STRUTTURE MONASTICHE E CONVENTUAL
VI. 1b Cenni storici e caratteri peculiari del versante tirrenico dei Peloritani.
Prima di passare all’esame delle strutture conventuali e monastiche sgranate nel versante tirrenico dei Peloritani si rivela necessario esaminare in maniera dettagliata il contesto territoriale sul quale esse insistono.
Il territorio esaminato comprende 16 comuni, alcuni dei quali dislocati sulla frangia costiera, come Villafranca, Spadafora, Torregrotta e Milazzo; altri in aree pedecollinari come Saponara, Venetico, Pace del Mela, San Filippo del Mela, Barcellona; altri ancora all’interno, in aree collinari non lontane dalla linea di displuvio, come Rometta, Monforte San Giorgio, Santa Lucia del Mela, San Pier Niceto. La posizione dei diversi centri nelle aree più o meno acclivi ne ha condizionato nel tempo lo sviluppo per le condizioni climatiche, per la morfologia più o meno accidentata del territorio, per la presenza di risorse irrigue e per la accessibilità, condizionata da una rete stradale spesso tortuosa e obsoleta nelle aree più elevate e più scorrevole e moderna in quelle pedecollinari e costiere.
22 GAMBINO J., Un progetto strategico per la tutela ambientale e la riqualificazione dei villaggi messinesi colpiti dall’alluvione, in POLTO C. (a cura di), Umanizzazione e dissesto del …, cit., p. 27.
23 GAMBINO J., Un progetto strategico per la tutela ambientale e la riqualificazione dei villaggi messinesi colpiti dall’alluvione, in POLTO C. (a cura di), Umanizzazione e dissesto del …, cit., p. 27.
24 GAMBINO J., Un progetto strategico per la tutela ambientale e la riqualificazione dei villaggi messinesi colpiti dall’alluvione, in POLTO C. (a cura di), Umanizzazione e dissesto del …, cit., pp. 27-28.
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Di conseguenza negli ultimi decenni, a fronte di uno sviluppo demografico e produttivo delle aree costiere, nelle aree interne si è registrato un progressivo declino demografico per lo scivolamento della popolazione verso la cimosa costiera caratterizzata da un’economia più dinamica rispetto a quella residuale delle aree più acclivi.
Nell’esaminare il territorio si procederà da est verso ovest vagliando i diversi ambiti spaziali nelle loro peculiarità morfologiche, demografiche e d economiche al fine di comprendere come un auspicabile processo di recupero dei Beni Culturali potrebbe incidere sul rilancio della locale economia.
SAPONARA
Fig. 2. Saponara
Saponara è uno dei più piccoli comuni della fascia tirrenica peloritana; occupa una superficie di 26,02 kmq e conta al 2018 3.925 abitanti.
Vito Amico descrive questo centro come “Paese, insignito del titolo di Ducato nell’anno 1650, per privilegio del re Carlo, situato in una valle amenissima, piantata ad alberi fruttiferi, ed in un terreno inclinato ad austro, a 3 miglia da Rametta, verso aquilone, e ad altrettante dalla spiaggia. Sovrastagli un antico castello affetto da ruine e destinato oggi ad altri usi, per come diremo25”.
Il toponimo Saponara deriva da una pianta che originariamente fu molto diffusa, ossia la Saponaria officinalis. Il territorio è solcato da due torrenti, il Cardà ed il Perarella, che confluiscono nella fiumara Saponara; comprende le frazioni di Cavaliere, Scarcelli, San Pietro e Saponara Marittima.
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Fig. 3. Il territorio di Saponara Fig. 4. Saponara, IGM, F.253, I, S. E. Rometta (stralcio)
Le origini di questo piccolo centro sono abbastanza incerte, ma una delle ipotesi maggiormente accreditate ne fa risalire la fondazione all’età medievale per la presenza su una collina del castello, che in verità potrebbe essere riferibile ad una età più tarda, successiva alla morte di Federico II di Svevia, allorché i baroni affermarono il loro potere edificando nei loro possedimenti castelli, simbolo del loro potere.
