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Azioni pro-ambientali e benessere

Nel documento Salute Mentale e Cambiamenti Climatici (pagine 61-66)

CAPITOLO II: CAMBIAMENTI CLIMATICI E SALUTE DELL’UOMO

3.1 Azioni pro-ambientali e benessere

Nel primo capitolo abbiamo visto come il contatto con la natura possa favorire il benessere nelle persone. Nella situazione di emergenza climatica che stiamo vivendo a livello globale emerge, però, anche la necessità da parte dell’uomo di favorire il benessere dell’ambiente naturale.

Partendo da una prospettiva individuale, quindi attraverso i comportamenti pro- ambientali dei singoli individui, verso una direzione di sostenibilità globale, più collettiva ed ecologica.

Per azioni pro-ambientali si intende l’adozione di tutti quei comportamenti che possono ridurre le emissioni di CO2, l’inquinamento, e favorire invece la tutela dell’ambiente, anche attraverso attività di volontariato come pulizia delle spiagge dalla plastica, protezione della fauna e della flora o il riciclaggio.

Si tratta di azioni consapevoli che, prima di diventare automatiche, è necessario vengano interiorizzate.

Alcuni studi empirici sostengono che anche comportarsi in modo pro-ambientale può portare ad un aumento del benessere (Brown, 2005), (Xiao et al 2011).

Prima di poter fare qualsiasi deduzione circa l'effetto del comportamento pro-

ambientale sul benessere individuale, è opportuno soffermarsi su cosa effettivamente si intenda per “benessere”. Per farlo, assumeremo la prospettiva della Psicologia Positiva (Seligman e Csikszentmihalyi, 2000) che si occupa appunto dello studio del benessere personale.

Premettendo che gli indicatori oggettivi (genere, status, età) non sono sufficienti a fornire una valutazione adeguata del benessere, quest’ultimo è da ritenere un

62 concetto relativo. Ogni individuo ne elabora un’interpretazione personale, in base alle proprie condizioni fisiche, ruolo sociale, caratteristiche psicologiche e stile di interazione con l’ambiente.

In ambito psicologico, in particolare nel campo di indagine della Psicologia Positiva, lo studio del benessere soggettivo si è sviluppato a partire da due prospettive di base.

La prima, definita “edonica”, comprende una concezione di benessere come assenza ed evitamento delle emozioni negative, a favore della sperimentazione del piacere (fisico, cognitivo ed emotivo) e della ricerca di gratificazioni e ricompense. (Kahneman, Diener, & Schwarz, 1999). Lo psicologo Kahneman definisce la “psicologia edonica” come lo studio di “ciò che rende le esperienze e la vita

piacevoli o spiacevoli”. Egli identifica nella massimizzazione della felicità umana il suo scopo principale e riferisce il benessere principalmente alla dimensione affettiva e alla soddisfazione di vita.

Questa visione del benessere come “principio di piacere” non può che richiamare a Freud, come forza motrice che guida l’Es e che pretende una soddisfazione

immediata.

La seconda prospettiva di benessere, detta “eudaimonica”, privilegia la ricerca dei fattori che favoriscono lo sviluppo e la realizzazione delle potenzialità individuali, nonchè il perseguimento di valori e significati, (Waterman, 1993) secondo il concetto aristotelico di eudemonia, inteso come ciò̀ che è utile all’individuo, nel senso che ne arricchisce la personalità̀. Essa va oltre al concetto di felicità e viene accostata al benessere più in senso lato, inteso come generato dal rispetto e della realizzazione della propria vera natura e come il risultato dell’inseguimento e raggiungimento di obbiettivi positivi (Ryan, Huta, e Deci, 2006). L’eudaimonia comprende non solo la soddisfazione individuale, ma anche un percorso di sviluppo verso l’integrazione con il mondo circostante (Nussbaum & Sen, 1993), esso implica un processo di

interazione e mutua influenza tra benessere individuale e collettivo.

Questo concetto di benessere eudaimonico si collega a quello che è l’inconscio collettivo di Jung e a quelli che sono i principi dell’Ecopsicologia, ossia la realizzazione della propria vera natura e della parte più autentica di se stessi.

63 Queste due visioni di benessere, edonico ed eudaimonico, possono non escludersi a vicenda, ad esempio, sentirsi bene può portare a fare del bene.

Per quanto riguarda il comportamento pro-ambientale e il benessere, il rapporto sembra duplice. Sotto questa luce, infatti, comportarsi a favore dell’ambiente può diminuire il benessere edonico e aumentare il benessere eudaimonico.

Diminuisce il benessere edonico poiché i risultati dei comportamenti pro-ambientali si possono osservare solo a distanza di tempo e non comportano un benessere immediato.

La ricerca ha infatti dimostrato che anche all’interno di organizzazioni ambientaliste, i volontari possono sperimentare una riduzione del benessere edonico quando

sentono di non riuscire a raggiungere il loro obiettivo. Più specificamente, si sentono arrabbiati o tristi a causa della cattiva natura dello stato, la sensazione che non stanno facendo abbastanza, e che anche le altre persone stiano facendo la loro parte.

Viceversa, i volontari ambientali hanno dichiarato di sentirsi soddisfatti e orgogliosi quando i progetti ambientali specifici su cui hanno lavorato hanno avuto successo (Eigner 2001).

L’azione pro-ambientale porterebbe, invece, ad un piacere più edonico, quindi di percezione immediata, attraverso il miglioramento delle condizioni ambientali, come possono esserlo le spiagge e spazi verdi puliti, privi di rifiuti.

Partecipando ad azioni collettive, o individuali, di pulizia delle spiagge o dei parchi, e paragonando le condizioni prima e dopo la pulizia, la percezione di piacere diventa immediata, così come il senso di utilità ed efficacia personale.

