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BANCHE E LIQUIDITÀ, DEPOSITI E LOAN

SERVIZI DI PAGAMENTO E INTERMEDIAZIONE FINANZIARIA

5.6 BANCHE E LIQUIDITÀ, DEPOSITI E LOAN

Le banche si differenziano dagli altri intermediari finanziari principalmente per due loro caratte-ristiche, l’illiquidità dei loro assets principali, i crediti alle imprese (loan) e la fragilità delle loro principali passività, i depositi a vista, che possono essere ritirati in qualunque momento e sono sog-getti al rischio di un bank run.32Tuttavia fra queste due attività sembra esserci un’incompatibilità di fondo: le richieste di rimborso da parte dei depositanti potrebbero arrivare inaspettatamente per la banca, costringendola a liquidare alla meglio i suoi asset per farvi fronte. Inoltre, valendo la regola del rimborso sequenziale, i depositanti avranno tutto l’interesse di precipitarsi agli sportelli ed otte-nere il pieno rimborso, mettendo in serio pericolo l’attività bancaria nel suo complesso. Diamond e Rajan si pongono due domande:

queste caratteristiche delle banche sono un’aberrazione, legata agli eventi storici oppure esiste una logica, nella scelta delle banche di questo tipo di attività?

La fragilità finanziaria è una caratteristica desiderabile per le banche?

Secondo Diamond e Rajan, la fragilità della struttura finanziaria delle banche ha un movente assolutamente razionale. Esse si finanziano con i depositi proprio perché sono i depositi a permettere loro di specializzarsi nel finanziare attività illiquide. Quando un creditore presta utilizzando le sue specifiche conoscenze riguardo agli investimenti del debitore, agendo da relationship lender, riesce ad ottenere un rendimento medio maggiore rispetto ad altri agenti meno specializzati, perché le sue capacità e conoscenze gli permettono di selezionare meglio i rischi. Questi crediti tuttavia sono illiquidi, in quanto è possibile trasferirne il titolo solo sostenendo un costo notevole. La ragione è molto semplice: poiché il mercato non possiede le conoscenze specifiche del lender, non è in grado di prezzare il rischio allo stesso modo. Un singolo credito è di fatto normalmente invendibile perché il mercato non lo può valutare, non potendo valutare il rischio degli investimenti finanziati. In casi meno estremi, come per esempio nel caso di portafogli diversificati di crediti verso settori i cui rischi sono abbastanza noti, i loan possono essere venduti, ma il venditore deve comunque pagare un premio per il rischio, che rappresenta un costo. Da qui deriva l’illiquidità dei crediti bancari. Il relationship lender sopporta il costo dell’illiquidità di tali crediti. Egli infatti, a fronte delle risorse investite nel progetto, può essere soggetto a shock di liquidità, determinati dall’esigenza di consumare parte delle risorse, oppure dall’opportunità di investirle finanziando progetti alternativi più vantaggiosi. In presenza di una improvvisa esigenza di liquidità, il relationship lender sarebbe quindi costretto a vendere il prestito concesso oppure a prendere in prestito la somma equivalente da coloro che temporaneamente non hanno esigenze di consumo, sopportando quindi un costo.

Le capacità specifiche del relationship lender gli permettono di monitorare i debitori ad un costo inferiore rispetto ad altri agenti, nei confronti dei quali ha quindi un vantaggio competitivo. Questo lo rende la persona più adatta a svolgere le funzioni di intermediario finanziario, beneficiando delle economie di scale che derivano dalla riduzione della duplicazione dei costi. In un mercato efficiente, si affermerà come intermediario l’agente che beneficia dei costi più bassi, che quindi può impor-re ai suoi debitori un costo di verifica inferioimpor-re. Le sue conoscenze specifiche lo pongono in una situazione privilegiata: i debitori infatti difficilmente possono sostituirlo con un altro lender. Essi infatti sarebbero costretti a pagare tassi più alti perché altri intermediari hanno costi maggiori. Allo stesso tempo, però anche i suoi creditori non possono sostituirlo facilmente. Avere dei costi infe-riori gli permette di affermarsi sul mercato offrendo ai suoi creditori rendimenti supeinfe-riori a quelli di mercato, rappresentati da rendimenti offerti dai contratti di debito standard che ciascun agente può intraprendere individualmente. Sostituire l’intermediario comporta dei costi per i creditori: essi devono monitorare personalmente i debitori ad un costo molto superiore, oppure trovare un altro

termediario, il quale avrà conoscenze inferiori. In genere quindi, quando un intermediario finanziario si afferma sul mercato, gode di una rendita che gli deriva dalle sue conoscenze ed abilità.

Un aspetto cruciale del problema è che tale rendita si incrementa con il passare del tempo. Svol-gendo le funzioni di monitoraggio egli acquisisce ulteriori informazioni sui rischi dei debitori che aumentano il valore della sua rendita. Con il passare del tempo diventa sempre più costoso sostituir-lo. Una volta stipulati i contratti di finanziamento con i creditori ed erogati i loan, con il trascorrere del tempo diventa sempre più vantaggioso per l’intermediario minacciare di non utilizzare le proprie capacità a meno che non vengano rinegoziati i termini contrattuali in suo favore. I suoi creditori sa-rebbero in questo caso costretti ad accettare le sue condizioni e l’intermediario sarebbe in grado così di ridurre i suoi oneri. In assenza di altri agenti potenzialmente in grado di svolgere le sue funzioni, egli potrebbe ridurre il pagamento a quella somma che i suoi creditori sarebbero in grado di recupe-rare in sua assenza. Per questa ragione, un credito nei confronti di un intermediario è illiquido. Non può quindi essere venduto senza incorrere in costi notevoli. Di conseguenza è molto difficile trovare dei finanziatori per un intermediario. Dato che questi ultimi non potrebbero liberarsi facilmente del titolo di credito nei confronti dell’intermediario, essi finirebbero per sopportare interamente il costo (che dipende dal rischio) derivante dall’illiquidità degli assets dell’intermediario.

