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Marcus Claudius Marcellus: un giovin bello

“Ahi! misero fanciullo,ove tu possa sforzare i fati, tu sarai Marcello”417

Con questi versi Anchise profetizza ad Enea la morte prematura del giovane Marco Claudio Marcello, membro della dinastia Giulio-Claudia, figlio di Ottavia Turina Minore418, sorella di Augusto, e di Gaio Claudio Marcello Minore, console nel 50 a.C. e oppositore di Caio Giulio Cesare, discendente dalla familia dei Claudi Marcelli della gens Claudia e, in sesta generazione, dal famoso console e generale omonimo.

Chi è questo giovane?

Marco Claudio Marcello419, fratello di Claudia Marcella Maggiore e di Claudia Marcella Minore, nasce a Roma nel 42 a.C.420, mentre Ottaviano era triumviro con Marco Antonio e Marco Emilio Lepido. Nel 40 a.C., la madre Ottavia Turina Minore, rimasta vedova, sposa Marco Antonio421 per una decisione che rientrava nel disegno della politica di Ottaviano che intendeva, unendo le due famiglie attraverso questo matrimonio, rafforzare l’accordo sottoscritto a Brindisi422 e la propria alleanza con Marco Antonio.

Anche lo stesso nipote Marco Claudio Marcello viene implicato dallo zio nelle vicende politiche e, come riferisce Cassio Dione, a soli tre anni, nel 39 a.C., a suggello del trattato di Capo Miseno fra i triumviri Ottaviano, Marco Antonio, Marco Emilio Lepido e Sesto Pompeo, viene promesso alla figlia di quest’ultimo:

“[…] Tuttavia, egli (Sesto Pompeo) non fece nulla nei loro confronti come se non ricordasse l’amarezza del passato e il giorno successivo, invitato a sua volta a banchetto, fidanzò sua figlia (Pompea) con Marco Marcello, il nipote di Cesare Ottaviano”423

.

417

Cfr. Verg. Aen. 6, vv. 882-883: [...] Heu, miserande puer, si qua fata aspera rumpas, / tu Marcellus eris.

418

Sulla personalità di Ottavia Turina Minore cfr. SCARDIGLI 1982, pp. 61-64; DE CHAISEMARTIN 1983, pp. 35- 61; GAFFORINI 1994, pp. 109-134; COSI 1996, pp. 255-272 e SUMI 2005, pp. 253-256.

419

Sulla figura di Marco Claudio Marcello cfr. BRUGNOLI 1987, III, pp. 364-370.

420 Cfr. Cass. Dio 28, 3, nt. 251. 421 Cfr. Vell. 1, 78, 1. 422 Cfr. Plut. Ant. 31. 423 Cfr. Cass. Dio 48, 38, 3: [...] Ὅμως οὐδὲν ὡς καὶ μνησικακῶν σφισιν ἔπραξεν, ἀλλὰ τῇ τε ὑστεραίᾳ ἀνθειστιάθη, καὶ τὴν θυγατέρα Μάρκῳ Μαρκέλλῳ τῷ τοῦ Καίσαρος ἀδελφιδῷ ἠγγύησεν.

90 Tale fidanzamento, probabilmente, si rompe alla ripresa delle ostilità tra Ottaviano e Sesto Pompeo, giustiziato da un ufficiale di Marco Antonio in Asia Minore424, dove si era rifugiato in seguito alla sconfitta inflitta, nel 36 a.C. a Nauloco in Sicilia, da Marco Vipsanio Agrippa425.

Da quanto riferisce Strabone la madre Ottavia Turina Minore, che Plutarco, enfatizzandone le qualità morali, fisiche e intellettuali, descrive come χρῆμα θαυμαστὸν γυναικὸς γενομένην / un tesoro di donna426, nonché κάλλει, σεμνότητα καὶ νοῦν ἔχουσαν / piuttosto bella, austera ed intelligente427, aveva allevato il figlio Marco Claudio Marcello con sani principi scegliendo per la sua educazione come pedagogo Nestore di Tarso, filosofo dell’Accademia degli stoici428, forse su suggerimento dello stesso Augusto, educato da Atenodoro, proveniente anche lui da Tarso.

