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STRUTTURE MONASTICHE E CONVENTUAL

VILLAFRANCA TIRRENA

Fig. 8. Villafranca Tirrena

Si tratta di un comune costiero con una superficie di 14,34 kmq lambita a nord dal Mar Tirreno e confinante a nord ovest con il territorio di Saponara e a sud est con quello di Messina (fig. 8). Secondo i dati anagrafici nel 2017 contava 8.569 abitanti (Fig.8).

Il territorio di Villafranca Tirrena comprende tutta una serie di piccole frazioni tra cui Calvaruso, Serro, Divieto, Castello e Castelluccio.

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Dal punto di vista morfologico prevalgono le aree pianeggianti. È solcato dai torrenti Calvaruso e Santa Caterina che traggono origine dalle colline di Calvaruso per poi scendere fino al Tirreno (Figg. 9-10).

Fig. 9. Il territorio di Villafranca Tirrena Fig. 10. Villafranca T., IGM, F.253,

I, S. E. Rometta (stralcio) Vito Amico definisce Villafranca “paese detto Bavosa nei Regii Tabularii, e Babusa appo Arezzo sul sito della Sicilia, che circa le foci di Mile, situato sur un colle rivolto a Nord, signoreggia il sottostante mare26”.

Originariamente Villafranca fu chiamata Briosa e, successivamente, Bauso27: “citato in diplomi del

periodo aragonese come possedimento degli eredi di Filippo Manna, nel sec. XVI fu feudo della famiglia Cottone con un fondaco attivo lungo la strada Messina-Palermo; l’attuale piazza Dante, infatti, corrisponde all’antico piano di Fondaco. Fu ceduta nel 1630, come feudo col titolo di contea, da Guglielmo Spatafora ai principi di Castelnuovo28”.

Fig. 11. Il castello di Bauso

26 AMICO V., Dizionario topografico della Sicilia…, cit., vol. I, p. 132.

27 “Appare la prima menzione di Bavuso sotto gli Aragonesi, poiché sotto Federico II dicesi soggetto agi eredi di Giovanni di Manna”; cfr. AMICO V., Dizionario topografico della Sicilia di Vito Amico tradotto dal latino ed annotato da Gioacchino Di Marzo, Palermo, Tipografia di Pietro Morvillo, 1855, vol. I, p. 133.

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Gli eventi storici influenzarono l’andamento demografico del comune, determinando per lo più una crescita costante della popolazione, anche se con alcuni periodi di alti e bassi, causati principalmente dalla presenza ravvicinata dei centri urbani di maggiore entità, come Messina e Milazzo

Per quanto concerne l’andamento della popolazione, a differenza di altri piccoli centri del Messinese, a Villafranca si è registrato un progressivo incremento demografico tra l’Unità e il 2011, così come emerge dal seguente grafico (fig. 12):

Fig. 12. L’andamento demografico di Villafranca Tirrena tra il 1861 e il 2011

La progressiva espansione della popolazione è stata determinata dagli anni ’70 in avanti dalla apertura dello svincolo dell’A20 che di fatto ha avvicinato questo piccolo centro a Messina, raggiungibile in una decina di minuti, inducendone la progressiva espansione demografica ed edilizia per i costi più contenuti e per la migliore qualità della vita offerta da questo piccolo centro.

Per quanto concerne l’economia, tradizionalmente basata sull’agricoltura, dalla metà degli anni ’60 in avanti si deve rilevare la progressiva diversificazione delle strutture produttive a seguito della localizzazione in questo territorio di un polo industriale che negli anni ’70 impegnò la manodopera locale (Fig. 13).

Fig. 13. La distribuzione qualitativa della popolazione. 1971-1991 0 10 20 30 40 50 60 70

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Come rivelano i dati censuari del 1971, a fronte di un modesto ruolo dell’agricoltura, che assorbiva l’8% degli attivi, il settore secondario assorbiva il 67% degli attivi, mentre nel terziario era impegnato il 25% della manodopera. Nel 1991 la situazione cambiò con un’ulteriore contrazione degli addetti al primario, che assorbiva il 3% degli attivi, ma anche di quelli del secondario, che impegnava il 38% della manodopera; in progressiva espansione il terziario con il 59% di addetti, dilatatosi progressivamente anche per lo sviluppo di un turismo residenziale balneare.

