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Art 60 – Modi di attuazione del piano

Il PS individua le competenze e gli strumenti di attuazione degli interventi all’interno del territorio comunale.

1. Competenze

L’attuazione del Piano Strutturale è di competenza primaria del Comune di Manciano, in conformità con le disposizioni della Legge Regionale L.R. 01/05

2. Strumenti

Il PS individua le seguenti modalità per la sua attuazione:

a) regolamento urbanistico, che disciplina soprattutto gli insediamenti esistenti e le loro trasformazioni con interventi di attuazione diretta, o con interventi da sottoporre preventivamente a piani attuativi;

b) progetti complessi di intervento, che disciplinano in particolare gli ambiti di trasformazione urbana intensiva sia per la ristrutturazione urbanistica dell’esistente che per lo sviluppo insediativo, e che rinviano a specifiche procedure di concertazione pubblico-privato;

c) si individuano inoltre i piani attuativi come strumenti urbanistici di dettaglio in esecuzione sia del regolamento urbanistico che dei progetti complessi di intervento. I piani attuativi sono disciplinati dal capo IV, sezione I ( artt.da 65 a 74 ) della LR 1/05;

3. Tempi di attuazione

Il Piano Strutturale si attua per successivi Regolamenti Urbanistici nel modo seguente:

Primo regolamento urbanistico:

nel primo R.U. si individua la priorità di completare le previsioni contenute nel PRG vigente non ancora attuate, o in fase di ultimazione e prevedere una quota non superiore al 25% del dimensionamento previsto per l’edilizia residenziale, privilegiamdo per quest’ultima il recupero delle strutture esistenti poste ai margini dell’attuale perimetro dei centri abitati. Altra priorità è quella di individuare aree per l’edilizia sociale che coprano il fabbisogno abitativo dei residenti.

Per quanto riguarda le attività produttive, fatti salvi i piani di settore, la priorità è quella di operare un consolidamento del tessuto esistente operando attraverso la promozione di servizi aggiuntivi per una quota non superiore al 50% di quella preventivata e incentivando il recupero dei manufatti di pregio contenuti nei poli ricettivi.

A margine si può considerare l’ampliamento della capacità ricettiva delle attività esistenti per una quota non superiore al 30% di quella preventivata.

Per quanto riguarda il settore estrattivo, l’ampliamento dell’area estrattiva potrà arrivare fino al 10%

dell’area individuata in cartografia.

• alloggi nel piano vigente + 30 nel margine del centro abitato a recupero = totale 100 alloggi Secondo regolamento urbanistico:

• 100 alloggi nel piano vigente + 30 di nuova localizzazione= totale 130 alloggi Terzo regolamento urbanistico:

• 30 alloggi nel piano vigente + 130 di nuova localizzazione= totale 160 alloggi.

PARTE SESTA

TITOLO I

Invarianti strutturali delle risorse naturali

Riferimento alla Cartografia

Tav 6a1; 6a3; 6a4; 6a5; 6a6; 6a7 - Carta Geologica (1:10.000)

Tav 6b1; 6b3; 6b4; 6b5; 6b6; 6b7 - Carta Litologico-Tecnica (1:10.000) Tav 6c1; 6c3; 6c4; 6c5; 6c6; 6c7 - Carta Geomorfologica (1:10.000) Tav 6d1; 6d3; 6d4; 6d5; 6d6; 6d7 - Carta Delle Aree Allagabili (1:10.000)

Tav 6e1; 6e3; 6e4; 6e5; 6e6; 6e7 - Carta Idrogeologica E Delle Aree Con Problematiche Idrogeologiche (1:10.000) Tav 6f1; 6f3; 6f4; 6f5; 6f6; 6f7 - Carta Delle Aree A Pericolosità Geomorfologica (1:10.000)

Tav 6g1; 6g3; 6g4; 6g5; 6g6; 6g7 - Carta Delle Aree A Pericolosità Idraulica (1:10.000) Tav 6h - Carta Delle Zone A Maggior Pericolosità Sismica Locale (ZMPSL)(1:5.000)

Art. 61 – Valutazione della pericolosità

1. Il territorio viene caratterizzato in funzione dello stato di pericolosità con l’indicazione degli eventuali condizionamenti alla trasformabilità anche di tipo prescrittivo da assumere nella redazione del regolamento urbanistico.

