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ASSENZA DI LUCE: NERO FECONDO E INQUIETANTE

1.2 STORIA DEL COLORE NERO: DALLE ORIGINI AL MEDIOEVO

1.2.4 ASSENZA DI LUCE: NERO FECONDO E INQUIETANTE

«In principio Dio creò il cielo e la terra. Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque. Dio disse: “Sia la luce!”. E la luce fu. Dio vide che era cosa buona e separò la luce dalle tenebre e chiamò la luce giorno e le tenebre notte.»68

È importante notare come in culture e religioni diverse ci sia stata una comunanza di idee legate al nero, che convergevano principalmente attorno a quello che esso comportava in maniera più vistosa: la mancanza di luce e quello che ne derivava.

Già dai primi versetti della Genesi si capisce che le tenebre esistevano prima della luce ed in generale prima della vita stessa. Questa convinzione non appartiene solo al mondo religioso e in particolare alla Bibbia, ma anche ad una disciplina scientifica come l'astrofisica, che colloca la nascita del mondo con il Big Bang, preceduto esclusivamente dal buio sotto forma di materia oscura. Queste due teorie sulla formazione del mondo, sebbene siano in molti a considerarle agli antipodi, in quanto portatrici di due visioni della realtà apparentemente in conflitto tra loro, ci trasmettono degli elementi comuni che sono stati fondamentali nel modo di interpretare il colore e il suo simbolismo nella storia di società antiche e presenti. Considerando queste discipline, la teologia e l'astrofisica, si possono individuare dei modi di interpretare il colore analizzato apparentemente in contrasto e nonostante questo strettamente legati, perché se da una parte il nero veniva percepito nella sua fecondità, poiché in esso si vedeva possibilità di nascita (come è stato nel caso del Big Bang), dall'altra ci si concentrava sul suo lato emotivamente terrificante a causa della sua natura apparentemente vuota, infinita e cieca69.

Queste idee non sono nate in maniera indipendente in età moderna, ma derivano da un retaggio precedente molto antico e condiviso in varie culture.

Il primo campo che necessita di essere preso in considerazione è quello della mitologia, nella quale questi elementi avevano un'importanza non trascurabile. Nei racconti mitologici infatti

68 Genesi I, 1-5, ed. Hendel 2017.

molte volte si annidano degli aspetti importanti, che ci aiutano a comprendere come l'uomo del passato concepisse la realtà che lo circondava e soprattutto quale significato attribuisse ad essa.

Nella cultura greca ad esempio era presente Nyx, dea della notte, figlia a sua volta del Caos, il vuoto primordiale e madre di Urano e Gaia, rispettivamente simbolo del cielo e della terra70. Gli uomini del tempo credevano che Nyx vivesse durante il giorno in una grotta all'estremo confine occidentale del mondo e che uscisse solamente la notte vestita di nero su di un carro trainato da quattro cavalli dello stesso colore per solcare il cielo.

In alcune versioni veniva descritta con delle ali nere ed in epoca arcaica in Grecia venivano sacrificati in suo onore pecore o agnelli dello stesso colore. Essa ha avuto anche il compito di generare altre entità, diverse in base alla fonte a cui si fa riferimento, ma tutte associate al colore nero, queste di solito erano: il Sonno, i Sogni, l'Angoscia, la Discordia, la Miseria, la Vecchiaia, la Disgrazia e la Morte.

Alcuni autori ritenevano che tra i figli di Nyx andassero annoverate anche le Erinni e le Parche, figure potenti e allo stesso tempo molto temute, poiché considerate padrone del destino degli uomini. Infine le viene associata anche Nemesi, la dea della vendetta divina, che aveva il compito di punire chi si era macchiato di crimini e chi cercava di sconvolgere l'ordine naturale delle cose71.

Pur spostando geograficamente lo sguardo in Europa ed in Asia la situazione non è diversa, si possono notare moltissime consonanze di interpretazione, sebbene ci siano innegabilmente talvolta anche delle diversità.

In Egitto, ad esempio, il nero era considerato estremamente fecondo perché veniva associato al colore della ricca terra del limo, mentre in altre culture il nero fertile era rappresentato dalle nuvole cariche di pioggia, che consentivano la coltivazione della terra e il sostentamento della popolazione. Poteva inoltre ricoprire le statuette delle dee madri protostoriche o rivestire alcune divinità legate alla fertilità come Cibele, Demetra, Cerere, Ecate, Iside, Kali, che spesso avevano la pelle scura, tenevano in mano o ricevevano oggetti neri o chiedevano che venissero loro sacrificati degli animali di questo colore72.

