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Definizione degli ambienti deposizionali ed elaborazione dei dati stratigrafici

6. Area urbana di Como

6.4. Evoluzione paleo-ambientale

6.4.2. Definizione degli ambienti deposizionali ed elaborazione dei dati stratigrafici

di definire in dettaglio posizione, estensione e spessore delle varie unità che caratterizzano la sequenza stratigrafica del sottosuolo. A causa della scarsa omogeneità dei dati, è stato possibile eseguire elaborazioni di dettaglio solo in zone specifiche (lungolago, Duomo, S. Abbondio), dove sono presenti dati a migliore risoluzione. L’analisi complessiva dei dati a disposizione ha permesso invece di ottenere informazioni qualitative sull’intera area urbana di Como.

I profili geologici presentati nell’Allegato 4 sono stati ulteriormente analizzati al fine di identificare le caratteristiche peculiari dei vari ambienti deposizionali. Gli elementi considerati nell’elaborazione fanno riferimento ad alcuni indicatori che forniscono informazioni utili per ricostruire l’evoluzione delle condizioni di sedimentazione, quali la presenza di minerali specifici (vivianite) o di ciottoli isolati (dropstones).

È stato così possibile identificare cinque ambienti deposizionali che si sono succeduti nel tempo; a partire dall’alto, si riconoscono:

- Sedimenti con sostanza organica dispersa o in aggregati e presenza di gusci di gasteropodi e materiale vegetale; comprende parte delle Unità 1 e 3 dei profili geologici. L’ambiente deposizionale è di tipo palustre, con condizioni di anossia; la parte superiore comprende il riporto antropico. - Sabbie ghiaiose, riconducibili a deposizione alluvionale ad opera dei corsi d’acqua che andavano via

via riempiendo la convalle; coincide con l’Unità 2 dei profili stratigrafici.

- Ritmiti; matrice limosa con accessoria sabbia o argilla in funzione di posizione e profondità. Aggregati limosi scuri organici disposti in letti sottili (1 ÷ 2 mm) generalmente sub-orizzontali, talvolta inclinati o convoluti, alternati a materiale più chiaro inorganico di spessore più elevato. Presenza di vivianite in livelli o concrezioni, gusci di molluschi e frustoli vegetali o resti lignei. Corrispondono a parte delle Unità 3 e 4; l’ambiente di sedimentazione è di tipo lacustre-palustre. Transizione netta al livello sottostante, coincidente con il limite inferiore dei terreni con diffusa presenza di sostanza organica.

- Limi inorganici con livelli sabbiosi e presenza di dropstones, corrispondenti a parte delle Unità 5 e 6 dei profili geologici. La litologia dei clasti è variabile (calcarei, granitoidi, metamorfici), il diametro medio è di 1 ÷ 2 cm, con valori massimi accertati di 80 cm. Occasionalmente, si rinviene ghiaia in livelli spessi fino a 10 cm, potenzialmente riconducibili ad eventi ad elevata energia (piene di fiumi proglaciali) o a detrito di versante. Depositi ascrivibili a sedimenti glaciolacustri distali.

- Sabbie con dropstones, corrispondenti all’Unità 7; rappresentano depositi glaciolacustri più prossimali, contraddistinti da matrice più grossolana.

I dati in possesso non consentono di evidenziare eventuali differenze granulometriche nelle alternanze di livelli organici ed inorganici; si riscontra tuttavia che i letti organici hanno spessore generalmente millimetrico, e sempre inferiore rispetto ai livelli inorganici.

Tale andamento si può spiegare con il fatto che le ritmiti, almeno nella parte più profonda dei sondaggi, si depositano in un ambiente di lago proglaciale: lo strato organico sedimenta solo durante la stagione estiva, di breve durata nel periodo ancora freddo seguente alla deglaciazione, e con poca disponibilità di sostanza organica.

