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STRUTTURE MONASTICHE E CONVENTUAL

SAN PIER NICETO

Fig. 50. San Pier Niceto

San Pier Niceto ha una superficie di 36,29 kmq; il suo territorio, dalla forma stretta e allungata, partendo da un piccolo tratto sul mare, occupa prevalentemente le aree collinari interne ad un’altitudine compresa tra il livello del mare e 1279 m.; il centro urbano sorge a 260 slm. (Figg. 51- 52). Al 31 dicembre 2017 la sua popolazione ammontava a 2770 unità.

Anticamente era chiamato Sampèri ed era parte del vicino centro di Monforte San Giorgio; nel 1628 fu insignito del titolo di contea, il che comportò per i suoi feudatari il diritto di sedere in parlamento47; Vito Amico ricorda che era “patrono e titolare della chiesa parrocchiale S. Pietro principe degli apostoli, fornito di altre 8 chiese minori, sulle quali ha dritto l’arciprete soggetto al diocesano arcivescovo di Messina48”. Divenuto autonomo nel 1861, assunse il nome attuale nel 1875.

47 MANGANARO M., Complessi religiosi nella…, cit., p. 78.

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Fig. 51. Il territorio di San Pier Niceto Fig. 52. San Pier Niceto, IGM, F. 253, II, N. E. San Pier Niceto (stralcio)

La presenza del corso del Niceto contribuisce alla varietà della coperta naturale del paesaggio, costituita da salici, oleandri, pioppi, consentendo una buona irriguità dei suoli e dunque un’agricoltura produttiva.

Per quanto concerne l’andamento demografico si deve osservare una sostanziale tenuta nel periodo compreso tra l’Unità e gli anni ’30, allorché la popolazione, sia pure con qualche oscillazione, era attestata intorno alle 5000 unità. Dagli anni ’50 in poi si avviò un lento ma costante declino della popolazione che, come si è detto, oggi conta circa 2700 unità (Fig.53).

Come altri comuni collinari anche a San Pier Niceto progressivo è stato lo scivolamento demografico verso la cimosa costiera, specie verso i centri più dinamici di Milazzo e Barcellona Pozzo di Gotto, distanti poco più di 15 km, che hanno drenato popolazione dai centri vicini collinari.

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L’economia del territorio è tradizionalmente agricola, legata prevalentemente alla produzione agrumicola e frutticola che ha sempre assorbito una cospicua manodopera. Tuttavia se si analizzano i dati relativi alla distribuzione della manodopera nei tre settori dell’economia tra il 1971 e il 1991 si vedrà che progressivo è stato il travaso di forza dal settore primario verso il terziario (Fig. 54). Dal 51% di addetti si passò infatti al 30%, mentre gli addetti al terziario passarono dal 22% al 42%. Stabile la compagine di addetti al secondario, pari al 27% della popolazione attiva.

Fig. 54. La distribuzione qualitativa della popolazione. 1971-1991

Nei decenni seguenti la tendenza verso la terziarizzazione dell’economia si è consolidata. In particolare di fronte alla tenuta su valori pari al 27% del settore secondario, il contingente degli addetti all’agricoltura si è dimezzato toccando il 13% di addetti a vantaggio del terziario che oggi occupa il 60% della popolazione attiva (Fig.55).

Fig. 55. La distribuzione qualitativa della popolazione. 2001-2011.

Certo si deve considerare che la posizione geografica arretrata rispetto alla costa ha contribuito alla marginalità del sito, penalizzato anche da una rete viaria obsoleta. Inoltre la mancanza di innovazione nell’assetto produttivo del centro ha spinto molti giovani a trasferirsi altrove, inducendo il calo demografico e, in mancanza di diversificazione economica, la terziarizzazione dell’economia, fenomeno tipico delle aree meridionali arretrate.

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In seno alla comunità sono in atto tentativi di vivacizzare l’economia attraverso la creazione di sagre popolari che richiamano partecipanti dalle aree vicine, ma si tratta di eventi episodici di limitato respiro. La presenza di edifici religiosi di pregio, come le chiese di San Rocco, del Carmine e quella delle Anime Purganti potrebbe costituire un elemento di richiamo per un turismo culturale, se opportunamente valorizzate.

TORREGROTTA

Fig. 56. Torregrotta

Il comune di Torregrotta, localizzato nella valle del Niceto tra il mar Tirreno a nord e i Monti Peloritani a sud, ha una superficie di 4,22 kmq (Fig. 57); alla fine del 2017 i suoi abitanti ammontavano a 7.403 unità. Il suo territorio è delimitato dai torrenti Lavinia ad ovest, Bagheria a sud ovest, Sottocatena a sud e Caracciolo ad est, che lo separano dai comuni di Monforte San Giorgio, Valdina e Roccavaldina (Figg. 57 e 58).

