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BOX DI APPROFONDIMENTO

Nel documento La gestione della liquidita' bancaria (pagine 31-55)

I nuovi ratio per la liquidità previsti da Basilea 3

I requisiti minimi di liquidità intendono conseguire due obiettivi tra loro complementari.

Il Liquidity Coverage Ratio (LCR), la cui entrata in vigore nel "primo pilastro" è stata

prevista a partire dal 2015, prevede che la banca abbia sufficienti "attivi liquidi di alta qualità" (Alaq) non vincolati, composti da contanti e attività che possano essere convertiti in contante con una perdita modesta o nulla per soddisfare il fabbisogno di liquidità nell’arco di 30 giorni in uno scenario di stress predefinito dalle autorità di vigilanza. Lo stock di attività liquide dovrebbe come minimo consentire alla banca di sopravvivere fino al trentesimo giorno dello scenario, entro il quale si presuppone che possano essere intraprese appropriate azioni correttive da parte degli organi aziendali e/o dalle autorità di vigilanza, oppure che la banca possa essere sottoposta ad un’ordinata liquidazione.

Il Net Stable Funding Ratio (NSFR), la cui entrata in vigore è prevista invece dal 2018,

mira a garantire presso ogni intermediario l’esistenza di una struttura equilibrata tra poste attive e passive di bilancio con riferimento ad un orizzonte temporale di un anno. Il NSFR vuole indurre la banca a non fare eccessivo affidamento su risorse a breve per finanziare attivi e linee di business con scadenza più elevata.

Una struttura di finanziamento sostenibile infatti riduce la probabilità che eventuali turbative nelle fonti di provvista di una banca erodano la posizione di liquidità di quest’ultima, accrescendo il rischio di un suo default e il propagarsi di tensioni sistemiche.

LCR

Riserva di liquidità (High quality liquidable asset)

_______________________________________________________________>100% Deflussi netti di liquidità in un periodo di stress di 30 gg (cash outflows)

Per poter essere inclusa al numeratore (ovvero nella riserva di liquidità) un’attività deve rispettare una serie di criteri espressamente dettati dall’autorità di vigilanza riferibili a: requisiti generali, requisiti amministrativi e criteri di ammissibilità. Per quanto concerne invece il denominatore lo scenario di stress, specificato anch’esso dall’autorità di vigilanza, simula la combinazione di uno shock idiosincratico e di mercato che comporti: il prelievo di una percentuale significativa di depositi al dettaglio; una parziale perdita della capacità di raccolta all’ingrosso non garantita; una parziale perdita della provvista garantita a breve termine relativamente a determinate garanzie e controparti; deflussi

32 aggiuntivi di liquidità conseguenti a un ribasso del rating fino a tre classi; maggiore volatilità dei mercati che si ripercuote sul valore delle garanzie reali o sulla loro qualità che crea un fabbisogno aggiuntivo di garanzie reali; utilizzi non programmati di linee di liquidità o di credito ; potenziale obbligazione di riacquistare debito o di onorare obblighi extra-contrattuali.

È da notare come sia le attività al numeratore che gli elementi al denominatore siano calcolati non in maniera soggettiva da qualsiasi banca bensì sulla base di specifici fattori di ponderazione stabiliti in modo rigoroso dall’autorità di vigilanza.

Graduale entrata in vigore prevista da Basilea 3

Lcr minimo richiesto 2015 2016 2017 2018 2019

50% 60% 80% 90% 100%

NSFR

Ammontare disponibile di provvista stabile (available stable funding)

__________________________________________________________ >100% Ammontare obbligatorio di provvista stabile (required stable funding)

La provvista stabile disponibile rappresenta la porzione di patrimonio e passività che si ritiene risultino affidabili nell’arco temporale di un anno; la provvista stabile obbligatoria è invece ricollegabile alle caratteristiche di liquidità e alla vita residua delle attività detenute dalla banca e delle sue esposizioni fuori bilancio. Sia gli importi di provvista disponibile che quelli di provvista obbligatoria sono calibrati in modo da riflettere il grado atteso di stabilità delle passività ed il grado di liquidità delle attività.

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Capitolo 2

TESORERIA E LIQUIDITA’: DEFINIZIONI, ASPETTI OPERATIVI E NESSI DI COMPLEMENTARIETA’

2.1) Introduzione

Nel paragrafo precedente è stata delineata la differenza tra gestione della tesoreria e gestione della liquidità, con un breve richiamo sui loro diversi compiti e sulle interrelazioni comunque esistenti. Non soltanto perché entrambe si occupano della finanza della banca, ma anche per quanto riguarda i rapporti tra equilibrio economico, finanziario e sostenibilità dei rischi.