Inoltre, le ritmiti si rinvengono per spessori consistenti, per un massimo di circa 30 m nella zona del lungolago, senza rilevanti variazioni verticali, a testimonianza della presenza di un ambiente di

sedimentazione costante e privo di grosse perturbazioni; pertanto, è possibile supporre che tali sedimenti si siano accumulati in posizione distale e relativamente distante dagli immissari. La presenza di vivianite in livelli o concrezioni è sempre associata a questo orizzonte deposizionale, mentre i dropstones sono del tutto assenti, dal momento che compaiono esclusivamente al di sotto del limite dei materiali con diffusa presenza di sostanza organica. Analogamente a quanto evidenziato tramite i profili geologici, si nota che tutti gli strati aumentano di spessore nella zona del depocentro del bacino e tendono a rastremarsi verso sud.

Le stratigrafie rilevano anche alcuni livelli in cui gli strati delle ritmiti sono inclinati fino a 35 ÷ 40° o convoluti; le possibili spiegazioni per tale fenomeno sono numerose, e comprendono processi di clinostratificazione (deposizione su foreset, ripples, stratificazioni incrociate), deformazioni sinsedimentarie (microslumping) o effetti cosismici (liquefazioni).

La disponibilità esclusivamente di dati di sondaggi e la contestuale mancanza di affioramenti impediscono di identificare in modo univoco il processo genetico specifico di queste strutture; si ritiene tuttavia oltremodo interessante l’approfondimento delle ricerche in questo senso, che potrebbero fornire ulteriori informazioni per una più completa comprensione dell’evoluzione ambientale.

Per quanto riguarda le elaborazioni condotte sull’intero database, si è proceduto a valutare l’andamento e lo spessore dei limiti stratigrafici. La Figura 57 presenta lo spessore del riporto, che evidenzia valori generalmente compresi tra 1 e 5 m, con un notevole ispessimento verso lago, e in particolare a partire dalla zona di Piazza Grimoldi; tale andamento potrebbe marcare un primo intervento antropico di riporto, antecedente al 1722. Il Palazzo Vescovile, il cui edificio originario risale all’XI sec. attesta comunque che in quel punto la linea di costa per parecchi secoli era già posizionata molto prossima a quella cartografata per il XVIII secolo.

Figura 57 : Spessori relativi al riporto antropico, che risultano più consistenti nella zona del lungolago; è evidenziato anche il progressivo avanzamento della linea di costa in epoca storica.

Per quanto riguarda lo strato palustre, in primo luogo ne è stato calcolato lo spessore; i valori sono stati suddivisi in 6 classi (0 m; 1 ÷ 2 m; 3 ÷ 5 m; 6 ÷ 10 m; 11 ÷ 15 m; >15 m) e riportati sulla mappa. Nei casi in cui lo strato organico è assente si registra il passaggio diretto tra sedimenti grossolani alluvionali e argille glaciolacustri. La Figura 58 mostra come gli spessori più consistenti siano presenti al centro della convalle; i valori massimi, superiori ai 30 m, si registrano nella zona del lungolago.

Sono state inoltre tracciate le linee di separazione tra aree in cui lo strato organico è presente e aree in cui tale strato è assente; la zona di via Dante – via Tommaso Grossi, in cui lo strato organico è assente, è stata identificata da Autori precedenti (Comune di Como, 1980; Bini, 1993) come un antico conoide del Torrente Valduce. Il limite si attesta a quote comprese tra 210 e 220 m s.l.m. ed è indicativo del livello del lago al momento del passaggio stratigrafico tra sedimentazione di depositi prettamente inorganici e depositi con sostanza organica.

Figura 58 : Sulla CTR sono riportate le classi degli spessori relativi allo strato organico, il limite dell’affioramento del substrato, le linee di demarcazione dell’estensione dei limi palustri e il Retroscorrimento

della Gonfolite. Si evidenzia il maggior spessore di limi palustri nell’area di piazza Verdi e piazza Cavour e l’assenza degli stessi nella zona est dell’area urbana. I simboli quadrati indicano un valore minimo (la base del

sondaggio è situata nello strato organico).