Difatti l’azione pro-ambientale porta a migliori condizioni ecologiche e questo fa si che le persone possano vivere in modo più confortevole sentendosi produttive nei confronti dell’ambiente.

Ad esempio alcuni studi indicano come l'inquinamento e la perdita di biodiversità hanno un effetto negativo sul benessere degli abitanti; una minore emissione di CO2 è legata invece ad un maggiore benessere (Welsch, 2007)

64 In generale, la soddisfazione della vita media è più alta nei paesi che hanno un

punteggio più alto nell'Indice di sostenibilità ambientale. (Bonini, 2008)

Questo approccio al concetto di benessere risulta molto interessante e fonte di spunto per lo studio delle variabili che possono influenzare i comportamenti pro-ambientali.

Il comportamento pro-ambientale si può rivelare intrinsecamente soddisfacente per alcuni. Questi piaceri, secondo le narrazioni degli intervistati, spaziano dai "semplici piaceri" associati ai rituali di risparmio energetico in casa al modo in cui mangiano, o si muovono (in bicicletta e a piedi) (De Young, 2000).

Tuttavia, non tutti i comportamenti pro-ambientali sono percepiti come piacevoli, anzi, alcuni sono addirittura avvertiti come spiacevoli. Ad esempio, evitare di accendere il termosifone durante una fredda giornata invernale può essere considerata un comportamento pro-ambientale, ma può anche portare a disagio.

In altre parole, non tutti i comportamenti pro-ambientali sono intrinsecamente soddisfacenti o motivati da piacevoli conseguenze naturali.

Mi sono soffermata nello specifico al benessere edonico poiché è frequente che le persone tendano ad evitare emozioni spiacevoli e ricerchino la soddisfazione immediata. È difatti necessario indagare in maniera più approfondita sui fattori che possono contribuire a motivare comportamenti eco-sostenibili, nonostante le gratificazioni possano percepirsi e prospettarsi come distanti nel tempo.

Quando si parla di cambiamento verso un approccio alla vita più sostenibile per il nostro pianeta, si va ad affrontare un tema complesso, intriso di variabili sottili. Ma proprio perché è di estrema importanza cercare di cambiare l’atteggiamento di tutta la collettività, attraverso l’indagine dei fattori di influenza e motivazione, per poter raggiungere grandi obbiettivi di sostenibilità.

Per quanto riguarda invece il benessere eudaimonico abbiamo visto come le spinte sottostanti siano la crescita personale e il perseguimento di valori.

65 In linea con quella che è la prospettiva della Psicologia Umanistica, l’individuo viene concepito come tendente all’autorealizzazione, unico, capace di rendersi conto delle risorse che ha a disposizione per svilupparsi e crescere.

In questo approccio al benessere, la scelta per il giusto comportamento è intrinsecamente e autonomamente motivata, o almeno percepita come tale.

È quindi probabile che coloro che scelgono deliberatamente per uno stile di vita pro- ambientale ricaveranno benessere eudaimonico dal loro impegno, non dalle

conseguenze immediate o dalla percezione di piacere personale come per l’approccio al benessere di tipo edonico.

Il comportamento pro-ambientale è stato spesso descritto come una forma di comportamento pro-sociale (De Young, 2000), (Xiao et al., 2011), che può essere guidato da motivi altruistici (ad esempio, la preoccupazione per la prossima generazione, altre specie o interi sistemi ecologici) (Bamberg S.A. et al., 2007). Si sostiene che i comportamenti pro-ambientali siano classificati come comportamenti morali (Th’gersen et al. 1996) e che la scelta per un comportamento pro-ambientale si basi, tra gli altri, su valutazioni su ciò che è la cosa giusta o sbagliata da fare (Lindenberg S., et al., 2007).

In linea con queste affermazioni teoriche, un'indagine nazionale ha scoperto che gli americani concordarono fortemente sul fatto che la natura ha un valore intrinseco e che gli esseri umani hanno doveri morali e obblighi nei confronti di animali, piante e natura non vivente come rocce, acqua e aria (Leiserowitz A.A., 2005).

Allo stesso modo, molte persone nel Regno Unito hanno convenuto che le persone hanno responsabilità personali, sociali e morali per affrontare il cambiamento climatico (Lorenzoni I., et al. 2007).

Anche se questa letteratura suggerisce che la maggior parte delle persone pensa che comportarsi a favore dell'ambiente sia la cosa giusta da fare, non tutti possono essere d'accordo; se si considera il comportamento pro-ambientale come un comportamento "giusto" può dipendere dalle norme e dai valori sostenuti dai gruppi sociali a cui si appartiene.(Kahan D., 2010).

66 Se il comportamento pro-ambientale è disapprovato da coloro che sono importanti per l’individuo, è meno probabile che questo abbia una visione positiva di tale comportamento.

Il benessere eudaimonico può essere determinato invece dall'impegno nel

comportamento pro-ambientale nella misura in cui l’individuo hai interiorizzato i valori e le norme condivise dal gruppo. (Ryan R. et al., 2000)

Se i membri del gruppo vedono il comportamento pro-ambientale come molto importante, ma l’individuo non ha interiorizzato queste norme, le norme del gruppo possono funzionare come una pressione esterna e quindi non determinare una forma di benessere eudaimonico.

Tuttavia, affinché il comportamento pro-ambientale porti ad un aumento del benessere eudaimonico, coloro che vi si impegnano devono vederlo come la cosa giusta da fare. L’impegno quindi dovrebbe essere intrinsecamente e autonomamente motivato.

Nel documento Salute Mentale e Cambiamenti Climatici (pagine 61-66)

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