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5. Impianto “La Filippa”

5.2. Dati sperimentali: verifica sitologica

5.2.4. Assetto idrogeologico locale

Le caratteristiche idrogeologiche dei terreni e del substrato sono state analizzate mediante rilevamenti in campo e prove di permeabilità in foro, che hanno consentito di definire il modello idrogeologico di riferimento; sono state valutate tipologia e distribuzione dei complessi idrogeologici presenti, prestando particolare attenzione alla verifica dei corpi potenzialmente sede di circolazione e degli eventuali flussi di acqua convogliabili verso la vasca dei rifiuti.

I dati sono stati elaborati e restituiti graficamente in una Carta idrogeologica in scala 1:2.500 (Figura 13). Pur considerando un’areale relativamente esteso, le unità del substrato risultano riferibili alla sola sequenza sedimentaria del Bacino Terziario Piemontese, comprendente gli stessi complessi considerati per l’inquadramento regionale (§ 5.1.1.5.), a cui si rimanda per la descrizione.

La scala di maggiore dettaglio, d’altra parte, consente una trattazione più precisa delle coperture recenti, e in particolare dei depositi che per spessori, continuità di affioramento e caratteristiche di permeabilità, possono ospitare una circolazione sotterranea, seppure discontinua e di tipo epidermico. Seguendo l’approccio utilizzato per l’inquadramento di area vasta, nell’ambito territoriale di interesse progettuale si individuano 2 principali serie idrogeologiche, relative rispettivamente al substrato e alle coperture, con i relativi complessi:

Serie idrogeologiche del substrato locale - Serie Oligo-Miocenica:

o Complesso argilloso-marnoso: è rappresentato dalle litofacies 1 e 2 della Formazione di Rocchetta-Monesiglio e risulta delimitato inferiormente e superiormente dal complesso arenaceo-marnoso. La sequenza litologica rappresenta il substrato locale su cui poggiano, tramite superfici di tipo erosivo, i terreni incoerenti delle coperture (depositi detritico-colluviali, di frana, di conoide, torrentizi). Il complesso argilloso-marnoso costituisce, quindi, il termine di appoggio basale a bassissima permeabilità che delimita inferiormente i circuiti idrici presenti nelle coperture e ne condiziona le modalità di deflusso.

o Complesso arenaceo-marnoso: presente solo alla sommità dello spartiacque nella zona di testata del Rio Filippa, dove si dispone a reggipoggio; a causa dell’assetto giaciturale, i

contributi di infiltrazione che si riscontrano nella parte superiore del rilievo defluiscono verso l’esterno del bacino.

Serie idrogeologiche delle coperture - Serie idrogeologica Quaternaria:

o Complesso di conoide: corrisponde ai depositi dell’apparato di conoide accumulati dal Rio Filippa allo sbocco del suo breve e ripido tratto collinare. È costituito in prevalenza da terreni a granulometria grossolana nella porzione centrale e da depositi a granulometria più fine nelle zone laterali e distali del conoide. L’unità affiora lungo il tratto superiore del Rio Filippa, nella zona più acclive e incassata della vallecola, in corrispondenza dell’alveo del corso d’acqua sino allo sbocco nel fondovalle (quota 420 m s.l.m. circa) e nei tratti di versante adiacenti l’incisione. Gli spessori variano da 2 ÷ 4 m nel tratto superiore dell’incisione a circa 15 m nel settore basale del conoide. Permeabilità di tipo primario per porosità, con valori relativi variabili in funzione della granulometria. La presenza prevalente in affioramento della frazione detritica grossolana favorisce l’infiltrazione degli apporti meteorici diretti. Tuttavia, la limitata estensione del complesso, la rilevante inclinazione della superficie di appoggio basale costituente un limite di permeabilità e l’elevata permeabilità complessiva favoriscono il rapido deflusso delle acque immagazzinate, impedendo la formazione di un circuito idrico significativo. Anche a seguito di elevate precipitazioni, la fase di scarico dei volumi idrici immagazzinati si verifica in pochi giorni, come confermato dai rilievi piezometrici. Il recapito finale della circolazione è costituito dai depositi del complesso torrentizio presenti con continuità subito a valle lungo la vallecola del Rio Filippa; gli apporti idrici risultano comunque occasionali e assumono rilevanza soltanto a seguito di prolungati periodi di precipitazione.

o Complesso torrentizio-alluvionale: depositi relativi alla dinamica evolutiva attuale del Rio Filippa a valle dell’apparato di conoide. Ghiaie e sabbie argillose, limi argillosi e argille inglobanti clasti di arenaria poco elaborati e scaglie di marna alterata. La frazione più grossolana si riduce progressivamente procedendo verso valle. L’architettura deposizionale è di tipo lentiforme o in corpi di limitata continuità in contatto tramite superfici erosive. L’unità occupa il solco erosivo del Rio, modellato nel complesso argilloso-marnoso, con spessori generalmente limitati (3 ÷ 5 m). Permeabilità di tipo primario per porosità, con valori relativi variabili da medi a medio-bassi. In relazione all’estensione in affioramento, alla posizione morfologica sul fondo della vallecola del Rio dai limitati gradienti topografici, e ai rapporti geometrici con le altre unità delle coperture, il complesso torrentizio costituisce l’unico l’acquifero significativo, dalla potenzialità comunque molto limitata. La circolazione idrica sotterranea risulta in continuità idraulica con l’alveo del Rio, determinando la presenza di una falda libera con superficie piezometrica a limitata profondità, alimentata dai complessi idrogeologici circostanti, dagli apporti per ruscellamento diretto e, in misura ridotta, dagli apporti meteorici diretti.