Dal punto di vista morfologico il territorio è formato da un’area pianeggiante nella quale sorge l’abitato, che va dalla costa fino al torrente Bagheria, e da un’area collinare nell’entroterra, delimitata dal torrente Caracciolo e dalla Valle del Niceto.

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Il toponimo Torregrotta deriva dall’unione dei nomi delle due contrade che caratterizzarono il paese fin dall’antichità, ossia Torre e Grotta.

Secondo la tradizione nell’antichità il territorio sarebbe stato occupato dai Sicani e poi in età classica dai Greci e dai Romani. Dopo la caduta dell’Impero Romano fu preso dagli Ostrogoti cui seguirono i Bizantini, e poi i Normanni, gli Svevi e poi gli Spagnoli di Carlo V. Vito Amico lo menziona come “sottocomune riunito a Rocca, nella provincia e nel distretto di Messina, da cui dista 22 m., e 172 da Palermo49”.

Pian piano Torregrotta divenne un centro importante ai fini commerciali e agricoli, elementi questi che ne influenzarono l’economia e che giocarono un ruolo determinante per quanto concerne l’andamento demografico.

L’esame della dinamica della popolazione tra l’Unità e il 2011 rivela un incremento demografico pressoché costante. La popolazione, che nel 1861 ammontava a 749 unità, nel 2011 ha superato le 7426 unità.

Fig. 59. Andamento demografico di Torregrotta tra il 1861 ed il 2011

Come emerge dal grafico qui riportato, notevole è stata la crescita demografica in particolare dal 1981 in avanti, allorché si passò da 4659 abitanti ai 6052 del decennio seguente, segno palese della capacità polarizzante del territorio (Fig. 59).

Se si analizzano i dati relativi alla distribuzione della popolazione attiva nei tre settori economici in tempi più vicini a noi, cioè dagli anni ’70 in avanti, si osserveranno mutamenti significativi. Infatti da una situazione quasi di equilibrio del 1971 nella quale il primario e il terziario assorbivano la stessa quantità di manodopera, pari al 29%, mentre il secondario, legato principalmente all’edilizia e alla manifattura di elementi ad essa correlati, costituiva il settore trainante dell’economia con il 42% di addetti, si è passati all’espansione del terziario, che nel 1991 assorbiva il 50% della manodopera a danno principalmente dell’agricoltura, i cui addetti si dimezzarono (15%) e in parte del secondario sceso al 35% di addetti (Fig. 60).

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Fig. 60. La distribuzione qualitativa della popolazione. 1971-1991

Nei decenni successivi la tendenza si è progressivamente radicata. Tra il 2001 e il 2011 gli addetti al settore primario sono passati dal 7% al 5%; gli addetti al secondario dal 33% al 28% mentre la manodopera impegnata nel terziario si è dilatata dal 60% al 67% della popolazione attiva (Fig. 61).

Fig. 61. La distribuzione qualitativa della popolazione. 2001-2011

Dunque nonostante in passato Torregrotta abbia ricoperto un ruolo rilevante in campo agricolo, grazie all’agrumicoltura e alla frutticoltura di pregio, oggi il settore primario ha un ruolo marginale nell’economia del paese, mentre il settore terziario, specie di tipo commerciale, si è progressivamente espanso assumendo un ruolo dominante nell’economia del paese. È opportuno sottolineare la buona accessibilità del paese per la presenza di una buona rete viaria e ferroviaria, che ovviamente facilita le relazioni commerciali. 0 10 20 30 40 50

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CONDRO’

Fig. 62. Condrò

Condrò è uno dei comuni più piccoli della fascia tirrenica dei Peloritani, con una superficie di 5,19 kmq. Sorge nell’entroterra del golfo di Milazzo, nei pressi del torrente Muto (Figg. 50-51); alla fine del 2017 contava una popolazione di 481 unità.

Il territorio, non lontano dalla costa, si sviluppa dal livello del mare verso l’entroterra fino a 390 m di quota. Il centro abitato si trova a 58 mslm.

Fig. 63. Il territorio di Condrò Fig. 64. Condrò, IGM, F. 253, I, S. E. Rometta (stralcio)

Il toponimo Condrò deriva probabilmente dal greco “Xondros”, che indicava il grano e forse venne utilizzato in riferimento a questo piccolo comune del Messinese per la sua produzione di frumento. Le sue origini si fanno risalire al XIV secolo; Alfonso d’Aragona lo cedette a Giovanni Bonfiglio; più tardi, nel corso del Settecento, il comune passò a Federico Napoli.