Ad Augusto mancava quel figlio maschio, a lungo desiderato invano durante i suoi tre matrimoni429, a cui lasciare in eredità le redini del principato, come sottolinea Svetonio:

“[…] Ma la sorte non gli permise di essere soddisfatto e fiducioso della discendenza e della disciplina della casa”430

.

Il problema della successione ebbe un peso determinante nelle vicende dell’impero: Augusto, la cui dignità imperiale non prevedeva il privilegio dinastico, poteva scegliere con anticipo il proprio erede in modo che, al momento della morte, il successore designato fosse già in possesso delle capacità necessarie per assumere il governo.

Augusto, a differenza della moglie Livia Drusilla, desiderosa che a succedergli fossero i figli del suo primo marito, Tiberio e Druso, intravide nel giovane nipote Marco Claudio Marcello l’unico familiare, in linea maschile, a cui lasciare l’impero in eredità, poiché intendeva realizzare la continuità del principato con una successione ereditaria senza pregiudicare gli interessi dell’ordinamento repubblicano e nello stesso tempo perseguire, come Caio Giulio Cesare aveva fatto nei suoi confronti, i propri obiettivi dinastici all’interno della sua famiglia in un membro della gens Iulia, stirpe, a suo dire, discesa da numi e da re431.

Come Caio Giulio Cesare aveva fatto con lui quindici anni prima, Augusto cominciò ad occuparsi del nipote, quale erede designato alla sua successione, facendolo apparire spesso in pubblico con lui; il giovane viene così dipinto da Velleio Patercolo:

424 Cfr. HADAS 1966, p. 103. 425 Cfr. Liv. perioch. 129, 1-4. 426 Cfr. Plut. Ant. 31, 2. 427 Cfr. Plut. Ant. 31, 4. 428 Cfr. Strab. 14, 5, 14. 429 Cfr. Suet. Aug. 62 e 63, 1. 430

Cfr. Suet. Aug. 65, 1: [...] Sed laetum eum atque fidentem et subole et disciplina domus Fortuna destituit.

431

91 “[...] Quando (Marco Claudio Marcello) morì era in giovane età, come dicono aveva nobili virtù, era allegro nell’animo e degno della grande sorte alla quale era stato destinato”432.

Infatti al suo ritorno da Alessandria nell’agosto del 29 a.C., durante il suo quinto consolato, Augusto fece partecipare Marco Claudio Marcello e il suo figliastro Tiberio, coetanei e suoi possibili successori, al suo triplice trionfo curule, durato tre giorni consecutivi433 come le vittorie da celebrare: sulla Dalmazia ottenuta nel 35-33 a.C.; ad Azio434, di fronte alla costa dell’Epiro, nei Balcani meridionali, in cui nel 31 a.C. sconfisse il rivale Marco Antonio e l’ultima regina tolemaica Cleopatra VII, nonostante la superiorità numerica delle loro forze di terra e di mare; e sull’Egitto435 nel 30 a.C., che in seguito diventerà provincia romana436, perdendo la sua secolare indipendenza.

Sarà comunque Marco Claudio Marcello, allora solo tredicenne, ad occupare nella pompa

triumphalis per la battaglia di Azio il posto d’onore sfilando sul cavallo esterno di destra, dexteriore funali equo, accanto al currus triumphalis, la quadriga del vincitore Augusto, affiancato

invece a sinistra da Tiberio: la parata dello zio fornirà dunque l’occasione per un grande momento di visibilità per Marco Claudio Marcello, secondo quanto sostiene Svetonio:

“[…] Non erano ancora diventati adulti quando, in occasione del trionfo di Azio, (Tiberio) accompagnò il carro di Augusto su un cavallo legato alla fune e posto a sinistra dei due cavalli attaccati al giogo del carro stesso, mentre Marcello, figlio di Ottavia, montava quello di destra” 437.

Sempre per dimostrare la preferenza tra i due giovani, alimentando una rivalità tra loro e destando una certa preoccupazione in Livia Drusilla per il futuro di suo figlio Tiberio, nel 29 a.C. Augusto, nella stessa occasione in cui onorò Marco Vipsanio Agrippa con il vessillo blu scuro, destinò ai ragazzi del popolo romano un congiarium, una donazione in nome del giovane Marco Claudio Marcello, come ricordato da Cassio Dione:

432

Cfr. Vell. 1, 93, 1: [...] Decessit admodum iuuenis, sane, ut aiunt, ingenuarum uirtutum laetusque animi et ingenii

fortunaeque, in quam alebatur, capax.