Saponara passò nelle mani di illustri personaggi, quali Enrico Rosso e Filippo Marino. Successivamente fu una importante famiglia nobiliare, quella dei Moncada, ad averne il possesso avviando un periodo di grande prosperità per il paese che registrò un progressivo aumento demografico. Dopo varie vicissitudini storiche e politiche, intorno al 1684 divenne ducato.
Nel ‘700 si ebbe l’ascesa della dinastia degli Alliata, i quali ne detennero il potere fino all’inizio del 1800. L’abolizione del feudalesimo, avvenuta nel 1812, comportò una nuova suddivisione amministrativa della Sicilia, per cui Saponara divenne un comune con a capo un sindaco.
Grande rilevanza per la storia di questo piccolo centro del Messinese ebbe il terremoto di Messina del 1908, che causò molti morti e la distruzione di numerosi edifici. In tempi più vicini a noi si deve ricordare l’alluvione che colpì Saponara nel novembre del 2011 provocando gravi danni.
L’esame attento dei dati rivela un andamento demografico costante tra l’unità e il 1881, registrando un picco notevole nel 1901, ridimensionato nel decennio seguente; negli anni successivi il numero degli abitanti crebbe progressivamente anche se solo di poche centinaia di unità, per poi subire una ulteriore decrescita negli anni successivi; un piccolo incremento si è avuto poi recentemente, tra il 1991 ed il 2001, ma ancora una volta a questa espansione è seguito un declino demografico negli anni successivi. Dunque dall’Unità ai giorni nostri l’andamento demografico rivela oscillazioni contenute, con fasi di espansione negli anni ’50 del secolo scorso e di un lieve ma progressivo declino negli ultimi decenni (fig. 5). In particolare dall’ultima rilevazione censuaria del 2011 la popolazione si è ulteriormente contratta passando da 4.078 unità alle 3.925 rilevate nel 2018 (-3,7%).
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Fig. 5. L’andamento demografico a Saponara tra il 1861 ed il 2011
È verisimile ipotizzare che sulla stagnazione demografica abbia avuto un ruolo significativo l’andamento dell’economia, in passato basata su un’agricoltura tradizionale che fino agli anni ’60 assorbì buona parte della manodopera. Nei decenni seguenti la situazione cambiò per la progressiva dilatazione prima del settore industriale, grazie all’espansione della produzione di laterizi e di piccole imprese meccaniche, e successivamente del terziario, divenuto via via sempre più significativo. Tra il 1971 e il 1991 si registrò un calo degli addetti al primario dal 27% al 15%, ma anche del secondario dal 44% al 38% degli addetti, passati probabilmente al terziario, i cui addetti si dilatarono dal 29% al 47% della popolazione attiva (Fig. 6).
Fig. 6. La distribuzione qualitativa della popolazione. 1971-1991.
Negli ultimi anni il fenomeno è stato ancora più marcato; infatti analizzando attentamente i dati relativi ai Censimenti del 2001 e del 2011 emerge la ulteriore progressiva terziarizzazione dell’economia a fronte del declino dell’agricoltura e di una discreta tenuta dell’industria, caratterizzata da aziende medio piccole nei comparti alimentare, metalmeccanico e dei laterizi (Fig.6). Nel 2001 solo il 7 % della popolazione attiva era impegnata nel settore primario, il 32 % nel secondario ed il 60 % nel terziario.
0 10 20 30 40 50
Primario Secondario Terziario
1971 1991
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A dieci anni di distanza, nel 2011, a fronte di una staticità del primario che occupa ancora il 7% degli attivi, si è avuto un travaso di forze dal secondario verso il terziario che impegnano rispettivamente il 29 % e il 63 % della manodopera (Fig.7).
Fig. 7. La distribuzione qualitativa della popolazione. 2001-2011
Si deve anche rilevare che l’apertura dello svincolo di Villafranca della A20 ha consentito la diffusione di un turismo residenziale balneare anche nell’area vicina della frazione di Saponara Marina, che si è progressivamente espansa.