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La crisi del 1949 e l’andamento dell’indice dei prezzi.

La politica monetaria e finanziaria italiana nel secondo dopoguerra.

2.4 La crisi del 1949 e l’andamento dell’indice dei prezzi.

Nella nostra analisi del periodo della grande inflazione, che toccò il suo apice nel biennio 1946-47, abbiamo tralasciato di occuparci del settore dei cambi, di cui andremo a dar conto di seguito. Di certo anche questo ambito non fu esente da ripercussioni: il sistema escogitato nel 1946 era di fatti troppo rigido e creava varie cause di discriminazione nel complesso dei rapporti con vari paesi esteri.

Al momento del suo ingresso nel Fondo Monetario Internazionale, nell'ottobre del '46, l'Italia si era impegnata a osservare un regime di cambi fissi, abolendo la quotazione sul mercato della quota del 50 per cento dei ricavi alle esportazioni. Nel periodo successivo il cambio ufficiale del dollaro subì una serie di oscillazioni significative (dalle 350 lire iniziali, ad un picco di 900, per poi cadere nuovamente intorno alle 600).

Nel giro di pochi mesi si ritenne dunque opportuno abolire la quota fissa del dollaro e procedere alla determinazione di un cambio ufficiale più elastico. Fu cosi stabilito che il cambio fosse variato mensilmente sulla base della media delle quotazioni giornaliere del dollaro del mese precedente, con esclusione delle quotazioni inferiori a L. 350 o superiori a L 650, che perciò non avrebbero concorso a formare la media. Per la sterlina il rapporto col dollaro fu fissato a 4,03. A partire dalla fine del 1947 il cambio ufficiale del dollaro si mantenne costante sulla cifra di L 575 corrispondente a circa 32 volte quella del 1938.

Il sistema messo a punto nel '47 rimase sostanzialmente inalterato negli anni a venire. Esso aveva tuttavia generato alcune incongruenze. Ad esempio, se la circolazione di moneta aveva registrato un ulteriore balzo in avanti, giungendo alla cifra di 798 miliardi, essa era al di sopra del moltiplicatore di cambio, stimato a 720 miliardi. Si trattava di una cifra troppo alta, specie se si considera che l'Italia aveva perduto i suoi possedimenti d'oltremare ed era stata mutilata a Nord. Ma in compenso si deve ricordare che il livello dei prezzi espresso in dollari era aumentato anch’esso in modo tale da far considerare come raggiunto l’adeguamento fra circolazione teorica e circolazione effettiva quando nel 1949 fra i biglietti di stato e monete metalliche, biglietti di banca e

titoli provvisori e moneta di occupazione, si raggiunse la cifra di 1.058 miliardi114. Ma

in quell’anno il livellamento fu di nuovo spezzato per effetto delle conseguenze della crisi della sterlina che nel settembre fu svalutata del 30 per cento, portandone il rapporto

114Banco di Roma “Review of the Economic Conditions in Italy- L’economia italiana nel decennio 1947/1946”, Ufficio studi Banco di Roma, Roma, aprile 1957.

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con il dollaro da 4.03 a 2.80 risollevando la questione se in Italia convenisse la sterlina o restare agganciati al dollaro. Un intervento delle forze favorevoli all’ancoraggio al dollaro riuscirono a contenere la spinta della svalutazione, anzi per un’impronta di volontà di stabilizzazione ci si fermò a quota 625 lire che rimase in vigore sino alla

svalutazione del 1971115. L'intervento ebbe pieno successo ed aprì le porte ad un

periodo di nuovo sviluppo del reddito, trainato dalle esportazioni, che culminò nella fase di espansione dell'economia internazionale innescata dalla Guerra di Corea. La minor efficienza della manovra del cambio della lira del 1947, però, non fu inezia, ancorché il cambio fisso e la breve deflazione che lo seguì, fossero una condizione ineludibile della eliminazione dell’inflazione dei prezzi dell’allora intrapresa “linea

Einaudi”116. Il futuro Governatore P. Baffi definì per tale motivo l’undicennio che va dal 1948 al 1958 come “gli undici anni di stabilità e di sviluppo”, l’araba fenice

fortunosamente catturata dai governatori italiani nel primo periodo del dopoguerra117.

Il contenimento della svalutazione, consentì un’ulteriore espansione della circolazione ed il nuovo livellamento fu effettuato alla fine del 1950 ma dopo di allora l’aumento della circolazione è continuato con un ritmo di aumento di 100 miliardi all’anno e lo

squilibrio si è riprodotto118. Le cause del fenomeno furono di varia natura, ma vanno

soprattutto collegate da un lato alla situazione della Tesoreria per il persistere del notevole disavanzo di bilancio, dall’altro alle esigenze tecniche del pagamento della tredicesima mensilità di dipendenti pubblici e privati. In effetti la spinta all’aumento della circolazione aumentò nel mese di dicembre di ogni anno e subì una diminuzione nei primi mesi dell’anno successivo, lasciando un saldo che andò ad aggiungersi alla precedente massa del circolante.

L’andamento degli indici dei prezzi rifletteva tutta una serie di avvenimenti di questo periodo. Lo sbalzo più forte dell’indice dei prezzi all’ingrosso si registrò fra il 1946 ed il 1947, quando l’indice con base 1938=I passò da 28.84 a 51.59 come si può evincere dalla tabella n. 1 sottostante.

115 R. De Mattia, Moneta, credito e finanza nel processo di formazione e di evoluzione dello stato nazionale e

contemporaneo: sintesi storica del periodo 1845-1993 Essetre, Roma

116P. Baffi Studi sulla moneta, Giuffrè, Milano, 1965 pp. 177-193. Oltre a precisare alcuni punti in sospeso sull’operazione di cambio della moneta (1946) il Governatore Baffi esprime le sue opinioni selle deliberazioni della seconda metà del 1947, che appaiono importanti anche se a volte trascurate.

117 P.Baffi,op.cit.,p.186-188.

118F.Cotula,J.C.Martinez,M.L.Stefani, G.Fodor, E.Gaiotti,“Stabilità e sviluppo negli anni cinquanta”, Editori Laterza, Roma –Bari, 2001

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Tabella n. 1

Diverso era invece l’andamento degli indici del costo della vita. Per la particolare influenza di alcune disposizioni di politica economica, che continuavano a tenere bloccati alcuni dei prezzi che concorrono a formarlo, l’indice del costo della vita, nella fase centrale dell’inflazione, segnava cifre relativamente elevate. Bisogna considerare però che dopo di allora esso apparve animato da una tendenza ascensionale costante, che lo portò al di sopra dell’indice generale dei prezzi all’ingrosso, con una differenza

del 10 per cento119. Quindi mentre l’indice dei prezzi all’ingrosso si manteneva sul

livello di 55 volte su base 1938, nell’indice del costo della vita si arrivò oltre 60.

Il crescente distacco fra l’andamento dell’indice di circolazione e gli indici dei prezzi creava invece maggiori perplessità. Il divario non era molto rilevante fino al 1952 ma la sua successiva crescita creava non poche preoccupazioni e poneva l’interrogativo circa il modo con il quale prima o poi si sarebbe potuto ristabilire un certo equilibrio.

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2.5 La filosofia economica di fondo del Governatore della Banca d’Italia Donato