433 Cfr. Suet. Aug. 22. 434 Cfr. Suet. Aug. 17, 2. 435 Cfr. Suet. Aug. 17, 3. 436 Cfr. Suet. Aug. 18, 2. 437

Cfr. Suet. Tib. 6, 4: [...] Dehinc pubescens Actiaco triumpho currum Augusti comitatus est sinisteriore funali equo, cum Marcellus Octauiae filius dexteriore ueheretur. Sul tema cfr. PANCIERA 1994, p. 88 e DE BIASI-FERRERO

92 “[…] Distribuì al popolo cento dracme ciascuno, prima a coloro che erano diventati adulti e in seguito anche ai fanciulli, in onore di Marcello, figlio di sua sorella”438

.

Per la mancanza di scuole militari dove imparare gli insegnamenti bellici e allo scopo di iniziarli alla carriera militare, nel 27 a.C. Augusto decide di inviare i due giovani quindicenni, in qualità di tribuni militum in Spagna, dove soffrirono i disagi delle marce e degli spostamenti, si occuparono di organizzare i giochi per i soldati e fecero soprattutto la loro prima esperienza militare durante la guerra cantabrica, iniziata nell’anno precedente dallo stesso Augusto, come testimonia Svetonio nella Vita di Tiberio:

“[…] (Tiberio) prestò il suo primo servizio militare nella spedizione contro i Cantabri, in veste di tribuno dei soldati”439

.

Al rientro in Italia, il giovane Marco Claudio Marcello rade la prima barba, come ricorda un epigramma dedicatorio di Crinagora dall’Antologia Palatina:

“[...] Di ritorno dalla guerra in Occidente nei territori dell’Italia con il bottino, Marcello si rase la prima barba bionda: così, come voleva la Patria, partì fanciullo e ritornò uomoˮ440.

Nello stesso anno in cui militava in Spagna, nel 25 a.C., Augusto adottò il nipote Marco Claudio Marcello e allo stesso tempo, come strumento della sua politica dinastica che doveva significare un’esplicita designazione alla successione, gli concesse in sposa la sua unica figlia Giulia Maggiore, avuta nel 40 a.C. dalla sua seconda moglie Scribonia441 e, come rivela Cassio Dione, la cerimonia venne presenziata, in loco parentis, dall’amico e collaboratore Marco Vipsanio Agrippa, che nel 28 a.C. aveva sposato Claudia Marcella Maggiore442, figlia di Ottavia Turina Minore e nipote di Augusto, nonché sorella di Marco Claudio Marcello; l’assenza al momento del matrimonio fra i due giovani, appena quattordici anni Giulia Maggiore e diciassette

438 Cfr. Cass. Dio 51, 21, 3: [...] Τῷ τε δήμῳ καθ’ ἑκατὸν δραχμάς, προτέροις μὲν τοῖς ἐς ἄνδρας τελοῦσιν, ἔπειτα δὲ

καὶ τοῖς παισὶ διὰ τὸν Μάρκελλον τὸν ἀδελφιδοῦν, διένειμε.

439

Cfr. Suet. Tib. 9, 1: [...] Stipendia prima expeditione Cantabrica tribunus militum fecit.

440

Cfr. Anth. Pal. 6, 161: […] Ἑσπερίου Μάρκελλος ἀνερχόμενος πολέμοιο / σκυλοφόρος κραναῆς τέλσα πάρ’Ἰταλίης, / ξανθὴν πρῶτον ἔκειρε γενειάδα· βούλετο πατρὶς / οὕτως, καὶ πέμψαι παῖδα καὶ ἄνδρα λαθεῖν. […] Ab

occidentali Marcellus rediens bello / cum praeda ad petrosae fines Italiae, / primo flauum totondit mentum: sic patria / uoluit, et mittere puerum, et uirum recipere.

441

Cfr. Suet. Aug. 63, 1.