In tale occasione, facendo un breve richiamo, è stato accennato come la gestione della tesoreria sia imperniata sull’obiettivo preminente di assicurare in ogni momento il puntuale equilibrio di cassa, ricorrendo agli strumenti che consentono di impiegare il saldo giornaliero, se positivo, oppure di finanziarlo qualora dovesse assumere segno negativo. In tal modo, la gestione della tesoreria viene ad avere relazioni con la movimentazione di tutti i flussi finanziari aziendali, con la gestione del portafoglio titolo di proprietà, con la gestione delle posizioni debitorie e con tutte le transazioni aventi ad oggetto valute straniere.

Diversamente, la gestione della liquidità si pone l’obiettivo di raggiungere e mantenere nel medio-lungo periodo una corretta composizione della propria struttura finanziaria in termini di ammontare e struttura per scadenze, coerentemente con quelli che sono i bisogni generati dalle attività presenti nel proprio portafoglio e con i profili strategici predisposti dal management aziendale, anche in questo contesto non disgiuntamente da considerazioni di carattere regolamentare.

Il tutto richiede dunque forti relazioni e interscambi informativi sia con la funzione di

Asset & Liability Management32 della banca sia con quella di Programmazione e Controllo di gestione, visto che obiettivi di sviluppo dell’attività di impiego o previsioni di future difficoltà di raccolta dalla clientela comportano la necessità di ridefinire la struttura finanziaria attraverso la ricerca di fonti aggiuntive o alternative. Anche se nel mercato unico europeo vengono sollecitate forme di operatività globali, unificate, non si

32 Con l’ ALM la gestione della liquidità non è tanto diretta a ottenere il profilo temporale dei flussi finanziari desiderato, quanto a conseguire la posizione o combinazione di fonti e impieghi, attuale e prospettica, più appropriata in termini di diversificazione della struttura per scadenze dell’attivo e del passivo.

34 può non tralasciare come, almeno sul piano teorico, permangano differenze di rilievo tra liquidità di medio-lungo periodo, altresì definita liquidità strutturale, e la tesoreria, differenze riconducibili ai diversi obiettivi, orizzonti temporali e conseguentemente anche variabili oggetto di manovra33. Relativamente a tale ultimo aspetto, se nell’ambito della gestione della liquidità strutturale è possibile modificare la composizione quali- quantitativa delle poste di bilancio con l’intento di influenzare il futuro trend dei flussi finanziari, la tesoreria si occupa esclusivamente di fronteggiare nell’immediato gli squilibri di cassa.

In questo capitolo l’attenzione sarà rivolta in prima battuta ad un approfondimento sui criteri da seguire in materia di gestione dei flussi finanziari, con il focus rivolto su quello che è il trade off tra liquidità e redditività, visto e considerato che ciò rappresenta il criterio guida principe, anche se non il solo, da tenere in considerazione per la delineazione delle varie opportunità strategiche; successivamente verranno analizzate nel dettaglio le specificità, i compiti ed i vincoli sia della gestione della tesoreria che della gestione della liquidità.

2.2) I criteri guida in materia di gestione della tesoreria e della liquidità

Andando a vedere i criteri guida da considerare nella gestione dei vari flussi finanziari in banca, l’attenzione non può non ricadere in prima battuta sul trade off, sulla dicotomia che sussiste tra liquidità e redditività: un investimento liquido e sicuro (così come il mantenimento di riserve monetarie elevate) tende ad essere meno remunerativo rispetto ad un impiego difficilmente smobilizzabile e/o con rendimenti maggiormente volatili, con quest’ultimo che difatti in condizioni di mercato normali garantisce un rendimento maggiore in virtù del maggiore rischio sopportato (correlazione rischio-rendimento). Si tratta dell’approccio che storicamente ha sempre costituito il punto di riferimento per qualsiasi banca34, in un contesto in cui il rapporto impieghi/raccolta dei vari intermediari rimaneva stabilmente e significativamente al di sotto del 100%, le riserve di liquidità erano molto elevate, la fiducia e la scarsa mobilità della clientela rendevano i loro depositi particolarmente stabili nel tempo. Il tutto non disgiuntamente da condizioni

33 Dall’osservazione delle realtà aziendali emerge uno stretto coordinamento delle decisioni di natura finanziaria attinenti sia al breve che al lungo periodo.

