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CAPITOLO 2 – AGRICOLTURA E SOSTENIBILITÀ

2.4 Interventi in agricoltura orientati alla sostenibilità

2.4.1 Le azioni di deepening

La prima categoria di azioni multifunzionali è quella di deepening; in questo ambito, le imprese agricole assumono un atteggiamento limitato sia in ottica sostenibile che in ottica multifunzionale. Ci si può riferire a queste azioni come a prodromi di evoluzioni strategiche orientate alla sostenibilità. Nella sostanza, il “viaggio” deve iniziare da una presa di posizione verso la non distruzione di valore sociale ed ambientale, a vantaggio del solo valore economico; le azioni deepening si sostanziano nella differenziazione qualitativa, mediante la realizzazione di produzioni non convenzionali, non standard, che assecondino la volontà dei consumatori verso alimenti sani, verso l’esclusione di sostanze chimiche dal trattamento delle coltivazioni o degli allevamenti, verso la riduzione dell’impatto inquinante in fase produttiva ma anche con riferimento al consumo finale. Altre categorie di azioni rientranti in questo primo ambito sono quelle di integrazione verticale e di intervento nella filiera produttiva agricola. Le aziende che riescono ad integrare alcune attività di filiera non propriamente agricole (come quelle di trasformazione e vendita), possono incontrare il favore del pubblico, nonostante eventuali rincari di prezzi (per l’inferiore sfruttamento di

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economie di scala rispetto ai produttori agroindustriali) o eventuali carenze infrastrutturali e logistiche (punti vendita limitati o selezionati). I consumatori, assumono un atteggiamento positivo verso queste iniziative in seguito al ritorno valoriale ambientale che riescono a generare (filiera corta e km zero riescono a ridurre gli impatti ambientali dei trasporti dei prodotti ad esempio) e le aziende percepiscono un ritorno competitivo, dovuto a differenziazione produttiva, a maggior potere contrattuale ed a prezzi di vendita più elevati (che però risentono dei maggiori costi, inevitabili quando si attua agricoltura biologica o si internalizzano alcune attività). Gli interventi esplicati, sono riconducibili ad azioni mirate al prodotto (prodotti sostenibili), all’intervento sulla supply chain (non propriamente craddle to craddle, ma comunque si fa riferimento alla revisione dei rapporti tra fornitori e con i concorrenti per integrazione ed aggregazioni) ed infine alla gestione di vincoli legali (facendo riferimento alle normative agricole europee e nazionali sui prodotti biologici e sulle certificazioni in agricoltura).

Nello specifico, alcune delle azioni possono essere:

Agricoltura biologica e biodinamica; la creazione di valore ambientale, la preservazione dei territori e lo sfruttamento non intensivo e nocivo della terra e delle acque, può essere ricondotto al concetto di agricoltura biologica. Un produttore agricolo che decide di intervenire sulla propria offerta di prodotti, affidandosi alla garanzia di qualità che offre un prodotto “biologico” (in termini nutrizionali ma anche per quanto attiene la sicurezza alimentare, lo status sociale che assicura ai consumatori l’acquisto di tali beni, il significato ecologico che assume l’esperienza d’acquisto, ecc.) deve naturalmente rispettare dei vincoli imposti da Regolamenti comunitari, primo in Europa il reg. CEE 2092/91 del 24 giugno 1991. Alcune della caratteristiche produttive che devono essere rispettate, per ottenere una produzione biologica, sono13:

o Rotazione delle colture, per limitare l’invasività dell’attività agricola sui terreni;

13 «http://ec.europa.eu/agriculture/organic/organic-farming/what-is-organic-farming/index_en.htm»

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o Limitazioni nell’uso di sostanze chimiche in pesticidi, fertilizzanti o mangimi, ricorso alla lotta integrata per ridurre la presenza di parassiti ed infestazioni;

o Assoluto divieto d’impiego di OGM, utilizzo di sementi naturali e non modificate geneticamente;

o Impiego di risorse naturali, in ottica di craddle to craddle, per la concimazione o l’attuazioni di determinate fasi produttive;

o Attenzione alla biodiversità ed alle caratteristiche territoriali nella selezione delle colture, del bestiame da allevare e in generale nella predisposizione degli investimenti necessari ad impiantare una attività agricola.

L’agricoltura biodinamica corrisponde ad una soluzione più integralista e differenziante rispetto a quella biologica. Assume come regole fondanti quelle del biologico, ma ne aggiunge di ulteriori di concezione filosofica e naturalistica, derivanti dalle teorie di Rudolf Steiner (1861-1902), secondo il quale l’azienda è un organismo vivente, nella quale coltivazione ed allevamento devono coesistere, per sfruttare il naturale rapporto che tra le due si può instaurare. Inoltre, c’è l’attenzione costante alle fasi lunari nella lavorazione del terreno o nella gestione del bestiame, per garantire qualità produttive uniche14.