Negli ultimi anni questo trend è proseguito per la chiusura della Pirelli, l’industria più importante presente nel territorio. Tra il 2001 e il 2011 a fronte della staticità del primario, che assorbe solo il 2% degli attivi, si è avuto un declino della manodopera impegnata nel secondario dal 23% al 18% di addetti, e una dilatazione abnorme del terziario, i cui addetti sono passati dal 75% al 79% degli attivi. (Fig. 14).

Fig. 14. La distribuzione qualitativa della popolazione. 2001-2011

Villafranca gode molto della vicinanza con la città metropolitana di Messina. Negli ultimi decenni questo centro, grazie all’espansione di un’edilizia a costi più contenuti rispetto a quelli della vicina Messina, ha polarizzato dalla città dello Stretto molte coppie giovani, offrendo anche una qualità della vita migliore e buoni collegamenti autostradali e ferroviari. L’accessibilità del territorio e la presenza di un ampio litorale hanno favorito lo sviluppo dell’attività turistica.

Diversi gli edifici religiosi nella cittadina, come la Chiesa della Madonna dei Cerei, la Chiesa di San Gregorio Magno, la Chiesa Madre S. Nicolò di Bari (Castello) e della Madonna delle Grazie. Rilevante è anche il Santuario Ecce Homo che si trova nella contrada Calvaruso29, meta di numerosi

fedeli; accanto a questo l’antico convento dei Frati Francescani del Terzo Ordine Regolare30.

29 “Calvaruso è forse il nucleo più antico, formato nel sec. XIII da coloni provenienti dalla vicina Rametta. Pervenne a Cesare Moncada nel 1628. Il nucleo abitato principale, sito alla foce del torrente Calvaruso, fu chiamato fino al secolo scorso Baùso o Bavuso e Bavosa nei tabulari regi e ancora Babusa in altri documenti. Acquisita l’autonomia nel 1825 e nel 1929 forma il comune di Villafranca con Calvaruso e Saponara, che si distaccherà nel 1952”; cfr. MANGANARO M., Complessi religiosi nella…, cit., p. 105.

30 “Sur un alto poggetto levasi un convento di Minori, sotto gli Osservanti una volta, oggi sotto i Conventuali, fabbricato sin dal 1586 sotto il titolo di S. Maria Annunziata”; cfr. AMICO V., Dizionario topografico della Sicilia…, cit., vol. I, pp. 132-133. 0 10 20 30 40 50 60 70 80

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Altre strutture importanti sono il Museo di Storia della Medicina “Ottavio Badessa” nel quale è possibile ammirare tutta una serie di strumenti, materiali e reperti di elevato valore medico che testimoniano la rilevanza della medicina tra la fine del 1700 e il ‘900. Di un certo interesse il castello di Bauso, che ospita una interessante quadreria; gradevole il giardino esterno.

ROMETTA

Fig. 15. Rometta

Rometta ha una superficie di 32,50 kmq; il territorio si estende dalla costa verso le colline interne. Oltre al centro di Rometta, sita a 580 m.slm, si devono ricordare le frazioni di Gimello, Santa Domenica, Scalone Oliveto, Mazzabruno e Torretta e Rometta Marea, quest’ultima sita sulla cimosa costiera. La sua popolazione nel 2017 ammontava a 6584 unità.

Originariamente il nome del paese fu “Rametta”, termine di origine medievale da cui derivò l’attuale “Rometta”. Vito Amico la definì “Città regia, la XL fra le demaniali. Sorge nel piano vertice di un monte ad occidente di Messina, donde dista circa 13 m. e 4 dalla spiaggia settentrionale. Tacciono gli antichi della sua fondazione, ma se crediamo ai cittadini scrittori varii ruderi ci addimostrano essere stata prima di Cristo, mattoni, vaselli, lucerne, monete, che occorrono comunemente, non che sostruzioni, sulle quali poggiano le rocche, e grotte in fine verso i lati del monte31”.

