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I limiti del monitoraggio delegato

IL RUOLO DELL’INTERMEDIAZIONE FINANZIARIA

4.1.1 I limiti del monitoraggio delegato

È molto importante domandarsi quali siano i limiti ai benefici che è possibile ottenere attraverso l’intermediazione finanziaria, dato che il risultato sorprendente di Diamond implica che i costi di delega si possano potenzialmente eliminare del tutto attraverso la diversificazione. Bisogna quindi analizzare le assunzioni del modello e valutarne la generalità. Una prima, fondamentale, considera-zione riguarda l’indipendenza stocastica di progetti di investimento che vengono finanziati. La teoria della finanza contemporanea sostiene che se gli operatori hanno aspettative omogenee e il mercato prezza efficientemente le informazioni, una parte del rischio non è diversificabile. Modelli come il CAPM implicano che esista un rischio di mercato non diversificabile. Osservando l’ Equazione 4.4, il problema deriva dal fatto che in generale non si può assumere che i coefficienti di correlazioneρ siano pari a zero. I benefici ottenibili attraverso la diversificazione hanno quindi un tetto. Quanto maggiore il rischio di mercato, tanto minori sono i benefici della diversificazione, e a sua volta, il rischio di mercato deriva dalla correlazione fra i diversi rischi individuali presenti sul mercato. Quindi la diversificazione è relativa al singolo mercato in cui si opera.

Un secondo genere di problemi deriva dal fatto che il modello implicitamente assume che l’inter-mediario sia un singolo individuo i cui costi di monitoraggio non aumentano al crescere del numero dei progetti monitorati. Questa assunzione è sensata soltanto se l’intermediario presta ad un

nume-ro limitato di imprenditori, finanziando pochi pnume-rogetti di dimensioni rilevanti. Ma in questo caso i potenziali benefici della diversificazione sono limitati. Inoltre un punto più sottile, ma non meno rilevante, è che l’intermediario deve implicitamente avere la medesima capacità di monitorare, anche se imprese e progetti che finanzia sono in settori molto diversi, per poter beneficiare della diversifi-cazione. Tuttavia questa assunzione non è molto realistica, in quanto la natura dei rischi dei settori poco correlati fra loro è completamente diversa, si pensi all’agricoltura, rispetto all’industria farma-ceutica, o a quella areonautica, e la capacità di monitorare efficientemente dipende da conoscenze molto specifiche. Questo ci porta a concludere che per monitorare efficacemente rischi di settori di-versi sia necessaria la collaborazione di didi-versi agenti, l’intermediario non può quindi sempre essere un singolo individuo, ma dovrà essere un’impresa. Tuttavia in questo caso nascono dei seri problemi di agenzia per coordinare i diversi membri dell’impresa e assicurarsi che perseguano gli obiettivi comuni dell’impresa. I benefici della diversificazione dovranno quindi essere pesati rispetto a questi ulteriori costi di agenzia.

Infine, il monitoraggio è efficace per mitigare i problemi di asimmetrie informative ex post, che generano moral hazard, ma non risolve i problemi di adverse selection. Inoltre le soluzioni che si possono adottare per cercare di aumentare la diversificazione del portafoglio al fine di ridurre i co-sti di monitoring, possono paradossalmente incrementare invece che ridurre i problemi di adverse selection. Per mitigare i problemi di adverse selection bisogna infatti possedere informazioni molto dettagliate prima di concedere il prestito. Alti costi non monetari di bancarotta, che facilitano la stipula di contratti di debito non necessariamente riducono i problemi di adverse selection. Se ad esempio la popolazione dei potenziali debitori è un mix di agenti diversi che danno un’importanza molto diversa alla propria reputazione, il valore della reputazione implicito nei costi di bancarotta sarà una media di qualche tipo che riflette le diverse valutazioni degli agenti. In pratica gli agenti che danno un alto valore alla propria reputazione devono pagare un costo maggiore per via dell’e-sternalità negativa generata dagli agenti che danno meno valore alla propria reputazione. Se siamo in presenza di asimmetrie ex ante oltre che ex post, come spesso accade, il problema di adverse selection sarà tanto maggiore quanto più elevati sono i costi medi di bancarotta, quindi quanto più eterogenea è la popolazione dei potenziali debitori. In questa situazione infliggere costi maggiori au-menta la selezione avversa e questo è un motivo ulteriore per stabilire dei costi di bancarotta quanto più bassi possibile.

4.1.2 Implicazioni

Dato che delegare le funzioni di monitoraggio non risolve tutti i problemi, possiamo ipotizzare che le imprese che si specializzano nell’intermediazione finanziaria, come le banche, adotteranno strategie differenti nei diversi segmenti del mercato. Una strategia di monitoring potrà essere efficace nel caso dei grandi clienti corporate, ai quali vengono convogliate ampie risorse in prestiti di ammontare cospicuo. Nel caso di questi prestiti, il problema principale per un impresa bancaria è quello di assicurarsi che i propri agenti non assumano rischi per fini diversi da quelli loro assegnati dai vertici dell’impresa. In questo caso le scelte di pochissimi singoli dipendenti della banca possono causare perdite molto ingenti.

Una strategia diversa dovrà essere adottata nel caso della clientela retail, per la quale le banche forniscono prestiti al consumo e finanziano investimenti prevalentemente immobiliari. In entrambi questi settori il portafoglio clienti è necessariamente molto polverizzato e risulta quindi necessario adottare delle strategie standardizzate, facendo ampio ricorso alle garanzie collaterali come strumen-to per ridurre i problemi di adverse selection. Tuttavia le garanzie collaterali sono uno strumenstrumen-to im-perfetto, in quanto implicano sempre dei costi di transazione estremamente elevati per poter escutere il pegno, subentrando così nella properietà dei beni forniti in garanzia. In presenza di criteri standar-dizzati di erogazione del credito, quindi, i problemi di asimmetrie informative sono ineliminabili, e il credito resterà almeno in parte razionato in modo casuale.

finanziarsi per mezzo di un contratto di debito che preveda i costi di bancarotta non trasferibili, in quanto monitorare l’intermediario non sarebbe mai efficiente. E i costi non monetari di insolvenza più efficaci sono quelli legati alle perdita della reputazione, adottando delle strategie volte a diffon-dere le informazioni compromettenti, in modo da rendiffon-dere difficile per la controparte stipulare nuovi contratti di debito con dei finanziatori concorrenti. La relazione fra intermediario e i suoi finanzia-tori deve quindi necessariamente essere basata su una relazione fiduciaria fondata sulla reputazione. Questo implica che la reputazione è di importanza fondamentale per gli intermediari, in quanto da essa dipende la propria capacità di finanziarsi.

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