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BENEFICI PERCEPITI DAGLI STAKEHOLDER

6. STIMA PRELIMINARE DEL VALORE ECONOMICO DELLA

6.1.3 BENEFICI PERCEPITI DAGLI STAKEHOLDER

Il VSAP del caso studio è dato dalla differenza tra i benefici distribuiti e percepiti tra la popolazione che ha partecipato attivamente agli incontri (ΔCE + BELP) e i costi sostenuti dalla Pubblica Amministrazione (CPA).

VSAP = (ΔCE + BELP) – CPA

Il beneficio tratto dall’attività di partecipazione si compone di due parti: il ΔCE, ovvero la capacitazione degli stakeholder, misurato ipotizzando una retribuzione oraria per le ore che ognuno dei partecipanti ha dedicato agli incontri, e da una porzione del BELP, stima del valore che il partecipante attribuisce all’esperienza della partecipazione avendo scelto di andare agli incontri di discussione invece di dedicarsi ad attività alternative. Il BELP è stato quantificato utilizzando il metodo del costo-opportunità e più in particolare sommando i costi diretti sostenuti da ogni partecipante (considerati come costi di viaggio) e i benefici percepiti dagli stessi definiti mediante una metodologia simile alla Valutazione Contingente. Tuttavia non bisogna trascurare che questo calcolo permette di valutare solo una quota del BELP e quindi il valore economico del beneficio percepito conseguito con questo metodo è solo una sottostima del beneficio totale.

Il ΔCE e la Capacitazione degli stakeholder

Il valore aggiunto apportato dai cittadini con la loro partecipazione è stato calcolato ipotizzando una retribuzione economica per il contributo fornito dagli stessi alla progettazione del territorio. Gli stakeholder esaminati presentano infatti caratteristiche socioeconomiche molto diverse: età, sesso, titolo di studio, posizione professionale, ecc. Di queste variabili caratterizzanti soggettive sono state esaminate principalmente quelle che possono essere messe in relazione con un’ipotetica retribuzione derivante dall’attività partecipativa.

Si è cercato quindi di evidenziare il peso economico-retributivo dei singoli partecipanti proveniente dalla loro professione, il quale è stato poi moltiplicato per la sommatoria delle ore dedicate ai dibattiti.

Lo strumento di riferimento utilizzato nel nostro paese per rilevare le professioni è il sistema della Classificazione delle professioni (CP2001), elaborata e aggiornata dall’Istat42, il quale si ispira alla classificazione adottata a livello internazionale, la International Standard

Classification of Occupation (ISCO88), e per questo motivo e completamente raccordabile sia ad

essa sia alla versione adottata a livello comunitario (ISCO88-COM) (Tabella 6.1).

TABELLA 6.1: I Grandi gruppi secondo la Classificazione delle professioni dell’Istat

GRANDI GRUPPI COMPETENZA LIVELLO DI

Grande gruppo 1 Legislatori, dirigenti, imprenditori Non previsto

Grande gruppo 2 Professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione 4

Grande gruppo 3 Professioni tecniche 3

Grande gruppo 4 Impiegati 2

Grande gruppo 5 Professioni qualificate nelle attività commerciali e nei servizi 2

Grande gruppo 6 Artigiani, operai specializzati e agricoltori 2

Grande gruppo 7 Conduttori di impianti e operai semiqualificati addetti a macchinari fissi e

mobili 2

Grande gruppo 8 Professioni non qualificate 1

Grande gruppo 9 Forze armate Non previsto

La logica di questo strumento classificatorio si fonda sul criterio della competenza, definito come la capacità di svolgere i compiti di una data professione e vista nella sua duplice dimensione del livello (skill level) e della specializzazione (skill specialization).

La prima dimensione coglie una ‘differenza gerarchica’ tra le professioni ed è assimilabile, sostanzialmente, al livello di istruzione formale necessario allo svolgimento di una data professione.

I livelli sono:

4° Laurea o titolo di studio post-universitario 3° Diploma quinquennale o diploma universitario

2° Qualifica professionale o conseguimento dell’obbligo scolastico 1° Alfabetizzazione di base

La seconda dimensione, invece, relativa al campo delle competenze consente una ‘articolazione orizzontale’ delle professioni e viene usata, principalmente, per cogliere le differenze interne ai grandi gruppi in relazione alle conoscenze settoriali, specifiche dell’ambito in cui si svolgono le diverse professioni. Così un ‘Ingegnere elettronico’ e ‘Perito elettronico’ sono professioni con lo

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stesso campo di competenze ma diverso livello, mentre ‘Perito edile’ e ‘Perito elettronico’ sono professioni con lo stesso livello di competenza ma diverso campo.

Entrambe le dimensioni, livello e campo delle competenze, determinano l’ordinamento dei nove Grandi gruppi, anche se il campo delle competenze descrive il loro svolgersi con un livello di dettaglio via via maggiore, in Gruppi, Classi e Categorie di professioni. Altri criteri sottesi dalla classificazione, ma non esplicitati sono:

• livello di responsabilità; • il grado di autonomia; • la complessità del lavoro;

• la componente intellettuale/manuale delle mansioni.

