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Le basi economiche per il funzionamento delle banche del germoplasma

4. I COSTI E I BENEFICI DERIVANTI DALLA CONSERVAZIONE EX SITU

4.3 Le basi economiche per il funzionamento delle banche del germoplasma

L’economia di una banca del germoplasma è una dimensione implicita della sua gestione. I soggetti che finanziano la banca richiedono sempre più spesso un approfondito resoconto delle operazioni e la gestione economica della banca del germoplasma non solo rappresenta un fat-tore esterno in termini di controllo dei bilanci e dell’uso delle risorse finanziarie nelle diverse operazioni ma è anche un importante strumento per prendere decisioni interne di spesa. Le con-dizioni per la gestione del germoplasma possono differire molto da banca a banca a seconda dei protocolli tecnici adottati e a seconda dei prevalenti scopi di conservazione, così nel tempo si sono delineati molti e differenti approcci di gestione connessi alle diverse esperienze che cia-scun istituto ha maturato. In ogni caso alcuni aspetti gestionali sono stati riconosciuti come cru-ciali per il mantenimento economicamente sostenibile e l’utilizzo ottimale del germoplasma. Relativamente a questi aspetti la letteratura è attualmente ricca di riferimenti. Altri aspetti, in-vece, sono ancora da sviluppare e riguardano ad esempio la disponibilità di schemi per il con-trollo di qualità, come pure la differenza nella gestione di collezioni destinate alla conserva-zione e collezioni destinate all’utilizzo; infine, non sembrano emersi ad oggi aspetti innovativi di gestione che tengano conto degli effetti incrociati delle varie misure adottate e delle scelte operative poste in essere. Ad esempio la promozione dell’uso di una specie conservata può, e in che misura, comportare un impoverimento dello stock disponibile? Il maggior carico di ri-generazione che consegue ad una situazione di questo tipo può essere sostenuto agevolmente dalla banca?

Infine, merita ulteriore approfondimento il legame operativo tra conservazione ex situ e con-servazione in situ.

Le difficoltà che una banca si trova spesso ad affrontare sono molte e per lo più sono ricon-ducibili a carenze di gestione che si sovrappongono a difficoltà oggettive nella scelta di opzioni contrastanti connesse a limiti di bilancio. Ad esempio le banche si trovano spesso nella condi-zione di dover ampliare le proprie collezioni in concomitanza con una diminucondi-zione dei finan-ziamenti; se la crescita della struttura non è accuratamente monitorata, inevitabilmente sorgono problemi. Al riguardo, la stima dei costi nel lungo termine è estremamente importante poiché un aumento eccessivo delle collezioni potrebbe non essere accompagnato dalla possibilità di coprire i costi nel lungo termine, mentre una riduzione troppo spinta potrebbe causare erosione genetica e frammentare l’intera collezione. Occorre pertanto monitorare la distribuzione e lo stock rimanente, e al tempo stesso pianificare l’uso della risorsa e di investimenti futuri in modo da poter fronteggiare le emergenze. La collaborazione con altre entità, siano istituzioni o altri istituti, è fondamentale per poter affrontare situazioni difficili o di emergenza, sia finanziarie che operative.

Pardey et al. (2001) hanno studiato i costi connessi all’attività di una banca del germoplasma attraverso il modello di analisi microeconomico della teoria della produzione. Una banca del germoplasma può essere considerata al pari di una qualunque altra attività produttiva che par-tendo da una certa dotazione di input produce una corrispondente quantità di output. Le scelte produttive riguardano il tipo e le quantità di output da produrre e la combinazione e le quantità di input da utilizzare. A partire da una certa dotazione di mezzi produttivi e di tecnologia, l’al-locazione ottimale delle risorse, ovvero la massima efficienza produttiva, può essere raggiunta o attraverso una minimizzazione dei costi oppure attraverso una massimizzazione della produ-zione. L’approccio analitico al problema porta alla conclusione che nei due casi il risultato è esattamente lo stesso, ovvero si produce la stessa curva di trasformazione. I punti della curva rappresentano tutti delle situazioni di efficiente allocazione delle risorse.

