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Capitolo 4: Il Diabete in gravidanza

5.2. Esercizio fisico e diabete

5.2.2. Attività fisica ed effetti benefici sul rischio cardiovascolare nel diabete

L’elevata mortalità dei soggetti affetti da diabete Tipo 2 è attribuita ad accidenti vascolari connessi alla malattia cardiovascolare: infarto, arteriopatia periferica, arteriosclerosi179. Le

65 patologie cardiovascolari da diabete negli Stati Uniti sono la sesta causa di morte: basti pensare che solo la cardiopatia ischemica colpisce il 50% dei pazienti180. La regolare attività fisica corregge alcuni tipici fattori di rischio cardiovascolare, come iperinsulinemia, iperglicemia, iperlipidemia, alterazione della coagulazione del sangue, ipertensione.

Ci sono pochi studi in letteratura che hanno dimostrato l’effetto favorevole dell’attività fisica nel ridurre il rischio di malattia cardiovascolare e la mortalità nella popolazione diabetica196,197. Uno studio del 2013 ha esaminato gli effetti dell’attività fisica

sull’aumentato rischio cardiovascolare che si accompagna alla malattia diabetica

dimostrando che anche modesti livelli di attività fisica possono ridurre, fino ad annullare, l’impatto negativo aggiuntivo della malattia diabetica sul rischio di morte per malattie cardiovascolari181. Lo studio norvegese HUNT ha reclutato tra il 1995 ed il 1997 53.587 pazienti (25.159 uomini e 28.428 donne) chiedendo loro di riferire informazioni circa l’attività fisica praticata nel tempo libero mediante la compilazione di un questionario. Nel questionario i pazienti dovevano riferire quanto tempo a settimana dedicavano ad attività definite leggere, moderate o impegnative, sulla base di definizioni contenute nello stesso, come la presenza di tachipnea.

Al termine del follow-up sono stati esaminati le cause di morte dei pazienti deceduti e gli eventi occorsi ai pazienti superstiti. I risultati mostrati in tabella 2 confermano l’aumentato rischio di mortalità cardiovascolare a carico dei pazienti diabetici rispetto alla popolazione generale.

Selezionando i pazienti diabetici e confrontandoli con i pazienti non diabetici che avevano dichiarato di essere inattivi, gli autori hanno poi esaminato gli effetti combinati dell’attività fisica e del diabete sul rischio di morte per malattie cardiovascolari. Esaminando i risultati (tabella 3), si osserva come livelli sempre aumentati di attività fisica possono ridurre progressivamente il rischio di morte per malattia cardiovascolare nei diabetici portandoli agli stessi livelli di rischio dei pazienti non diabetici e inattivi.

66 Questi risultati hanno portato gli autori alla conclusione che anche modesti livelli di attività fisica possono annullare l’influenza che la malattia diabetica esercita sul rischio di morte per malattie cardiovascolari.

Riduzione della massa corporea. Gli effetti dell’esercizio fisico sulla riduzione della massa

corporea sono stati studiati e quantificati attraverso studi in cui si sono ottenute riduzioni modeste del grasso corporeo (in media del 15%)181. Il solo esercizio fisico, senza dieta e restrizione calorica, tende a produrre solo modeste perdite di peso pari a circa 2 Kg, mentre programmi integrati di attività fisica e dieta possono portare ad un calo ponderale dai 9 ai 13.6 Kg dopo 20 settimane, con mantenimento del 60% del peso perso per oltre un anno. La perdita di peso nelle persone obese che praticano esclusivamente attività motoria è spesso esigua anche perché esse trovano difficoltà nello svolgere una quantità tale di esercizio fisico da creare un deficit di energia, ed è relativamente semplice controbilanciare l’energia spesa attraverso l’esercizio con l’assunzione di cibo182. Tuttavia, in un studio randomizzato, si è osservato che un elevato volume di esercizio aerobico (>700

Kcal/giorno), causa una perdita di peso simile a quella che si osserva con la restrizione calorica. Inoltre la perdita di peso indotta dall’esercizio comporta un aumento della sensibilità insulinica superiore a quella ottenuta dalla restrizione calorica183. Il volume ottimale di esercizio per ottenere rapidamente il maggior calo di peso è probabilmente molto maggiore rispetto al volume necessario per migliorare il controllo glicemico e la funzionalità cardiovascolare. Nel Registro Nazionale di controllo del peso, uno studio su persone che hanno perso almeno 13,6 Kg e mantenuto il peso perso per almeno un anno, la media del dispendio energetico è stata di 2.545 Kcal/settimana per le donne, e di 3.293 Kcal/settimana per gli uomini184. Questi dati corrispondono a circa 7 ore a settimana di

67 esercizio fisico di moderata intensità; allo stesso modo una grande quantità di esercizio fisico è stato associato al mantenimento a lungo termine della perdita di peso.

Controllo dei valori pressori ed effetti cardiovascolari. L’esercizio fisico aerobico ha un

effetto favorevole sull’ipertensione e sulla funzionalità cardiovascolare185, con riduzione della pressione sistolica (in media 5,6 mmHg) e diastolica (in media 5,5 mmHg). Gli effetti dell’esercizio sulla struttura e funzione vascolare (compresa la disfunzione endoteliale e l’elasticità vascolare) associati al diabete Tipo 2 non sono ancora molto chiari. Infatti, un primo studio condotto su 59 persone diabetiche, durato più di 8 settimane, caratterizzato da allenamenti aerobici della durata di circa 60 minuti per 3-4 volte settimanali e un VO2max (massimo consumo di ossigeno) compreso tra il 70 e l’80% ha evidenziato un

miglioramento microvascolare, nell’eiezione ventricolare sinistra, e nel volume

ventricolare sinistro, mentre un secondo studio, eseguito senza gruppo di controllo senza esercizio, non ha mostrato alcun effetto sulla funzione endoteliale nei pazienti con diabete tipo 2 con grave scompenso cardiaco, in cui l'intervento è durato solo 4 settimane186. In studi sperimentali su animali, è stato osservato che un’attività fisica di resistenza (ad esempio sul tapis roulant), svolta per 5 giorni alla settimana, per circa 8/10 settimane, con una durata di circa 20-30 minuti ripristina la funzione e la performance miocardica, con una diminuzione del rischio di ischemia 187.

Riduzione della lipidemia. L’attività motoria influisce positivamente anche sulla

concentrazione plasmatica di lipidi con effetti anti-aterogeni: riduzione dei trigliceridi e delle principali lipoproteine che li veicolano (VLDL), lievi riduzioni della colesterolemia totale, aumento delle HDL, lieve riduzione delle LDL (più marcata quando all’esercizio si associa un calo ponderale). Più precisamente sono stati riscontrati un aumento del 4,6 % del colesterolo HDL, la riduzione dei trigliceridi plasmatici e la diminuzione del 3,7% del colesterolo LDL, ed è stata dimostrata inoltre la correlazione tra attività aerobica, aumento della produzione di lipoproteine plasmatiche e riduzione del numero di apolipoproteine B. L’esercizio di tipo anaerobico, invece, non sembra in grado di determinare alcuna

modificazione o addirittura pare indurre alcune variazioni sfavorevoli: riduzione del colesterolo HDL, in particolare della sottofrazione HDL2 188.