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CASI MODERNI DI RECUPERO DEL COSTITUZIONALISMO ROMANO: SIGNIFICATO IDEOLOGICO

CAPITOLO TERZO : RECUPERO MODERNO DEL COSTITUZIONALISMO ROMANO REPUBBLICANO, UTILIZZO CONCRETO ED ELEMENT

4. CASI MODERNI DI RECUPERO DEL COSTITUZIONALISMO ROMANO: SIGNIFICATO IDEOLOGICO

L’importanza della costituzione romana in età moderna si coglie nel fatto che essa è valsa come modello in tutti quei paesi che, a seguito di mutamenti drastici e repentini, primieramente in forza di moti rivoluzionari, sono passati da un regime autocratico ad uno democratico. Trasformazioni siffatte per loro natura comportano una rivisitazione profonda del complesso delle istituzioni, ravvisandosi spesso un’incompatibilità di quelle nate sotto l’insegna di un dato regime con sistemi di matrice specularmente opposta. In frangenti simili gli Stati di nuova democraticità, manchevoli di un entroterra giuridico adeguato, non potendo attingere a proprie tradizioni giuridiche o ricercare entro i propri confini territoriali la soluzione all’assolutismo si trovano a dover fronteggiare la ineludibile necessità di ricercare altrove un modello alternativo a quello superato; questo perché ad una rivoluzione materiale necessariamente deve seguirne una giuridica; e allora in alternativa alla conformazione a sistemi limitrofi o contemporanei, spesso avvertiti come inadeguati o colorati di una specificità nazionalistica richiedente una capillare opera di bonifica e adattamento, si cerca nel passato la materia prima per la riforma.

In queste circostanze è proprio il caso di dire, per citare un noto motto popolare, “Tutte le strade portano a Roma” non solo quelle fisiche, ma anche, nel nostro caso, quelle giuridiche; e in effetti, superate le fasi rivoluzionarie, tanto la novella repubblica francese, quanto numerosi Paesi dell’America Latina271 sorti con l’indipendenza dalla Spagna, pur essendo realtà così distanti tra loro nel tempo e nello spazio, hanno preso tutte quante come punto di riferimento la costituzione della Repubblica Romana. Questo per una molteplicità di motivi; innanzitutto per il forte valore archetipico che questa grande opera di architettura giuridica rivestiva, dato che ai tempi dei primi sventolii del tricolore francese era riguardata come la costituzione per eccellenza, esercitando sui diversi Paesi europei la stessa

270 Ne era escluso il solo dictator, ma trattavasi di magistratura del tutto

straordinaria.

271

Vedi Costituzione ed emergenza in America latina, a cura di Giuseppe de Vergottini, Giappichelli editore, Torino, 1997.

141 attrazione ideologica che quella parigina avrebbe assunto in seguito e, tra ispirazioni dirette o mediate, si può dire che delle democrazie europee non ve ne sia alcuna che si sottragga a questo debito. In secondo luogo, il referente romano garantisce l’aggancio ad un precedente illustre, per il quale la comune ispirazione da parte dei più disparati paesi garantisce la funzionalità, nonché un sostegno alla debole legittimazione che accompagna le istituzioni di nuovo conio, senza la scomoda sudditanza ideologica che l’ispirazione ad una moderna carta porterebbe seco.

Nella maggior parte dei casi purtroppo il tanto sbandierato recupero della costituzione romana attiene soltanto al versante formale, servendo come veste democratica a regimi peraltro assai lontani dall’aver operato una simile scelta anche sul piano sostanziale. Nella costituzione francese del 1799, ad esempio272, si parla di consolato e di senatoconsulti, terminologia di marca squisitamente romana, senza preoccuparsi di conservare la sostanza oltra alla denominazione.

Sotto il primo versante, se anche i consoli furono tre, di fatto il potere venne concentrato nelle mani di uno solo di essi, Napoleone Bonaparte che, dietro lo schermo solo fittizio di una carica dipinta come collegiale, veniva di fatto ad accentrare nelle proprie mani tutto quanto il potere esecutivo, mantenendo una parvenza di democrazia. 273

Anche il suffragio universale274, che accompagnò la nuova costituzione, era privato di ogni potenzialità effettiva e anzi giocava a favore del regime: da un lato se ne decantava infatti il valore di baluardo della democraticità, creando l’illusione di una partecipazione dei cittadini alle scelte politiche, ma, se pure veniva data la possibilità di votare a quasi tutti, tale voto poteva

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La Costituzione francese del 1799, detta anche Costituzione dell'anno VIII, è la carta costituzionale del Consolato.