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Vito Amico ricorda che “il comune di Condrò comprendesi in provincia distretto e diocesi di Messina da cui dista 24 m., circondario di Milazzo donde 7 miglia.

L’estensione territoriale è di sal. 274,174, delle quali divise in culture, 11,905 in giardini, 4,097 in canneti, 14,041 in seminatorii alberati, 53,883 in seminatorii semplici, 40,817 in pascoli, 63,773 in oliveti, 27,743 in vigneti alberati, 50,387 in vigneti semplici, 2,962 in castagneti, 4,491 in boscate, 0,115 in suoli di case. Esporta vino, olio e castagne50”.

Nel corso degli anni l’andamento della popolazione ha registrato numerose oscillazioni, caratterizzate da una sostanziale tenuta tra l’Unità e il 1911, allorché la popolazione ammontava a circa 1200 unità. Notevole l’incremento registrato nell’immediato primo dopoguerra, quando la compagine demografica salì a circa 1500 abitanti; poi lento ma progressivo fu il declino fino ai giorni nostri: nel 2011 la popolazione censita è stata solo di 481 unità (Fig. 65).

Fig. 65. L’andamento della popolazione di Condrò dal 1861 al 2011

La sua economia è basata fondamentalmente sull’attività agricola, specie di tipo agrumicolo, ma anche olivicolo e viticolo; particolarmente rinomata la produzione di un’albicocca denominata “Rapisarda”, usata da alcune aziende locali per la produzione di un’acquavite rinomata nel territorio. L’esame della distribuzione della manodopera nei tre settori economici negli ultimi decenni rivela che nel ventennio 1971-1991 si ebbe un significativo travaso di forze dal settore primario, i cui addetti si dimezzarono passando dal 54% al 24% confluendo nel secondario, la cui manodopera si dilatò dal 28% al 39%, e nel terziario, i cui addetti passarono dal 18% al 37% (Fig. 66).

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Fig. 66. La distribuzione qualitativa della popolazione. 1971-1991

Nei decenni più vicini a noi la tendenza alla terziarizzazione dell’economia si è ulteriormente consolidata, basti pensare il settore primario che nel 2001 assorbiva il 10% degli attivi, nel 2011 ne occupava solo il 5%; il secondario è passato al 27% della manodopera, mentre il terziario che nel 2001 impegnava il 60% della popolazione attiva, si è espanso ulteriormente fino ad accogliere il 67% degli attivi (Fig. 67).

Fig. 67. La distribuzione qualitativa della popolazione.2001-2011

Così come per altri centri del Messinese, la presenza di qualche opera artistiche e monumentale come la Chiesa Madre dedicata a S. Maria del Tindari e il convento dei Frati Minimi, quest’ultimo purtroppo in profondo degrado, potrebbe avere delle importanti ripercussioni sia sul piano economico che su quello territoriale, nel senso che, se opportunamente valorizzate, potrebbe rappresentare il trampolino di lancio per attività innovative come quella turistica.

Il recupero dei Beni Culturali è requisito fondamentale per incentivare attività economiche in grado di ridare lustro soprattutto a quei contesti territoriali che presentano una localizzazione marginale51. In verità qualche iniziativa in tal senso è stata avviata attraverso l’organizzazione di feste patronali e sagre52: in grado di richiamare partecipanti dalle aree contermini. Un problema è certamente quello

51 La definizione di progresso è stata al centro di numerosi dibattiti ma, soprattutto, viene spesso ricollegata alle problematiche ambientali, al punto che al giorno d’oggi qualsiasi politica di sviluppo che viene messa in atto deve necessariamente tener conto del concetto di sviluppo sostenibile; sul concetto di sviluppo sostenibile cfr. DEMATTEIS G., LANZA C., NANO F., VANOLO A., Geografia dell’economia mondiale, cit., pp. 62-65.

52 Molti geografi si sono soffermati più volte sull’importanza che le feste religiose e le sagre di paese possono avere sul 0

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legato alla viabilità obsoleta, che non permette collegamenti agevoli e veloci, ma notevoli sono anche le difficoltà economiche che non consentono alla pubblica amministrazione di avviare opere pubbliche di grande respiro.

Per contro non si può negare che un piccolo centro come Condrò offre una migliore qualità della vita rispetto ai centri urbani più grandi; la vita è certamente meno caotica, con una minore presenza di smog; inoltre i rapporti umani sono più facili, il senso di appartenenza più radicato anche per il permanere delle antiche tradizioni, delle festività religiose che certo accomunano.