o Complesso detritico-colluviale: coperture detritico-colluviali e accumuli di frana. Assortimento granulometrico fortemente variabile e, generalmente, con rilevante presenza di una matrice fine. Spessori variabili, con valori massimi accertati di 5 ÷ 8 m nell’ambito del bacino del Rio Filippa. La giacitura e l’andamento della base degli accumuli si configurano

in relazione all’assetto delle morfologie erosive direttamente modellate nelle unità del substrato. La permeabilità è di tipo primario per porosità con valori relativi variabili da medi (accumuli a granulometria grossolana presenti nel tratto superiore della dorsale di Case Clini) a medio-bassi (coperture detritico-colluviali vere e proprie). Presenza di circuiti idrici prettamente locali, spesso a deflusso stagionale, con potenzialità idriche controllate dall’estensione e dallo spessore comunque limitato dei depositi. Per la posizione morfo-stratigrafica del complesso, la circolazione sotterranea presente costituisce piccoli circuiti idrici sospesi al di sopra dei complessi del substrato locale. Le potenzialità idriche sono sempre di modestissima entità. Gli accumuli maggiori costituiscono il riempimento di antichi solchi di erosione, approfonditi ma di ridotta ampiezza, pertanto la loro rilevanza ai fini idrogeologici è molto limitata, in quanto lo sviluppo laterale è ridotto a poche decine di metri. Sulla base delle misure piezometriche, lo spessore dell’orizzonte saturo del complesso è piuttosto limitato (1 ÷ 3 m) con una certa variabilità in funzione dell’alimentazione da parte delle precipitazioni dirette.

Figura 13 : Carta idrogeologica; sono riportati i vari complessi idrogeologici e i punti di monitoraggio. Riduzione dell’elaborato originale in scala 1:2.500.

Lo svolgimento di un numero significativo di prove in foro, integrandosi ai dati rilevati direttamente in campo, consente di valutare sperimentalmente e in modo adeguatamente rappresentativo le caratteristiche

idrogeologiche dei vari complessi e le potenzialità idriche della circolazione sotterranea individuata. Il campo di variabilità della permeabilità delle varie unità idrogeologiche è stato definito sulla base di dati sperimentali diretti, e in particolare di 15 prove di permeabilità del tipo Lefranc a carico variabile e di 24 prove del tipo Lugeon, condotte nel corso delle varie campagne di indagine a partire dal 2001.

La Tabella 7 riassume i risultati ottenuti nei terreni e nelle rocce mediante le prove in sito, che costituiscono anche la base conoscitiva per la caratterizzazione delle unità geotecniche.

Un’ulteriore conferma delle ridottissime potenzialità idriche dei complessi della serie Quaternaria deriva dall’impossibilità, verificata in campo, di eseguire prove speditive di pompaggio anche in corrispondenza dei livelli caratterizzati da una permeabilità relativa maggiore.

Unità Permeabilità d’insieme

(coefficiente k in m/s) Spessore Note

Serie delle coperture

Complesso detritico-colluviale 10 -5 ÷ 10-6 generalmente < 3 m, localmente 5 ÷ 7 m, (massimo accertato 8,2 m, sond. SD1)

Valutazione sulla base di n. 3 prove Lefranc

Complesso

torrentizio-alluvionale 10

-5

÷ 10-6 3 ÷ 5 m

Valutazione sulla base dei test eseguiti nel 2006 nei

piezometri Pz5 e Pz6 Complesso di conoide depositi grossolani: 10-1 ÷ 10-4; depositi fini: 10-5 ÷ 10-6, localmente 10-8 da 2 ÷ 4 m a circa 16 m (spessore massimo accertato con SI 5)

Valutazione sulla base di n. 3 prove Lefranc

Serie del substrato

Orizzonte alterato unità

marnoso-arenacea

10-5 ÷ 10-8 1 ÷ 3 m Valutazione sulla base di

n. 7 prove Lefranc Complesso marnoso-argilloso 10 -8 ÷ 10-9 > 500 m in generale > 200 m con riferimento

alla base della vasca dell’impianto attuale e

dell’area interessata dall’intervento di

completamento

Valutazione sulla base di n. 24 prove Lugeon, eseguite a profondità comprese tra 2 e 40 m dal

p.c. Complesso arenaceo-marnoso 10 -4 ÷ 10-5 > 150 m nel settore delimitante la valle Bormida di Millesimo

Valutazione sulla base di n. 2 prove Lefranc Tabella 7 : Campi di permeabilità e spessori caratteristici delle unità idrogeologiche accertati per il bacino del Rio Filippa sulla base delle indagini geognostiche condotte; le prove Lugeon sono state interpretate mediante il metodo