È verisimile riferire la sua fondazione all’età bizantina; fu poi occupata dagli Arabi, come riferiscono gli studiosi: “Erimata o Remata, presidio bizantino, fu espugnato dagli Arabi nel 965 dopo lunga resistenza. Rametta rivestì anche in epoca normanna e successivamente, notevole importanza strategica per il controllo militare dell’area tra Messina e Milazzo32”.

Federico II di Svevia la fortificò includendola nei castra exempta; intorno al Palatium federiciano si sviluppò l’abitato.

Oggi il paese presenta una certa dicotomia tra le aree collinari interne e quelle costiere, penalizzate le prime da un esodo significativo della popolazione giovanile per la mancanza di una diversificazione dell’economia, rimasta ancorata ad un’agricoltura tradizionale;

31 AMICO V., Dizionario topografico della Sicilia…, cit., vol. II, p. 407.

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le seconde rese dinamiche e polarizzanti per lo sviluppo di un turismo residenziale balneare, che ne ha indotto la progressiva espansione demografica e insediativa. Ovviamente, rispetto alle aree interne, migliore è l’accessibilità delle aree costiere per la presenza di un’articolata rete stradale, autostradale e ferroviaria.

Fig. 16. Il territorio di Rometta Fig. 17. Rometta, IGM, F. 253, I, S. E. Rometta (stralcio)

L’esame della dinamica demografica tra l’Unità e il 2011 rivela un andamento pressoché costante fino agli anni ’80 del secolo scorso; successivamente si è registrato un progressivo incremento della popolazione ascrivibile non già allo sviluppo demografico del centro, quanto piuttosto alla dilatazione della popolazione della frazione di Rometta Marea (Figg. 18-19).

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Fig. 19. Evoluzione demografica di Rometta tra il 1961 e il 2011

L’andamento demografico ha risentito dei processi di mobilità, per lo spostamento di abitanti verso le vicine Milazzo o Messina che potevano offrire migliori opportunità occupazionali.

Se si esaminano i dati censuari del 1971 e del 1991 si osserva che fino agli anni ’70 l’agricoltura era alla base dell’economia e assorbiva il 36% della manodopera; il settore secondario vedeva occupato il 37% degli attivi e il terziario il 27%. A distanza di un ventennio si registrò un significativo travaso di forze verso il terziario che impegnava il 62% della popolazione attiva, mentre gli addetti al primario si contrassero all’8% e quelli del secondario al 30% (Fig. 20)

20. La distribuzione qualitativa della popolazione. 1971-1991

I dati censuari più vicini a noi rivelano il consolidarsi della tendenza alla terziarizzazione dell’economia, fenomeno proprio delle aree meno evolute incapaci di una diversificazione produttiva. Tra il 2001 e il 2011 il tasso di occupazione nei tre settori produttivi è stato pressoché costante, come si può osservare dalla Fig. 21.

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Fig. 21. La distribuzione qualitativa della popolazione.2001-2011

In particolare nel 2001 solo il 4 % della popolazione attiva era impegnata nel settore primario, gli addetti al secondario erano scesi al 24 % mentre il terziario ne assorbiva il 71 %. A dieci anni di distanza i valori erano quasi gli stessi con il 5% di addetti al primario, il 23% al secondario e il 72% al terziario.

Come si è osservato l’area marittima ricopre un ruolo di primissimo piano per l’economia del paese, grazie allo sviluppo del turismo e del suo indotto.

Numerose le testimonianze architettoniche del passato a Rometta, come la Porta Milazzo e la Porta Messina, attraverso cui si entrava nella cittadina che era cinta da mura (Fig. 22).

Numerosi gli edifici religiosi come la Chiesa Madre, la Chiesa bizantina intitolata a Santa Maria dei Cirei, la Chiesa di Sant’Antonio da Padova e il Convento di San Francesco33 e il convento dei

Cappuccini.