442

93 Marco Claudio Marcello, di Augusto, lontano da Roma già dalla fine del 27 a.C., era motivata dall’impegno nelle guerre cantabriche, durante le quali il principe si ammalò:

“[…] E infatti (Augusto) non potendo, a causa di una sua indisposizione, essere presente a Roma per le nozze di Giulia e Marcello, figlio di sua sorella, affidò la celebrazione ad Agrippa”443

.

Per paura di morire prima di aver definito la sua successione, Augusto spinse il Senato ad accelerare la carriera magistratuale del giovane. Apprendiamo, come scrive Cassio Dione, che nel 24 a.C. Marco Claudio Marcello ricoprì il pontificato e, su richiesta di Augusto, un decreto del Senato gli concesse il diritto di sedersi in Senato con gli ornamenta praetoria permettendogli quindi di candidarsi al consolato con dieci anni di anticipo rispetto al termine stabilito per legge secondo il cursus honorum tradizionale, in modo da superare Tiberio nella linea di successione:

“[…] Ed inoltre fu permesso a Marcello di stare in Senato fra le persone di dignità pretoria e di presentarsi al consolato dieci anni prima del periodo previsto dalle leggi”444

.

Sempre nello stesso anno, come sappiamo da Cassio Dione, a diciannove anni Marco Claudio Marcello rivestì la carica di edile curule, senza aver prima assunta la questura:

“[…] In seguito mentre Tiberio ricopriva la carica di questore, Marcello fu preposto all’edilità curuleˮ445.

La conferma degli onori concessi a Marco Claudio Marcello è rilevabile anche negli

Annales di Tacito:

“[...] Infatti, a sostegno del proprio potere, Augusto conferì la carica di pontefice e di edile curule a Claudio Marcello, figlio della sorella, ancora in giovane etàˮ446.

443 Cfr. Cass. Dio 53, 27, 5: [...] Τούς τε γὰρ γάμους τῆς τε θυγατρὸς τῆς Ἰουλίας καὶ τοῦ ἀδελφιδοῦ τοῦ Μαρκέλλου μὴ δυνηθεὶς ὑπὸ τῆς νόσου ἐν τῇ Ῥώμῃτότε ποιῆσαι δι’ ἐκείνου καὶ ἀπὼν ἑώρτασε. 444 Cfr. Cass. Dio 53, 28, 3: [...] Τῷ τε Μαρκέλλῳ βουλεύειν τε ἐν τοῖς ἐστρατηγηκόσι καὶ τὴν ὑπατείαν δέκα θᾶττον ἔτεσιν ἤπερ ἐνενόμιστο αἰτῆσαι. A questo proposito cfr. SYME 1962, pp. 342-346; PANCIERA 1994, p. 88 e DE BIASI-FERRERO 2003, p. 468, nt. 11.

445

Cfr. Cass. Dio 53, 28, 4: [...] Καὶ παραχρῆμά γε οὗτος μὲν ταμίας ἐκεῖνος δὲ ἀγορανόμος ἀπεδείχθησαν.

446 Cfr. Tac. ann. 1, 3, 1: [...] Ceterum Augustus subsidia dominationi Claudium Marcellum, sororis filium, admodum

94 Tutto cambiò all’inizio del 23 a.C.: Augusto, ammalatosi gravemente e temendo per la propria vita, disponendo tutto come se stesse per morire, riunì i magistrati e i più qualificati tra i senatori e i cavalieri per trattare gli affari di stato, affidò a Gneo Calpurnio Pisone447, con cui ricopriva il consolato per l’undicesima volta, le liste delle truppe e delle entrate pubbliche e consegnò l’anello, sigillo imperiale, a Marco Vipsanio Agrippa, sorprendendo tutti per non aver prescelto Marco Claudio Marcello come successore448, facendo nascere la rivalità tra un anziano, Marco Vipsanio Agrippa con una grande carriera e amato dal popolo, e un giovane, Marco Claudio Marcello senza esperienza, ma allo stesso tempo legato con Augusto per la parentela449.

Tale rivalità non sfuggì ad Augusto che, salvato dalle cure del medico Antonio Musa450, per scongiurare che la concorrenza fra i due arrivasse ad un vero e proprio scontro, allontanò Marco Vipsanio Agrippa che, accettata una carica in Siria451, si ritirò con il pretesto di un lieve raffreddore a Mitilene, come racconta Svetonio:

“[…] Infatti il primo (Marco Agrippa), per un lieve sospetto di raffreddore e convinto che gli si preferiva Marcello, si rifugiò, abbandonando tutti, a Mitilene”452.

