3.5 “benessere animale” e politica agricola
5.3 le basi ideali del biologico
Durante la prima metà del XX secolo, alcuni pionieri di diverse estrazioni discipli- nari (agricoltori, ricercatori e medici) cominciarono a sviluppare il metodo di coltivazione biologico, basandosi sull’idea che un suolo sano avrebbe potuto essere la chiave per pro-
durre vegetali sani e migliorare la salute umana. In generale, l’allevamento degli animali durante questo periodo era considerato soprattutto in chiave strumentale alla produttività delle coltivazioni, cioè come fonte di materia organica per la concimazione. Gli stessi ani- mali, e il latte e la carne da loro prodotti, erano di secondaria importanza, anche perché gli sbocchi di mercato dei prodotti vegetali biologici si sono sviluppati prima di quelli per i prodotti di origine animale (Padel et al., 2004)1.
Verso la fine degli anni ’60 emerse un nuovo interesse per l’agricoltura biologica, nato da un aumento della consapevolezza ambientale e dal desiderio di creare un sistema di produzione ecocompatibile. In questo contesto venne messa in discussione anche la zo- otecnia intensiva basata sul vasto impiego di alimenti provenienti dall’esterno dell’azienda. L’idea di allevare gli animali in maniera più “naturale” e “amichevole” (friendly), fu fatta propria dagli agricoltori biologici che cercavano di sviluppare sistemi alternativi al modello imperante.
Sulla scorta di questo sviluppo, nel 1972 fu fondata la Federazione Internazionale dei Movimenti di Agricoltura Biologica (IFOAM) che coordina la rete internazionale delle organizzazioni di promozione dell’agricoltura biologica2. Questa ha sviluppato i princìpi
accettati in tutto il mondo e gli standard base dell’agricoltura biologica, che vengono accol- ti dai regolamenti nazionali o sovranazionali, come quello UE, e implementati localmente dalle organizzazioni nazionali o regionali di certificazione e di ispezione.
Da quando i primi Standard Base IFOAM vennero pubblicati nel 1980, gli standard e la legislazione per la zootecnia biologica sono stati ampliati notevolmente. L’allevamento biologico si è sviluppato attraverso una forte sinergia tra allevatori biologici e consumatori (Padel et al; 2004).
Il concetto di “benessere animale” è incluso nel primo dei già citati princìpi del bio stabiliti dall’IFOAM nel 2005, che rappresentano il nucleo fondante della filosofia delle produzioni biologiche (Tabella 5.1).
Tabella 5.1 - I principi della agricoltura biologica
Dai “Principles of Organic Agriculture”, il cui testo è stato adottato dall’Assemblea Generale IFOAM in Adelaide nel 2005 ed è l’unico riferimento ufficiale per i princìpi (IFOAM, 2005).
• Principio del BENESSERE: L’Agricoltura Biologica dovrà sostenere e favorire il benessere del suolo, delle piante,
degli animali, degli esseri umani e del pianeta, come un insieme unico e indivisibile.
• Principio dell’ECOLOGIA: L’Agricoltura Biologica dovrà essere basata su sistemi e cicli ecologici viventi, lavorare
con essi, imitarli e aiutarli a mantenersi.
• Principio dell’EQUITÀ: L’Agricoltura Biologica dovrà costruire relazioni che assicurino equità rispetto all’ambiente
comune e alle opportunità di vita.
• Principio della PRECAUZIONE: L’Agricoltura Biologica dovrà essere gestita in modo prudente e responsabile, al
fine di proteggere la salute e il benessere delle generazioni presenti e future, nonché l’ambiente.
1 Rudolf Steiner, con il suo “Corso sull’agricoltura” in 8 lezioni tenuto a Koberwitz nel 1924, che aveva come tema centrale la salute della terra e il mantenimento e l’accrescimento della fertilità per migliorare la qualità degli alimenti destinati a nutrire l’uomo, che portò allo sviluppo dell’agricoltura biodinamica, sviluppò un concetto alternativo dell’agricoltura nel quale gli animali soprattutto i bovini erano importanti, ma egli vedeva gli animali domestici come esseri spirituali e riteneva che gli umani dovessero loro rispetto e cura (Steiner, 1929).
2 Nel 2008, a Modena, l’IFOAM ha approvato la seguente definizione di agricoltura biologica:«L’agricoltura biologica è un sistema di produzione che sostiene la salute del suolo, dell’ecosistema e dell’uomo. Essa si fonda sui processi ecologici, la biodiversità e cicli adattati alle condizioni locali, piuttosto che utilizzare input con effetti avversi. L’agricoltura biologica combina tradizione, innovazione e scienza per beneficiare dell’ambiente condiviso e pro- muovere giuste relazioni e buona qualità della vita di tutti i soggetti coinvolti».