Fig. 22. Porta Messina di Rometta

33 “Del complesso conventuale, sorto nei pressi del castello sulla parte più elevata del colle su cui sorge l’abitato, restano i ruderi della chiesa annessa all’antico convento di San Francesco ormai scomparso”; cfr. MANGANARO M., Complessi religiosi nella…, cit., p. 74.

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VENETICO

Fig. 23. Venetico Fig. 24. Il castello di Venetico

Venetico è un piccolo comune con una superficie di appena 4,38 kmq. Il suo territorio ha una forma rettangolare e si allunga dalla cimosa costiera verso l’entroterra (Fig. 25). La sua popolazione ammontava nel 2017 a 3979 unità.

Il territorio, frazionato nelle aree di Venetico Superiore e Venetico Marina, è delimitato dalle valli fluviali dei torrenti Cocuzzaro (ad est) e Senia ad ovest e confina con i vicini comuni di Spadafora e Valdina (Figg. 25-26):

Fig. 25. Il territorio di Venetico Fig. 26. Venetico, IGM, F, 253, I, S. E. Rometta (stralcio) Per quanto concerne la storia di questo piccolo comune, pochissime sono le notizie che ci sono pervenute, soprattutto per quanto concerne l’età antica, mentre è noto che in epoca medievale il territorio venne sfruttato da quattro famiglie che si occuparono della coltivazione del terreno.

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Nel 1440 il re vendette il feudo di Venetico a Corrado Spadafora il quale, in seguito, fece sì che il territorio divenisse abitato, così come gli altri centri vicini; per tale ragione i primi abitanti del posto furono immigrati. Nel corso dell’età moderna il paese fu soggetto ad un notevole sviluppo, ma nel corso del ‘700 subì i danni determinati dalla peste. Vito Amico lo ricorda come “Paese sotto Rametta, di cui sta soggetta all’arciprete la parocchia, sacra a s. Niccolò vescovo; quegli perciò vi delega un prete curato, il quale presiede a 7 altre chiese minori. Sorge nel declivio di un poggetto, a 2 miglia dalla spiaggia verso settentrione, come coronato dalla fortezza, ossia dall’ampio palazzo baronale, da cui non molto dista il tempio maggiore, che sorge elegante, pel prospetto, il campanile, e l’interno incrostato di marmi nelle pareti, con leggiadre cappelle34”.

Nel 1908 subì i danni indotti dal terremoto di Messina; due decenni più tardi, nel 1929, si ebbe la fusione tra Venetico ed i comuni vicini, che insieme diedero vita all’unico comune di Spadafora; tuttavia nel 1940 Venetico riacquisì l’autonomia amministrativa.

La posizione costiera aperta agli scambi e la presenza di giacimenti di argilla contribuirono non poco allo sviluppo demografico del paese, che fu costante dall’Unità in poi (Fig. 27).

Fig. 27. L’andamento demografico di Venetico dall’Unità al 2011

In relazione all’andamento dell’economia i dati rivelano il ruolo significativo del settore secondario, che nel 1971 impegnava il 57% della popolazione attiva, coinvolta prevalentemente nella produzione di laterizi, grazie alla presenza nel territorio di giacimenti di argilla; l’agricoltura assorbiva il 15% della manodopera e il terziario il 28%.

A distanza di un ventennio si registrò un calo degli addetti al primario, passati al 4%, ma anche un ridimensionamento della manodopera impegnata nel secondario, scesa al 38%, a fronte dell’espansione del terziario che nel 1991 assorbiva il 58% della popolazione attiva (Fig. 28).

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Fig. 28. La distribuzione qualitativa della popolazione attiva. 1971-1991

I dati delle due ultime rilevazioni censuarie rivelano il progressivo declino dell’agricoltura, i cui addetti si sono contratti progressivamente passando nel 2001 al 13% della popolazione attiva e nel 2011 al 2%; anche il settore secondario ha fatto registrare una contrazione della manodopera, scesa al 31% e al 25%; in costante espansione il settore dei servizi, i cui addetti nel 2001 erano il 55% della popolazione attiva e nel 2011 il 72%. (Fig. 29).

