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1.3 STORIA DEL COLORE ROSSO: DALLE ORIGINI AL MEDIOEVO

1.3.9 IL COLORE DEI VIZI E DELL'INFAMIA

Le sfumature dei colori erano molto importanti nel Medioevo, più di quanto non lo siano per noi oggi, perché possedevano dei significati precisi e spesso diversi anche tra tonalità molto simili.

È il caso del rosso tendente all'arancione ad esempio, questo colore venne molto svalutato a

146 Cfr. Boudreau 2006, vol 2, p. 781.

partire dal XII secolo e diventò il rappresentante di una grande varietà di vizi, di cui Giuda ne è il principale esempio148. Nel Nuovo Testamento egli non viene descritto fisicamente o a livello di vestiario, ciononostante dopo l'anno Mille lo si vede quasi sempre rappresentato con barba e capelli rossi-arancio. Egli riunisce quindi in sé gli aspetti negativi di due colori: il rosso e il giallo.

Non a caso il suo soprannome “Iscariota” (l'uomo di Kerioth) viene letto in tedesco ist gar riot, espressione che significa: “è tutto rosso”.

Mentre il giallo è sempre stato il colore associato alla menzogna e alla fellonia e non è mai stato riscattato nel corso dei secoli, anche se a Roma era ricercato nel vestire149.

Anche in campo artistico e letterario si rispettavano delle regole chiave nella rappresentazione di alcuni personaggi: degli attributi, delle movenze, degli oggetti e dei colori che consentivano e ci aiutano tuttora a riconoscere il soggetto del dipinto o del racconto.

L'idea che i capelli rossi fossero il segno distintivo dei traditori per eccellenza si è diffuso a molti aspetti del vivere comune e non a caso nel Medioevo molti felloni, ingannatori vengono descritti con questo tratto fisico, alcuni esempi famosi sono: Caino, Mordred (il figlio incestuoso di Re Artù), Renart (la volpe astuta), Fauvel150 (il cavallo vizioso) ed in generale tutti i figli ribelli, i padri spergiuri, gli zii usurpatori e le donne adultere.

La pelosità rossa infamante si estende a molte categorie di reietti del tempo tra cui gli eretici, i mussulmani, i bigotti, i lebbrosi, i poveri, i mendicanti, i vagabondi, nonostante questo pregiudizio non sia nato nel Medioevo ma abbia un'origine più vasta ed antica, come si mostrerà in seguito151.

L'occidente cristiano ha recepito questa credenza tramite tre retaggi differenti: quello biblico, quello greco-romano e quello germanico.

Nella Bibbia né Caino né Giuda sono stati descritti con i capelli rossi, nonostante questo però altri personaggi negativi della storia possiedono questo tratto. È il caso di Esaù in primo luogo, il gemello di Giacobbe, il quale è disposto a vendere il suo diritto di primogenitura al fratello per del cibo e nonostante in seguito si penta di questo, il padre lo manderà in esilio con l'accusa di essere una persona estremamente rozza ed irruenta.

Saul è il secondo esempio, il primo re di Israele, che morì provando nei confronti di David

148 Cfr. Mellinkoff 1993, vol. 1, pp. 145-159.

149 Ibid.

150 Il nome Fauvel, personaggio di una satira sociopolitica composta alla corte di francia tra il 1310 e il 1314, è un acrostico dove ciascuna delle lettere costituisce l'iniziale di un vizio: Flatterie (adulazione), Vilénie (viltà),

Variéte (incostanza), Envie (invidia), Lâcheté (vigliaccheria). Cfr. Mühlenthaler 1994.

un'atroce gelosia che lo condusse alla pazzia e in seguito al suicidio152.

Infine Caifa, il sommo sacerdote che presiedette il Sinedrio durante il processo a Gesù153. L'unica eccezione a questa scala di valori fu Davide descritto come: «Fulvo, con begli occhi e di gentile aspetto», 154 è interessante notare che in seguito, contrariamente alla Vulgata, nelle Bibbie protestanti venne sostituito “fulvo” con “biondo”, forse un retaggio del rifiuto dei capelli rossi incompatibili con l'idea di bellezza e moralità.

