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beni culturali anche attraverso la gestione di servizi turistico-alberghier

Sortirebbe, quindi, esiti positivi liberare la cultura, ogni cultura –

indipendentemente dal particolare orientamento etico a essa sotteso – dai

condizionamenti economici che la limitano nella sua decisiva funzione di

esplicare la personalità di ogni uomo attraverso la continua ricerca della

verità, e che la svalutano nell’ordine delle priorità sociali rispetto alla

tecnica, alla scienza, alla finanza e alla economia strettamente finalizzate al

profitto o a rendere disponibili ulteriori comodità della vita

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. Sembra,

pertanto, che sia giunto il momento di osteggiare la deriva tecnocratica

subita in questi anni dalla società e dalle istituzioni, recuperando il giusto

interesse per i beni culturali e i valori umani da essi sottesi.

e) Agricoltura sociale - Un fenomeno contiguo, finalizzato a valorizzare i

beni culturali anche attraverso la gestione di servizi turistico-alberghieri

che il paese attendeva da almeno vent'anni”: così il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini, in www.beniculturali.it, giugno 2014.

54 In proposito, FRANCESCO, Lumen fidei, cit., n. 25, ritiene che “richiamare la

connessione della fede con la verità è oggi più che mai necessario, proprio per la crisi di verità in cui viviamo. Nella cultura contemporanea si tende spesso ad accettare come verità solo quella della tecnologia: è vero ciò che l’uomo riesce a costruire e misurare con la sua scienza, vero perché funziona, e così rende più comoda e agevole la vita. Questa sembra oggi l’unica verità certa, l’unica condivisibile con altri, l’unica su cui si può discutere e impegnarsi insieme”. In tale contesto S. RODOTÀ, nella Presentazione alla settima edizione del Festival del diritto, cit., p. 5, afferma: “Il carattere sempre più liquido e individualizzato delle società contemporanee, che la tecnologia amplifica, rende difficile assumere impegni duraturi, ponderati, alimentando una sorta di narcisismo di massa”. Con particolare riferimento alla tecnologia digitale, da ultimo, anche F. RAMPINI, Rete

padrona: Amazon, Apple, Google & co. Il volto oscuro della rivoluzione digitale, Feltrinelli,

Milano, 2014, segnala il pericolo che corriamo per essere ormai tutti connessi, a tal punto che la nostra attenzione è diventata più superficiale, la nostra vita più multitasking, la nostra privacy più esposta allo sguardo virtuale di tanti. I c.d. “nativi digitali” vivono in un mondo dominato da “app”, che sembrano in grado di colonizzare ogni aspetto della loro vita. Intanto i giganti del web non si pongono limiti: la corsa a cercare di mappare tutte le informazioni, a sviluppare la connessione di tutte le persone del mondo e occupare il tempo libero di tutti, procede inesorabilmente. Cfr. pure P. MARSOCCI,

Cittadinanza digitale e potenziamento della partecipazione politica attraverso il web: un mito così recente già da sfatare?, in www.associazionedeicostituzionalisti.it, n. 1 del 2015. Viceversa,

sembra cogliere una positiva opportunità nelle novità digitali, la Proposta per la

costituzione di un’associazione italiana per la promozione della scienza aperta, in www.roars.it, 11

novembre 2014, 1 s., ove si ritiene “necessaria la nascita di un soggetto giuridico che possa condurre, con flessibilità e rapidità, le azioni concrete necessarie a diffondere una cultura dell’apertura della scienza che colga pienamente le possibilità offerte dall’era digitale”: il riferimento specifico è al principio dell’Open Access, che “risponde all’imperativo morale della pubblicità della scienza e ai valori costituzionali di promozione dello sviluppo della cultura, della ricerca scientifica e tecnica, nonché della libertà accademica e scientifica”.

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dedicati, è realizzato dalle organizzazioni dedite al turismo agreste di tipo

etico-culturale. Si tratta di particolari aziende agrituristiche che si fanno

promotrici di messaggi (ri)educativi all’insegna del “ritorno alla natura”,

non solo come stile di vita essenziale, più semplice e sobrio, ma anche

come richiamo al valore del rispetto della terra, tutelandola dalle

aggressioni sconsiderate dell’uomo, sia attive, con l’inquinamento o il

diboscamento, sia passive, non curando più la sistemazione dei terreni e

delle risorse idriche

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. Questa mancanza di rispetto per il “creato”, del

resto, si ritorce contro la stessa umanità, innescando distruttivi fenomeni

franosi e pregiudicando la qualità dell’aria che respiriamo e dell’acqua che

beviamo e che usiamo anche per l’agricoltura e la zootecnia. In tale

contesto si segnala la specifica attività di “agricoltura sociale”, svolta,

secondo particolari statuti o codici etici, da cooperative o aziende agricole

o fattorie “sociali”. Si tratta di gruppi di persone che, oltre a produrre beni

agro-alimentari, per lo più di tipo biologico, svolgono anche – attesa

l’efficacia del ciclo produttivo agricolo e zootecnico nel quadro di

interventi di socializzazione, di formazione, di supporto all’educazione –

attività sociali d’inserimento lavorativo in azienda o di recupero

terapeutico di soggetti socialmente deboli e svantaggiati, come

handicappati o minori in difficoltà

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.

55 In tale contesto potrebbe essere inserita anche l’esperienza condotta, ad esempio,

dalla Fondazione Cosso, nella quale, dal 2008, «accanto al sostegno per l’arte, per la musica, per il patrimonio nazionale si colloca una linea di attenzione per l’“uomo”, per la sua crescita, per la sua possibilità di vivere in un ambiente che stimoli il lavoro, la ricerca, l’interesse individuale e collettivo». Infatti, “la Fondazione Cosso svolge la sua attività nel Castello di Miradolo, un antico edificio costituito da una parte nobiliare e una parte rustica, con un ampio parco dotato di bellissimi alberi, alcuni di particolare interesse botanico. C’è un legame con la storia dell’imprenditoria piemontese in quanto il Castello è stato di proprietà [di uno dei] soci fondatori della Fiat; la sorella contessa Sofia [Cacherano di Bricherasio] fu donna di particolare impegno intellettuale e sociale e creò un importante cenacolo culturale. Questo ambiente permette il ritorno alla natura, ai valori antichi che si sono perduti negli anni, e stimola alla ricerca del nuovo nel rispetto delle tradizioni. Natura e responsabilità sociale si coniugano strettamente in questo percorso di crescita e di maturazione a favore della qualità della vita e come difesa dal vuoto che ci circonda e che rischia di bruciare una intera generazione di giovani”: M.L. COSSO EYNARD, La bellezza di impegnarsi per gli altri, cit., 71. Si segnala inoltre L.U.ME.N., acronimo di Libera Università di Medicina Naturale, già associazione culturale senza fine di lucro, che ha dato vita a una comunità composta ormai da vari nuclei familiari che approfondiscono e praticano i principi salutistici di varie discipline olistiche; così, ispirandosi alla “filosofia Lumen” è stato creato un vero e proprio network di realtà lavorative specializzate nella divulgazione e nella pratica di sani stili di vita: da

www.naturopatia.org/scuoladinaturopatia.

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