Fig. 29. La distribuzione qualitativa della popolazione attiva. 2001-2011

Come per gli altri comuni rivieraschi, anche a Venetico il turismo residenziale balneare si è sviluppato notevolmente, specie dagli anni ’80 in avanti assumendo un ruolo significativo nella locale economia.

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ROCCAVALDINA

Fig. 30. Roccavaldina

Roccavaldina è un piccolo comune, sito a 320 m di quota nella Valle del Niceto, con una superfice territoriale di 6,53 kmq. Modesta la sua consistenza demografica, che nel 2017 ammontava a 1.108 unità. Comprende due frazioni: Cardà e San Salvatore.

In origine era forse un antico pagus, cresciuto intorno ad una stazione di posta sulla via che collegava Milazzo e Messina; gli Arabi lo rinominarono Rachal Elmerum e i Bizantini, che lo strapparono per breve tempo a questi, lo chiamarono Casale del Conte. “Durante la dominazione normanna (1168) il casale fu donato da Guglielmo il Buono al monastero di S. Maria della Scala di Messina35”.

Vito Amico lo ricorda come “Terricciuola, detta altrimenti Maurojanni, poichè siede nel territorio di questo nome, in un luogo elevato e lievemente declive sotto Rametta, verso maestro, a 2 m. dalla spiaggia settentrionale36”. Afferma inoltre che è “un comune in provincia distretto e diocesi di Messina, da cui dista 20 miglia, circondario di Rametta, donde 6 m., e 164 da Palermo” 37.

Il territorio si estende nell’area collinare interna, ad una quota altimetrica compresa tra 56/500 m di quota. Il centro urbano sorge a 320 m slm (Figg. 31-32).

35 MANGANARO M., Complessi religiosi nella…, cit., p. 72.

36 AMICO V., Dizionario topografico della Sicilia…, cit., vol. II, p. 646. 37AMICO V., Dizionario topografico della Sicilia…, cit., vol. II, p. 647.

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Fig. 31. Il territorio di Roccavaldina Fig. 32. Roccavaldina, IGM, F. 253,

I, S.E. Rometta (stralcio)

Modesta la rete viaria che collega questo comune a quelli vicini di Torregrotta e Rometta; per quanto concerne la rete ferroviaria, la stazione più vicina è quella di Torregrotta.

La struttura urbana è regolare, caratterizzata da un asse viario rettilineo, che ha origine nella piazza in cui sorge il castello e si conclude nel punto più elevato dell’abitato, dove sorge la chiesa madre38.

La posizione arretrata e l’acclività del sito hanno condizionato lo sviluppo della cittadina, penalizzata come altri centri collinari dall’esodo delle classi giovanili, che si sono spostate sulla costa per fruire delle migliori opportunità occupazionali.

L’andamento demografico palesa questo fenomeno, come si può osservare nella Fig. 33.

Fig. 33. Andamento demografico di Roccavaldina tra il 1861 ed il 2011

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Dal 1861 al 2011 si registrarono due fasi diverse, la prima compresa tra il 1861 ed il 1921 durante la quale si ebbe un incremento della popolazione che raggiunse le 2422 unità; la seconda dal 1931 in avanti, nella quale progressivo è stato il declino demografico.

È verisimile ipotizzare che alla base di questo processo stia un’economia stagnante, incapace di diversificazioni in grado di attrarre la manodopera giovanile, che preferisce spostarsi altrove alla ricerca di migliori opportunità occupazionali.

Se si esaminano i dati relativi alla distribuzione della manodopera nei tre settori economici tra il 1971 e il 1991 si osserva che si è passati da una situazione di equilibrio, con il 32% degli addetti al primario, e il 34% al secondario e al terziario, ad un travaso di forze verso il secondario che occupava nel 1991 il 40% della manodopera, soprattutto nell’edilizia, e il 46% di addetti al terziario. In declino il primario che assorbiva il 14% della manodopera (Fig. 34).