34 << La liquidità può essere definita come l’attitudine a mantenere costantemente in equilibrio le entrate e le uscite monetarie in soddisfacenti condizioni di redditività. Il riferimento alla redditività è essenziale (…)>>, G. Dell’Amore, I depositi nell’economia delle aziende di credito, Giuffrè, Milano, 1951, pag. 500.

35 particolarmente favorevoli riscontrabili sul mercato monetario e dei capitali, ritenuti così stabili e affidabili da far sì che l’unico rischio non fosse la disponibilità o meno di possibili prestatori fondi ma il costo della provvista.

Si tratta a ben vedere di un approccio che nel tempo si è dimostrato non più sostenibile, vuoi per la crescente competizione che ha interessato il settore, non solo in termini di ingresso di nuovi competitors, ma anche di allargamento dei confini del mercato di riferimento, vuoi per l’avvento di instabilità finanziarie che hanno dimostrato come la liquidità possa drenarsi molto rapidamente in contesti di mercato particolarmente rischiosi, con tutte le conseguenze del caso per un intermediario in cui la liquidità assume un’ importanza cruciale.

Su cosa incentrare dunque la gestione della liquidità? Sicuramente ancora oggi il criterio guida del trade-off liquidità/redditività costituisce un criterio fondamentale, imprescindibile, in quanto è facilmente comprensibile come anche i risultati economici della gestione della liquidità vadano ad incidere, talvolta anche in maniera rilavante, su quella che è la redditività complessiva della banca.

Ma si tratta di un criterio parziale, da bilanciare correttamente con altri fattori che tali operatori, in virtù della loro peculiare attività, non possono trascurare.

Il sistema bancario, infatti, assume una posizione centrale all’interno del sistema finanziario in generale e di quello dei pagamenti in particolare, in quanto da un lato è la più importante (se non l’unica) fonte di finanziamento per gli operatori del sistema economico e dall’altro rappresenta una sorta di “cassa” sui cui si ripercuotono e trovano equilibrio gli incassi e le esigenze di pagamento dei vari soggetti che detengono conti presso la banca. La gestione della liquidità delle banche, dunque, non può non tenerne conto.

All’obiettivo della massimizzazione relativa della redditività le banche devono essere aggiunti non solo – in un’ ottica di gestione della tesoreria- il vincolo esplicito del pareggiamento giornaliero o infra-giornaliero della posizione finanziaria netta nei confronti del restante sistema finanziario, ma anche – in un’ottica di gestione finanziaria complessiva -, l’obiettivo di disporre in qualsiasi momento di risorse liquide sufficienti a soddisfare sia le richieste di credito dei vari soggetti economici sia le prospettate operazioni di sviluppo dell’intermediario , il tutto non disgiuntamente da considerazioni riguardo il costante rispetto dei nuovi limiti regolamentari in materia di gestione della liquidità introdotti da Basilea 3.

36 Più in generale possiamo affermare che la gestione finanziaria di una banca risulta essere adeguata quando si verificano le seguenti condizioni:

1) Non abbia impatti sistematicamente negativi su redditività e rischiosità;

2) Offra condizioni di recuperabilità, seppur nel breve termine, dell’equilibrio finanziario;

3) Consenta alla banca di disporre di fonti finanziarie che per quantità, tipologia e scadenza siano sufficienti alle necessità di copertura dei propri fabbisogni nel breve e nel lungo periodo;

4) Sia in linea con lo stato generale del sistema finanziario e dei mercati di reperimento della liquidità;

5) Rispetti i vincoli alla gestione finanziaria posti dalle autorità di regolamentazione dell’attività bancaria35.

Con riferimento a tali aspetti il sistema dei limiti operativi interno alla singola banca assurge a strumento di importanza cruciale per il monitoraggio e la gestione della liquidità operativa e strutturale, in quanto:

- potenzialmente in grado di contenere l’impatto del rischio di liquidità;

- fornisce indicatori di early warning per situazioni avverse e di vulnerabilità, garantendo altresì che le banche siano adeguatamente preparate alle situazioni di stress.

