I Romani adottarono tutte le forme conosciute di monumenti funebri219, dalla stele all’urna cineraria, al cippo, all’esedra, al mausoleo, sviluppando il concetto di strada funebre con file ininterrotte di sepolcri lungo le vie consolari e le loro traverse formando la necropoli dove, nella tipologia del sepolcro si rifletteva la gerarchia sociale; così ad esempio le tombe dei patrizi trovarono collocazione lungo la via Appia con grandiosi monumenti sepolcrali, che custodivano la memoria dei morti e segnalavano il luogo della loro esistenza oltre la morte220.
Tra i numerosi monumenti della via Appia, ricca e importante fonte per gli scavi archeologici, possiamo evidenziare:
- La tomba di famiglia dei Cornelii Scipiones, situata su una strada secondaria tra la via Latina e la via Appia, all’interno delle Mura Aureliane, costruita nella prima metà del III secolo a.C. dal capostipite della famiglia degli Scipioni, Lucio Cornelio Scipione Barbato, console nel 298 a.C., il cui sarcofago originale, unico rimasto intatto, è ora conservato nei Musei Vaticani. Il monumento, ipogeo e scavato nel tufo, presenta una pianta quasi quadrata ed è diviso in sei gallerie da quattro grandi pilastri. In fondo alla galleria centrale, di fronte all’ingresso, era collocato il sarcofago del fondatore Scipione Barbato, decorato con modanature alla base e da un fregio dorico che corre lungo il bordo superiore della cassa e da una grande voluta ionica alle due estremità del coperchio, che presenta due iscrizioni non contemporanee, una dipinta in rosso sul coperchio221 e l’altra incisa su una delle pareti lunghe222
.
Tav. - Sarcofago del sepolcro di Lucio Cornelio Scipione Barbato. Immagine tratta da CALABI LIMENTANI 1991, p. 188.
I circa trenta sarcofagi, tra gli altri quelli di Scipione l’Africano, vincitore di Annibale e di Scipione l’Emiliano, distruttore di Cartagine, erano disposti lungo le pareti o dentro nicchie ricavate nelle pareti, alcuni monolitici, scavati in un unico blocco di tufo, e altri costruiti, composti da lastre accostate. Ogni sarcofago presentava un’iscrizione relativa al personaggio e alle sue imprese e su due sarcofagi, di Lucio Cornelio Scipione Barbato e del figlio Lucio Cornelio
219
Per una esauriente descrizione dei sepolcri cfr. TOYNBEE 1993, pp. 83-135.
220
Cfr. TOYNBEE 1993, p. 18 e DE FILIPPIS CAPPAI 1997, p. 110.
221
Cfr. CIL I2, 6=EDR032798.
222
37 Scipione, sono stati rinvenuti i cosiddetti Scipionum elogia, brevi laudationes funebres, in versi saturni, tipici della poetica arcaica, rinvenuti nel 1614 e tra il 1780 e il 1783 nel sepolcro223:
Tav. - Particolare dell’iscrizione incisa sulla parete lunga del sarcofago di Scipione Barbato. Immagine tratta da CALABI LIMENTANI 1991, p. 188.
Tav. 26 - Iscrizione celebrativa incisa sul sarcofago del figlio Lucio Cornelio Scipione.
- La piramide Cestia, innalzata dagli eredi lungo la via Ostiense, tra il 18 e il 12 a.C., quale tomba del politico romano Caio Cestio, che aveva disposto nel testamento la costruzione del proprio sepolcro, in forma di piramide, in trecentotrenta giorni, pena la perdita dell’eredità.
L’imponente struttura poggia su una base quadrata, il cui muro di fondazione è costruito da materiale cementizio misto (malta, ghiaia, calce e sabbia), il resto della costruzione è costituito da mattoni con un rivestimento di travertino e l’esterno è interamente rivestito con lastre di marmo lunense di Carrara.
Due facce della piramide riportano, ripetuta, l’iscrizione principale, contenente il nome del defunto al nominativo e il suo cursus honorum: C(aius) Cestius L(uci) f(ilius) Pob(lilia tribu)
Epulo pr(aetor), tr(ibunus) pl(ebis), / VII uir epulonum: Caio Cestio, fglio di Lucio, Epulone della
tribù Poblilia, pretore, tribuno della plebe e settemviro del collegio degli epuloni224, mentre l’iscrizione del lato est riferisce che il monumento fu completato, come da testamento, in trecentotrenta giorni, sotto la direzione dell’erede Lucio Ponzio Mela, figlio di Publio della tribù Claudia, e del liberto Potho: Opus apsolutum ex testamento diebus CCCXXX / arbitratu / [L.](uci)
Ponti P.(ubli) f(ili) Cla(udia tribu) Melae heredis et Pothi l(iberti): Opera eseguita secondo il
testamento in trecentotrenta giorni per volontà dell’erede Lucio Ponzio Mela, figlio di Publio della tribù Claudia e del liberto Potho225.