Fig. 34. La distribuzione qualitativa della popolazione. 1971-1991

I dati dei due ultimi censimenti del 2001 e del 2011 rivelano il consolidarsi di questa tendenza, con un ulteriore calo degli addetti al primario, pari al 2/3% della popolazione attiva, lo stabilizzarsi della manodopera impegnata nel secondario intorno al 36%, e nel terziario al 60% degli attivi (Fig. 35).

Fig. 35. La distribuzione qualitativa della popolazione. 2001-2011 0 10 20 30 40 50 1 2 3 1971 1991 0 10 20 30 40 50 60 70 1 2 3 2001 2011

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Quando di parla di economia è bene ricollegarla anche alle potenzialità che questo piccolo centro del Messinese presenta, sulla base dei Beni Culturali che lo caratterizzano, che potrebbero rivelarsi fondamentali ai fini di un possibile sviluppo dell’attività turistica.

Tra le principali strutture monumentali di Roccavaldina che rievocano la storia del paese e che potrebbero rilanciare il turismo vi è il castello, testimonianza dell’antica presenza dei feudatari e del loro potere sul territorio in questione: “pur variando nel tempo per le modalità e per gli schemi costruttivi, i castelli ed i monasteri hanno improntato di sé il paesaggio, talvolta coagulando nel loro sito un insediamento, talaltra inserendosi con significativi impianti architettonici in aree già umanizzate39”. Nel territorio siciliano i processi di costruzione di fortezze furono abbastanza intensi nel corso dei secoli e interessarono diverse aree dell’Isola, da quella orientale a quella occidentale, anche se “poche delle strutture difensive più antiche sono sopravvissute all’ingiuria del tempo ed ai mutamenti politici. Nella maggior parte dei casi la loro esistenza è attestata dalle fonti letterarie e da pochi ruderi, testimoni tuttavia di processi storici, che hanno contribuito a plasmare il paesaggio umanizzato siciliano40”.

Forse di origine normanna e rimaneggiato poi in età rinascimentale, il castello è sito nel centro storico (Fig. 36)

Fig. 36. Il castello di Roccavaldina Fig. 37. L’antica farmacia

Per molti anni ebbe carattere difensivo, prima di divenire residenza dei Valdina, una delle famiglie principesche siciliane più rilevanti; la sua posizione consente una visione mozzafiato del comprensorio milazzese e delle Isole Eolie.

Di notevole interesse anche l’antica farmacia risalente al 1628 ricca di una collezione di vasi di ceramica urbinate riferibile al ‘600, meta di numerosi visitatori (Fig. 37).

Per quanto concerne le strutture di carattere religioso si devono ricordare il Duomo e la Chiesa di Maria Santissima della Catena; le altre ricordate da Vito Amico41, sono andate distrutte. Di un certo interesse il Convento dei Cappuccini, localizzato fuori dal centro abitato.

39 POLTO C., I segni del potere civile e religioso…, cit., p. 5. 40 POLTO C., I segni del potere civile e religioso…, cit., pp. 5-6.

41 “La parrocchia intitolata a S. Pancrazio, di cui vi ha un antico quadro, è commessa ad un prete curato, sotto l’arciprete di Rametta, con altre 6 chiese minori”; cfr. AMICO V., Dizionario topografico della Sicilia…, cit., vol. II, p. 646.

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SPADAFORA

38. Spadafora e il suo castello

Spadafora è un comune localizzato tra Rometta Marea e Venetico; ha una superficie di 10,30 kmq ed è suddiviso in due frazioni, ossia Grangiara e il borgo di San Martino. La sua popolazione ammontava nel 2017 a 4.983 unità.

Spadafora ha origini antiche; il suo territorio fu toccato dai Fenici e dai Greci che contribuirono al suo sviluppo economico e culturale. Gli Arabi stimolarono le attività mercantili e valorizzarono le campagne attraverso la costruzione di acquedotti. Poi il succedersi delle dominazioni normanna, sveva e poi angioina comportò momenti di sviluppo o di decadenza. A metà del ‘400 fu occupato