Sebbene sul piano teorico risulti del tutto indifferente arrivare a tracciare una frontiera delle possibilità produttive attraverso un approccio di minimizzazione dei costi o attraverso un ap-proccio di massimizzazione della produzione, nella realtà il primo è preferibile poiché i bene-fici che caratterizzano le collezioni che la banca produce (output) sono beni pubblici per i quali è costoso e difficile stabilire il valore; al contrario, i costi associati ad ogni operazione e ad ogni fase produttiva della banca sono perfettamente identificati e contabilizzati (Koo et al. 2004).

Nel caso di una banca del seme, gli input sono rappresentati da lavoro, attrezzature e mate-riale genetico acquisito e gli output sono rappresentati dai campioni di semi conservati e dal-l’informazione in essi contenuta. Questo materiale può essere reso immediatamente utilizzabile e disseminato oppure conservato come valore d’opzione per gli anni futuri.

I costi totali sostenuti da una banca del seme sono classificati in variabili, fissi e quasi fissi, questi ultimi talvolta definiti come “capitale umano” e riferiti al lavoro specializzato svolto dagli esperti responsabili della gestione e dai ricercatori in laboratorio. I tecnici e gli addetti tempo-ranei sono quelli pagati a ore e sono considerati input variabili (Koo e Smale 2003).

Per praticità si definiscono input variabili quelli sensibili alla dimensione dell’operazione, input fissi quelli che non lo sono e input quasi fissi quelli che non sono né fissi né variabili, ma “lumpy”. Un input quasi fisso è “lumpy” nel senso che è un’unità discreta, indivisibile che non può essere aggiustata facilmente al variare dell’estensione delle operazioni della banca del seme. In sostanza, i costi “lumpy” sono quelli che implicano l’acquisto di materiali e/o attrezzature in quantità intere e non facilmente divisibili.

I costi in ciascuna di queste categorie possono essere sommati in termini di costi medi e mar-ginali. Per esempio, i costi medi annuali per lo stoccaggio possono essere calcolati come il costo totale per lo stoccaggio in ogni anno diviso per il numero di accessioni in una collezione im-magazzinata.

A seconda del tipo di input usato nella produzione, il costo medio può essere rappresentato in termini di costi medi variabili, costi medi fissi o la somma di entrambi. In figura 4.3.1 sono rappresentate le curve relative ai costi.

Per l’immagazzinamento, il costo medio fisso diminuisce monotonicamente al crescere del numero di accessioni, mentre il costo medio variabile è in generale rappresentato da una curva ad U.

Man mano che cresce il numero di accessioni, le attività diventano più efficienti e il costo medio variabile scende. Dopo un certo livello minimo, il costo aumenta con il numero di ac-cessioni a causa di un eccessivo uso delle risorse variabili dati i fattori fissi. I costi marginali dello stoccaggio sarebbero l’aumento nei costi totali che si verificano quando un’altra acces-sione si aggiunge alla collezione. In pratica i costi marginali sono difficili da stimare anche di-sponendo di una lunga serie di dati storici, poiché essi dipendono dalla grandezza della colle-zione. Possiamo assumere che:

• per una data grandezza della collezione, i costi marginali sono costanti;

• gli operatori lavorano al massimo livello possibile di efficienza in corrispondenza del quale i costi medi hanno raggiunto il minimo e sono uguali ai costi marginali, oppure

• i capitali o gli input quasi fissi sono utilizzati ad una capacità inferiore alla massima possi-bile, in modo che i costi marginali sono sempre minori del costo medio.

Fig. 4.3.1 – Andamento delle curve dei costi

Costo medio totale

Costi medi

Costo marginale

Costo medio variabile Costi per

accessione per anno

Numero di accessioni per anno Fonte: adattato da Pardey et al. 2001

Per scopi pratici, generalmente si presume il terzo caso e i costi medi sono interpretati come i limiti superiori dei corrispondenti costi marginali.

I costi di una banca del germoplasma dipendono da una serie di fattori: caratteristiche bio-logiche della specie da conservare, tecnica di conservazione, condizioni ambientali per la rige-nerazione, ecc.. Koo e Smale (2003) ne danno una descrizione accurata riportata nella tabella 4.3.1. La prima voce riportata nella colonna delle operazioni è quella dell’Information Mana-gement, che include tutte quelle attività connesse alla gestione dei dati e alle pubblicazioni. Le licenze d’uso per i software e il personale specializzato per la gestione informatizzata dei dati costituiscono la parte più corposa di questo capitolo di spesa. Le operazioni di General

Mana-Tabella 4.3.1 – Alcuni elementi di costo associati alle operazioni delle banche del germoplasma

