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1.2 STORIA DEL COLORE NERO: DALLE ORIGINI AL MEDIOEVO

1.2.6 IL COLORE DEL DIAVOLO E DELL'INFERNO

Procedendo cronologicamente nella storia non si può trascurare un'istituzione fondamentale come la Chiesa, che ha influenzato ogni momento della vita degli uomini, il loro comportamento e i loro pensieri riguardo l'esistenza in generale. Per questo motivo è utile osservare come veniva percepito il nero dalla religione cristiana e quale modello di pensiero essa abbia trasmesso ai secoli futuri.

In generale si può affermare che esso veniva accolto in maniera prevalentemente negativa, perché associato ai malvagi, agli empi, alle tenebre che a loro volta rimandavano all'Inferno e in particolare al Diavolo.

Spesso era inoltre accompagnato dal rosso che veniva a sua volta attribuito agli Inferi e alla loro natura demoniaca, anche se più raramente rispetto al colore analizzato, perché nel suo

79 Eneide, ed. Sermonti 2008.

80 Si trattava di una toga pretesta di colore scuro chiamata praetextam pullam, che di fatto dà il via alle pratiche di lutto vestimentario in Europa. Cfr. Pastoureau, 2008, p. 35.

caso prevalevano gli attributi che lo connotavano come un elemento divino, sacro e purificatore dei peccati.

È stato dopo l'anno mille che gli attributi positivi del nero sono venuti inesorabilmente meno, i discorsi dei teologi e dei moralisti, le pratiche liturgiche e funerarie, l'iconografia hanno fatto sì che si trasmettesse un'idea definitivamente negativa e sinistra del colore, attribuendogli una serie di significati condivisi su larga scala nel corso del tempo e dello spazio nelle diverse culture82.

Il Diavolo non compariva nelle tradizioni ebraiche e nemmeno nell'Antico Testamento, furono i Vangeli a introdurlo e soprattutto l'Apocalisse gli ha riservato un posto importante nella fede cristiana. Successivamente sono stati i Padri della Chiesa a farne una forza demoniaca che aveva osato sfidare Dio, ricordando però, pena il rischio di sfociare nell'eresia, che le due potenze non potevano assolutamente essere poste sullo stesso piano. Secondo i teologi infatti al diavolo non doveva essere riconosciuto lo stesso potere di Dio, poiché rivestiva una posizione di gran lunga inferiore essendo un angelo ribelle, che aveva finito per occupare un posto importante solo nella gerarchia infernale83.

Per la gente comune però la situazione era differente e nella vita quotidiana il diavolo era presente e dotato di enormi poteri. Satana è un termine di origine biblica, derivante da una parola ebraica con il significato di “avversario”, che nel libro di Giobbe indicava l'angelo che aveva tentato quest'ultimo per metterlo alla prova. Furono sempre i Padri della Chiesa a renderlo il nome proprio del diavolo, il quale assunse i tratti fisici dall'iconografia greca del satiro (le orecchie pelose, la coda da fauno, piedi e coda da capra), ripresi successivamente dall'arte cristiana con l'aggiunta delle ali (per connotarlo come un angelo caduto) e l'accentuazione dei tratti animaleschi.

Le sue raffigurazioni comparvero nel VI secolo e rimasero rare almeno fino all'età carolingia, fu l'arte romanica che, a partire dal XI secolo, lo rese una figura tanto frequente nelle rappresentazioni quanto quella di Cristo, era inoltre spesso accompagnato da una folta schiera di demoni e mostri animaleschi sempre di colore nero.

L'immagine di Satana è stata a lungo instabile e polimorfa, almeno fino all'inizio dell'anno 1000, quando si è stabilizzata attorno a dei precisi connotati fisici: il corpo di solito era magro e secco, nudo, coperto di peli neri, con la coda o da capro o da scimmia e due ali da pipistrello, per ricordare la sua origine. La testa veniva descritta o rappresentata soffermandosi

82 Cfr. Pastoureau 2008, p. 30.

83 La parola “diavolo” proviene dal latino diabolus che a sua volta deriva da diabolos, un termine di origine greca che per molto tempo, prima di diventare un sostantivo, era stato un aggettivo che in greco antico indicava chiunque ispirasse odio, disordine o invidia e quindi per estensione l'uomo che inganna o il calunniatore. Cfr. Irwin 1974, p. 154.

sulla sua grandezza spropositata, era dotata di corna e ricoperta di capelli irti e sudici.