273 Altro indice della mera parvenza di democrazia nella nuova Carta francese si

coglie nel fatto che essa, contrariamente alle costituzioni repubblicane precedenti, non contiene traccia di dichiarazione dei diritti e delle libertà, sebbene alcuni diritti siano affermati nelle disposizioni generali, come l'inviolabilità del domicilio (per rassicurare la borghesia), la sicurezza delle persone e il diritto di petizione. Sul punto può essere utile una lettura di Jacques-Olivier Boudon, Histoire du Consulat et de

l'Empire, Perrin, Paris, 2003.

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Il suffragio universale era articolato su tre gradi: un decimo degli elettori di ogni cantone era designato come rappresentante per costituire le liste di

arrondissement, in cui si sceglievano i funzionari di arrondissement; a loro volta un

decimo di questi era scelto a costituire la lista di dipartimento; la lista di dipartimento permetteva di scegliere i funzionari di dipartimento, e ancora un decimo di essi costituiva la lista nazionale; infine la lista nazionale permetteva di scegliere i funzionari nazionali tra cui i membri del Corpo legislativo e del Tribunat.

142 avvenire solo entro un novero di nomi predeterminati dall’alto275. Infatti i

cittadini non eleggevano più i loro rappresentanti ma si limitavano a presentare delle “Liste di notabili” da cui, a discrezione del governo o del Senato, venivano nominati i membri delle assemblee.

Infine anche l’iniziativa legislativa trovava nel potere esecutivo la sua prima sorgente, mentre il potere legislativo era indebolito dalla frammentazione in tre assemblee: il Senato, il Tribunat e il Corpo legislativo.

Del resto, l’utilizzo di forme democratiche per mascherare attacchi alle istituzioni repubblicane esistenti è un espediente non originale dell’esperienza francese, ma ben noto già nell’antica Roma. La scalata al potere di Cesare, iniziata con l’attraversamento in armi del Rubicone, in violazione di quella norma costituzionale che vietava la penetrazione con l’esercito dell’ager romanus e del pomerium276, non si tradusse mai in attacco diretto alle istituzioni democratiche, o meglio all’idea astratta delle stesse, ma fu uno svuotamento di contenuti che procedeva attraverso una vanificazione delle garanzie concrete, omaggiando però fino all’ultimo le forme della Repubblica, ed anzi difendendo l’accentramento e facendolo passare come necessario alla salus dello Stato democatico. Anche quando, alla vigilia della morte, assunse poteri simili a quelli di monarca, si fece proclamare non rex, cosa che avrebbe suscitato moti di avversione, bensì dictator e la dittatura, per quanto straordinaria, era pur sempre una magistratura repubblicana. Un simile cauto atteggiamento fu adottato anche da Ottaviano dopo di lui.

Una presa di potere disgiunta dal mascheramento ideologico infatti inevitabilmente comporterebbe velleità rivoluzionarie e afflati libertari, ma se invece si riesce a sedare lo spirito dei cittadini, dando loro l’illusione di vivere in un contesto democratico anche quando questo non esiste già più nel concreto, si può più saldamente detenere il comando, o per lo meno fare in modo che l’accentramento si palesi in nomina quando ormai lunga consuetudine lo ha reso accettato nei fatti. Ed è questa una delle ragioni per cui nel costituzionalismo romano così strenuamente si difendevano i mores repubblicani: perché una volta iniziata la demolizione dell’edificio di garanzie è decisamente difficile arrestare la deriva assolutistica.

275 Peraltro già prima l’ottenimento di una rappresentanza doppia da parte del

Terzo Stato nel vertice degli Stati generali del 5 maggio 1789 fu una falsa conquista democratica, dato che poi si sarebbe comunque votato per ordine, secondo un meccanismo che abbiamo visto operante anche parlando dei comizi centuriati, e quindi l’incremento dei rappresentanti fu del tutto irrilevante, posto che, indipendentemente dal loro numero, il voto sarebbe stato comunque unico.

143 Nella costituzione francese dell’anno VIII quindi il richiamo alla Repubblica romana serviva non soltanto a richiamare fasti e grandezze del passato ma anche a rendere meno riconoscibile e dunque più digeribile il passaggio ad un regime assolutistico.

Forse più onesto è invece il recupero del costituzionalismo romano fatto dai paesi Latino Americani, al momento della loro indipendenza agli inizi del XIX sec.277 In realtà siffatte l’adozione di costituzioni democratiche ha costituito il mezzo per edificare sistemi giuridici compatibili con lo sviluppo economico e sociale, prescindendo da una sudditanza giuridica verso le Carte europee, espressioni di nazioni dalle quali, dopo il dominio coloniale, ci si volle emancipare anche dal punto di vista giuridico.278 Molte di queste ispirazioni romanistiche che hanno caratterizzato la fase immediatamente successiva ai movimenti di indipendenza bolivariani sono peraltro andate sfumando nel corso del tempo, in seguito alle profonde trasformazioni politiche e diverificazioni reciproche cui questi paesi sono andati incontro nella storia recente. 279

CAPITOLO IV: ASSETTO COSTITUZIONALE ROMANO REPUBBLICANO E