Allontanato Marco Vipsanio Agrippa, Augusto rivolse nuovamente le sue attenzioni al nipote Marco Claudio Marcello aiutandolo nell’allestimento dei magnifici giochi, organizzati per la sua nomina all’edilità, che lo resero molto popolare ai Romani, come descritto da Cassio Dione:

“[...] (Augusto) lo aveva aiutato a preparare con magnificenza e sfarzo la festa che egli aveva organizzato durante la sua edilità tanto da far calare dall’alto dei tendoni di protezione sul Foro per tutta l'’estate e da far ballare sul palco un cavaliere e una donna di nobile stirpeˮ453.

Sempre nell’anno 23 a.C. Augusto si trovò ad affrontare la congiura ai suoi danni da Lucio Licinio Varrone Murena, console suo collega per quell’anno, fratello dell’amico Gaio Proculeio e

447 Cfr. FRASCHETTI 1990, p. 84. 448 Cfr. Cass. Dio 53, 30, 1-2. 449 Cfr. Cass. Dio 53, 31, 4. 450 Cfr. Cass. Dio 53, 30, 3. 451 Cfr. Cass. Dio 53, 32, 1. 452

Cfr. Suet. Aug. 66, 3: [...] Cum ille ex leui frigoris suspicione et quod Marcellus sibi anteferretur, Mytilenas se

relictis omnibus contulisset.

453

Cfr. Cass. Dio 53, 31, 2-3: [...] Τὴν ἑορτὴν ἣν ἐκ τῆς ἀγορανομίας ἐπετέλει συνδιαθεὶς λαμπρῶς, ὥστε τήν τε ἀγορὰν ἐν παντὶ τῷ θέρει [ἐν] παραπετάσμασι κατὰ κορυφὴν διαλαβεῖν καὶ ὀρχηστήν τινα ἱππέα γυναῖκά τε ἐπιφανῆ ἐς τὴν ὀρχήστραν ἐσαγαγεῖν. Per la vicenda cfr. anche Prop. 3, 18, vv. 10-14; Plin. nat. 19, 6, 24 e Tac. ann. 2, 41.

95 cognato di Gaio Cilnio Mecenate. Murena fu accusato e condannato a morte in contumacia assieme all’altro cospiratore Fannio Cepione nel 22 a.C. 454

Infine, nell’autunno dello stesso anno, ammalatosi improvvisamente, Marco Claudio Marcello, nonostante fosse stato curato da Antonio Musa, il medico che a suo tempo aveva salvato Augusto, morì, concludendo in modo improvviso e rapido la sua felice carriera nell’anno 23 a.C., non ancora ventenne nei pressi di Baia, in Campania, come dalla testimonianza di Servio:

“[...] A sedici anni (Marcello) cadde ammalato e morì a diciotto anni a Baia, mentre ricopriva l’edilitàˮ455.

Morto Marco Claudio Marcello, Augusto richiamò dalla Siria Marco Vipsanio Agrippa, lo costrinse a divorziare da Claudia Marcella Maggiore, sorella di Marco Claudio Marcello, e a sposare la vedova Giulia, dimostrando con tale atto che la successione avveniva attraverso un matrimonio.

Non mancò chi sospettò che dietro alla morte di Marco Claudio Marcello ci fosse la figura di Livia Drusilla, contrariata perché Augusto aveva scelto di privilegiare nella successione il ramo Giulio anziché i propri figli Tiberio e Druso ma, come riporta Cassio Dione, è più probabile che la misteriosa malattia che uccise Marco Claudio Marcello sia stata la peste che colpì Roma all'inizio del 23 a.C. provocando numerose morti:

“[...] Dunque Livia, con il motivo che Marcello era stato preferito ai suoi figli, venne accusata della sua morte; ma l’attendibilità di questo dubbio cominciò a venire meno per le stesse disgrazie che si verificarono in quell’anno e in quello successivo, quando si propagarono delle epidemie che uccisero molti uominiˮ456.