2. Attraverso le analisi e gli approfondimenti vengono caratterizzate aree omogenee dal punto di vista delle pericolosità e delle criticità rispetto agli specifici fenomeni che le generano, oltre ad essere integrate e approfondite quelle già individuate nei piani di bacino.

Art. 62 - Aree a pericolosità geomorfologica (punto C.1, 26/R)

In generale la valutazione delle azioni di trasformazione territoriale sarà riferita all’assunto che il suolo non è al momento una risorsa scarsa in ambito comunale. Si dovrà comunque applicare il massimo rigore nell’evitare che venga investito il territorio che presenta elevati livelli di vulnerabilità o rischio da azioni controindicate o incompatibili.

Fra le aree ad alta vulnerabilità ambientale si indicano in particolare le aste fluviali ancora intatte, i laghi minori, le zone di ricarica delle falde, le aree boscate su pendii molto acclivi, le aree in frana e le emergenze geologiche (geositi).

Nella tutela del suolo si attribuisce un interesse primario a fattori di vulnerabilità quali il rischio di esondazione, di erosione superficiale ed alle caratteristiche di permeabilità.

Le opere di difesa del suolo e le emergenze geologiche (geositi), quest’ultime rappresentate nella tavola 7d1, sono da considerarsi invarianti strutturali.

La realizzazione di nuovi edifici, in aree di espansione, dovrà garantire il mantenimento di unasuperficie permeabile pari ad almeno il 25% (o al 40 % nel caso di terreni permeabili) di quella fondiaria. Nel caso di terreni permeabili saranno da privilegiare soluzioni tali da permettere l’infiltrazione estesa delle acque piovane ai fini della ricarica delle acque sotterranee, evitando di compromettere l’esistente permeabilità.

Dovrà essere evitato il convogliamento delle acque piovane in fognature o corsi d’acqua quando sia possibile dirigerle in aree adiacenti con superficie permeabile senza che si determinino danni dovuti a ristagno. Saranno consentite deroghe solo per dimostrati motivi di sicurezza o di tutela storico-ambientale.

Al fine di garantire la conservazione dei suoli, la riduzione dei rischi idrogeologici, la tutela dell’ambiente, l’aumento del tempo di corrivazione, il controllo del trasporto solido, si individuano norme generali per la prevenzione dei dissesti idrogeologici:

qualunque intervento, con particolare riferimento alla regimazione delle acque, e variazione di destinazione d’uso del suolo non deve incrementare i livelli di pericolosità;

gli enti gestori del servizio idrico integrato dovranno prioritariamente garantire l’eliminazione di perdite delle condotte che possono interessare le aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata;

i prelievi di materiale estrattivo dovranno essere verificati in relazione agli effetti di stabilità dei versanti e di impatto ambientale e paesaggistico;

nuove edificazioni e trasformazioni morfologiche d’uso di aree pubbliche e private dovranno individuare interventi atti a limitare l’impermeabilizzazione superficiale (art. 4 delle Norme del P.S.).

Inoltre sono da incentivare:

⇒ il mantenimento, la manutenzione ed il ripristino delle opere di sistemazione idraulico agraria di presidio tipiche degli assetti agricoli storici quali: muretti, terrazzamenti, gradonamenti,

⇒ canalizzazione delle acque selvagge, drenaggi, ecc.;

⇒ l’aratura lungo le linee di livello (giropoggio);

⇒ il mantenimento di siepi, alberi e zone inerbite ai limiti del coltivo;

⇒ l’inerbimento dei vigneti e degli oliveti;

⇒ l’inerbimento permanente, evitando il pascolo, nelle zone limitrofe le aree calanchive;

⇒ la giusta densità di bestiame per unità di superficie in relazione alle caratteristiche dei suoli;

⇒ la realizzazione di adeguata rete di regimazione delle acque quali fosse livellari (fossi di

⇒ guardia, fossi di valle), e fossi collettori;

⇒ per le lavorazioni agricole adiacenti alle sedi stradali il mantenimento di una fascia di rispetto a terreno saldo dal ciglio superiore della scarpata a monte e dal ciglio inferiore della scarpata a valle della sede stradale;

⇒ il mantenimento di una fascia di rispetto a terreno saldo in adiacenza della rete di regimazione delle acque;

⇒ la manutenzione della viabilità poderale, sentieri, mulattiere e carrarecce con dotazione di

⇒ cunette, taglia-acque e altre opere consimili al fine di evitare la loro trasformazione in collettori di acque superficiali;

