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CAPITOLO 2 – AGRICOLTURA E SOSTENIBILITÀ

2.1 Peculiarità del settore primario

Per chiarire al meglio il contesto non solo economico ma anche normativo all’interno del quale si studieranno i casi concreti e si ragionerà in ottica di business

model innovation, è necessario esprimere alcuni concetti di base e fare una breve

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Il comparto agricolo è da sempre guardato con un occhio di riguardo dagli Stati e dalle Organizzazioni Sovranazionali (UE in primis). La ragione di questo particolare trattamento è principalmente dovuta a quattro categorie di motivazioni:

 La strategicità del settore, in quanto fonte di beni diretti all’alimentazione e quindi all’espletamento di un bisogno di base o fisiologico, seguendo la terminologia impiegata da Maslow nella definizione di una piramide gerarchica che delinea la natura e le relazioni tra i bisogni percepiti dalle persone [ISOTTA F., 2010; 78-79]; sebbene ad oggi non esista un effettivo rischio di sicurezza alimentare nei paesi occidentali sviluppati, la crescita della popolazione che la World Bank stima per il 2025 è di 1 miliardo di persone, principalmente in paesi oggi in via di sviluppo o arretrati6. Questa dinamica in crescita della popolazione mondiale già oggi allerta governi ed organizzazioni, che devono gestire la fornitura di alimenti e quindi preservare e stimolare lo sviluppo del settore primario; ogni paese che intende migliorare le proprie condizioni sociali, economiche, politiche, civili, deve garantire agli abitanti la soddisfazione dei bisogni che stanno alla base della piramide di Maslow, condizione necessaria affinché si generino i presupposti per salire i livelli superiori della piramide stessa e consentire la diffusione del benessere.

 Le condizioni nelle quali gli imprenditori agricoli operano nei loro rispettivi ambienti di riferimento. Nonostante le tipicità che influenzano differenti ambienti naturali e generano condizioni più o meno ideali, vi sono aspetti comuni che contraddistinguono l’attività degli agricoltori. L’incertezza del reddito agricolo, dovuta tanto a capacità individuali ma altrettanto a fattori indipendenti dalla volontà degli operatori (il clima ed i cambiamenti che lo coinvolgono e gli eventi meteorologici imprevisti e talvolta estremamente dannosi per le colture). Allo stesso tempo gli operatori agricoli spesso subiscono trend economici che aggravano le condizioni nelle quali sono costretti ad operare; la volatilità dei prezzi delle materie prime e quella dei prodotti agricoli nei mercati di riferimento, unita alla condizione sopra espressa di un reddito incerto per cause non sempre imputabili al normale rischio d’impresa, sono un mix spesso letale per la sopravvivenza delle aziende

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agricole. Altro fattore caratterizzante l’operare nel settore primario è il ruolo di

price taker che ricoprono gli agricoltori, i quali vedono limitato il loro potere

contrattuale a vantaggio di soggetti posti a valle nella filiera produttiva, che detengono canali distributivi o grandi brand che dominano il mercato, facendo prevalere le loro ragioni economiche a quelle dei produttori. Questi ultimi, con aziende a superficie limitata e quindi con quantità prodotte ridotte, non sono in grado di sostenere la “sfida commerciale” con le aziende a valle della filiera, che acquistano prodotti da più fornitori e risultano vincenti in termini di prezzo concordato. Infine è importante notare quanto gli imprenditori agricoli siano sottoposti a rigidità ed irreversibilità con riferimento al capitale investito; solitamente ad un ingente investimento corrisponde un ritorno a medio o lungo periodo, a seconda del particolare tipo di coltura o di allevamento considerato;