Questo problema viene risolto dai depositi a vista. Se i creditori finanziano l’intermediario per mezzo dei depositi a vista, qualunque tentativo di rinegoziare i termini contrattuali causerebbe infatti un bank run, che porterebbe alla liquidazione dell’intermediario con la conseguente perdita di tute le sue rendite. La minaccia del bank run costringe l’intermediario a trasferire ai depositanti tutti i benefici che esso trae dai premi che gli imprenditori sono disposti a pagare per ottenere dei finan-ziamenti attraverso il relationship lending. Questi finanfinan-ziamenti sono vantaggiosi per il debitore (l’impresa) perché, per via dei costi necessari per trasmettere le informazioni, non potrebbe ricorrere ad altre fonti di finanziamento alternative (come accade alle imprese di piccole dimensioni), oppure potrebbe accedervi soltanto sostenendo costi più elevati. La fragilità delle sue passività, permette al relationship lender di emettere depositi per un valore pari a quello del portafoglio di crediti illiquidi che detiene. Questo gli permette di prestare direttamente come se i loan fossero liquidi.

È necessario però domandarsi se la stessa soluzione non possa essere adottata dall’imprenditore, se quindi l’utilizzo di uno strumento come i depositi a vista richieda necessariamente l’esistenza di un intermediario. La risposta è negativa. Esiste infatti una differenza fondamentale fra rio e l’imprenditore: l’imprenditore crea dei beni o servizi attraverso le sue conoscenze; l’intermedia-rio, al contral’intermedia-rio, possiede delle specifiche conoscenze, attraverso le quali estrae una quota del valore degli assets del debitore maggiore di qualunque altro agente, ma non produce niente di nuovo. Se l’imprenditore dovesse venire estromesso perché insolvente, i suoi assets avrebbero un valore mag-giore per l’intermediario che per una famiglia, per esempio, perché può essere in grado di trovare un altro imprenditore, un manager in grado di gestire l’impresa. Oppure perché potrebbe vendere gli assets ad un prezzo superiore, beneficiando delle sue competenze specifiche, o semplicemente per-ché beneficia di ampie risorse che gli permettono di avere un orizzonte temporale più lungo. Il bank run è una minaccia efficace nei confronti dell’intermediario, ad esempio una banca, perché implica la liquidazione forzata ed immediata di tutti gli assets. In questo caso le rendite dell’intermediario (o dei managers e azionisti della banca) si azzerano completamente. Le sue rendite derivano solo in parte dalle sua capacità. Esse derivano anche, in larga misura, dalla durata dei rapporti intrattenuti fino a quel momento, che gli hanno permesso di accumulare le sue conoscenze. Con la perdita degli assets perde il valore dello stock di conoscenze accumulato. Quindi ha tutto da perdere dal bank run. Inoltre i depositanti, se decidono di liquidare l’intermediario, riescono a recuperare qualcosa del valore degli assets, perché anche essi hanno delle capacità di questo tipo, anche se inferiori ri-spetto all’intermediario. Quindi la minaccia di un bank run è credibile. Al contrario il bank run non rappresenterebbe una minaccia efficace nei confronti dell’imprenditore, se quest’ultimo emettesse i depositi. La liquidazione dell’impresa generata dal bank run comporterebbe infatti la rimozione dell’imprenditore. Ma poiché il valore dell’impresa viene generato dall’imprenditore stesso, la sua rimozione comporterebbe la distruzione della maggior parte del valore degli assets stessi. In altre

parole, una ampia quota del valore dell’impresa è rappresentato da un asset intangibile, le competen-ze specifiche dell’imprenditore. Un bank run non sarebbe quindi una soluzione molto brillante per i suoi creditori, che finirebbero per recuperare una quota modesta del valore complessivo dei crediti. Per di più la rendita dell’imprenditore, che dipende dalle sue capacità, rimarrebbe in larga misura intatta, perché potrebbe trovare altri finanziatori.

La fragilità finanziaria delle banche, che deriva dall’emissione di depositi a vista a fronte di pre-stiti illiquidi, permette loro di creare liquidità. Tuttavia la fragilità della struttura finanziaria delle banche non è un’aberrazione ma la conseguenza dell’illiquidità degli asset sottostanti. Ma l’interme-diazione finanziaria per mezzo della creazione di liquidità svolge un ruolo altrimenti insostituibile. I crediti illiquidi finanziati per mezzo dei depositi non troverebbero un finanziatore in assenza delle banche. Questa concezione contrasta con la visione più tradizionale secondo la quale la fragilità fi-nanziaria non è un aspetto necessario e inevitabile dell’attività bancaria, ma, al contrario, deve essere corretta attraverso un’opportuna regolamentazione.

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