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La bilancia dei pagamenti negli anni del periodo post bellico

INTERNAZIONALE: COMMERCIO ESTERO E BILANCIA DEI PAGAMENTI NEL PERIODO DELLA RICOSTRUZIONE

4.4 La bilancia dei pagamenti negli anni del periodo post bellico

Abbiamo fin qui menzionato svariate volte la bilancia dei pagamenti, senza tuttavia offrirne una definizione: essa è uno strumento per misurare i flussi monetari derivanti tra transazioni tra residenti e non residenti in un’economia, che nel nostro Paese si sostanzia in un documento redatto annualmente dalla Banca d’Italia secondo indicazioni fornite dal FMI.

I rapporti economici dell'Italia con l'estero erano storicamente stati sempre influenzati negativamente dal mancato coordinamento esistente tra popolazione e quantità di risorse disponibili. Il tasso di risparmio del paese non risultava adeguato per uno sviluppo degli investimenti e quindi non si riusciva ad avere un reddito pro capite come quello degli abitanti dell’Europa occidentale e dell’America settentrionale. La carenza del fattore risparmio faceva sì che nelle relazioni con l’estero fossero presenti due elementi che correggevano in modo naturale la situazione descritta: l’emigrazione di italiani all’estero e l’afflusso di capitali verso il nostro Paese.

Prima della Grande Guerra, l’equilibrio della bilancia dei pagamenti era reso possibile da un meccanismo di correzione automatico che operava sui prezzi e sull’occupazione interna, cercando di conservare la divisione internazionale del lavoro.

Le autorità governative intervennero a rimescolare le carte in gioco in concomitanza ad eventi di grande peso tra le due guerre, prima fra tutti la crisi del 1929, ed apportando

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delle modifiche nella disciplina nei rapporti con l’estero che di fatto cambiarono la

divisione internazionale del lavoro. Nel decennio 1930-40 si verificò una dissociazione dell’economia mondiale e la sostituzione di un sistema di prezzi che correlava i vari paesi con un sistema di prezzi nazionali quindi chiusi, dava vita nella politica commerciale ad una preminenza dei problemi dell’esportazione rispetto a quelli dell’importazione con una flessione degli scambi con gli altri paesi.

Dopo il secondo conflitto mondiale, l’assetto della bilancia dei pagamenti fu completamente modificato dato che l’apparato della produzione era stato quasi completamente distrutto e vi era necessità di “tutto” e scarsa possibilità di pagamento. La guerra aveva sconvolto il sistema di forze segnando una sorta di punto di non ritorno verso le politiche economiche adottate in passato, in cui equilibri quasi meccanici regolavano gli scambi con l’estero. La necessità di livellare i prezzi, incentivare la produttività e l'occupazione, mantenere il controllo sulle riserve e sulla liquidità erano problematiche comuni a tutti i paesi e rendevano il tutto molto difficile impedendo di fatto che una situazione di equilibrio. L'Italia in questo senso, con il suo modo di fare fu pioniera di schemi nuovi e più idonei di scambi con l'estero. Nel 1947 vi furono delle trasformazioni della politica economica e per via di un abbandono del controllo sui prezzi interni e un adeguamento del tasso ufficiale di cambio con quello economico le cose cambiarono in modo significativo evidenziando un superamento della curva dei prezzi su quella dei mezzi di pagamento.

“Il saldo passivo degli scambi per merci e servizi per la pressione dovuta all’inflazione aperta associata alla necessità di reperire mezzi per il sostentamento e la ricostruzione del Paese, arrivò alla punta massima di 679 milioni di dollari e quello delle partite correnti a 666 milioni di dollari. Gravavano soprattutto le importazioni di materie prime e le esportazioni restarono al di sotto del livello necessario per neutralizzare

l’incremento del passivo commerciale”242.

Di seguito si riporta la tabella indicante i dati relativi alla bilancia dei pagamenti italiana nel 1946:

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“Nel 1948 la contrazione del disavanzo delle partite correnti ordinarie fu formidabile, per il cumularsi di fattori normali ed eccezionali tutti in senso favorevole intesi da un

lato a contenere le importazioni e dall’altro a sviluppare le esportazioni”243. Le cause

del regresso delle importazioni andavano sicuramente ricercate non in una riduzione della produzione ma in un processo, dove la ritrovata fiducia nella lira e un calo dei prezzi internazionali, ebbero una notevole importanza; invece il motivo dell’aumento

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delle importazioni, era da ricercare in congiunture di mercato che in quel momento erano favorevoli nei confronti dei paesi dell’O.E.C.E..

Il disavanzo delle partite correnti ordinarie iniziò a contrarsi considerevolmente dopo il '47, fino a raggiungere nel '50 il minimo post-bellico. Alla base di ciò vi era sicuramente la rivalutazione della lira in termini di merci per la flessione dei prezzi interni e la sua contemporanea svalutazione in termini di cambio. Altri fattori che furono alla base della suddetta contrazione, furono sicuramente un incremento quantitativo delle esportazioni sulle importazioni per una flessione dei prezzi maggiore delle prime rispetto alle seconde, un’accresciuta attività della marina italiana, vicinanza dei mercati e un aumentato afflusso di turisti.

“Lo sviluppo quantitativo delle esportazioni fu tale che nel 1950 si superò il livello del 1938, colonie comprese; il volume delle importazioni già più alto di quello del 1938 fin dal 1947, lo superò del 38 per cento nel 1950. Ove si escluda il commercio con le colonie dai dati del 1938, l’incremento quantitativo registrato nel 1950, rispetto a tale anno, si concretò in misura pari al 42 per cento per le esportazioni e al 41 per cento per le importazioni. Al finanziamento del diminuito disavanzo per operazioni correnti ordinarie registrate nel triennio 1948-50, concorsero gli aiuti governativi americani che furono tali da consentire che il saldo delle partite correnti si chiudesse con un avanzo sostanziale244”.

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4.5 Analisi di un settore specifico: turismo e bilancia dei pagamenti nel secondo