne di Ferrara» fu ascoltato e compreso an- che da Bottoni che poté approfondire la co- noscenza della città antica grazie agli studi e ai rilievi che compì per conto del Comune. Gli echi dello «spirito di Ferrara» permeano le sue opere e non a caso egli definì in questa città i temi che permeavano il proprio rap- porto con la storia nel libro Problemi della moderna composizione architettonica negli ambienti storici e nel restauro dei monumenti.

Parte terza. L’architettura di Piero Bottoni a Ferrara l’anno seguente fu commissario presso l’Istituto d’arte della città Dosso Dossi per il concorso per una cattedra di disegno architettonico125

e successivamente fu chiamato da Roffi, divenuto nel frattempo presidente della Direzione Orfanotrofi e Conservatori di Ferrara, ad avviare uno studio sulla nuova sede dell’Istituto;126 nel 1962 gli fu

proposta la progettazione dell’allestimento della Mostra della miniatura

del Rinascimento127 ed ebbe occasione di essere nominato membro

della Commissione urbanistica-architettura del Comitato cittadino per le manifestazioni culturali;128 nello stesso anno fu incaricato della

direzione dell’ufficio del Catasto Urbanistico della città appositamente istituito e del rilievo del centro storico che lo tennero impegnato fino al 1968.129

Forte di quest’esperienza e di altre che aveva compiuto precedentemente, Bottoni partecipò al concorso per il premio dell’Associazione nazionale per i centri storico-artistici del 1964 nella cui commissione era presente Roffi, tra i fondatori egli stesso dell’associazione.130 Ultimo progetto

studiato da Bottoni per una proprietà comunale fu quello per il palazzo di San Crispino (1964).131

È da ricordare che le due opere elaborate per il Comune ottennero due importanti riconoscimenti: nel 1967 il Comitato permanente del XVI Convegno internazionale artisti, critici e studiosi d’arte, e della XIX Assemblea mondiale dell’Association internationale des critiques d’art, gli assegnò la medaglia d’oro per il rilievo del centro storico, mentre l’anno successivo egli vinse il Concorso In-arch con i progetti per il Palazzo comunale di Sesto San Giovanni e per il Museo d’Arte Moderna di Ferrara.132

Sebbene tutti i progetti commissionati dall’amministrazione comunale rimasero sulla carta o addirittura non ebbero nessun tipo di sviluppo grafico, essi testimoniano nel loro insieme la stretta rete di relazioni tra Bottoni e alcune personalità interne al Comune durante il corso di una stagione che concludendosi portò di fatto al termine dei rapporti tra l’autore milanese e l’amministrazione di Ferrara. Durante questo periodo il progetto per il rilievo del centro storico finalizzato alla redazione dei piani particolareggiati delle cosiddette zone bianche individuate dal Piano regolatore, fu il principale filo rosso e connesse queste attività. L’incarico fu conferito a Bottoni dall’Assessore ai Lavori Pubblici Bruno Pancaldi in quanto egli aveva al tempo maturato, grazie ai lavori svolti 125. Lettera dell’Assessore alle arti e al Turismo

del Comune di Ferrara a P. Bottoni, Ferrara 21 mar. 1961; Lettera della Divisione Segreteria Dell’Ufficio Personale del Comune di Ferrara a P. Bottoni, Ferrara 7 ott. 1961, in APB, Cor. ar. 1961. La commissione era formata, oltre che da Bottoni, da F. Loperfido; E. Fioravanti, E. Somma, G. Conato e M. Luigi.

126. Lettera di M. Roffi a P. Bottoni, prot. n.

2137, Ferrara 30 dic. 1961, in APB, Cor. ar. 1961.

127. Lettera della Divisione P. Istruzione e Arte

a P. Bottoni, Ferrara 1 nov. 1962, in APB, Cor. ar. 1962.

128. Lettera del Comitato Cittadino Manifesta-

zioni Culturali della città di Ferrara a P. Bottoni, Ferrara 28 mag. 1962, in APB, Cor. ar. 1962.

129. Delibera del Consiglio Comunale di Ferra-

ra nella seduta del 10 apr. 1962, n. 10207 verbale n. 7: Studio dei piani particolareggiati del centro

storico di Ferrara – Creazione ufficio del Catasto Urbanistico – Incarico a professionisti.

130. Lettera di P. Bottoni alla Presidenza

dell’Associazione per i Centri Storici, prot. n. 2487 Bo/a, Milano 28 feb. 1964; Lettera di P. Bot- toni a M. Roffi, prot. n. 2488 Bo/a, Milano 2 mar. 1964, in APB, Cor. pa. 1964.

131. Lettera di P. Bottoni ad A. Buonomo, prot.

n. 2528 Bo/a, Milano 9 mag. 1964, in APB, Cor. pa. 1964.

132. Cfr. Profilo biografico, in G. Consonni, L.

nella città una «precisa conoscenza delle condizioni urbanistiche di fatto delle varie zone della città, condizioni che sono venute negli ultimi tempi mutando per effetto sia dei danni di guerra, sia degli sviluppi edili residenziali e industriali della città, sia infine per la formazione di nuove reti viarie e di nuove comunicazioni».133 Paradossalmente fu preferito

un architetto non ferrarese allo stesso Ingegner capo del Comune di prossimo pensionamento Carlo Savonuzzi, autore insieme a Giovanni Michelucci e Renzo Sansoni dello stesso piano regolatore, che poteva vantare sicuramente una maggior conoscenza della città; i motivi di questa scelta furono probabilmente da ricercare nella frizione politica che si era già consumata tra il Comitato Manifestazioni culturali ed artistiche, organizzatore del Convegno sull’edilizia artistica ferrarese (1958), e il gruppo di lavoro che aveva studiato il nuovo piano regolatore a quella data appena adottato.

La «corrente»134 Roffi-Loperfido-Pancaldi improntata su di una militanza

politica vicina al Partito Comunista Italiano che amministrava anche Ferrara con il sindaco Spero Ghedini, chiamò importanti architetti non ferraresi – e tutti vicini al partito – per i più importanti lavori pubblici da attuarsi all’interno del centro storico: oltre a Piero Bottoni e Carlo Melograni vennero coinvolti Leonardo Benevolo e Tommaso Giura Longo per la progettazione del quartiere denominato Mortara 70 e per il progetto di un complesso scolastico nell’area dell’ex caserma Gorizia,135 e

Samonà per la Casa dello Studente.

Motivo dell’inconsueta scelta per un ambiente come quello ferrarese da sempre piuttosto restio alle aperture a tecnici non locali fu, a detta di Pancaldi, lo «scarso interesse culturale e professionale dei tecnici