Per ciascuno di questi criteri il presupposto è che tendano a diminuire a mano a mano che si scorre la classificazione dal primo all’ottavo Grande gruppo.

Il sistema di classificazione nazionale riportato al caso studio viene articolato in:

a. Dipendente o in altra posizione subordinata: chi lavora con o senza contratto per un datore di lavoro pubblico o privato ricevendo un compenso.

b. Imprenditore: chi gestisce in proprio un’impresa (agricola, industriale, commerciale, di servizi, ecc.) nella quale impiega personale dipendente;

c. Libero professionista: chi esercita in conto proprio una professione o un’arte liberale (notaio, avvocato, medico, dentista, ingegnere edile, ecc.);

d. Lavoratore in proprio: chi gestisce un’azienda agricola, una piccola azienda industriale o commerciale, una bottega artigiana, un negozio o un esercizio pubblico, partecipandovi con il proprio lavoro manuale. Rientrano in tale categoria anche coltivatori diretti, i mezzadri e simili, chi lavora nel proprio domicilio direttamente per conto dei consumatori e non su commissione di imprese.

e. Coadiuvante familiare: chi collabora con un familiare che svolge un’attività in conto proprio, senza avere un rapporto di lavoro regolato da contratto (ad esempio moglie che aiuta il marito negoziante o figlio che aiuta padre agricoltore); ai fini della statistica economica i lavoratori di questa categoria sono stati riordinati nelle varie classi in cui operano.

Tuttavia, oltre alle suddette classi lavorative, si aggiungono i pensionati tra le categorie ‘con retribuzione’ e studenti come attori ‘senza retribuzione’.

Risulta quindi evidente che la distribuzione del valore economico anche su soggetti che realmente non percepiscono stipendio, come gli studenti in questo caso, sui quali ci sarebbe da

discutere circa la loro distribuzione, potrà portare ad una distorsione del valore finale della valutazione.

I valori di reddito lordi annui per ogni categoria professionale impiegati nel calcolo delle retribuzioni sono gli stessi utilizzati da Grassivaro (2009) esaminando tre casi studio in Veneto. Tali dati sono riferiti all’anno 2009 e sono stati ricavati dalle tabelle di Contratti nazionali di categoria dal sito NIdiL Cgil43.

Non è stato possibile utilizzare per i calcoli i dati aggiornati al 2010 poiché nel periodo in cui si è svolta l’analisi benefici-costi del caso studio in esame questa sezione era in fase di allestimento. Per i conteggi ci si è serviti dei compensi orari già calcolati nel lavoro di tesi sopraccitato a partire dai valori di reddito annuale, in base alle ore lavorative mensili stabilite dal contratto. Tali dati sono stati considerati plausibili dopo un confronto con valori di retribuzioni certi e conosciuti.

In particolare per la categoria dipendenti il compenso per ora lavorativa utilizzato nei calcoli è di 11,2 €, a partire dal reddito lordo di 19.335 €; per la categoria imprenditoriale è stata fatta una media tra i tre valori di reddito esposti nei tre comuni veneti esaminati nel lavoro di tesi menzionato in quanto apparivano abbastanza dissimili tra loro; la media usata per le operazioni risulta di 30.381 € lordi annui e di 17,6 € per ora lavorativa; per la categoria Libero professionista il reddito annuale è di 37.120 € e 21,5 € per ora lavorativa; si è ipotizzato che un lavoratore in proprio riceva 23.050 € all’anno e 13.3 €/ora; infine reddito annuo presunto per i pensionati è di 13.448 € e 7,8 €/ora.

Per avere un’ulteriore conferma della validità di questi dati riferiti al caso studio è stato chiesto esplicitamente agli intervistati di indicare nei questionari la fascia di reddito mensile personale, tra quelle proposte ovvero: minore di 1000 €/mese, tra 1000 e 2000 €/mese e maggiore di 2000 €/mese. Si tratta di una domanda di controllo per verificare se i dati di cui ci si è avvalsi nei calcoli erano in linea con quanto dichiarato dagli stakeholder, considerando il fatto che i valori tabellari sono lordi mentre le fasce dichiarate sono al netto delle imposte, pertanto per trovare il lordo, nelle operazioni di controllo, è stata aggiunta una tassazione media del 27%. Dalle analisi effettuate risulta che non esistono differenze significative tra i valori di retribuzione oraria dichiarati e quelli utilizzati per i calcoli, con un range di variabilità di circa 1 €.

Ad ognuno degli intervistati è stato chiesto di indicare nel questionario la propria condizione professionale e di specificare a quali incontri ha preso parte. I partecipanti sono stati

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successivamente suddivisi secondo la loro professione, ed è stato attribuito loro un compenso per le ore dedicate agli incontri.

6.2 RISULTATI E DISCUSSIONE

Al fine di valutare il rapporto benefici/costi dei progetti di coinvolgimento avviati ed implementati dall’Amministrazione comunale sono stati presi in esame e inclusi nella stima i costi di produzione del materiale informativo, degli strumenti di comunicazione attivati, parcelle delle consulenze esterne e costi di retribuzione oraria media del personale interno alla P.A. per le ore dedicate alla partecipazione.