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5. BREVE QUADRO DEI PRINCIPALI ORGANI COSTITUZIONAL

5.1 LE ASSEMBLEE POPOLAR

Rappresentavano i canali attraverso cui il popolo espletava la propria sovranità, e quindi costituivano la scaturigine prima della legittimazione per tutti i poteri e gli uffici.

Nella Roma repubblicana operavano diverse tipologie di assemblee popolari; la fonte principale a proposito è il primo libro dello scritto di Lelio Felice ad Quintum Mucium, nella parte tramandataci da Aulio Gellio nelle Noctes Atticae65:

“Quum ex generibus hominum suffragium feratur, curiata comitia esse, cum ex censu et aetate centuriata, cum ex regionibus et locis tributa. ”

“Quando si vota per generi di persone i comizi si dicono curiati, quando si vota secondo il censo e l’età, si dicono centuriati, quando invece in base alle regioni e luoghi si dicono tributi”.

In base alla tipologia di soggetti interessati possiamo distinguere:

64 Sarebbe dunque da ridimensionare anche la portata della norma delle XII Tavole

(Tab XII.5) “ Quodcumque postremum populus iussisset, id ius ratumque esset” nel senso che non era poi così vero che al popolo fosse lecito adottare qualsiasi deliberazione.

26 - Il concilio della Plebe, un’assemblea che non coinvolge l’intero popolo, ma

solo la sua parte plebea, e del resto era proibito ai tribuni, che la convocavano, invitarvi i patrizi.

- Altri comizi (curiati, centuriati, tributi) aventi carattere generale.

Questi ultimi possono essere distinti tra loro in base alle modalità di voto. Nei comizi curiati si votava in base alle origini degli uomini. Erano i più antichi e riflettevano l’impostazione gentilizia della prima romanità: le curie erano infatti ripartizioni territoriali, in numero complessivo di trenta, dieci per ogni antica tribù, in cui veniva suddivisa la poco amalgamata popolazione romana delle origini.

In base alle fonti possiamo legittimamente arguire come la loro competenza spaziasse da atti di ius privatum come, ad esempio, l’adrogatio (adozione di un pater familias da parte di un altro), alla modifica della composizione delle genti .66

Quest’assemblea subisce un progressivo decadimento già nella Prima Repubblica (dal 509 a.C.)67.

I comizi centuriati si caratterizzavano invece per il fatto che si votava in base al censo e all’età; la loro istituzione è tradizionalmente assegnata al re Servio Tullio68, che divise il popolo in cinque classi in base al censo nel modo

seguente, secondo il resoconto di Livio:

Innanzitutto v’era una prima classe, comprensiva dei possessori di 100 000 assi, divisa in 80 centurie delle quali 40 erano di seniores e 40 di iuniores. Rientravano in essa anche 2 centurie di fabbri e 18 centurie di cavalieri La seconda classe annoverava i possessori di 75.000 assi, la terza i possessori di 50.000 assi, per un totale di 20 centurie ciascuna, mentre la quarta albergava i possessori di 25.000 assi, suddivisi in 20 centurie.

La quinta classse infine era quella dei possessori di 11.000 assi, ripartiti in 30 centurie a cui si aggiungevano 2 centurie di suonatori di trombe e 1 di proletari.

Il nome "centuria" non implicava affatto che i membri di essa fossero cento. In particolare, le centurie della quinta classe erano le più numerose, mentre

66 Vedi Petrucci, Corso di diritto pubblico romano, cit., Cap1 pag 16 e 27 e F.De

Martino, Storia cit. pagg 152 e ss.

67

Parallelamente all’erosione della centralità dell’elemento tribale.

68

Livio, Ab urbe condita 1.43; Dionigi di Alicarnasso, Antiquitates Romanae 4.17 e Cicerone De republica 2.22.39.

27 quelle della prima le meno numerose, tant'è che Cicerone affermava69 che

una centuria delle classi inferiori conteneva quasi più cittadini dell'intera prima classe. Solo le centurie degli equites contavano realmente 100 individui .70

Ci dice ancora Livio come il potere di voto non fosse ripartito equamente pro capite, ma dipendesse anch’esso dalla base timocratica “…il voto non fu più per testa, come era stato istituito da Romolo; anzi furono istituite delle differenziazioni in modo che a nessuno sembrasse di essere stato escluso dal voto, ma anche in modo che tutta l'autorità risiedesse nei cittadini più ricchi”71.

