Box di approfondimento 2 Il caso Northern Rock
4) asset composition: la maggior parte degli asset della Northern Rock erano mutui a lunga
scadenza e bassissimi tassi d'interesse effettivi.
I sistemi di controllo interno mostravano il crescente rischio di liquidità assunto dalla banca, misurato sia da un alto leverage ratio (total asset to common equity) che da un pericoloso “linear
thinking” riguardo un mercato ritenuto sempre e comunque affidabile. Northern Rock presentava
infatti un leverage ratio che è salito in pochi anni dal 22% al 58%, e quando la crisi è esplosa il ratio è salito ancora a causa delle perdite subite che hanno eroso la quantità di common equity. La rapida crescita del bilancio della banca, inoltre, era stata pianificata sulla base di ininterrotte condizioni positive sul mercato, mentre il grande grado di leverage della banca rendeva essa molto vulnerabile a cambiamenti nelle condizioni di mercato.
Ma come si è sviluppata la crisi?
Innazitutto si sono cominciate a verificare fluttuazioni nelle condizioni di funding, con il mercato che ha cominciato a mostrare sempre più stringenti condizioni di credito. In secondo luogo si è verificato l’ “abbandono” dei creditori a breve-medio termine: il vero problema della Norther Rock non è stato causato infatti da un' improvvisa corsa agli sportelli con i depositanti che facevano la fila per ritirare i propri risparmi, bensì è stato il cosiddetto “invisible run” operato dagli investitori istituzionali che si sono rifiutati di rinnovare i propri prestiti e depositi giunti a scadenza. È stata la privazione, subita dal mercato, di risorse a breve-medio termine a provocare la crisi di liquidità della Northern Rock nello specifico e del mercato in generale, ed è questo fatto che poi ha spinto i depositanti retail a ritirare le proprie risorse . Così, nel momento in cui il mercato all'ingrosso si è rilevato non più disposto a concedere risorse come prima, istituzioni altamente indebitate come la Northern Rock – proprietari di asset a lungo termine, illiquidi, finanziati con passività a breve termine – hanno comincito a fronteggiare delle gravi crisi di liquidità.
Quali lezioni imparare allora dal fallimento della Northern Rock? Sicuramente un' alta dipendenza dalla cartolarizzazione crea un forte market liquidity risk. Il buon funzionamento del mercato non può essere dato per scontato. Per questo le banche dovrebbero intraprendere adeguati processi di stress test per misurare e gestire la propria capacità di assorbire shock di liquidità.
In secondo luogo concentrare la raccolta sulla cartolarizzazione o su passività wholesale crea non solo un rischio di liquidità ma altresì implicazioni sistemiche per l'intero sistema bancario. Il tutto inoltre in un contesto in cui era prassi finanziare asset a lungo termine (tipicamente mutui) con passività a breve termine ed in cui il ricorso all'indebitamento era elevatissimo. Un elevato livello di indebitamento risulta sostenibile solo con condizioni di mercato positive, mentre l'alta leva finanziaria fa sì che la banca risulti vulnerabile a cambiamenti nel grado di fiducia e propensione al rischio degli investitori.
Da ultimo non si può tralasciare il fatto che il rischio di liquidità non era valutato adeguatamente, ritenendo che la dotazione patrimoniale di una banca fosse una risorsa sufficiente ad assicurare soddisfacente risposta a difficoltà finanziarie.
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Capitolo 3
PRINCIPALI STRUMENTI OPERATIVI IN MATERIA DI GESTIONE DELLA LIQUIDITA’: CARATTERISTICHE, OPPORTUNITA’ E RISCHI
Il presente capitolo si pone l’obiettivo di analizzare le caratteristiche e le implicazioni operative dei principali strumenti tecnici a disposizioni delle banche per l’attuazione di un’efficiente gestione della liquidità sia in un’ottica di più lungo periodo che in un’ottica di gestione degli squilibri di breve-brevissimo termine. A tal riguardo, l’attenzione sarà rivolta in primo luogo alle operazioni in contropartita con la BCE, alla detenzione di riserve ed al mercato interbancario, per poi analizzare le operazioni di pianificazione a più lungo termine come la cartolarizzazione, i pronti contro termine e le obbligazioni bancarie.