 La globalizzazione dei mercati, che naturalmente ha coinvolto anche il settore primario. In uno scenario allargato all’intero mondo, nel quale tutti i settori sono coinvolti e all’interno del quale le imprese devono far fronte ad una pressione competitiva enorme, vi sono opportunità da sfruttare e minacce da temere. Nello specifico della produzione agricola, facendo un netto distinguo tra produzioni massificate (agricoltura monoculturale intensiva o allevamenti intensivi) e produzioni di nicchia (focus sulla qualità, sulla tipicità, sulla tutela della biodiversità e quindi sulla differenziazione), risulta agevole esprimere considerazioni in merito all’una o all’altra ipotesi. Le produzioni di massa, orientate alla riduzione dei costi ed allo sfruttamento delle economie di scala, sono tipiche di Paesi con enormi disponibilità di SAU (superficie agricola utilizzabile), con aziende mediamente di grandi dimensioni, che possono sfruttare investimenti in tecnologia e macchinari per aumentare la produzione e grazie appunto alla grande scala produttiva abbattere i costi unitari. Nel caso delle produzioni qualitativamente superiori, il focus sulla differenziazione per ottenere un vantaggio competitivo, permette di sfruttare tipicità locali al fine di proporre prodotti agroalimentari nel mercato, a prezzo mediamente superiore e combattere la concorrenza puntando sulla qualità totale. Si tratta di una scelta strategica sempre più importante, che è in grado di condizionare il successo o meno di una iniziativa imprenditoriale, soprattutto in Paesi come l’Italia, in cui

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le caratteristiche proprie delle aziende agricole e quelle del paesaggio farebbero propendere più verso la seconda opzione.

 I cambiamenti climatici, legati all’opera dell’uomo ed all’aumento della temperatura globale, che condizionano già oggi, ma ancor più pesantemente condizioneranno in futuro, l’ambiente e quindi il contesto nel quale opereranno le imprese agricole. La World Bank stima per la fine del corrente secolo, un aumento della temperatura media che si attesterà a +4°C7, con conseguenze devastanti su agricoltura, risorse idriche, eco-sistemi, salute umana e quindi sulla società nel suo complesso. Da uno studio del 2013 del NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration), tutti i primi tredici anni del XXI secolo rientrano nella classifica, stilata dall’istituto, dei primi quindici anni per temperatura media globale (su un totale di 134 anni di raccolta dati)8. Gli effetti di questi cambiamenti climatici sono già presenti al giorno d’oggi, sebbene con impatti meno direttamente percepibili. Un aumento della temperatura di +1°C come quello che si è registrato in Europa negli ultimi cento anni, sebbene possa sembrare ininfluente, ha variato di molto le condizione climatiche ed ambientali, generando ripercussioni sull’attività agricola. Per l’appunto, l’attività agricola è quella che più risente di questi cambiamenti, evidenziando il diretto collegamento che ha con l’ambiente e le risorse naturali. Da uno studio dell’UNEP (United Nation Environment Programme) riportato da INEA nel “Rapporto sullo stato dell’agricoltura 2013”, le prospettive della produzione agricola mondiale sono in decrescita per i prossimi quarant’anni (- 25%), in seguito agli impatti previsti sull’ambiente dai cambiamenti climatici. Considerando in aggiunta che boschi e terreni rurali ricoprono bel il 90% del territorio europeo, la questione è tutt’altro che banale, ed è necessario che le organizzazioni sovranazionali muovano verso una direzione chiara di diminuzione dell’impatto dell’uomo sul cambiamento climatico, a tutela dell’agricoltura, del territorio e della sicurezza alimentare9

(Fig. 10). 7 «http://www.worldbank.org/en/topic/climatechange/overview#1» (consultato il 8/7/2014) 8 «http://www.ncdc.noaa.gov/news/ncdc-releases-2013-global-climate-report» (consultato il 8/7/2014) 9 «http://ec.europa.eu/agriculture/publi/fact/climate_change/leaflet_it.pdf» (consultato il 8/7/2014)

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Figura 10 – Previsioni dell’impatto dei cambiamenti climatici in diverse aree dell’ UE

Fonte: Commissione Europea, 2004;

Molti dei fattori elencati sono strettamente collegati tra loro, ad esempio i cambiamenti climatici impatteranno sulla strategicità del settore per i Paesi, che in ottica globale assumerà valenza ancora maggiore, e gli operatori subiranno ancora più pesantemente le incertezze derivante dalla volatilità del reddito, con necessità di misure di tutela da parte di governi e organizzazioni sovranazionali.