Anche nelle tradizioni greco romane la capigliatura rossa veniva connotata negativamente, nella mitologia greca ad esempio era attribuita a Tifone, figlio ribelle della terra, nemico di Zeus e degli dei, Diodoro Siculo rincarò la dose affermando che un tempo a lui venivano sacrificati uomini con questa caratteristica fisica, ai fini di placarne l'ira.

Una leggenda simile proviene dall'Egitto, dove il dio Seth (spesso assimilato al principio del male) veniva a sua volta creduto rosso di capelli e riceveva, secondo Plutarco, il sacrificio di giovani fulvi.

A Roma questa diffidenza non era da meno, l'appellativo rufus veniva utilizzato in maniera sarcastica e come forma di insulto in quanto la persona dalla chioma di questo colore non veniva solo considerata brutta esteticamente, ma soprattutto a livello interiore veniva definita ipocrita e crudele, una tradizione che in Europa continuerà fino in epoca moderna155.

Nel mondo germanico-scandinavo le cose non sono diverse, Thor, il dio più crudele e temuto, è rosso, così come lo è Loki, dio del fuoco e padre dei demoni più maligni.

Il Medioevo riceve quindi quest'insieme di culture e non può fare altro che accogliere queste idee, anche se con delle sfumature diverse: nell'Antichità ci si concentrava prevalentemente sull'aspetto crudele e ridicolo di queste persone o divinità, invece nel Medioevo l'accento viene posto sull'indole falsa, subdola, bugiarda, ingannatrice, sleale e perfida.

Un ultimo, ma non meno importante, aspetto da considerare all'interno di questo lasso temporale, che ha influenzato molto il modo di pensare attuale, riguarda il legame tra il colore rosso e il sentimento amoroso. Il collegamento potrebbe sembrare banale, ma anche in questo caso convivono al suo interno delle sfumature di significato e delle contraddizioni rilevanti. L'amore presentava più forme e più destinatari nel Medioevo: vi è quello puro e nobile rivolto a Dio chiamato caritas, quello coniugale tra due sposi chiamato dilectio, quello che lega due amanti chiamato luxuria e infine la fornicatio, ovvero la dissolutezza estrema e immorale156. Il sentimento riconosciuto e approvato dalla società e dalla Chiesa era ovviamente quello più

152 Cfr. Kichbaum 1970, vol. IV, coll. 50-54.

153 Ivi, coll. 233-234 .

154 1 Samuele 16,12.

155 Sul disprezzo generale che veniva riservato al colore rosso in ambito estetico cfr. Arcuti 2000.

mite e slegato dal controllo dei sensi, la passione al contrario non veniva accettata se non come una forma molto grave di corruzione dell'animo umano.

L'aspetto contraddittorio più evidente risiede nel fatto che questo colore veniva utilizzato fino al XIX secolo negli abiti da sposa e allo stesso tempo era associato alle prostitute, perché: in primo luogo ricordava la luce rossa delle lanterne che si trovavano all'esterno delle case chiuse per renderle riconoscibili, in secondo luogo c'era il pregiudizio secondo il quale una donna con i capelli di questo colore fosse una meretrice.

Sfumature di significato erano presenti anche nel trucco che le donne usavano sul loro viso: le labbra dovevano essere dipinte con un rosso chiaro, mentre il rosso scuro e il violetto erano considerati volgari, il volto doveva trasmettere un senso di lucentezza affinché ci fosse un paragone con i gioielli che molte erano solite portare, quindi spesso per questo motivo andava di moda il color vermiglio157.

Si può notare quindi come un intero sistema di significati che ha influenzato le società antiche determinando scelte, comportamenti, modi di pensare sia giunto fino a noi quasi inalterato e che per capire il nostro modo di vedere le cose e di interpretare la realtà sia necessario guardare anche al passato e accettarne le contraddizioni.