6. Area urbana di Como
6.3. Dati sperimentali
6.3.3. Interazioni tra le opere di difesa dalle esondazioni e l’ambiente naturale ed urbano
L’attuale stato realizzativo del sistema di opere di difesa dalle esondazioni del Lago deriva da un complesso iter progettuale, autorizzativo, amministrativo e tecnico in corso da oltre 15 anni.
Il progetto esecutivo, datato marzo 2004, ma basato su studi ed indagini propedeutiche condotte a partire dal periodo 1996 ÷ 1997, comporta sia la difesa idraulica della città che una sostanziale risistemazione urbana lungo la fascia del lungolago. Le opere sono progettate per difendere dalle esondazioni la quota di 200,30 m s.l.m. (il punto più depresso di Piazza Cavour si trova a 198,53 m s.l.m.), e sono ideate per contenere la frequenza delle esondazioni in media una volta ogni 50 anni circa. Il progetto prevede la realizzazione di paratie fisse e mobili, vasche di laminazione e di prima pioggia e interventi di barrieramento sotterraneo tramite jet grouting, allo scopo di limitare, durante le fasi di innalzamento del livello lacustre, l’afflusso di volumi idrici dal Lago verso l’area urbana attraverso l’orizzonte superficiale del sottosuolo (Comune di Como, 1998 ÷ 2004; 1999; 2000).
La realizzazione del sistema di opere di difesa ideato comporta una serie di aspetti di fondamentale rilevanza per le possibili ripercussioni sull’assetto territoriale, geologico, geotecnico e idrogeologico dell’area. Tra questi, va segnalato innanzitutto l’avanzamento della linea di costa di una decina di metri circa; inoltre, le principali opere strutturali, tra cui le vasche di laminazione, sono ubicate a lago, cioè oltre la precedente linea di costa.
I possibili effetti delle lavorazioni sull’ambiente naturale ed urbano sono chiaramente connessi alle modalità di lavorazione adottate; in particolare, tale concetto risulta particolarmente valido per le fasi di aggottamento dell’acqua e di realizzazione delle vasche, con le conseguenti variazioni dello stato di sollecitazione dei terreni.
La valutazione delle scelte progettuali ed operative non rientra tra gli obiettivi della presente trattazione, di conseguenza ci si limita ad esporre i risultati delle rilevazioni topografiche (livellazioni e dati satellitari) e dei monitoraggi clinometrici sugli edifici. È infatti da segnalare, in concomitanza delle lavorazioni, il manifestarsi di evidenti lesioni nella strada e nei fabbricati prospicienti il Lungolago Trieste, che ha portato all’interruzione dei lavori ed alla richiesta, da parte del Comune, di approfondimenti scientifici sugli aspetti idrologici, idraulici, idrogeologici e geotecnici.
Le indagini comprendono una livellazione geometrica di alta precisione, condotta dal Politecnico di Milano, relativa alle deformazioni verticali al suolo accumulate nel periodo 2004 ÷ marzo 2011 (Barzaghi et al., 2011), l’acquisizione di dati interferometrici per l’intervallo temporale 2003 ÷ 2012 (TRE Europa, 2012) e una serie di dati clinometrici rilevati nell’area della vasca B (Lungolario Trento) nel periodo febbraio 2008 ÷ febbraio 2010 e della vasca A (Lungolario Trieste) nel periodo aprile 2010 ÷ settembre 2011.
Le livellazioni geometriche sono state eseguite, limitatamente alla zona del lungolago, sui capisaldi già oggetto della precedente livellazione, realizzata da APAT nel 2004. I valori rilevati si attestano tra 1 e 28 mm di abbassamento con i minimi registrati nei settori prossimi all’affioramento del substrato roccioso ed i massimi nell’area di Piazza Cavour.
In Figura 50 è stato calcolato, a partire dai valori puntuali, un campo di distribuzione dei valori di subsidenza, attraverso un’interpolazione lineare di tipo nearest neighbour. L’elaborazione conferma che i massimi valori di subsidenza corrispondono all’area in cui è stata realizzata la vasca B. Si nota inoltre un significativo aumento dei gradienti di deformazione in corrispondenza del passaggio, verso lago, ai terreni di riporto relativi all’ampliamento del settore costiero post 1722.
Figura 50 : Campo di subsidenza al suolo, per il periodo 2004 ÷ 2011, calcolato a partire dai vertici quotati dalla campagna di livellazione del Politecnico di Milano. Si noti il considerevole incremento della deformazione in
corrispondenza della presenza dei terreni di riporto storici.
Una conferma dei dati ricavati dalle livellazioni geometriche deriva dall’analisi dei dati di interferometria da satellite, condotta dalla società TRE (Tele-Rilevamento Europa) mediante la tecnica PSInSAR™ e del suo ultimo aggiornamento SqueeSAR™.
Dal confronto tra i movimenti verticali medi del periodo 1992 ÷ 2003 e il periodo 2003 ÷ 2012 (Figura 51), si nota come in entrambi i casi i movimenti siano pressoché nulli nelle zone prossime ai contrafforti rocciosi; nella fase ante operam gli abbassamenti più rilevanti sono distribuiti in modo abbastanza uniforme nella zona della Città Murata e di Viale Innocenzo, con valori decrescenti verso le aree più esterne della convalle, in accordo alla subsidenza naturale.
Al contrario, nel periodo di realizzazione delle opere, nella zona a ridosso dell’area oggetto dei lavori si osservano alcuni riflettori contraddistinti da cedimenti rilevanti; tali punti risultano inoltre caratterizzati da elevati cedimenti relativi rispetto ai riflettori adiacenti.