Marco Claudio Marcello, primo candidato alla difficile successione di Augusto morì, come si è detto, lontano da Roma, a Baia in Campania, e considerandolo quasi come una prova generale per se stesso, Augusto ne apprestò il funerale con il massimo splendore, riservandogli per suo

454

Cfr. Vell. 2, 91; Sen. dial. 10, 4, 5; Suet. Aug. 19, 1 e 56, 4 e Cass. Dio 54, 3, 4-7.Sul tema cfr. CRESCI MARRONE 1999, pp. 193-203 e ROHR VIO 2000, pp. 292-296.

455

Cfr. Serv. Aen. 6, v. 861: [...] Hic sexto decimo anno incidit in ualetudinem et periit octauo decimo in Baiano, cum

aedilitatem gereret. Sulla morte di Marcello cfr. Cass. Dio 53, 30, 4. A questo proposito cfr. SYME 1993, p. 23 e

PANCIERA 1994, p. 88.

456

Cfr. Cass. Dio 53, 33, 4: [...] Αἰτίαν μὲν οὖν ἡ Λιουία τοῦ θανάτου τοῦ Μαρκέλλου ἔσχεν, ὅτι τῶν υἱέων αὐτῆς προετετίμητο· ἐς ἀμφίβολον δ’ οὖν ἡ ὑποψία αὕτη καὶ ὑπ’ ἐκείνου τοῦ ἔτους καὶ ὑπὸ τοῦ ἔπειτα, οὕτω νοσωδῶν γενομένων ὥστε πάνυ πολλοὺς ἐν αὐτοῖς ἀπολέσθαι, κατέστη.

96 stesso volere, l’onore di essere commemorato con il primo funus publicum457, una cerimonia in tutto simile al funerale privato, in cui le spese erano però completamente a carico dello Stato, come descrive Cassio Dione:

“[...] Augusto onorò (Marcello) con una cerimonia pubblica, con l’abituale elogio e lo fece seppellire nella tomba che stava preparandoˮ458.

Il corpo di Marco Claudio Marcello, essendo morto lontano dall’Urbe, venne riportato con una prima processione fino a Roma e in seguito dentro la città459, come già era avvenuto in occasione del funerale di Lucio Cornelio Silla. Il corpo di Lucio Cornelio Silla, trasportato da

Puteoli a Roma in una lettiga d’oro, era stato onorato con un funus publicum degno di un

imperatore, con un feretro addobbato da duemila corone inviate dalle città d’Italia e seguito dai consoli, dagli altri magistrati, dalle Vestali, dai senatori, dai cavalieri e dalle legioni, e fu sepolto nel Campo Marzio, dove soltanto i Re erano stati tumulati460.

Lo stesso Augusto dispose che fossero posti seicento letti entro la città, come scrive Servio, precisando anche che il numero dei letti presenti in occasione del funerale di Lucio Cornelio Silla erano stati invece seimila:

“[...] In onore del funerale di Marcello, Augusto comandò che arrivassero in città seicento letti: un gesto certamente illustre per gli antenati e che si offriva in favore della natura della fortuna; infatti Silla ne ha avuti seimilaˮ461.

Si è discusso circa l’identificazione dei sescentos lectos di cui parla Servio.

Come prima ipotesi, se pensiamo ad un momento conviviale nello svolgimento del rito funebre, potrebbero essere lecti tricliniares, letti da mensa per coloro che partecipavano al

conuiuium sepulcrale e in questo caso specifico i commensali potevano essere la familia funesta

affiancata dai magistrati. L’altra ipotesi è che non fossero lecti tricliniares per coloro che partecipavano al conuiuium, ma che fossero dei fercula, speciali lettighe dove venivano

457

Cfr. PANCIERA 1994, p. 88.

458

Cfr. Cass. Dio 53, 30, 5: [...] Καὶ αὐτὸν ὁ Αὔγουστος δημοσίᾳ τε ἔθαψεν, ἐπαινέσας ὥσπερ εἴθιστο, καὶ ἐς τὸ μνημεῖον ὃ ᾠκοδομεῖτο κατέθετο. Sul tema cfr. MALCOVATI 1944, p. 76 e DE BIASI- FERRERO 2003, pp. 468- 469.

459

Per la translatio del corpo di Augusto che si snoderà da Nola a Bouillae, da dove proseguirà fino a Roma e di seguito dentro la città, cfr. Cass. Dio 56, 31, 2 e Tac. ann. 1, 8, 5.