Infatti l’ordine di chiamata al voto avveniva secondo la gerarchia delle classi fino a raggiungere la maggioranza. E 80 centurie della prima classe + 18 di cavalieri raggiungevano un totale di 98 centurie, che è già maggioranza, se rapportata alle 193 centurie totali. Le classi censitarie più elevate erano dunque arbitre delle risultanze elettorali.

Per spiegare la dinamica di questo meccanismo allego due raffigurazioni grafiche:

69 De Republica 2,40.

70

Originariamente quindi i comizi centuriati nascono come assemblea dell’esercito e solo successivamente si trasformano in una pura assemblea politica, che conserva lo schema dell’organizzazione militare soltanto nelle forme. Il mutamento dell’ordinamento centuriato da militare-politico ad organo solo politico è bene espresso dall’aggiunta della centuria dei proletari, la quale non ha alcun significato militare, ma ne ha soltanto uno politico.

71 Tito Livio, Ab Urbe condita libri, 1, 43 . ”Non enim, ut ab Romulum traditum ceteri

servaverant reges, viritim suffragium eadem vi eodemque iure promisce omnibus datum est; sed gradus facti ut neque exclusum quisquam suffragio videretur et vis omnis penes primores civitatis esset.”

28

A temperare questo squilibrio provvedevano i concilia plebis, che, pur composti dalle classi sociali più basse, avevano valore vincolante per tutti i cittadini (a partire dalla lex Hortensia del 287 a.C.).72

Nei Comizi tributi, infine, si votava in base alle regioni ed ai luoghi. Erano questi i comizi di più recente istituzione che si svilupparono con la progressiva espansione di Roma, a partire dalla fine del IV sec a.C. Sono formati dagli appartenenti alle tribù territoriali, in cui si era andato suddividendo il territorio romano man mano che si ampliava. Le tribù che ne facevano parte, e che raggiunsero il numero di trentacinque nel 241 a.C., possono essere distinte in due macrocategorie: le tribù rustiche, dei proprietari terrieri, e quelle urbane, che raggruppavano i non possidenti. È questa una suddivisione invalsa dal 304 a.C., durante la censura di Q. Fabio e P. Decio, che riformò quanto fatto dal censore Appio Caudio nel 312, che aveva ripartito i nullatenenti tra le varie tribù con l’inconveniente, a quanto ci dice Livio73, che i comizi finivano per essere nelle mani di queste turbe, turbe che ora venivano invece confinate in quattro sole tribù. La votazione avveniva per tribù ed il suo esito dipendeva dal risultato del voto della maggioranza.

I comizi avevano funzioni disparate, elettive innanzitutto: i comizi centuriati nominavano i magistrati superiori, quelli tributi i minori, mentre al concilio

72 Per approfondire la vicenda del progressivo esautoramento dei comizi curiati ad

opera dei centuriati si rimanda a De Martino, Storia della costituzione romana cit., pagg. 187 e ss.

29 della plebe competeva l’elezione dei magistrati plebei. Il magistrato chiamato a presiedere formava la lista dei candidati, con l’approvazione del senato, e li proponeva poi all’assemblea; dopo la votazione proclamava gli eletti e procedeva a nominarli.

Da non trascurare erano poi le funzioni legislative dei comitia, consistenti nell’approvazione di leggi (centuriati e tributi) e plebisciti (concilio della plebe). L’approvazione di alcuni tipi di leggi, con cui, ad esempio, si dichiarava guerra o si stipulavano trattati di pace, erano appannaggio dei soli comizi centuriati.

Meritano infine menzione le funzioni giudiziarie: solo davanti ai comizi centuriati si svolgevano i processi che potevano portare alla condanna capitale, mentre quelli suscettibili di sfociare nella semplice irrogazione di multe si svolgevano alternativamente dinanzi al concilio della plebe o ai comizi tributi74.