L’elaborazione di Figura 59 evidenzia i sondaggi in cui si sono rinvenuti il substrato roccioso in profondità (simbolo rosso) e/o i sedimenti fini inorganici di origine glaciale (verde); in giallo sono invece mostrati i punti in cui lo strato limoso con sostanza organica è assente.

Si può notare come il substrato sia stato perforato esclusivamente nelle aree più periferiche rispetto alla piana su cui sorge la città di Como. In corrispondenza di un pozzo per acqua in Viale Innocenzo XI, il substrato gonfolitico è stato perforato alla profondità di 181,5 m dal piano campagna (cfr. Allegato 4): questo pozzo è

situato al margine della piana, quindi è possibile supporre che i sedimenti quaternari presenti nel depocentro del bacino abbiano spessori almeno equivalenti, se non addirittura maggiori.

Per quanto riguarda i depositi fini glaciali, questi sono stati perforati sia nelle zone esterne della convalle, dove si incontrano a pochi metri di profondità, sia al centro dell’area urbana, a profondità superiori ai 30 metri. Considerando che buona parte dei sondaggi si spinge fino a profondità inferiore ai 30 metri e il tipo di ambiente di sedimentazione (fase di ritiro del ghiacciaio, presenza di un lago proglaciale), si può ragionevolmente dedurre che limi e argille inorganici siano presenti in tutto il territorio.

Figura 59 : Sulla CTR sono evidenziati i sondaggi in cui non si sono rilevati strati palustri (giallo), i sondaggi che hanno rilevato la presenza di depositi fini inorganici (verde) e quelli che hanno raggiunto il substrato

(rosso).

Un’ulteriore linea di indagine è costituita dall’osservazione della quota delle transizioni tra le varie unità litologiche, e di conseguenza tra gli ambienti deposizionali.

La Figura 60 presenta la quota assoluta della base dello strato palustre, cioè il passaggio tra sedimenti organici e sedimenti inorganici di ambiente glaciolacustre; in seguito, è stata elaborata una superficie di interpolazione tra i dati, che mostra l’andamento altimetrico del passaggio stratigrafico.

Il limite raggiunge quote inferiori ai 150 m s.l.m. (quindi circa 50 m dal p.c.) nella zona della Diga Foranea – giardini a Lago, e diventa più superficiale spostandosi verso le zone esterne e verso sud, in accordo a quanto rinvenuto nell’analisi dello spessore dello strato palustre e nella costruzione dei profili stratigrafici. Al centro della convalle la base dello strato organico si trova a profondità inferiori rispetto ai lati, per via delle conseguenze di lungo termine della subsidenza locale (Comerci, 2004).

Figura 60 : Andamento del passaggio tra sedimenti con diffusa presenza di sostanza organica e sedimenti inorganici. Sono raffigurate le quote assolute individuate tramite l’analisi delle stratigrafie e una superficie di

interpolazione tra i punti.

La Figura 61 presenta invece la quota assoluta del passaggio tra sedimenti fini distali e depositi sabbiosi prossimali; i dati di partenza sono in questo caso meno numerosi poiché minore è il numero dei sondaggi che raggiungono profondità adeguate per l’osservazione di questo limite.

La superficie risulta più omogenea rispetto alla base dei limi palustri, con variazioni altimetriche più contenute, soprattutto lungo la direttrice N-S; si registrano invece cospicue variazioni verticali nell’area di S. Agostino, con il limite che risale fino a circa 20 m dal p.c. (180 m s.l.m.).

Questa superficie non è influenzata dal fenomeno della subsidenza, poiché il costipamento delle sabbie profonde è praticamente trascurabile rispetto a quello dei depositi fini sovrastanti; è possibile quindi osservare la morfologia del fondale del lago proglaciale formatosi subito dopo la deglaciazione.

Figura 61 : Quote del passaggio tra sedimenti lacustri distali e prossimali, desunte dalle stratigrafie di sondaggio. I punti rappresentati in blu costituiscono un valore minimo (la base del sondaggio non raggiunge il

limite stratigrafico in oggetto).

6.4.3. Ricostruzione dell’evoluzione ambientale tardo-quaternaria dell’area