Dall’analisi puntuale di alcuni singoli riflettori nella zona del lungolago (Figura 53; per l’ubicazione si veda la Figura 52), si evince che sul Lungolario Trento diversi punti di misura presentano un’accelerazione della subsidenza nel periodo 2008 ÷ 2009, coincidente con l’inizio dei lavori di scavo per la vasca B; al contrario, il Lungolario Trieste non presenta accelerazioni ma solo dei leggeri trend di subsidenza.
Dalla fine del 2008, si è prodotto un abbassamento verticale del terreno di circa 4 cm in corrispondenza dei bersagli che si trovano a distanza di alcune decine di metri dalla riva del Lago, ove sono stati effettuati gli scavi. Tale abbassamento sembra avere avuto una fase più intensa terminata ad inizio 2009, ma i movimenti continuano anche negli anni successivi e permangono tuttora.
a) b)
Figura 51 : Confronto tra i dati interferometrici per il periodo 1992 ÷ 2003(a) e il periodo 2003 ÷ 2012 (b), comprendente le fasi di lavorazione per la realizzazione delle opere di difesa dalle esondazioni; si noti la variazione nella zona oggetto dei lavori, con vari riflettori che presentano abbassamenti dell’ordine dei 5 mm/a. Dati forniti da TRE
Figura 52 : Ubicazione dei bersagli analizzati da TRE per l’elaborazione delle misure di interferometria radar nel settore del Lungolario Trento; il codice di colore si riferisce alla velocità media di spostamento verticale del terreno
nell’intervallo 2003 ÷ 2012; in particolare, i punti rossi sul Lungolario Trento presentano velocità di subsidenza dell’ordine di 5 mm/anno.
Figura 53 : Serie storica delle deformazioni osservate dai dati di interferometria satellitare TRE durante il periodo 2003 ÷ 2012, corrispondente al grafico spostamento-tempo per i punti PS00259 e PS001ES (ubicazione in Figura 52); nel primo caso è visibile un abbassamento relativo di circa 4 cm avvenuto a seguito dei lavori eseguiti sul Lungo Lario
Trento, nel secondo caso si nota l’assenza di variazioni significative nei movimenti del terreno.
Infine, la variazione dell’assetto statico degli edifici è stata monitorata mediante l’impiego di clinometri, installati lungo i due settori contigui ai lotti di lavorazione.
Il periodo monitorato riguarda un intervallo temporale durante il quale si assiste ad una lenta ricarica dell’acquifero superficiale, depresso dalle precedenti fasi realizzative dell’opera (cfr. § 6.3.2.).
In Figura 54 sono illustrati i grafici rappresentativi delle misure di alcuni dei clinometri posizionati in prossimità della vasca B e le principali fasi di realizzazione dell’opera. In particolare è stato evidenziato l’inizio di quelle attività che possono avere influenzato la stabilità del settore costiero: l’infissione delle palancole nell’area di cantiere (da maggio 2008), l’inizio della depressione della falda tramite pompaggio (da luglio 2008) e la risalita della falda (da luglio 2009). Per ciascun clinometro vengono riportate le componenti di movimento (ortogonale e parallelo alla parete su cui è fissato – indicati nei canali a e b) e, in verde, l’andamento delle temperature, per poter sottrarre al segnale rilevato la componente dovuta all’espansione/contrazione termica dell’edificio.
Dai grafici si possono desumere chiaramente deformazioni cumulate su una o entrambe le componenti dei clinometri nel corso del tempo (Ingegneria e Controlli S.r.l., 2010; 2011). In particolare, CL6 presenta un progressivo decremento del valore nel canale CL6b, che incrementa la propria velocità di movimento in corrispondenza delle fasi di aggottamento. Il grafico relativo a CL3b, mostra inoltre come in corrispondenza della fase di risalita della falda a monte del cantiere vi sia un forte recupero dei valori angolari nel suddetto canale, superiore a quello normalmente imputabile alla variazione termica stagionale.
Figura 54 : Dati clinometrici relativi all’area della Vasca B. Si riporta l’inizio delle principali attività di cantiere che possono influenzare la stabilità del settore a lago. Per l’ubicazione degli strumenti si rimanda all’Allegato 3.
I dati appena presentati mostrano numerose evidenze di alterazioni e deformazioni dell’assetto ambientale e del tessuto urbano nell’area più prossima al cantiere; purtroppo manca un monitoraggio del settore ante operam e durante alcune fasi realizzative, che avrebbe consentito una precisa definizione delle condizioni
originarie e la discriminazione tra effetti riconducibili alla realizzazione delle opere e fenomeni prettamente naturali, o comunque indipendenti dalle lavorazioni.
I rilevamenti mostrano tuttavia in modo chiaro che quasi contemporaneamente all’avvio dell’aggottamento si rileva una tendenza generalizzata alla rotazione degli edifici verso il Lago, ovvero verso la zona di maggiore depressione piezometrica, accompagnata da un abbassamento verticale del suolo di circa 4 cm, e dall’aumento della velocità di subsidenza nel settore interessato dagli scavi.
Il continuo monitoraggio della rete strumentale (capisaldi, piezometri, clinometri) è pertanto un fattore imprescindibile per una corretta comprensione dei fenomeni in atto e della loro evoluzione futura, nell’ottica di giungere alla migliore gestione possibile del delicato equilibrio ambientale dell’area e della dinamica falda-Lago.