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Attendibilità storica delle laudationes funebres

Nelle laudationes funebres, sviluppando i temi del compianto e della lode, veniva esaltato ciò che avevano compiuto sia il defunto durante la sua vita sia i suoi antenati prima di lui, per cui sommando le res gestae di ogni singola famiglia si scriveva una parte della storia di Roma e il complesso delle res gestae di tutte le famiglie aristocratiche romane costituiva la totalità della storia dell’Urbe.

In seguito gli storici utilizzarono le laudationes funebres come fonti scritte e i carmina

conuiualia, canti accompagnati dal flauto ed espressi in versi che, durante i banchetti, conuiuia,

celebravano le imprese gloriose degli antenati illustri, per ricostruire le fasi più antiche delle origini di Roma, la cui storia va intesa come espressione delle famiglie più in vista e prestigiose dell’epoca. Pertanto la validità di una ricostruzione fedele degli eventi e il carattere encomiastico delle laudationes funebres era già considerato nella tarda età repubblicana non attendibile per una veridicità storica354.

Lo stesso Giulio Cesare355, il più autorevole della stirpe Giulia, faceva risalire le sue mitiche origini alla dea Venere, nata da quelle stesse acque del Mar Mediterraneo dalle quali erano giunte sulle coste del Lazio le navi di suo figlio Enea, famoso condottiero troiano nato dall’unione di Anchise e Venere.

Per celebrare se stessa e i propri antenati, la gens offuscava l’autenticità del patrimonio di memorie espresso nelle laudationes funebres, rendendole poco attendibili, per le falsificazioni compiute sulla storia romana arcaica356, come sottolinearono Cicerone, Plutarco e Livio.

Nel Brutus Cicerone affermava che si esagerava sulle genealogie e si eccedeva sulle cariche conseguite, riconoscendo ai propri antenati falsi trionfi e un maggior numero di consolati. Inoltre, portando se stesso ad esempio, individuava nella scarsità dei nomi gentilizi la possibilità di inserirsi in una stirpe più illustre della propria, ma di identico nomen, appropriandosi così anche dei relativi antenati altrui:

“[…] Tuttavia, la storia di Roma è stata piuttosto falsata da questi elogi funebri: infatti vi si trovano scritte molte cose mai accadute: falsi trionfi, un numero esagerato di consolati, anche false genealogie e passaggi di patrizi alla plebe, quando persone di più umile origine si riversavano in

354 Cfr. MANCA-ROHR VIO 2010, pp. 20-21 e 33. 355 Cfr. Suet. Iul. 6, 1. 356

76 un’altra famiglia dallo stesso nome; come se io affermassi di discendere da Manio Tullio, patrizio, che fu console con Servio Sulpicio dieci anni dopo la cacciata dei reˮ357.

Lo stesso Livio, che nella sua Ab Urbe condita libri raccolse quasi tutto il patrimonio di tradizioni e di memorie storiche dell’età repubblicana, affermava che, allo scopo di tramandare la gloria e la nobiltà, la famiglia stessa falsificava la storia più antica di Roma, sottolineando in particolare che la mancanza di fonti scritte sui primi secoli ne impediva la ricerca e la ricostruzione a causa di dati poco affidabili:

“[…] Non è facile scegliere tra le tante versioni e i diversi autori. Penso che i fatti siano stati alterati dagli elogi funebri e dalle false iscrizioni collocate sotto i busti, poiché ogni famiglia cerca di attribuirsi la fama delle gesta e degli onori con ingannevoli menzogne; da quella pratica derivano certamente confusioni sia nelle gesta dei singoli individui sia nelle documentazioni pubbliche; per quegli anni non esistono autori contemporanei agli eventi, sui quali ci si possa fondare con certezzaˮ358.

In particolare Livio era critico nel riconoscere le difficoltà di risalire indietro nel tempo per la mancanza di documenti scritti e attestava chiaramente come il sacco del 390 a.C. da parte dei Galli di Brenno avesse comportato la perdita degli Annales:

“[…] Ho descritto nei primi cinque libri quelle gesta che i Romani hanno compiuto dalla fondazione della città fino alla sua presa, prima sotto i re, poi sotto i consoli, i dittatori, i decemviri e i tribuni consolari, nonché le guerre esterne e le agitazioni interne, fatti poco chiari sia perché accaduti in tempi molto antichi, e quindi simili a quelli che si distinguono appena perché sono troppo distanti nel tempo, sia per la rarità in quei tempi di documenti scritti, unica affidabile testimonianza degli avvenimenti passati, e anche perché, pur trovandone notizie negli annali dei

357

Cfr. Cic. Brut. 62: [...] Quamquam his laudationibus historia rerum nostrarum est facta mendosior. multa enim

scripta sunt in eis quae facta non sunt: falsi triumphi, plures consulatus, genera etiam falsa et ad plebem transitiones, cum homines humiliores in alienum eiusdem nominis infunderentur genus; ut si ego me a M’. Tullio esse dicerem, qui patricius cum Ser. Sulpicio consul anno x post exactos reges fuit.

358

Cfr. Liv. 8, 40, 4-5: [...] Nec facile est aut rem rei aut auctorem auctori praeferre. uitiatam memoriam funebribus

laudibus reor falsisque imaginum titulis, dum familiae ad se quaeque famam rerum gestarum honorumque fallente mendacio trahunt; inde certe et singulorum gesta et publica monumenta rerum confusa. nec quisquam aequalis temporibus illis scriptor exstat quo satis certo auctore stetur.

77 pontefici e in altri documenti pubblici e privati, la maggior parte andò distrutta nell’incendio di Romaˮ359.

La forte componente spettacolare dovuta alla presenza delle imagines e alla solennità della parola, che viene completata e ampliata dall’intonazione, dalle pause e dai gesti che accompagnavano il linguaggio verbale, oltre ad un evidente valore etico e politico, consegnava gli illustri antenati al ricordo e alla glorificazione da parte della comunità civile che, conservando memoria dell’esperienza e della saggezza della loro vita, non solo guardava al passato, ma realizzava un modello di comportamento per il presente e per il futuro dei cittadini stessi, in quanto la memoria è una funzione fondamentale perché noi siamo ciò che ricordiamo.

359

Cfr. Liv. 6, 1, 1-2: […] Quae ab condita urbe Roma ad captam eandem Romani sub regibus primum, consulibus

deinde ac dictatoribus decemuirisque ac tribunis consularibus gessere, foris bella, domi seditiones, quinque libris exposui, res cum uetustate nimia obscuras uelut quae magno ex interuallo loci uix cernuntur, tum quid rarae per eadem tempora litterae fuere, una custodia fidelis memoriae rerum gestarum, et quod, etiam si quae in commentariis pontificum aliisque publicis priuatisque erant monumentis, incensa urbe pleraeque interiere. Sul tema cfr. MANCA-

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TRE ESEMPI DI LAUDATIO FUNEBRIS PRONUNCIATE DA AUGUSTO