3.1) Operazioni in contropartita con la Banca Centrale Europea (BCE)
Al fine di raggiungere il proprio obiettivo finale di stabilizzazione dei prezzi60 nonché quello intermedio di controllo dei tassi d’interesse, la BCE si avvale di una serie di strumenti di politica monetaria che incidono non poco sull’operatività e sulla pianificazione di ogni singola banca61.
Con il termine strumenti di politica monetaria si intendono, dunque, tutte le possibili modalità con le quali la banca centrale può intervenire nei mercati finanziari e creditizi allo scopo di raggiungere i propri obiettivi. Tali strumenti sono rappresentati da:
a) le operazioni di mercato aperto, con le quali è possibile modificare lo stock di base monetaria dell’economia attraverso l’acquisto o la vendita da parte della banca centrale, in via definitiva o temporanea, di titoli nei confronti di controparti autorizzate;
b) la manovra del coefficiente di riserva obbligatoria;
c) la variazione dei tassi d’interesse ufficiali, amministrati direttamente dalla banca centrale, che regolano le condizioni di prestito e deposito effettuate da e presso la banca centrale (operazioni su iniziativa delle controparti).
60 L’obiettivo della BCE è quello di mantenere il tasso d’inflazione sotto il 2%, non discostandosene però molto.
61 Le controparti autorizzate ad accedere alle suddette operazioni devono soddisfare taluni criteri di idoneità, uniformi in tutta l’area euro, che riguardano il rispetto di alcuni requisiti operativi e prudenziali attinenti all’obbligo di riserva, alla solidità finanziaria, alla possibilità o meno di essere assoggettata a forme di vigilanza da parte delle autorità nazionali o europee e, infine, alla presentazione a garanzia di attività appartenenti all’elenco delle attività stanziabili.
58 Le operazioni attuate dalla tesoreria di una banca sono pertanto dirette ad assumere, alla fine della giornata, la posizione pro-tempore più conveniente nei confronti della banca centrale. Se l’attività svolta da suddetta funzione è, come solitamente avviene, razionalmente diretta a conseguire l’obiettivo operativo di massimo sfruttamento della fonte di liquidità interna corrispondente al conto di riserva (poiché la meno costosa fra tutte le alternative offerte dal mercato monetario), essa deve prevedere attentamente non solo la successione dei flussi di liquidità futuri (versamenti e prelevamenti sul conto di riserva), ma anche il profilo economico degli aggiustamenti necessari per ottemperare all’obbligo di riserva durante il periodo di mantenimento.
Ne deriva che le linee di intervento finanziarie predisposte dal tesoriere devono considerare le condizioni di rendimento e di costo delle operazioni o, in altri termini, la dinamica dei tassi d’interesse, nell’ intervallo temporale coperto dal periodo di mantenimento della riserva obbligatoria.
3.1.1) Operazioni di mercato aperto
Le operazioni di mercato aperto, altresì conosciute come oma, sono operazioni condotte su iniziativa della BCE che rivestono un ruolo primario al fine del controllo della liquidità e dei tassi di interesse a breve termine62. Si tratta di operazioni di acquisto/vendita di
attività63 che intercorrono tra la BCE le banche comunitarie volte rispettivamente a creare
o assorbire base monetaria dal sistema.
Nell’intento di realizzare tali obiettivi le oma64 sono state suddivise in quattro differenti
categorie65, ciascuna attuata mediante specifiche forme tecniche come pronti contro termine, raccolta di depositi a tempo determinato, acquisto e vendita di attività a titolo definitivo, swap in valuta; inoltre tali operazioni, conferite mediante apposita procedura d’asta, possono essere condotte sia a tasso fisso (denominato tasso repo) che a tasso variabile.
62 Tali operazioni rivestono un ruolo importante altresì per la segnalazione dell’orientamento della politica monetaria in futuro.
63 Le attività stanziabili a fronte di tali operazioni sono distinte in due diversi livelli: 1) lista di primo
livello, che comprende strumenti di debito negoziabili che soddisfano i criteri uniformi di idoneità
specificati dalla banca centrale europea validi per l’intera area; 2)lista di secondo livello, che include altre attività, negoziabili e non, considerate di particolare importanza per i mercati finanziari e i sistemi bancari nazionali, i cui criteri di idoneità sono stabiliti dalle Banche Centrali Nazionali in conformità con i requisiti minimi definiti dalla BCE.
64 Vengono condotte dalla BCE tramite le banche centrali nazionali.
65 Le sopracitate categorie sono le seguenti: rifinanziamento principale (ORP), rifinanziamento a più lungo termine (ORLT), operazioni di fine-tuning ed operazioni di tipo strutturale.