⇒ le azioni relative alla conservazione, manutenzione ed adeguamento dei boschi in funzione

⇒ della regimazione delle acque superficiali e al potenziamento delle superfici boscate; la

⇒ salvaguardia degli impianti boschivi e arbustivi di pregio; l’avviamento ad alto fusto; la

⇒ rinaturalizzazione delle aree incolte e abbandonate dalle pratiche agricole;

⇒ la valutazione dell’attitudine delle varie colture e tecniche colturali ai fini della dinamica dei versanti, anche in relazione al controllo dell’erosione;

⇒ l’individuazione di tecniche alternative di utilizzo del suolo, sulla base di elaborazioni ed

⇒ approfondimenti conoscitivi delle caratteristiche pedologiche, geolitologiche e morfometriche ai fini della determinazione della capacità d’uso agricolo - pastorale - forestale.

Il Regolamento urbanistico, in relazione alla risorsa suolo e al sottosuolo, dovrà precisare norme finalizzate ai seguenti effetti:

Riduzione dei fattori di pericolosità geomorfologica, idraulica e idrogeologica;

Stabilizzazione dei versanti collinari;

Verifica dei bacini di accumulo;

Controllo dei rilevati delle infrastrutture viari;

Contenimento di sbancamenti, scavi e rinterri;

Contenimento di costruzioni interrate;

Controllo delle reti sotterranee e delle fognature.

Tutela e valorizzazione delle emergenze geologiche (geositi) secondo le direttive contenute nel vigente Piano Territoriale di Coordinamento ed in coerenza con gli studi di approfondimento redatti dalla Provincia di Grosseto.

⇒ Il Regolamento Urbanistico dovrà fissare le percentuali di terreno permeabile di pertinenza delle nuove costruzioni; tale apporto non potrà, comunque, essere inferiore al 30% del lotto libero.

1. Le aree a pericolosità geomorfologica sono riportate nelle Tavole 6.f “Carta delle aree a pericolosità geomorfologica” alla scala 1:10.000.

2. Oltre ad avere individuato le aree a pericolosità geomorfologica (G.4 - G.3 - G.2 - G.1), come prescritto dal regolamento 26/R, sono state anche riportate le aree già individuate nei piani di bacino.

3. Per la valutazione degli aspetti geomorfologici si è tenuto conto della Carta delle aree in dissesto e frane in atto (scala 1:25.000) del PTC vigente (cfr. Relazione sul Quadro Conoscitivo, capitolo

“Elementi per la valutazione degli aspetti geomorfologici”). Ad una valutazione di dettaglio alla scala 1:10.000, non tutti i dissesti censiti dalla Amministrazione Provinciale risultano attualmente attivi, per cui ne sono stati inseriti in classe G.4 solo quelli attivi, in classe G.3 quelli quiescenti ed in classe G.2 quelli stabilizzati.

4. Nella legenda della Tavole 6.f abbiamo usato la stessa simbologia per le classi di pericolosità derivate dal 26/R, dal PAI Ombrone e dal PAI Fiora, come evidenziato nella tabella seguente.

SIMBOLO 26/R PAI Ombrone PAI Fiora colore

(vedi legenda Tavole 6.f)

Pericolosità geomorfologica molto elevata (G.4)

Area a pericolosità da frana molto elevata (PFME)

Area a pericolosità da frana molto

elevata (PF4) colore

(vedi legenda Tavole 6.f)

Pericolosità geomorfologica

elevata (G.3)

Area a pericolosità da frana elevata

(PFE)

Area a pericolosità da frana elevata

(PF3) colore

(vedi legenda Tavole 6.f)

Pericolosità geomorfologica

media (G.2)

Non classificata

(N.c.) N. c.

colore (vedi legenda

Tavole 6.f)

Pericolosità geomorfologica

bassa (G.1)

N. c. N. c.

5. I fattori geomorfologici che hanno concorso alla definizione della pericolosità sono riportati di seguito:

G.4: aree in cui sono presenti fenomeni attivi con le relative aree di influenza:

aree interessate da frane attive;

buffer 10 metri dalle precedenti;

G.3: aree in cui sono presenti fenomeni quiescenti; aree con indizi di instabilità connessi alla giacitura, all’acclività, alla litologia, alla presenza di acque superficiali e sotterranee, nonché a processi di degrado di carattere antropico; aree interessate da intensi fenomeni erosivi e da subsidenza:

aree interessate da frane quiescenti;

buffer 25 metri dalle aree G.4;

buffer 10 metri dai corsi d’acqua;

aree in cui l’acclività costituisce un elemento rilevante per la stabilità del versante:

- aree con acclività superiore al 15 % per gli ammassi rocciosi ad elevata componente argillitica e per le rocce deboli e terreni in s.s. (classi B.2 e C delle Tavole 6.b “Carta litologico-tecnica”;

- tutte la aree con acclività superiore al 45%;

G.2: aree in cui sono presenti fenomeni franosi inattivi stabilizzati (naturalmente o artificialmente); aree con elementi geomorfologici, litologici e giaciturali dalla cui valutazione risulta una bassa propensione al dissesto:

aree interessate da frane inattive;

tutte le aree con acclività inferiore al 45% (ad eccezione delle classi B.2 e C della Carta litologico-tecnica) e superiore al 5 %;

tutte le aree con acclività 15 % e ricadenti nelle classi B.2 e C delle Tavole 6.b Carta litologico-tecnica e superiore al 5 %;

G.1: aree in cui i processi geomorfologici e le caratteristiche litologiche, giaciturali non costituiscono fattori predisponenti al verificarsi di movimenti di massa:

tutte le aree con acclività inferiore al 5 %.

Art. 63 - Aree a pericolosità idraulica (punto C.2, 26/R)

Nel territorio comunale di Manciano ricadono i bacini idrici dei Fiumi Fiora e Albegna.

La tutela degli interessi pubblici in materia di rischio idraulico con particolare riferimento alla prevenzione dei danni provocati da fenomeni di esondazione e ristagno è normata, dalla Regione Toscana con D.C.R. 25 Gennaio 2000, n. 12 “Piano di indirizzo territoriale (PIT)”, nonché dagli atti emanati ai sensi dell’art. 1 bis del D.L. 11 Giugno 1998 n. 180 (“Decreto Sarno”) da parte dell’Autorità di Bacino di rilievo interregionale del Fiume Fiora con D.C.R. Toscana 05/07/2006 n.

67 “Bacino interregionale del Fiume Fiora – Approvazione per la parte toscana del piano stralcio per l’assetto idrogeologico” che la riferimento alla Delibera del Comitato Istituzionale dell’Autorità di Bacino del Fiume Fiora del 06/04/2006, n. 1 e, per il Fiume Albegna dall’Autorità di Bacino regionale Toscana costa e Ombrone con D.G.R. Toscana 23/07/2001, n. 831 “Adozione del Progetto di piano stralcio per l’assetto idrogeologico nei bacini di rilievo regionale Toscana nord, Toscana costa e Ombrone e relative misure di salvaguardia”

I laghetti di previsione contenuti nel vigente Piano Territoriale di Coordinamento e rappresentati nella tavola 7d1, costituiscono elementi di invarianza territoriale. La realizzazione degli stessi e di altri invasi all’interno del territorio comunale è soggetta al rispetto degli indirizzi e delle prescrizioni contenute nel Piano Territoriale di Coordinamento con specifico riferimento

all’equilibrio del trasporto solido e al mantenimento del minimo deflusso vitale lungo i corsi d’acqua

1. Le Aree a pericolosità idraulica sono individuate nelle Tavole 6.g “Carta delle aree a pericolosità idraulica”, scala 1:10.000.

2. Oltre ad avere individuato le aree a pericolosità idraulica (I.4 - I.3 - I.2 - I.1) come da regolamento 26/R sono state anche riportate le aree già individuate nei piani di bacino.

Nella legenda delle Tavole 6.g abbiamo usato la stessa simbologia per le classi di pericolosità derivate dal 26/R, dal PAI Ombrone e dal PAI Fiora, come evidenziato nella tabella seguente.

SIMBOLO 26/R PAI Ombrone PAI Fiora

colore (vedi legenda

Tavole 6.g)

Pericolosità idraulica molto elevata (I.4):

Area a pericolosità idraulica molto elevata

(PIME)

Area a pericolosità idraulica molto elevata

(PI4) colore

(vedi legenda Tavole 6.g)

Pericolosità idraulica elevata (I.3)

Area a pericolosità idraulica elevata (PIE)

Area a pericolosità idraulica elevata (PI3) colore

(vedi legenda Tavole 6.g)

Pericolosità idraulica

media (I.2) Non classificata Non classificata colore

(vedi legenda Tavole 6.g)