A causa della lex Iulia sumptuaria del 18 a.C. contro il lusso sepolcrale, gli eredi, con i profitti della vendita degli arazzi pergameni, che non potevano depositare nella tomba, realizzarono presso il sepolcro due statue in bronzo, di cui ora restano solo le basi iscritte, conservate nell’atrio dei Musei Capitolini, in cui sono menzionati alcuni degli eredi, tra cui Marco
223
Cfr. CALABI LIMENTANI 1991, pp. 188-189; TOYNBEE 1993, pp. 86-88 e DE FILIPPIS CAPPAI 1997, p. 112.
224
Cfr. CIL VI, 1374 a=EDR093683. Sul tema cfr. CALABI LIMENTANI 1991, p. 205.
225
38 Vipsanio Agrippa, genero dell’imperatore Augusto226
, permettendoci così una datazione della costruzione del sepolcro compresa tra la data della legge, 18 a.C., e la data della morte di Agrippa nel 12 a.C.
Da un corridoio orientato a nord-ovest si accede all’unica camera sepolcrale, murata al momento della sepoltura secondo l’usanza egiziana, totalmente vuota, con volta a botte e pavimento a mattoncini, disposti a lisca di pesce. Le pareti sono decorate con pitture a pannelli con disegni dai colori tenui, che riportano in due registri elementi iconografici molto semplici: in quello superiore, agli angoli della volta, quattro figure di Vittorie alate, che recano nelle mani una corona e un nastro, nei riquadri inferiori figure di Ninfe, sedute o in piedi, che recano offerte votive, alternate a vasi lustrali e nelle parti intermedie motivi a candelabro, mentre al centro doveva esserci una scena di apoteosi, raffigurante il titolare del sepolcro.
Nel III secolo d.C. la tomba fu incorporata nelle Mura Aureliane e con la vicina Porta
Ostiensis servì a difendere la città.
La mancanza dell’urna funeraria, di una parte delle decorazioni e del corredo funebre fa pensare a una violazione della tomba, per cui non è nota né l’indicazione del tipo di sepoltura di Cestio né il punto esatto della sua collocazione227.
Tav. 27 - Piramide Cestia
Tav. 28 - Iscrizione sulle facciate principali
Tav. 29 - Particolare dell'iscrizione
Tav. - Base iscritta delle disposizioni testamentarie di Caio Cestio. Immagine tratta da CALABI LIMENTANI, 1991, p. 206.
- La tomba di Cecilia Metella, figlia del console Quinto Cecilio Metello, con cognomen ex
226
Cfr. CIL VI, 1375=EDR093684. In merito cfr. CALABI LIMENTANI 1991, pp. 206-207.
227
39
uirtute Cretico per la vittoria riportata sui pirati dell’isola di Creta, per il quale gli fu tributato il
trionfo, moglie di Marco Crasso, che aveva partecipato alla conquista della Gallia, diventandone prima questore e dopo governatore e nuora del triumviro Crasso, vittorioso nella rivolta degli schiavi capeggiati da Spartaco, è un mausoleo che sorge nelle vicinanze del III miglio della via Appia e fu costruito nella metà del I secolo a.C. sia come omaggio alla defunta sia per celebrare gloria, ricchezza e prestigio delle famiglie, rilevabile dalle scene di guerra sopra l'epigrafe commemorativa.
Sul tamburo cilindrico del monumento, appoggiato sopra un alto podio quadrangolare di opera cementizia e rivestito con lastre di travertino a bugnato liscio, murata nella parte alta della parete, è visibile una lastra in marmo pentelico bianco, inserita in una semplice cornice modanata, con un’iscrizione semplice e breve, compiuta ad incisione, che riporta il titulus funerario: Caeciliae
/ Q(uinti) Cretici f(ilia) / Metellae Crassi: A Cecilia Metella, figlia di Quinto Cretico, (moglie) di
Crasso.
Sotto la cornice del tamburo e sopra l’iscrizione si snoda un fregio marmoreo continuo decorato con bucrani e ghirlande di fiori e frutta, interrotto da un altorilievo che rappresenta i trofei di guerra e la figura di un barbaro prigioniero con le mani legate dietro la schiena, a memoria delle campagne in Gallia di Marco Crasso.
La tomba presenta al suo interno una cella sepolcrale, che occupa tutta l’altezza del cilindro, di forma circolare e una copertura conica aperta sulla sommità con un oculus.
La sommità del mausoleo presenta una sopraelevazione in muratura di blocchetti di peperino che conserva una merlatura ghibellina, aggiunta nel medioevo dai Caetani, famiglia del papa Bonifacio VIII, quando trasformarono il sepolcro nel torrione di difesa del loro castello228.
Tav. 31 - Tomba di Cecilia Metella
Tav. 33 - Particolare della tabula col titulus con trofeo di armi in alto a sinistra
228
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