Esso comprende naturalmente eventuali target ratios previsti dalle disposizioni di vigilanza in materia e dovrebbe essere definito in modo tale da consentire alla banca di operare mantenendo un’adeguata posizione netta di liquidità su orizzonti temporali brevi, medi e lunghi e di disporre di un quantitativo di liquidità che le consenta di operare in condizioni di business “on going concern” e in condizioni di stress.

35 A tal riguardo è doveroso ricordare come i nuovi indicatori in termini di liquidità introdotti da Basilea 3, Lcr e Nsfr, abbiano completamente ridefinito il contesto in cui muovere la gestione della liquidità e della tesoreria.

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2.3) La tesoreria

2.3.1) Aspetti e concetti operativi

<<La gestione della tesoreria può essere definita come il complesso delle scelte di investimento e di finanziamento volte ad assicurare il sistematico equilibrio tra entrate ed uscite monetarie, rispettando altresì condizioni di economicità, su orizzonti temporali brevi o brevissimi>>36.

Obiettivo principale della funzione di tesoreria di una banca è quello, dunque, di riuscire a trovare, con riferimento al breve-brevissimo periodo, un ordinato equilibrio tra i flussi monetari in entrata e in uscita promananti dalla corrente attività operativa. Tali flussi, come sappiamo, concorrono a definire quella che è la posizione finanziaria netta della banca nei confronti degli altri attori del settore finanziario: partecipando al sistema dei pagamenti, la banca è vincolata a regolarla quotidianamente, azzerandola e soddisfacendo in tal modo quello che viene definito il vincolo esplicito della tesoreria.

Come è già stato osservato nel primo capitolo con riferimento specifico all’attività caratteristica, possiamo affermare in prima battuta che le entrate ed uscite monetarie traggono origine da:

- operazioni, generalmente all’ingrosso, negoziate direttamente con altre banche, con altri intermediari finanziari, con la banca centrale oppure previste nel quadro generale di investimento delineato dal management;

- operazioni, solitamente al dettaglio, concluse con la clientela37.

Tale distinzione non ha una mera valenza formale poiché incide pesantemente su quella che è la modalità di gestione e conseguentemente sulle strategie perseguibili dal tesoriere38. Nel primo caso infatti, il tesoriere è completamente consapevole di quelle che

sono le variazioni dei flussi di cassa che si possono manifestare e per questo può gestirle senza particolari difficoltà e con relativa tranquillità. In tale situazione infatti, gli effetti finanziari di un finanziamento da parte di un’altra banca oppure la decisione del

36 P.L. Fabrizi, Nuovi modelli di gestione dei flussi finanziari nelle banche, Giuffrè, Milano, 1995. 37 M. Comana, I flussi finanziari della banca di deposito, Giuffrè, Milano, 1988.

38 R. Martire, La valutazione del rischio di liquidità. Analisi qualitativa e quantitativa, Tangram, Trento, 2015, pag 18-20.

38 management aziendale di compiere specifiche operazioni di investimento/disinvestimento gli sono noti immediatamente.

Nel secondo caso, invece, gli effetti finanziari delle operazioni al dettaglio svolte dalla clientela gli saranno noti soltanto alla fine della giornata operativa, e sarà dunque soltanto in quel momento che il tesoriere potrà conoscerne l’impatto sulla posizione finanziaria netta della banca nei confronti del restante sistema finanziario e decidere così le azioni da intraprendere.

La somma algebrica dei due saldi netti - delle operazioni all’ingrosso e di quelle al dettaglio - esprime la variazione complessiva della posizione finanziaria netta della banca nei confronti del restante sistema finanziario. Se positivo, tale squilibrio darà luogo ad un aumento delle disponibilità che la banca ha in base monetaria e che quindi potranno essere destinate ad investimenti finanziari a breve oppure detenute nei propri conti presso la Banca d’Italia. Viceversa esso comporterà un drenaggio di risorse finanziarie e dovrà essere chiuso con operazioni di copertura finanziaria39.

Fino a questo punto la nostra attenzione è stata rivolta all’attività caratteristica dell’intermediario, ma bisogna però anche considerare il fatto che la variazione della posizione finanziaria netta della banca risente naturalmente anche dell’impatto derivante dalle attività non caratteristiche della banca, quali ad esempio la liquidazione di costi operativi sostenuti o l’investimento in beni reali.