Pericolosità idraulica

bassa (I.1) Non classificata Non classificata

3. I fattori idraulici che hanno concorso alla definizione della pericolosità sono riportati di seguito:

I.4: aree interessate da allagamenti per eventi con Tr ≤30 anni. Fuori dalle UTOE, potenzialmente interessate da previsioni insediative e infrastrutturali, in presenza di aree non riconducibili agli ambiti di applicazione degli atti di pianificazione di bacino e in assenza di studi idrologici e idraulici, rientrano in classe di pericolosità molto elevata le aree di fondovalle non protette da opere idrauliche per le quali ricorrono contestualmente le seguenti condizioni: a) vi sono notizie storiche di inondazioni; b) sono morfologicamente in situazione sfavorevole di norma a quote altimetriche inferiori rispetto alla quota posta a metri 2 sopra il piede esterno dell’argine o, in mancanza, sopra il ciglio di sponda;

I.3: aree interessate da allagamenti per eventi compresi tra 30 < Tr ≤ 200 anni. Fuori dalle UTOE potenzialmente interessate da previsioni insediative e infrastrutturali, in presenza di aree non riconducibili agli ambiti di applicazione degli atti di pianificazione di bacino e in assenza di studi idrologici e idraulici, rientrano in classe di pericolosità elevata le aree di fondovalle per le quali ricorra almeno una delle seguenti condizioni: a) vi sono notizie storiche di inondazioni; b) sono morfologicamente in situazione sfavorevole di norma a quote altimetriche inferiori rispetto alla quota posta a metri 2 sopra il piede esterno dell’argine o, in mancanza, sopra il ciglio di sponda;

I.2: aree interessate da allagamenti per eventi compresi tra 200 < Tr ≤ 500 anni. Fuori dalle UTOE potenzialmente interessate da previsioni insediative e infrastrutturali, in presenza di aree non riconducibili agli ambiti di applicazione degli atti di pianificazione di bacino e in assenza di studi idrologici e idraulici, rientrano in classe di pericolosità media le aree di fondovalle per le quali ricorrono le seguenti condizioni: a) non vi sono notizie storiche di inondazioni; b) sono in situazione di alto morfologico rispetto alla piana alluvionale adiacente, di norma a quote altimetriche superiori a metri 2 rispetto al piede esterno dell’argine o, in mancanza, del ciglio di sponda;

I.1: aree collinari o montane prossime ai corsi d’acqua per le quali ricorrano le seguenti condizioni: a) non vi sono notizie storiche di inondazioni; b) sono in situazione favorevole di alto morfologico, di norma a quote altimetriche superiori rispetto alla quota posta a metri 2 sopra il piede esterno dell’argine o, in mancanza, sopra il ciglio di sponda;

4. In merito al perimetro delle UTOE di Sgrillozzo e Marsiliana si precisa che, a seguito della verifica sulle sezioni di pericolosità idraulica in relazione ai corsi d’acqua soggetti ad esondazione (Fosso Camerone, Fosso Sgrillozzo, Torrente Elsa), da svolgere in sede di Regolamento Urbanistico, tale perimetro potrà essere modificato in funzione delle esigenze di pericolosità idraulica (cfr. a questo proposito l’art. 54 delle Norme Tecniche di Attuazione).

5. Il presente Piano Strutturale recepisce l’art. 15 comma 8 delle Norme del vigente PTC, che in seguito il Regolamento Urbanistico accoglierà in dettaglio.

Art. 15, comma 8, PTC:

Art. 64 - Aree con problematiche idrogeologiche (punto C.4, 26/R)

1. Le aree con problematiche idrogeologiche sono individuate nelle Tavole 6.e “Carta idrogeologica e delle aree con problematiche idrogeologiche” alla scala 1:10.000. La valutazione dei relativi aspetti è illustrata nella Relazione sul Quadro Conoscitivo, nel capitolo “Elementi per la valutazione degli aspetti idrogeologici”.

2. Nelle aree con problematiche idrogeologiche sono individuate ed evidenziate le porzioni di territorio che presentano situazioni sulle quali porre attenzione al fine di non generare squilibri idrogeologici. Per tali aree, che non necessariamente e univocamente possono essere associate ad una determinata classe di pericolosità, sono comunque fornite indicazioni sugli eventuali condizionamenti alla trasformabilità, da disciplinare in maniera specifica nel regolamento urbanistico in funzione delle destinazioni d’uso previste. Le problematiche riguardano tre principali situazioni, come descritto al punto seguente.

