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Ma non basta. Può affermarsi senza tema di smentita che, ancora a 16 anni

LA COGIS PER LO SVILUPPO DELLA STATISTICA AL SERVIZIO DEL PAESE

6. Ma non basta. Può affermarsi senza tema di smentita che, ancora a 16 anni

dalla istituzione del Sistan, questo non è stato tuttora completamente attuato dal punto di vista operativo.

La Cogis nell’esercizio del suo potere-dovere di fornire il proprio parere sul Programma statistico nazionale del 2007-2009 ha individuato in esso la cartina di tornasole dell’incompletezza, della scarsa omogeneità nonché della struttura sedi-mentale del quadro delle informazioni statistiche oggi prodotte dal Sistan. Nel suo parere essa ha richiamato l’attenzione sugli ostacoli che si frappongono all’aggior-namento o meglio al grande impegno di revisione totale delle informazioni statisti-che oggi rese disponibili in sede ufficiale. Si tratta in primo luogo della farragino-sità del Sistan stesso a causa della sua composizione a “rete” e, in secondo luogo, dello scarso interesse dello Stato e delle autonomie nei confronti della statistica uffi-ciale che è evidenziato dall’improvvida, continua riduzione delle risorse assegnate a questo settore.

Ci troviamo dunque bloccati in un circolo vizioso nel quale la scarsità dei mezzi finanziari impedisce la realizzazione del generale aggiornamento del quadro delle informazioni statistiche prodotte dal sistema pubblico e nel quale tale manca-to aggiornamenmanca-to rende meno appetibile agli organi di governo il prodotmanca-to stesso, non inducendolo di conseguenza a riversare investimenti sulla statistica.

La Commissione rivolge, di conseguenza, particolare attenzione nei confronti dei continui sforzi che l’Istat sta svolgendo per aggiornare il quadro delle statistiche fornite al Paese, in quanto vede in essi l’attuazione e il rispetto dei principi di com-pletezza, di pertinenza e di rispetto del rapporto costi/benefici che anche l’Unione europea vuole siano perseguiti. E non va dimenticato come per Eurostat pertinente è quella raccolta dei dati che si limita “a ciò che è necessario per conseguire i risul-tati voluti”, abbandonando (con la dovuta prudenza) le produzioni senza interesse per gli obiettivi delle istituzioni pubbliche e dei privati.

Ho parlato all’inizio di un bivio: questo riguarda la scelta tra due modelli. Da un canto, quello da noi esistente, che risale nei decenni, blasonato, altamen-te qualificato in ragione della sua vasta esperienza e dalle sue consolidaaltamen-te regole deontologiche nonché di recente arricchito dal valore dell’indipendenza, ma appe-santito dal cumulo sedimentale della raccolta dei dati dovuti alla sua stessa annosi-tà e agli effetti moltiplicatori del pluralismo autonomistico e perciò a volte inattua-le, nonostante gli sforzi di rinnovamento resi difficoltosi dalla scarsità di risorse.

Dall’altro canto il modello – ad esempio – della Repubblica Ceca: meno che ventenne e privo di grandi esperienze, ma fortemente tecnologico, concentrato sulle indagini statistiche relative ai fenomeni economici e sociali di stretta attuali-tà, senza il fardello del passato, in grado di dare tempestive informazioni statisti-che utili per le scelte politistatisti-che, fino al punto statisti-che è prevista la partecipazione del presidente dell’istituto di statistica a tutte le riunioni del Consiglio dei Ministri. E, del tutto coerentemente, ampi finanziamenti vengono riversati nella statistica in un circolo virtuoso.

La Commissione ha quindi fortemente condiviso le scelte tematiche della pre-sente Conferenza che va nella giusta direzione verso la trasformazione della

produ-zione statistica in un vero e proprio servizio pubblico. Un servizio pubblico che, rispondendo alle domande più attuali della collettività con dati (risposte) tempesti-vi, chiari, intelligibili, completi ed imparziali, diventi – per usare l’espressione uti-lizzata dal professor Biggeri – una grande risorsa strategica del Paese.

Così la statistica pubblica acquisirà il livello (non tanto qualitativo che già è garantito) di utilità e imprescindibilità che imporrà alle autorità di governo la neces-sità di confrontarsi in modo continuativo con essa per le decisioni da adottare.

Ma questa operazione, a parità di mezzi finanziari, dovrà necessariamente esse-re pesse-receduta da un attento lavoro di ritaglio della raccolta dei dati e di esse- redistribuzio-ne delle risorse che potranno forse portare a un assetto del tutto diverso dall’attua-le, le cui radici risalgono ad un’epoca in cui la società, le istituzioni e le strategie politico-economiche erano diverse. Solo così essa raggiungerà i propri obiettivi e sarà in grado di confrontarsi in modo vincente con lo sviluppo che sarà presto e giu-stamente inarrestabile, anzi apprezzabile, della statistica privata, sul quale la Cogis sta iniziando ad incentrare oggi la sua attenzione.

Contributo per la discussione: Patrizia Cacioli e Mirko Benedetti Coordinatore: Giovanni Valentini, La Repubblica

Partecipanti: Francesco Daveri, Università di Parma

Tullio De Mauro, Università di Roma La Sapienza Luca Ricolfi, Università di Torino

Istituto nazionale di statistica

Sommario: 1. Premessa; 2. La diffusione della cultura statistica; 3. Un target

particolare: i media; 4. I soggetti promotori della cultura statistica; 5. I prodotti e servizi per la promozione della cultura statistica

1. Premessa

In una società democratica i cittadini devono essere posti in una condizione di uguaglianza iniziale: l’uguaglianza delle opportunità e delle possibilità. Se così non fosse, i soggetti più deboli sarebbero in una posizione di svantaggio, non potendo “acquistare” l’informazione statistica sul mercato a causa dei suoi costi proibitivi. Di conseguenza, per evitare queste “asimmetrie informative”, lo Stato provvede a produrre statistiche ufficiali e pubbliche, cioè certificate e a disposizione di tutti, come strumenti di garanzia dei diritti dei cittadini.

In questa prospettiva, l’informazione statistica ufficiale, messa a disposizione di tutti, rappresenta una risorsa fondamentale sia per chi ha responsabilità di gover-no e di amministrazione della cosa pubblica, sia per i cittadini. Ai primi si offre come strumento indispensabile per definire le politiche di intervento; ai cittadini, per valutare le azioni dei policy makers e per attingere i dati conoscitivi essenziali sullo stato complessivo della società civile. La statistica pubblica favorisce dunque la crescita democratica e la partecipazione consapevole alle scelte del Paese.