• Non ci sono risultati.

Il nuovo assetto dell’economia internazionale

CAPITOLO TERZO

DELL’ ITALIA POSTBELLICA PER IL REINSERIMENTO NEL CONTESTO INTERNAZIONALE.

3.1 Il nuovo assetto dell’economia internazionale

Il regime economico consolidatosi al termine della seconda guerra mondiale aveva ben poco a che fare con quello che lo aveva preceduta, fortemente improntato al nazionalismo economico. Il sistema economico degli anni Trenta dovette cedere il passo ad un ordine cooperativo, promosso e sostenuto in prima istanza dagli Stati Uniti, che volevano scongiurare il pericolo di un isolamento economico delle nazioni come quello che invece si era verificato subito dopo il Trattato di Versailles, all'indomani del primo conflitto mondiale.

Obiettivi nazionali come quello della piena occupazione, pur sempre tenuti ben presenti, erano dunque subordinati al perseguimento di finalità più ampie, come quella dell'integrazione e dell'abbattimento delle barriere commerciali.

Gli interessi nazionali europei andavano quindi controbilanciati entro questo contesto, dove la questione forse più spinosa era rappresentata dai pessimi rapporti politici e commerciali franco - tedeschi.

In questo periodo storico gli alleati occidentali seppero far tesoro delle lezioni apprese dal passato, e non vollero agire similmente a quanto fecero negli anni Venti, quanto tributi e riparazioni di guerra lasciarono in ginocchio le economie dei Paesi sconfitti. Dal canto loro gli strateghi americani volevano assolutamente evitare le politiche di

beggar-my-neighbour degli anni Trenta, periodo come abbiamo visto fortemente

connotato dal nazionalismo economico, e cercarono di ovviare agli errori del passato attraverso la creazione di istituzioni internazionali alle quali avrebbero partecipato tutti i

paesi156. I paesi che avevano conquistato l’indipendenza più di recente, su cui pesava un

passato di imposizioni di politica economica da parte delle potenze imperiali, preferirono optare per politiche caratterizzate da un forte intervento statale, mantenendo gli scambi con l’estero aperti solo sul versante dell’importazione.

77

Ciò che assicurò agli Stati Uniti un ruolo di preminenza nel sistema delle relazioni internazionali post-belliche fu il fatto che esso, a differenza di tutti gli stati europei coinvolti nel conflitto, aumentò il proprio potere economico, in termini sia assoluti che relativi. A questo contribuì il fatto che mentre erano ancora in una posizione di sostanziale neutralità, nel 1939, l'occupazione e il reddito statunitense aumentarono per via delle ingenti commesse per gli armamenti effettuate dagli inglesi e dai francesi. Inoltre, non essendosi combattuta alcuna battaglia sul loro territorio, gli Stati Uniti non erano incorsi negli stessi danni e devastazioni da cui gli stati europei stavano cercando a tutti i costi di riprendersi. Pertanto, in virtù della posizione di potenza assunta nel sistema economico internazionale e dell’assenza di effetti delle incursioni nemiche sull’economia, gli Stati Uniti si avviarono a dominare, pressoché incontrastati, il mondo post-bellico occidentale.

E’ opportuno ricordare che Regno Unito e Stati Uniti avevano siglato, nel 1942, un accordo preliminare sull'organizzazione internazionale degli scambi commerciali dopo la fine del conflitto.

L'anno successivo i negoziati preparatori tra gli esperti del Tesoro inglesi e americani sul sistema monetario postbellico si basarono su due progetti specifici, presentati rispettivamente da J.M. Keynes e H.D. White. I due progetti condividevano l’opposizione nei confronti dei tassi di cambio flessibili e delle restrizioni commerciali competitive, avversione interpretabile non solo come un invito ad aprirsi quanto più possibile agli scambi, ma anche come un monito per i governanti che avrebbero dovuto impegnarsi a contenere l'inflazione. Essi differivano profondamente, tuttavia, nella configurazione che attribuivano al nuovo organismo di controllo (che sarà poi il Fondo Monetario Internazionale, di cui parleremo più approfonditamente tra breve): se per Keynes infatti doveva trattarsi di una sorta di fondo cooperativo cui gli Stati potevano liberamente attingere, l’americano White voleva conferirgli il medesimo funzionamento di una banca, con l’idea dunque che i fondi utilizzati costituissero da debiti da saldare una volta risanate le proprie finanze.