L’allevamento degli animali, come già accennato, non era affatto previsto quando è nata l’a- gricoltura biologica, se non in maniera strumentale per la produzione del concime organico utile all’azienda. La reazione ai sistemi di allevamento intensivo ed estensivo non rispettosi del benessere e delle esigenze degli animali e l’esigenza di porre delle basi teoriche al loro allevamento in produzione biologica sono quindi posteriori. D’altra parte anche la sensibili- tà generale verso il benessere degli animali si è sviluppata solo negli ultimi decenni.
I consumatori di prodotti biologici sono attenti alla sicurezza alimentare, ma anche al “benessere animale”, anche se in maniera diversa nei vari Paesi membri della UE.
Rispetto a quanto avviene per le coltivazioni, il rapporto con gli animali comporta pro- blematiche diverse, connesse al fatto che questi esseri vengono considerati “senzienti”3, ov-
vero in grado di soffrire fisicamente o psichicamente, in quanto caratterizzati da un sistema nervoso e da un cervello sviluppati, e portatori di aspettative, pretese o diritti morali propri. Volendo proporre un modello di allevamento diverso da quello convenzionale, che met- ta al centro il benessere degli animali allevati, bisogna prima di tutto riflettere sulla visione che gli essere umani hanno degli animali e, quindi, sul cosa possa intendersi per “corretto” rapporto uomo-animale.
Su questo versante esistono vari approcci etici possibili (Verhoog et al., 2004).
Antropocentrico: secondo il quale solo gli esseri umani hanno un valore intrinseco o sono moralmente significativi. In questo contesto non abbiamo responsabilità morali versi gli animali. L’uomo agisce come responsabile o amministratore, con il diritto (dato da Dio) di sovrastare il resto della natura. Il benessere umano è la cosa più importante e gli animali possono essere usati per perseguire fini umani.
• Zoocentrico anche detto senzientistico: anche gli animali senzienti hanno un valore intrinseco o sono moralmente significativi. Quando gli esseri umani hanno a che fare con animali senzienti, hanno la responsabilità di minimizzare le loro sofferenze; l’uso degli animali può essere proibito se implica eccessive sofferenze.
• Biocentrico: tutti gli esseri viventi, poiché sono essi stessi un bene, hanno un valore intrinseco o sono moralmente significativi. Le mutilazioni, le modificazioni genetiche sono viste come violazione dell’integrità dell’animale. Il concetto di integrità si riferisce all’interezza dell’animale, che come membro di una specie particolare ha una natura specie-specifica.
• Ecocentrico: le specie (non il singolo animale) e gli ecosistemi hanno un valore intrin- seco o sono moralmente significativi. Le popolazioni, le specie e gli ecosistemi meri- tano la considerazione morale, mentre i singoli individui sono subordinati. In questo approccio, l’uccisione di un animale non è un problema finché la sopravvivenza della specie non è messa a rischio.
Lund e Rocklinsberg (2001) sostengono che nell’ethos (il sistema di norme e valori) dell’agricoltura biologica sono inclusi elementi di tutti gli approcci etici descritti; quindi defi- niscono l’approccio etico della agricoltura biologica come “olocentrico”, dato che comprende in sé tutti gli altri. Anche se non possiamo parlare di una prospettiva propriamente antro- pocentrica, non vi è dubbio che l’agro-ecosistema persegue la soddisfazione delle esigenze alimentari degli esseri umani. L’elemento zoocentrico è chiaramente presente perché sono 3 Tra gli esseri senzienti sono inclusi, in particolare: i mammiferi, gli uccelli, i rettili, gli anfibi e i pesci. Ultimamen-
te, nell’ultima versione della proposta di direttiva UE per la protezione degli animali in sperimentazione, vengono aggiunti a questi anche i cefalopodi (es. polpi) in quanto esiste l’evidenza scientifica che possono provare il dolore, la sofferenza, l’angoscia o subire danni durevoli.
prese in considerazione le sensazioni soggettive dei singoli animali, in quanto fanno parte delle caratteristiche “naturali” dei vertebrati. L’elemento biocentrico è presente nell’assunto che «tutti gli organismi viventi dovrebbero diventare alleati». Nell’integrazione della natura e della cultura, può essere rintracciata la tendenza ecocentrica che vede l’essere umano par- tecipe di un ecosistema più grande.
La grande sfida per l’agricoltura biologica è nel riuscire a integrare gli elementi dei dif- ferenti approcci etici in un approccio olocentrico equilibrato.
Per realizzare i progressi in qualsiasi settore dell’agricoltura biologica, ma soprattutto nell’allevamento, è importante continuare ad approfondire la discussione circa i valori su cui l’agricoltura biologica dovrebbe essere fondata e quelli che dovrebbe promuovere. Tali di- scussioni hanno caratterizzato da sempre, ma soprattutto agli inizi, il movimento biologico, mentre a livello accademico il dibattito è iniziato più di recente. Eppure si tratta di un livello di discussione che non può essere escluso per capire perché e come debba essere difeso il benessere degli animali nel quadro delle produzioni biologiche (Verhoog et al., 2004).