Certificazioni in agricoltura; come per le aziende di qualsiasi altro settore, anche in agricoltura esistono certificazioni di qualità attribuibili a prodotti o processi, che differenziano l’output o le fasi produttive in questione sul mercato di riferimento. Sebbene il rispetto di vincoli non sia obbligatorio di per sé, ma solo nel caso in cui un’azienda intenda attribuirsi il fregio del marchio in questione, per assecondare le esigenze qualitativamente crescenti dei consumatori il rispetto delle normative sulle certificazioni in agricoltura diventa sempre più pressante per gli operatori. Anche in questo caso si può fare riferimento al ritorno d’immagine che un marchio può attribuire ed allo stesso tempo agli interventi che devono essere intrapresi per modificare la catena del valore della singola azienda ed il sistema del valore nel quale si inserisce.

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In Italia, l’ente preposto all’accreditamento degli organismi di certificazione è “Accredia”15

, che garantisce elevata qualità di controlli verso i prodotti derivanti dall’attività economica delle aziende ed i processi che ne consentono l’ottenimento.

A seconda dell’intervento che gli operatori agricoli intendono effettuare, e quindi dell’ambito nel quale la certificazione assume valenza e svolge il suo ruolo, si possono distinguere:

o Prodotti certificati, con caratteristiche intrinseche di qualità superiore derivanti da fattori diretti (peculiarità nutrizionali o chimico – fisiche) o indiretti (tipicità, provenienza, legame col territorio);

o Filiere certificate o controllate e rintracciabilità, che consentono di informare i consumatori, o chiunque ne abbia interesse, sulla “storia” di un determinato prodotto, sulla filiera produttiva da cui deriva e quindi sul percorso che lo ha visto protagonista, dal produttore al venditore al dettaglio. Tutto questo per aumentare la sicurezza offerta ai consumatori e per garantire la possibilità di intervenire con precisione nel caso di problematiche qualitative all’interno del “sistema prodotto”.

o Sistemi di qualità certificati, basati sullo standard ISO 9001, comunicano la volontà da parte delle aziende di assumere definite scelte gestionali ed organizzative per assicurare il contemperamento dei bisogni dei consumatori, in primis quello di salubrità e sicurezza alimentare.

Il contemperamento dei vincoli legali che consentono di ottenere il fregio di una certificazione da attribuire a differenti prodotti o fasi produttive, ricalca la situazione di gestione dei vincoli legali valutato nel primo Capitolo del lavoro, in termini di sostenibilità. Tanto più le aziende agricole mireranno al perseguimento delle regole e sapranno farsi precursore, andando oltre il mero vincolo sfruttando le opportunità latenti, tanto più agiranno in ottica ad una visione multifunzionale forte ed allo stesso tempo strategicamente sostenibile.

Filiera corta; facendo riferimento alla filiera agroalimentare, che vede storicamente penalizzati gli operatori agricoli per la ridotta forza contrattuale della quale godono, interventi di accorciamento della stessa e di integrazione di

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fasi successive a quella produttiva nei confini dell’azienda agricola, produce ritorni in termini sostenibili. Le esigenze dei consumatori, particolarmente in periodi di crisi come quello attuale, si modificano sensibilizzandosi; dal “Rapporto sullo stato dell’agricoltura 2013”, “[…] Da alcuni anni, […], si assiste ad un ripensamento dei comportamenti di acquisto […]. A questo generale ritorno all’essenzialità, fa da contraltare la crescita dei consumi di prodotti a denominazione di origine, prodotti salutistici e funzionali e si allarga la penetrazione di consumi di prodotti biologici […].” [INEA, 2013; 24]. La differenziazione produttiva, assottiglia la distanza tra le produzioni agricole e le esigenze dei clienti, che necessitano di prodotti sani, che siano “vicini” al luogo d’origine, che non risentano di passaggi intermedi che ne influenzano la qualità e la freschezza. L’opportunità di sviluppare internamente, da parte delle aziende agricole, processi a valle della filiera agroalimentare, consente di, nonostante un aumento dei costi, assecondare le esigenze dei consumatori ed arrogarsi maggior potere contrattuale nei confronti degli stessi, che tendenzialmente saranno disposti a pagare un sovrapprezzo per la connotazione di “vicinanza” al territorio che l’impresa assume.

Come spiegato, le azioni così dette di deepening in ottica multifunzionale, rappresentano il primo step per le aziende agricole nell’approccio alla multifunzionalità. Gli effetti prodotti da queste azioni possono essere ricondotti ad una visione sostenibile, mirata non solo all’ottenimento di un vantaggio economico ma anche alla creazione di valore ambientale e sociale, o quanto meno alla non distruzione di tali connotazioni valoriali. Nelle ipotesi espresse, ad esempio, i prodotti biologici concorrono al mantenimento di un ambiente salubre nonostante l’attività agricola che insiste sulla terra, sull’aria e sulle risorse naturali che circondano la componente economica. Inoltre, la realizzazione di prodotti bio rappresenta un’alternativa a produzioni di massa agli occhi dei consumatori, aiutando quindi questi ultimi a rivedere il loro approccio consumistico, intervenendo quindi sulla socialità e sui rapporti tra le persone. Va evidenziata, infine, anche la funzione di eco-branding, che azioni come quelle espresse generano, avvicinando ancora una volta la multifunzionalità alla sostenibilità e raffrontando gli interventi tra i due similari concetti.

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