3. Protezione delle classi di permeabilità maggiore: è stata posta particolare attenzione a quelle aree in cui la risorsa idrica è esposta o presenta un basso grado di protezione; in questi casi lo squilibrio idrogeologico potrebbe derivare da infiltrazioni di inquinanti di varia natura, in materiali a permeabilità elevata con falda libera prossima al piano campagna; in terreni litoidi molto fratturati con sorgenti limitrofe; in acquiferi presenti in aree a carsismo sviluppato.

4. Protezione dei pozzi ad uso potabile: in accordo con quanto prevede il Decreto Legislativo 18 agosto 2000, n. 258, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 218 del 18 settembre 2000 - Supplemento ordinario n. 153, per mantenere e migliorare le caratteristiche qualitative delle acque superficiali e sotterranee destinate al consumo umano erogate a terzi mediante impianto di acquedotto che riveste carattere di pubblico interesse, nonché per la tutela dello stato delle risorse, sono state individuate le aree di salvaguardia distinte in zone di tutela assoluta e zone di rispetto:

o La zona di tutela assoluta e' costituita dall'area immediatamente circostante le captazioni o derivazioni: essa deve avere una estensione in caso di acque sotterranee e, ove possibile per le acque superficiali, di almeno dieci metri di raggio dal punto di captazione, deve essere adeguatamente protetta e adibita esclusivamente ad opere di captazione o presa e ad infrastrutture di servizio.

o La zona di rispetto e' costituita dalla porzione di territorio circostante la zona di tutela assoluta da sottoporre a vincoli e destinazioni d'uso tali da tutelare qualitativamente e quantitativamente la risorsa idrica captata e puo' essere suddivisa in zona di rispetto ristretta e zona di rispetto allargata in relazione alla tipologia dell'opera di presa o captazione e alla situazione locale di vulnerabilità e rischio della risorsa. L’estensione della zona di rispetto è individuabile sulla relativa cartografia ed al suo interno, sono vietati l'insediamento dei seguenti centri di pericolo e lo svolgimento delle seguenti attività:

a. dispersione di fanghi ed acque reflue, anche se depurati;

b. accumulo di concimi chimici, fertilizzanti o pesticidi;

c. spandimento di concimi chimici, fertilizzanti o pesticidi, salvo che l'impiego di tali sostanze sia effettuato sulla base delle indicazioni di uno specifico piano di utilizzazione che tenga conto della natura dei suoli, delle colture compatibili, delle tecniche agronomiche impiegate e della vulnerabilità delle risorse idriche;

d. dispersione nel sottosuolo di acque meteoriche proveniente da piazzali e strade;

e. aree cimiteriali;

f. apertura di cave che possono essere in connessione con la falda;

g. apertura di pozzi ad eccezione di quelli che estraggono acque destinate al consumo umano e di quelli finalizzati alla variazione della estrazione ed alla protezione delle caratteristiche quali-quantitative della risorsa idrica;

h. gestione di rifiuti;

i. stoccaggio di prodotti ovvero sostanze chimiche pericolose e sostanze radioattive;

l. centri di raccolta, demolizione e rottamazione di autoveicoli;

m. pozzi perdenti;

n. pascolo e stabulazione di bestiame che ecceda i 170 chilogrammi per ettaro di azoto presente negli effluenti, al netto delle perdite di stoccaggio e distribuzione.

E' comunque vietata la stabulazione di bestiame nella zona di rispetto ristretta.

4. Protezione delle acque minerali e termali: in accordo con la L.R. 9 novembre 1994, n. 86 recante norme per la disciplina della ricerca e coltivazioni delle acque minerali e termali e per assicurare e mantenere le caratteristiche qualitative delle acque minerali oggetto di sfruttamento, sono state stabilite delle aree di salvaguardia, distinte in zone di rispetto e zone di protezione ambientale; le zone di rispetto si riferiscono alle sorgenti, ai pozzi e ai punti di presa; le zone di protezione

4. Protezione delle acque minerali e termali: in accordo con la L.R. 9 novembre 1994, n. 86 recante norme per la disciplina della ricerca e coltivazioni delle acque minerali e termali e per assicurare e mantenere le caratteristiche qualitative delle acque minerali oggetto di sfruttamento, sono state stabilite delle aree di salvaguardia, distinte in zone di rispetto e zone di protezione ambientale; le zone di rispetto si riferiscono alle sorgenti, ai pozzi e ai punti di presa; le zone di protezione