Tuttavia, il predominio acquisito dagli Stati Uniti all'indomani del conflitto mondiale, fece sì che dai negoziati di Bretton Woods - con le sue nuove istituzioni, che ci accingiamo ad esaminare - uscisse un quadro che fosse più coincidente con il disegno politico statunitense che non con quello britannico.

78

3.1.1 Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e la Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BIRS).

Le due istituzioni nate dagli accordi di Bretton Woods furono il FMI e la BIRS.

Al Fondo Monetario Internazionale fu attribuito il compito di vigilare sulla stabilità dei cambi, mentre la Banca Internazionale si sarebbe dovuta incaricare di incoraggiare gli investimenti internazionali a lungo termine. Il Fondo fu costituito da quote ripartite tra i Paesi membri in ragione della loro popolazione e del reddito pro capite; ciascun membro poteva richiedere prestiti al Fondo fino al momento in cui esso avrebbe posseduto valuta pari al 200 per cento della quota del paese partecipante. Ai Paesi membri fu richiesto di ancorare il valore nominale delle loro valute all'oro ed al dollaro statunitense, valore che poteva essere successivamente modificato solo nel caso di significativi squilibri nella bilancia dei pagamenti.

Il FMI agiva perciò nelle vesti di una banca che concedeva prestiti e riceveva depositi e poteva aumentare lo stock delle riserve internazionali. Malgrado l’operatività del FMI e le buone intenzioni di chi lo aveva messo a punto, esso non poté esplicare a pieno le proprie potenzialità, innanzitutto per via dello stato estremamente caotico in cui le diverse economie si trovavano in quel periodo, e in secondo luogo perché dopo il disastroso tentativo inglese di reintrodurre la convertibilità della moneta, le sue regole

vennero largamente ignorate157.

La Banca Internazionale per la ricostruzione disponeva di un capitale complessivo che doveva essere così composto: il 2 per cento doveva essere versato in oro o in dollari, il 18 per cento invece andava profuso nelle valute dei paesi membri e era utilizzabile con il consenso del paese interessato, solo per finalità creditizie, mentre l’80 per cento

costituiva il fondo di garanzia158.

La configurazione del Fondo era tale da far sì che ogni paese dovesse partecipare in qualche misura alla formazione del capitale, pur ammettendo che in un primo momento non tutti i paesi sarebbero stati in grado di contribuire alle finalità creditizie per le quali il Fondo era stato preposto. Al contrario, l'apporto della Banca Mondiale consistette proprio nei prestiti ai Paesi più poveri e in difficoltà. Il quadro delle istituzioni uscite

157 F. Cotula, J.C.M. Martnez Oliva, M.L. Stefani, G. Fodor, E. Gaiotti, Stabilità e sviluppo negli anni Cinquanta,

L’Italia nel contesto internazionale, Edizioni Laterza,Roma-Bari,2001

79

dagli accordi di Bretton Woods non sarebbe completo se non menzionassimo gli accordi sulle tariffe e sul commercio GATT (General Agreement on Tariffs and Trade ), siglati nel ’47, che prescrivevano due regole di condotta fondamentali: approccio multilaterale e non discriminatorio nei confronti del commercio internazionale e la condanna delle restrizioni commerciali di tipo quantitativo. I Paesi firmatari furono un in un primo momento ventitré, per poi diventare trentaquattro nel gennaio del 1952: essi gestivano l’80 per cento del commercio mondiale.