CAPITOLO 2 – AGRICOLTURA E SOSTENIBILITÀ
2.2 UE: PAC e obiettivi in ambito agricolo
2.2.2 Il secondo pilastro della PAC
Il secondo pilastro della PAC si riferisce alle politiche europee di sviluppo rurale a programmazione pluriennale (PSR). In questo ambito le regolazione non è esclusivamente affidata all’UE, ma vi è compartecipazione regolativa e contributiva da parte dei Paesi membri. Per quanto riguarda la “nuova” PAC, la definizione delle politiche di sviluppo regionali e rurali si basano su:
Un “Quadro strategico comune”, con l’accentramento strategico di tutti i fondi strutturali europei, per i diversi comparti d’intervento. Questo per dare maggiore valenza ad un’azione comune indirizzata alla riqualificazione delle aree rurali e dei territori europei interessati dall’attività agricola (ricordando che anche le attività ittiche rientrano in questo campo). Vi è inoltre la
Capitolo 2 Agricoltura e sostenibilità
42
definizione di obiettivi d’intervento regionali, quindi specifici per affrontare le criticità di differenti aree geografiche interessate da diversi climi e ambienti.
Agli Stati membri spetta la definizione di un “Accordo di partenariato”, che esplicherà le strategie d’intervento nazionali con le azioni da intraprendere, i risultati attesi, le modalità d’impiego ed attribuzione dei fondi. Questo documento programmatico sarà la cartina al tornasole dell’azione dei singoli Stati a supporto dello sviluppo del settore e della capacità di orientare gli investimenti verso le più consone modalità d’azione (in base alle peculiarità locali).
Affiancati ai “tradizionali” PSR, vi è la novità di creare “programmi
operativi” a valenza nazionale o interregionale per i vari fondi del secondo
pilastro.
I due nuovi strumenti di governance europea sull’azione degli Stati sono il principio della condizionalità ex-ante e quello della riserva di performance. Il primo si basa sul fatto che ogni stato dovrà rispettare degli standard minimi a livello organizzativo, regolativo ed amministrativo, per creare le condizioni affinché alla fine del periodo programmatico vi sia un maggiore raggiungimento degli obiettivi prefissati in tema di sviluppo rurale. Nel caso in cui queste condizioni non dovessero essere rispettate, lo Stato membro si pone nella condizione di dover provvedere a fissare le modalità di intervento correttivo e potrebbe in casi estremi subire l’interruzione della contribuzione europea. La riserva di performance invece, si concretizza in uno stimolo al raggiungimento degli obiettivi prefissato mediante la concessione di premi, attribuibili ai programmi di sviluppo rurale più virtuosi predisposti dalle amministrazioni più responsabili. La struttura dei PSR non sarà più demandata secondo la divisione in “assi”(come previsto dalla PAC 2007-2013), ma all’azione mirata al raggiungimento di sei distinti obiettivi prioritari e diciotto focus area alle quali collegare gli interventi e le misure previste. Le priorità si delineano dall’aumento della competitività nel settore, alla diffusione della tecnologia e del know-how adeguato alla crescita dello stesso, dalla prevenzione dei rischi che possono compromettere la produzione allo sviluppo degli aspetti legati alla sostenibilità, sia in ottica sociale che ambientale (Figura 11).
43
Figura 11 – Priorità e focus area della politica di sviluppo rurale
Fonte: Elaborazione INEA, 2014;
Per quanto riguarda le componenti di un’azione sostenibile quindi, vi è grande attenzione alle questioni, cercando di stimolare la promozione di investimenti mirati alla tutela delle biodiversità, delle tipicità paesaggistiche, colturali e animali ma anche all’inclusione sociale, facendo risaltare il ruolo che in una società moderna gli agricoltori sono chiamati a svolgere allo scopo di rivalutare aree disagiate e socialmente afflitte da problematiche quali ad esempio lo spopolamento o l’abbandono dell’attività primaria a vantaggio di settori più redditizi (aree montane). Interessante è anche la possibilità di predisporre nei PSR dei “sottoprogrammi tematici”, per favorire gli Stati nell’affrontare criticità proprie del settore primario, come il ruolo delle donne in agricoltura, quello dei giovani ed il ricambio generazionale, la competitività dei settori di nicchia e delle micro aziende agricole. Nel concreto, resteranno poi le “misure” gli strumenti che consentiranno di ricevere i contributi; queste nella nuova PAC subiranno un ridimensionamento da trentanove a venti, per rendere la struttura più efficiente ed evitare duplicazioni ed ambiguità, con conseguenti sprechi di risorse e complicazioni burocratiche. Nel complesso quindi, l’obiettivo degli interventi classificati nel secondo
Capitolo 2 Agricoltura e sostenibilità
44
pilastro si traduce nel guidare gli investimenti degli Stati membri e quindi degli operatori, verso il superamento delle difficoltà strutturali che danneggiano il comparto agricolo e conseguentemente si ripercuotono negativamente sull’economicità degli agricoltori e sul contesto sociale ed ambientale nel quale, non solo loro si trovano ad operare, ma in cui convivono con la collettività. Sempre da fonte INEA, nel periodo d’operatività della nuova PAC l’Italia avrà a disposizione 10,4 miliardi di Euro, da distribuire negli anni 2014-2020.
Dalle considerazioni espresse sull’influenza dell’UE a livello normativo e programmatico a medio/lungo periodo nel settore agricolo di tutti gli Stati membri, è immediato intuire quanto l’agricoltura si stia sempre più staccando dal semplice atto economico della produzione, avvicinandosi ad azioni di sviluppo di comunità sociali e territori e di tutela di spazi ambientali e risorse naturali. Questa prospettiva estremamente sustainability oriented si deve ripercuotere anche sulle iniziative imprenditoriali agricole, che per usufruire del maggior numero di somme europee e contributi, debbono adeguare i loro modelli di business o più semplicemente la loro azione verso la creazione di valore tripartito, ponendo sullo stesso piano d’importanza le tre componenti valoriali. Il ruolo degli agricoltori come tutori di tradizioni, conoscenze manuali, stili di vita rurali, prodromi dello sviluppo di aree che col progresso, industriale prima e tecnologico poi, hanno potuto reinventarsi, abbandonando queste attività economiche a contatto con la natura ed il territorio, è riconosciuto dall’UE e dagli Stati membri, che con la nuova PAC intendono dare sempre più responsabilità al settore, assicurando sostegno in ottica visionaria.