Fonte: Koo e Smale 2003

Non-capital Operations

Quasi-fixed Labour Non-labour Capital

• Information management (including data analysis) • Information manager Data analyst

For data entry

For equipment maintenance • Computer supplies Publication related expenses Software licenses • Servers • Computer equipment • General management Genebank head or genebank manager • Secretaries • Unallocatable labour Office expenses • Electricity • Unallocatable expenses • Buildings • Unallocatable equipment • Storage (medium term and long term) Genebank curator For maintaining and operating refrigeration equipment and facility Electricity for storage rooms

Cold storage room

• Refrigeration equipment

• Storage shelves and seed container

Viability testing Genebank curator

Lab technician

• Worker

Chemicals and supplies

Lab equipment and supplies

• Acquisition

Genebank curator

Scientist for seed health testing Lab technician Temporary worker Chemicals and Supplies Seed envelope

Lab equipment and facility

Safety duplication Genebank curator

Temporary worker Packing supplies

• Shipping cost

• Dissemination Genebank curator Lab technician

Temporary worker Chemicals and supplies Packing supplies • Shipping cost • Equipment and facility • Regeneration Genebank curator Field manager Field worker • Equipment technician Temporary worker Chemicals and supplies for fields

• Fuel for vehicle

Electricity for drying machine • Farming land • Screenhouse Seed dryer Seed cleaning equipment • Characterization Field manager Lab scientist

Field worker for agronomic characterization

Lab technician for molecular characterization

Lab chemicals and supplies

Lab equipment and facility

• Evaluation Field manager

Lab scientist

Lab technician

Field worker

Lab chemicals and supplies

Lab equipment and facility

Pre-breeding Field manager

Lab scientist

Lab technician

Field worker

Lab chemicals and

supplies Lab equipment and facility

Other research Genebank curator

Lab scientist Lab technician Lab chemicals and supplies

Lab equipment and facility

gement includono tutte le procedure amministrative oltre ad operazioni di altro tipo che non sono attribuibili a specifiche categorie di costo. A questo gruppo sono ascritti anche i costi per ser-vizi elettrici, per computer e altri serser-vizi usati anche per altre operazioni ma il cui costo totale non può essere disaggregato. I costi attribuibili a fitti e leasing di veicoli, computer e attrezza-ture di vario genere sono considerati variabili. La voce di costo più incisiva è la conservazione dei semi, Storage, e in particolare gli impianti e l’energia elettrica per la refrigerazione. I test per la verifica della vitalità dei semi, Viability Testing, comportano maggiori costi per il lavoro dei tecnici di laboratorio. La voce Acquisition include i costi per il trattamento dei semi e per l’acquisizione di collezioni dall’esterno.

Entrambe le due operazioni successive, Safety Duplication e Dissemination includono ope-razioni di confezionamento e spedizione, anche se la disseminazione è più frequente e costosa. I costi connessi al rilascio di certificazioni fitosanitarie dovrebbero essere inclusi in quest’ul-tima voce. La rigenerazione, Rigeneration, è una delle operazioni più costose e include sia la-voro in campo per la produzione di semi (preparazione del terreno, posa, sarchiatura, raccolta, ecc.) sia tutta la fase di lavorazione successiva per la conservazione (pulizia, essiccazione).

La somma di tutti gli elementi di costo rappresenta il costo totale, solitamente calcolato su base annua.

Il costo medio per la conservazione di un’accessione dipende strettamente dallo stato del ma-teriale e dal protocollo che l’istituto segue. Se l’accessione mantiene un elevato livello di vita-lità, il costo per la conservazione per un anno può risultare basso, ma se, al contrario, l’acces-sione deve essere rigenerata o a causa di una diminuzione della sua qualità o a causa di una ri-duzione dello stock disponibile il costo ovviamente può salire di molto. Anche la conservazione permanente di un’accessione può presentare differenti costi a seconda dei protocolli seguiti e a seconda della specie; ad esempio, alcuni istituti eseguono test di vitalità ogni 5 o 10 anni e l’ope-razione di rigenel’ope-razione può essere effettuata a intervalli di tempo variabili tra i 20 e i 30 anni per la conservazione a medio termine e anche ogni 100 anni per quella a lungo termine. L’in-tervallo di rigenerazione dipende ovviamente anche dalla richiesta di accessioni.