460

Cfr. App. bell. ciu. 1, 105-106. A questo proposito cfr. PANCIERA 1994, p. 90.

461

Cfr. Serv. Aen. 6, v. 681: [...] Ad funeris huius honorem Augustus sescentos lectos intra ciuitatem ire iussit: hoc

enim apud maiores gloriosum fuerat et dabatur pro qualitate fortunae; nam Sulla sex milia habuit. Al riguardo cfr.

97 appoggiate le offerte, come pensa Plutarco descrivendo i numerosi doni che accompagnarono il corpo di Lucio Cornelio Silla:

“[...] Si narra che dalle donne fu offerto in suo onore una grande quantità di spezie profumate che, aggiunte a quelle portate nelle duecentodieci lettighe, si poteva foggiare una statua di Silla stesso e una di un littore, tutte e due di prezioso incenso e cinnamomoˮ462.

Anche la proposta di Silvio Panciera è altrettanto interessante, in quanto lo studioso suppone che i fercula fossero utilizzati per trasportare le imagines maiorum, le maschere degli antenati463.

Interpretando però l’espressione lectos con il significato di delectos, electos o selectos, si può allora anche pensare che, per disposizione di Augusto stesso, furono soltanto seicento le persone scelte per accompagnare la processione del feretro di Marco Claudio Marcello intra

ciuitatem, per le vie della città464.

Così composto, con persone scelte naturalmente fra i membri della famiglia e all’interno dei gruppi più significativi della cittadinanza, il corteo funebre si snodò dalla casa di Marco Claudio Marcello sul Palatino fino al Foro Romano dove Augusto, profondamente addolorato per la sua morte, ne pronunciò la laudatio funebris pro rostris. L’aggettivo deuota, usato dal princeps nel suo elogio per considerare Marcello una vittima offerta in voto a una morte immatura, si ritroverà, come commenta lo stesso Servio, nel verso 712 del I libro dell’Eneide nell’episodio dell’infelice Didone, in cui il poeta si serve dell’espressione pesti deuota futurae, cioè consacrata ad un’imminente rovina in seguito all’abbandono dell’amato eroe troiano Enea:

“[...] Soprattutto infelice a causa del futuro, come esprime la sequenza “consacrata ad una futura rovinaˮ. “Rovinaˮ non solo per amore, ma anche per colpa. “Consacrataˮ invece dall’espressione presa dall’orazione di Augusto pronunciata durante l’elogio funebre di Marcello, poiché si dice che fu consacrato ad una morte prematuraˮ465.

462 Cfr. Plut. Sull. 38, 2: [...] Λέγεται δὲ τοσοῦτο πλῆθος ἀρωμάτων ἐπενεγκεῖν τὰς γυναῖκας αὐτῷ ὥστε ἄνευ τῶν ἐν φορήμασι δέκα καὶ διακοσίοις διακομιζομένων πλασθῆναι μὲν εἴδωλον εὐμέγεθες αὐτοῦ Σύλλα, πλασθῆναι δὲ καὶ ῥαβδοῦχον ἔκ τε λιβανωτοῦ πολυτελοῦς καὶ κινναμώμου. 463 Cfr. PANCIERA 1994, pp. 89-90. 464 Cfr. PANCIERA 1994, p. 90.

465 Cfr. Serv. Aen. 1, v. 712: [...] Praecipue infelix propter casum futurum, ut probant sequentia 'pesti deuota futurae'.

ideo ergo infelix. 'pesti' autem amori uel malo. 'deuota' uero de oratione Augusti translata locutio, quam habuit in laudatione funeris Marcelli, cum diceret, illum inmaturae morti deuotum fuisse. Sul tema cfr. MALCOVATI 1944, p.

98 Ecco, nelle parole di Servio, un ricordo di Marco Claudio Marcello, in cui si sottolinea il grande dispiacere della ciuitas per la morte di un giovane di singolare bellezza e valore che, non avendo ancora compiuto azioni straordinarie, si distinse soltanto per essere figlio della sorella di Augusto e in seguito ad adozione, figlio di Augusto stesso:

“[...] Bellezza, età e virtù caratterizzano Marcello, figlio di Ottavia, sorella di Augusto e da lui stesso adottatoˮ466.