I demoni a loro volta, essendo le creature che a lui si accompagnavano, condividevano molti dei suoi attributi, tra le varie cose si riteneva che avessero la capacità di entrare nei corpi delle persone per possederle, spingerle a commettere peccati e a lasciarsi andare al vizio. L'unica arma per sconfiggere queste entità maligne era la preghiera, una forte fede in Dio, la luce delle candele, l'acqua benedetta e una serie di sistemi che sono sempre legati o alla luce o alla fede.

Un altro metodo di cui ci si serviva molto era l'esorcismo, ovvero una serie di gesti e formule apotropaiche pronunciate da un vescovo o da un suo rappresentante con il fine di liberare l'anima del posseduto dal demonio84.

Il nero a partire dal XI secolo è ormai diventato quindi il colore diabolico per eccellenza e questo non è stato stabilito dalla Bibbia, contrariamente a quanto si potrebbe ritenere, poiché in essa questa associazione non viene mai esplicitata, sebbene l'inferno venga sempre rappresentato come un luogo privo di luce e quindi tenebroso85. Sono stati i Padri della Chiesa a creare un'idea che si è radicata nella storia che associa il nero alla malvagità e al peccato, rifacendosi quindi più a delle idee pagane che cristiane.

Successivamente tutti i colori scuri sono stati visti negativamente: il bruno, il viola, il grigio, il blu, che per molto tempo è stato percepito come l'equivalente del nero86.

Nelle rappresentazioni è importante osservare la grande quantità di diavoli rossi e diavoli neri, sebbene non sia inusuale trovare demoni che presentano entrambi i colori insieme (tendenzialmente con il corpo nero e la testa rossa o viceversa, oppure con il corpo di diverse striature bicolori).

Il rosso, come affermato in precedenza, è stato considerato il più delle volte un colore molto positivo per la sua dimensione purificatrice, le cose cambiarono nel momento in cui è stato associato al nero e ha assunto così la sua dimensione negativa. È stato solo verso la metà del XII secolo che sono comparsi anche diavoli di diversi colori, principalmente verdi che contribuiscono alla svalutazione anche di questo colore87.

Nelle miniature e nelle sculture l'inferno veniva rappresentato sotto forma di fauci da cui uscivano fiamme e all'interno delle quali si trovavano peccatori di tutti i tipi, puniti corporalmente da demoni e mostri neri, le cui scene di tortura derivavano principalmente dai

84 Cfr. Pognon 1998, pp. 45-144.

85 Cfr. Gradwohl 1963, pp. 1-123; Cfr. Janssen 1954-1957, pp. 145-171.

86 Sul blu si veda Pastoureau 2008, pp. 22-47.

87 Probabilmente l'origine dei diavoli verdi deve essere ricercata nel conflitto tra cristiani e mussulmani, per i quali il colore verde era sacro essendo emblematico del Profeta e in generale della religione islamica. Cfr. Pastoureau, 2008, p. 52.

testi apocrifi del Nuovo testamento e dai commenti dei Padri. Per i teologi questo luogo di terrore serviva a mantenere le persone sulla retta via e stimolarle al pentimento trovandosi difronte alla promessa di tortura eterna, dove la punizione per eccellenza era quella di essere allontanati da Dio e dalla luce e a cui si aggiungevano una serie di supplizi sia psicologici che fisici.

Successivamente emerse l'idea secondo la quale ad ogni tipo di peccato si sarebbe dovuto associare una determinata e specifica punizione, creando una sorta di gerarchia infernale. Inutile nominare a tal proposito Dante e la sua opera per eccellenza, la Divina Commedia, che ci ha dato una rappresentazione estremamente chiara dell'inferno e dei suoi connotati e soprattutto ci ha permesso di capire come la popolazione avesse recepito gli insegnamenti della religione cristiana e la paura di cui si serviva per controllare le persone.

Quando il sistema dei peccati capitali assunse una forma definitiva, all'inizio del XIII secolo, ad ogni colore venne associato uno di questi: l'orgoglio e la lussuria al rosso, l'invidia al giallo, la gola al verde, la pigrizia al bianco e l'avarizia al nero88.