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Poteri discrezionali di ispezione

REGOLE E ISTITUZIONI DEL SISTEMA BANCARIO

8.3.5 Poteri discrezionali di ispezione

L’attribuzione al regolatore di poteri di ispezione impone alle banche di fornire accesso alle informa-zioni private al fine di prevenire il rischio di insolvenza. L’attribuzione di poteri di questo genere può in teoria limitare gli incentivi avversi cui è sottoposto il management della banca, ma genera un grave problema che deriva dalla discrezionalità nell’utilizzo effettivo di tali poteri. I regolatori infatti sono sempre soggetti al rischio di essere catturati dalle imprese che essi sono tenuti a regolare. Questo problema è più grave nel caso delle banche grandi, che in genere sono considerate “too big to fail”, in quanto il costo economico e politico di una loro insolvenza è ritenuto eccessivo. Bisogna inoltre osservare che è stato dimostrato che i poteri ispettivi influenzano il mercato in modo significativo. Tuttavia l’evidenza empirica disponibile mostra che l’impatto può essere radicalmente diverso in cir-costanze differenti.61In certi casi infatti la notizia dell’ispezione può generare dubbi sulla solvibilità dell’intermediario, in altri può contribuire alla diffusione di informazioni al mercato, stabilizzando i corsi azionari. Sarebbe tuttavia opportuno in ogni caso imporre al regolatore di rendere pubblici gli esiti delle ispezioni in tempi molto brevi, sia per ridurre i rischi di cattura o di indebite ingerenze politiche, sia per permettere al mercato di prezzare i titoli nel modo più efficiente possibile. 8.3.6 Gli strumenti di mercato per limitare il moral hazard

In alternativa alla forme di regolamentazione viste in precedenza, degli incentivi generati dal mercato possono operare in modo efficace per ridurre il moral hazard. Ciò avviene in due circostanze:

L’assicurazione parziale dei depositi Una soluzione che riduce il problema del moral hazard

è quella di garantire una copertura assicurativa solo parziale ai depositi. Ad esempio una soluzione che viene spesso adottata è quella di garantire la protezione soltanto ai depositi di ammontare limitato entro una certa cifra. In questo caso si incentivano i depositanti non coperti dall’assicurazione a monitorare, ritenendo che chi è esposto per somme notevoli ha un maggiore incentivo a monitorare e possiede maggiori risorse per ottenere le informazioni rilevanti. L’assicurazione completa infatti elimina ogni incentivo in tal senso. Rimangono dei dubbi sull’effettiva capacità dei depositanti di monitorare gli intermediari, se si considerano gli enormi costi informativi necessari. Tuttavia i depositanti, in genere, hanno anche altri rapporti con la banca che permettono loro di valutare la propensione al rischio dell’intermediario. Inoltre essi possono facilmente accedere alle informazioni disponibili gratuitamente sul mercato, quali quelle diffuse dalle agenzie di rating e dai revisori di bilancio. L’assicurazione parziale dei depositi fornisce infatti un forte incentivo, specie alle banche maggiormente virtuose, a trasmettere le informazioni rilevanti al mercato.

Va però ricordato che le relazioni contrattuali tra la banca e i suoi finanziatori non si basano sul monitoring, in quanto un contratto di debito nel quale i depositanti monitorano l’intermediario non sarebbe sostenibile. Le banche devono finanziarsi attraverso contratti di debito fondati su un costo non monetario di insolvenza, e nel loro caso il costo legato alla perdita della reputazione è molto efficace. I rapporti fra le banche i loro finanziatori sono quindi basati su rapporti fiduciari fondati sulla reputazione. L’idea che i depositanti possano efficacemente monitorare un intermediario come una grande banca contemporanea non è molto credibile. Ma coprire i depositi con un’assicurazione soltanto parziale significa stabilire il principio che i depositanti, almeno in parte, contribuiscono ai costi dell’insolvenza dell’intermediario e che a maggior ragione questo dovrebbe accadere per gli altri creditori, come i bondholders. Il mercato dovrebbe quindi prezzare opportunamente questo rischio, incrementando proporzionalmente il costo a cui l’intermediario si finanzia in funzione dei rischi che l’intermediario sottoscrive. Il problema in questo caso riguarda la credibilità dell’impegno dello stato. Nei momenti di crisi, infatti, il governo può avere un incentivo a rinnegare la regola dell’assicurazione parziale e addirittura estendere la copertura a tutti i creditori. Questa situazione si

verifica sempre quando la crisi assume una natura sistemica, oppure quando la banca in questione è too big to fail, e il mercato deve pesare ii benefici delle garanzie implicite, oltre che i costi imposti da regole che in pratica solo di rado vengono coerentemente applicate.

Infine bisogna notare che anche un sistema di garanzia statale molto esteso a copertura dei depositi può non essere sufficiente ad evitare un bank run, specialmente se la garanzia non è universale. Usufruire della garanzia non è infatti privo di costi per i depositanti, che vedono comunque il rischio di non poter accedere ai propri risparmi per periodi di tempo potenzialmente anche prolungati e spesso incerti. Un clamoroso esempio della rilevanza di questi problemi è emerso nel 2008, quando un istituto inglese di medie dimensioni, la Northern Rock è stata soggetto ad un bank run, nonostante la presenza di un’assicurazione che copriva i depositi di ammontare fino a trentamila sterline. In quell’occasione il governo è intervenuto nazionalizzando l’istituto per fermare il run ed evitare il rischio di contagio.

La reputazione Le banche più efficienti godono di rendite di posizione che permettono loro di

finanziarsi a costi bassi, che dipendono dalla reputazione. Il valore di tutte le rendite future della banca viene opportunamente scontato dai mercati finanziari nel valutare la banca. Quanto maggiore è il valore di tali rendite, tanto minore risulta essere il peso del put legato alla possibilità di scaricare i propri costi di insolvenza sul contribuente. Quando una banca beneficia di una solida reputazione, i benefici del put sono infimi rispetto a quelli che la banca trae da una condotta oculata e da una selezione opportuna del rischio. Per quanto le banche possano cercare di trasmettere le informazioni rilevanti, le valutazioni imprenditoriali i fondo sono soggettive e dipendono da informazioni che per loro stessa natura non possono essere trasmesse a costi ragionevoli. Questo implica che i rapporti fra le istituzioni finanziarie e i propri stakeholder sono sempre e comunque fondati su relazioni fiduciarie, per le quali la reputazione gioca un ruolo fondamentale. Nel caso delle banche che godono di una buona reputazione, il vincolo che morde per la banca è la valutazione del mercato azionario e delle agenzie di rating. Queste considerazioni valgono indipendentemente dalle dimensioni della banca. Il put ha un peso consistente solo quando la banca è fragile.

L’EVOLUZIONE STORICA DEI SISTEMI