Ne sono esempi il pagamento degli stipendi al personale, il pagamento delle imposte sul reddito d’esercizio, la cessione di immobili di proprietà. La tesoreria registra uscite ed entrate monetarie anche in questi casi. È doveroso tuttavia tenere presente che non tutte le variazioni in aumento o in diminuzione delle attività o delle passività, né tutti i costi e i ricavi, fanno registrare entrate ed uscite monetarie. Bisogna infatti ricordare che la registrazione di ricavi può non essere accompagnata da contestuali entrate monetarie. L’accredito periodico a favore delle banca di interessi attivi derivanti da finanziamenti accordati a clienti ne può essere un esempio: aumentano i crediti verso clientela ma, in mancanza di liquidazione degli interessi, non vi è alcun flusso monetario. Si è indubbiamente modificata la struttura finanziaria (+ crediti) a fronte di una variazione economica positiva (+ ricavi per interessi), ma non si è avuto alcun impatto in base monetaria sull’equilibrio di tesoreria.

39 I saldi sono determinati alla fine delle giornate operative. Da sottolineare che in assenza di interventi di gestione, il saldo iniziale di ciascun giorno corrisponde al saldo finale del giorno precedente.

39 In generale, possiamo affermare che la non coincidenza dei tempi tra variazioni economiche/patrimoniali da un lato e variazioni finanziarie dall’altro può riguardare o meno anche altri aspetti dell’attività caratteristica della banca. Possiamo far riferimento ad esempio ai ricavi da servizi di investimento a favore di un cliente. Di norma essi non danno luogo a entrate che contribuiscono a determinare il saldo di tesoreria: la commissione attiva è infatti generalmente addebitata sul conto di deposito del cliente il cui saldo conseguentemente si riduce facendo diminuire l’ammontare totale delle passività della banca.

Vi sono però anche servizi che possono avere effetti diversi a seconda delle diverse caratteristiche: i servizi di pagamento ad esempio possono non dar luogo ad alcun impatto monetario per la banca nel caso in cui il richiedente ordini un pagamento a favore di un cliente della stessa banca oppure dare luogo a un’effettiva uscita qualora il beneficiario del pagamento sia cliente di un’altra banca.

Da quanto detto si può dunque trarre una prima conclusione:

- gli impatti monetari delle operazioni core della banca nei rapporti con la clientela sono funzione o delle operazioni per cassa concluse con la clientela stessa oppure della necessità, o meno, di effettuare regolamenti monetari con altri intermediari bancari;

- la struttura tecnica delle operazioni di raccolta e di impiego nonché la tipologia di servizio reso possono determinare o meno la necessità di regolamenti monetari con altre banche.

Con riferimento a quest’ ultimo punto, una specificazione può essere fatta andando a considerare la raccolta della banca attraverso proprie obbligazioni offerte alla clientela: se la sottoscrizione avviene con fondi provenienti da conti di deposito tenuti dai clienti presso la stessa banca, questa non registrerà alcun effetto finanziario netto. L’effetto prodotto sarà stato soltanto quello di una sostituzione di una passività potenzialmente esigibile in qualsiasi momento con un’ altra passività avente però scadenza certa e tipicamente a medio-lungo.

Completamente diverso sarebbe l’effetto qualora la clientela disinvestisse altre attività finanziarie per investire nelle obbligazioni oppure regolasse l’investimento in obbligazioni accrescendo comunque con nuovi versamenti i saldi dei propri conti di deposito presso la banca.

40 Consideriamo anche ora il lato dell’attivo dello stato patrimoniale, prendendo in esame i mutui erogati a favore della clientela: anche in questo caso non si avrà alcun effetto monetario se alla scadenza delle rate di rimborso i fondi trarranno origine da disponibilità già presenti nei conti degli stessi clienti; viceversa si registrerebbero entrate monetarie nel caso in cui tali fondi provenissero da conti detenuti presso altri intermediari.

2.3.2) I compiti della tesoreria

Ovviamente considerare quale unico compito della gestione della tesoreria il rispetto del vincolo esplicito del pareggiamento tra flussi monetari in entrata ed in uscita non disgiuntamente da considerazioni di redditività sarebbe alquanto riduttivi se non forse sbagliato. I compiti che un tesoriere deve eseguire sono molteplici ed interrelati tra di loro, richiedendo dunque una certa abilità ed esperienza nel saperli gestire nel modo più efficiente e allo stesso tempo prudenziale possibile.

Andando ad indicarli analiticamente, il primo da dover sottolineare in quanto strettamente collegato al rispetto del vincolo esplicito della gestione del saldo nei confronti del restante

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