Anche nel Medioevo cristiano si trovano delle tracce di questo attributo riservato al nero, in particolar modo visibile nel simbolismo dei colori associati ai quattro elementi: il rosso al

70 Cfr. Cordiè 1987, pp. 253-254.

71 Il suo santuario più importante si trova a Ramnunte, una piccola città dell'Attica dove si trovava una statua della dea realizzata interamente di marmo nero, scolpita nel V secolo a.C. da Fidia. Cfr. Cordiè 1987, pp. 253-254.

72 Per quanto riguarda il nero come simbolo di fertilità e le divinità ad esso associate cfr. Posener-Yoyotte-Sauneron 1961.

fuoco, il verde all'acqua, il bianco all'aria e il nero alla terra. Questa idea era stata introdotta da Aristotele molti secoli prima e venne in seguito ripresa dai grandi enciclopedisti del XIII secolo, oltre ad essere presente anche nei libri degli emblemi73.

Infine il nero fecondo è stato spesso attribuito ad alcuni luoghi e al loro conseguente valore simbolico. Era il caso delle caverne ad esempio, o di altri spazi naturali che sembravano comunicare un legame forte con le viscere della terra (antri, grotte, voragini, gallerie sotterranee o rupestri), luoghi che nonostante fossero privi di un elemento solitamente positivo come la luce, venivano avvertiti estremamente fertili, come luoghi di nascita e di metamorfosi che di conseguenza erano considerati sacri. Costituirono i primi luoghi di culto dell'umanità a partire dal paleolitico ed era sempre qui che venivano compiuti i primi rituali magici e religiosi.

Non stupisce il fatto che conseguentemente le grotte fossero diventate il luogo di nascita di moltissimi dei e dee, fu solo con le mitologie nordiche che le foreste presero il posto delle caverne (nonostante i luoghi bui siano stati continuamente percepiti nella loro sacralità)74. Come nel caso del rosso però, anche questo colore presentava una dualità di tratti sia positivi che negativi ed infatti questi luoghi oscuri erano alla stesso tempo simboli di paura, sofferenza e sventura, all'interno dei quali potevano nascondersi delle figure mostruose o in cui venivano rinchiusi i prigionieri.

L'opera forse più conosciuta a questo proposito è la “Repubblica” di Platone, un testo scritto sotto forma di dialogo probabilmente tra il 390 e il 360 a .C., all'inizio del libro settimo egli racconta il mito della caverna, fondamentale per la storia del pensiero e della cultura occidentale.75

Immagina che alcuni uomini siano stati portati fin dalla nascita all'interno di una caverna, incatenati e costretti a fissare con lo sguardo una parete illuminata di luci e ombre grazie ad un fuoco acceso alle loro spalle. Se essi avessero la possibilità di guardare fuori dalla loro prigione e confrontarsi con la realtà, secondo Platone non la riconoscerebbero come tale, ma la verità del mondo la vedrebbero in quelle ombre inconsistenti a cui invece erano abituati da tutta la vita.

Il nero in questo caso è negativo, perché è fonte d'inganno e facilita l'isolamento dei prigionieri.

Una svolta epocale nella storia fu senza dubbio la scoperta del fuoco, che risale circa a 500.000 anni prima della nostra era, poiché consentì agli uomini di compiere un passo molto

73 Cfr. Salvat 1988, pp. 359-385.

74 Cfr. Eliade 2013.

importante: addomesticare le tenebre76.

In tutte le società il nero è stato sempre associato all'assenza di luce e quindi alla notte, che proprio per la sua oscurità ha naturalmente provocato timore agli uomini, in questo contesto è evidente come la scoperta del fuoco sia stata estremamente significativa, perché ha permesso di sconfiggere quella che può essere definita la paura ancestrale per eccellenza dell'umanità. È il controllo delle fiamme ciò che ha distinto l'homo erectus dagli animali ed una volta che egli ha saputo addomesticarle, queste gli hanno consentito di ottenere i pigmenti di cui si è parlato precedentemente, in primo luogo il legno di carbone.