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Biblioteconomia sociale e biblioteche pubbliche ‘sociali’: un parallelismo non scontato

Come si è accennato, l’evoluzione della disciplina biblioteconomi- ca verso la sua dimensione sociale è sostanzialmente andata di pari passo con una riflessione sulle funzioni della biblioteca che ha porta- to al riconoscimento sempre più diffuso del suo ruolo sociale, accanto a quello culturale e formativo30.

Tutto ciò premesso, è importante evitare qualunque ambiguità che possa portare a pensare che la biblioteconomia sociale è la disciplina che si occupa delle biblioteche ‘sociali’ nell’accezione contraddittoria e per certi versi semplificata che si è vista in precedenza. Come si è cer- cato di spiegare, la biblioteconomia sociale mette al centro dell’analisi le persone, partendo dal presupposto che le biblioteche non sono fat- te soltanto di collezioni bibliografiche e di servizi, o meglio che le col- lezioni e i servizi acquistano significato solo all’interno dell’uso che ne fanno le comunità di riferimento.

Per questo la disciplina biblioteconomica - che già aveva efficace- mente adottato e sperimentato metodi di indagine rivolti alle colle- zioni e ai servizi - negli ultimi anni è andata alla ricerca di metodi che permettessero alle biblioteche di comprendere i bisogni e i modi di apprendimento delle persone che compongono le comunità di riferi- mento, sia di coloro che già utilizzano le biblioteche, sia di coloro che non conoscono o non ritengono di avere bisogno dei servizi bibliote- cari. Tale ampliamento dell’orizzonte della biblioteconomia è stato qualificato con l’aggettivo ‘sociale’ perché ha individuato nei metodi delle scienze sociali gli strumenti più adatti a compiere questo ulte- riore salto31.

Dunque, la biblioteconomia sociale - esattamente come la biblio-

29 C. Faggiolani - A. Galluzzi, L’identità percepita delle biblioteche: la biblioteco-

nomia sociale e i suoi presupposti, «Bibliotime», 18, 2015, 1, <http://www.aib.it/aib/

sezioni/emr/bibtime/num-xviii-1/galluzzi.htm>. 30 A. Galluzzi, Biblioteche per la città, cit.

31 C. Faggiolani, La ricerca qualitativa per le biblioteche. Verso la biblioteconomia

teconomia tout court - si occupa di tutte le tipologie di biblioteche e non solo delle biblioteche pubbliche, come talvolta si tende a pensare sulla base del presupposto che queste ultime sono le più attente alla loro dimensione sociale, ovvero si rivolgono a comunità più ampie e articolate al loro interno. È indubbio che per le biblioteche pubbliche la necessità e la difficoltà di comprendere le loro comunità di riferi- mento è amplificata dall’eterogeneità dell’utenza potenziale alla qua- le si rivolgono; d’altra parte, qualunque altra biblioteca di qualunque tipologia rischierebbe di essere fortemente autoreferenziale se non accettasse di ampliare il proprio orizzonte di analisi al di là delle pro- prie mura e non adottasse strumenti adeguati per comprendere modi e forme di accesso alla conoscenza delle persone alle quali si rivolge.

Questa rivoluzione copernicana che sposta l’asse dall’interno della biblioteca all’esterno, frammentandone le tracce e in qualche modo l’identità, pone al mondo bibliotecario - anche di fronte ai pesanti ta- gli determinati dalla crisi economica e dalla progressiva obsolescenza di alcune sue peculiarità - importanti interrogativi sui propri compi- ti e, prima ancora, su come esse siano percepite dalla società nel suo complesso, che finora ne ha supportato finanziariamente le attività e i servizi. In particolare, diventa cruciale per le biblioteche compren- dere quale idea della biblioteca prevale nell’immaginario collettivo e nell’opinione pubblica e verificare come al suo interno si relazionano la dimensione fisica e quella digitale della biblioteca32.

Certamente la biblioteconomia sociale può, per un verso, rendere i bibliotecari consapevoli della necessità di porsi tali interrogativi, per l’altro, offrire strumenti per trovare delle possibili risposte e indivi- duare delle azioni da mettere in atto. È evidente, d’altra parte, che nes- sun metodo di indagine è in grado di anticipare il futuro, che resta - da numerosi punti di vista - una scommessa con la quale i bibliotecari devono accettare di confrontarsi con mente aperta e pronta persino a distruggere parte del proprio business, qualora risultasse necessario33.

Resta comunque in ogni caso fondamentale non dimenticarsi che i passaggi concettuali che la biblioteconomia ha fatto registrare nella sua storia e che ha visto la disciplina arricchirsi di nuovi strumenti di analisi non devono essere interpretati come sostitutivi del bagaglio concettuale accumulato nel tempo e delle attività che sono parte in- tegrante e fondativa della disciplina. La logica che sovrintende questi spostamenti di asse deve essere intesa come assolutamente inclusiva.

Allo stesso modo, bisognerebbe continuare ad avere chiaro che an- che i modelli e le idee di biblioteca che via via vengono sviluppati in risposta ai cambiamenti sociali non sono necessariamente alternativi, né sostitutivi, e che vanno sempre confrontati con le ragioni di fondo

32 A. Galluzzi, Libraries and Public Perception, cit.

e il percorso storico dell’istituzione bibliotecaria Anzi, la sfida aper- ta per bibliotecari e biblioteconomi consiste nell’essere in grado di distinguere gli elementi di permanenza e di continuità, ossia i valori di fondo e le caratteristiche delle biblioteche pubbliche che sono nel loro DNA e che attraversano anche i cambiamenti più dirompenti, e gli elementi di contingenza e/o strumentali che la biblioteca può anche utilmente sperimentare nel corso della sua esistenza ma che nel tempo può lasciarsi alle spalle. Parallelamente sarà necessario chie- dersi fino a che punto il bibliotecario pubblico possa incarnare tutte queste funzioni, ossia fin dove si possano ampliare i margini delle sue competenze, e da che punto in poi si debba ragionare sulla comple- mentarità e la compresenza di figure professionali differenti.

In conclusione, di fronte a un uso talvolta acritico dell’aggettivo ‘sociale’ riferito alla biblioteca pubblica nonché a prospettive di svi- luppo poco radicate nella realtà effettiva, ovvero dettate dalla pura necessità di sopravvivenza anche a costo di rinnegare il proprio ruolo, abbiamo la possibilità e il dovere - anche grazie agli strumenti della biblioteconomia sociale - di ripartire dall’evidenza dei significati che i cittadini attribuiscono agli spazi bibliotecari, per riflettere con cogni- zione di causa su un potenziale ripensamento dell’offerta dei servizi culturali e sociali sul territorio, che passi attraverso i luoghi della bi- blioteca, ed eventualmente per provare a intervenire - se lo si ritiene necessario - sulle percezione dei cittadini.