59 Nel primo caso la banca centrale decide simultaneamente la quantità di finanziamento ed il prezzo a cui concederlo, con le controparti che specificano l’importo che intendono negoziare al tasso determinato preventivamente dalla BCE e con l’aggiudicazione che avviene, in caso di eccesso domanda, con riparto proporzionale effettuato sulle singole domande presentate. In tale ottica i tesorieri bancari devono prevedere attentamente il livello aggregato di domanda di finanziamento e formulare di conseguenza una propria domanda di fondi tale da riuscire, sulla base del riparto, ad ottenere i fondi effettivamente desiderati. Con questo meccanismo, se una banca ad esempio desidera ottenere un finanziamento di un milione di euro, ed il coefficiente di riparto previsto è del 5%, dovrà formulare una domanda di finanziamento pari a 20 volte l’ammontare desiderato. Con il meccanismo d’asta a tasso variabile, invece, la banca centrale decide solo l’ammontare del finanziamento, mentre l’indicazione da parte delle controparti riguarda sia i volumi che i corrispondenti tassi. La concorrenza tra banche per aggiudicarsi il finanziamento non avviene, dunque, sulla previsione corretta della domanda complessiva di fondi, bensì sul prezzo (tasso d’interesse) che le banche stesse offrono di pagare per il finanziamento desiderato. Ogni intermediario creditizio interessato è così chiamato a formulare una domanda di fondi dichiarando il tasso che è disposto a pagare. Al termine dell’asta la banca centrale ordina le domande di finanziamento in base ai tassi offerti, soddisfacendo prima quelle più convenienti e poi le altre. In altri termini le offerte superiori al tasso marginale66 sono integralmente soddisfatte dalla BCE, mentre
l’eventuale surplus di liquidità offerta da quest’ultima viene ripartito pro-quota tra i richiedenti, al tasso marginale.
Un’ altra discriminazione di carattere generale riguarda altresì la procedura d’asta, la quale può essere effettuata mediante aste standard oppure aste veloci: il punto di distinzione riguarda l’arco temporale che intercorre tra il momento dell’annuncio e quello della comunicazione dei risultati dell’asta. Nel caso di aste standard tale lasso temporale è di 24 ore, nel caso di aste veloci è di solo un’ora.
A questo punto è utile soffermarsi ad analizzare le caratteristiche tecniche di suddette operazioni di mercato aperto onde poterne cogliere opportunità e vincoli per un’efficiente gestione della liquidità.
66 Il tasso marginale sarà definito a quel livello del tasso che rende la domanda cumulata di fondi uguale alla quantità di finanziamento offerto.
60 1) Le operazioni di rifinanziamento principale: tali operazioni assumono un ruolo essenziale nell’assetto operativo della politica monetaria nell’area euro poiché svolgono la funzione di controllo dei tassi interbancari, di determinazione delle condizioni di liquidità nel mercato e di segnalazione dell’orientamento di politica monetaria. Ciò in quanto, da un lato, la scelta dell’ammontare da offrire in asta determina il volume di base monetaria da immettere nel sistema e di conseguenza influenza il livello dei saggi interbancari, mentre, dall’altro lato, la scelta del tasso d’asta costituisce un forte segnale dell’orientamento di politica monetaria in quanto indicatore del trend futuro dei tassi interbancari. Si tratta di operazioni a carattere temporaneo effettuate nella forma di pronti contro termine o prestiti garantiti ed attuate tramite aste standard. La frequenza di suddette operazioni, esclusivamente di immissione di liquidità, è di tipo settimanale e la durata del finanziamento è di una settimana. Inizialmente previste a tasso fisso, esse hanno subito un passaggio alla procedura a tasso variabile. Tale passaggio si è avuto circa un anno e mezzo dopo l’esordio della politica monetaria unica per scoraggiare un overbidding attuata a soli fini speculativi. Il meccanismo dell’asta a tasso fisso, infatti, consentiva alle banche di conseguire un duplice ordine di obiettivi: da un lato reperire liquidità sufficiente per l’adempimento degli obblighi di riserva e per il corretto funzionamento del sistema dei pagamenti e, dall’altro, impiegare le eventuali eccedenze nell’interbancario lucrando sullo spread tra i tassi.
2) Le operazioni di rifinanziamento a più lungo termine: il loro scopo non è,