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III. L’evoluzione dei sistemi di reportistica: dal bilancio sociale al bilancio

III.2 Il Bilancio ambientale

L’audit ambientale è uno strumento gestionale nato nella seconda metà degli anni ottanta quando alcune aziende di grandi dimensioni, per lo più appartenenti al mondo anglosassone, cominciarono a sviluppare tecniche e strumenti di rendicontazione ambientale104. In Italia il primo bilancio ambientale fu redatto da IBM105 e risale al 1992106.

Lo sviluppo della rendicontazione ambientale può essere analizzato seguendo tre fronti distinti, se pur correlati fra loro: l’esperienza industriale, il Regolamento CEE n.1836/1993 sui sistemi di ecogestione e audit (EMAS), gli standard nazionali e internazionali107.

La sperimentazione e applicazione di strumenti di gestione ambientale innovativi parte proprio dal mondo industriale che dalla fine degli anni novanta ha visto svilupparsi numerosi documenti e linee-guida per facilitare la diffusione dei modelli comportamentali e degli strumenti operativi utilizzati dalle industrie nel campo della gestione ambientale. In Italia l’iniziativa più diffusa fu la Responsible Care108 avviata e

103 Si veda il sito: europa.eu/rapid/press-release_IP-16-3883_it.htm 104

BIONDI V., “L’audit ambientale”, Il Sole 24 Ore S.p.a., Milano,1999, pag 6.

105 L'International Business Machines Corporation, che è comunemente nota e commercializza i propri prodotti come IBM, e soprannominata "Big Blue", è un'azienda statunitense, tra le maggiori al mondo nel settore informatico. IBM produce e commercializza hardware e software e servizi informatici, offre infrastrutture, servizi di hosting, servizi di cloud computing e consulenza. Oggi oltre ad hardware, software e servizi IBM sta emergendo come una società che fornisce soluzioni cognitive e piattaforme cloud.

106

PERSICO MG., ROSSI F., “Comunicare la sostenibilità”, FrancoAngeli / Manuali, Milano, 2016, pag. 87.

107 BIONDI V., “L’audit ambientale”, Il Sole 24 Ore S.p.a., Milano,1999, pag 6.

108 “Responsible Care” è il programma volontario di promozione dello sviluppo sostenibile dell’industria chimica mondiale, secondo valori e comportamenti orientati alla sicurezza, alla salute e all’ambiente nell’ambito più generale della responsabilità sociale delle Imprese. L’iniziativa “Responsible Care” è stata avviata in Canada nel 1984 dalla CCPA (Canadian Chemical Producer Association) e poi adottata nel 1988 dalla ACC (American Chemistry Council). L’anno successivo il programma è stato avviato in Europa, dal CEFIC (European Chemical Industry Council). Attualmente il programma “Responsible Care” è adottato da oltre 10.000 imprese chimiche, in più di 60 Paesi nel mondo. I diversi programmi

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gestita da Fiderchimica nel 1992 e che attualmente è perseguito con impegno e determinazione da 168109 imprese di grande, media e piccola dimensione, italiane e estere.

Al fine di evitare di produrre informazioni scarsamente utili, in quanto non comparabili nel tempo e nello spazio, alcuni organismi, a partire dagli anni ’90, hanno tentato di promuovere la definizione di modelli aventi schemi contenutistici omogenei che potessero essere da supporto per i redattori nell’implementazione di un sistema di rendicontazione ambientale. Tra quelle maggiormente significative si evidenziano le seguenti iniziative110:

 U.N.E.P. (United Nations Environmental Programme);  E.M.A.S. (Environmental Management and Audit Scheme);  F.E.E.M. (Fondazione Eni Enrico Mattei);

 C.E.R.E.S. (Coalition for Environmentally Responsible Economies);  W.I.C.E. (World Industry Council for the Environment);

 P.E.R.I. (Public Environmental Reporting Iniziative - USA);  C.E.F.I.C. (Council of European Chemical Industry).

Il Regolamento EMAS, sull’adesione volontaria delle imprese del settore industriale a un sistema di ecogestione e audit, insieme alle norme ISO111 14000, in materia di Sistemi di Gestione Ambientale (SGA), hanno costituito e costituiscono un punto di riferimento importante per interpretare le tendenze in atto a livello industriale e per comprendere l’evoluzione delle politiche comunitarie per lo sviluppo industriale e la protezione ambientale112, poiché questi rappresentano i principali strumenti per l’implementazione di un sistema di gestione che possa garantire alle imprese una maggior competitività113.

Obiettivo dell’EMAS è incentivare il miglioramento delle prestazioni ambientali attraverso114:

nazionali, pur influenzati dalle culture e dai contesti socio-economici locali, hanno caratteristiche fondamentali comuni, definite dall’ICCA (International Council of Chemical Associations).

109 Gli ultimi dati aggiornati risalgono al 2010, si veda: http://www.federchimica.it/servizi/sviluppo- sostenibile/responsible-care

110 PASTORELLI ES., “I modelli di rendicontazione socio – ambientale”, cap 2, 2010, pag. 100. tratto dal sito: siba-ese.unisalento.it/index.php/phdpastorelli/article/download/11141/10269 111

International Organization for Standardization che è la più importante organizzazione a livello mondiale per la definizione di norme tecniche e di standard internazionali.

112 BIONDI V., “L’audit ambientale”, Il Sole 24 Ore S.p.a., Milano,1999, pag. 7. 113 TENUTA P., “Indici e modelli di sostenibilità”, FrancoAngeli, Milano, 2009. 114

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 introduzione e attuazione di sistemi di gestione ambientale;  valutazione periodica sull’efficacia di tali sistemi;

 informazione sulle prestazioni ambientali e un dialogo aperto con il pubblico e le parti interessate.

Conseguire la certificazioni ISO o aderire al regolamento EMAS per qualunque organizzazione significa raggiungere determinati vantaggi, quali115:

 ridurre i costi relativi agli aspetti ambientali;  ridurre i rischi ambientali;

 migliorare la competitività;

 risolvere la gestione degli adempimenti normativi ambientali obbligatori;  migliorare l’immagine aziendale.

La normativa ISO 14001116 sui “Sistemi di gestione ambientale” e il regolamento EMAS sono due strumenti di gestione che perseguono gli stessi scopi. Ciò che li distingue è sostanzialmente il diverso percorso di certificazione che le aziende devono affrontare.

L’applicazione dell’EMAS prevede il coinvolgimento di soggetti appositamente accreditati da un organismo pubblico cosa che la certificazione volontaria sulla base di standard nazionali o internazionali non prevede. Per questo è l’ISO ad essere maggiormente utilizzato nelle diverse realtà aziendali.

L’ente di accreditamento italiano, Accredia117

, ad aprile 2017 dichiara che su 85645 aziende accreditate 11625 hanno ISO 14001:2004118.

115

TENUTA P., “Indici e modelli di sostenibilità”, FrancoAngeli, Milano, 2009, pag. 80. 116 L’ISO 14001 è uno degli standard dell’ISO 14000

117ACCREDIA – Ente Italiano di Accreditamento – è l'unico organismo nazionale autorizzato dallo Stato a svolgere attività di accreditamento.

118

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Fig 2. Fonte: Statistiche ISPRA.

Fig.3 Fonte: statistiche ISPRA

L’art 2 comma 16 del Regolamento (CE) n.1221/2009 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 25 novembre 2009 (ultimo aggiornamento EMAS) definisce l’audit ambientale come: “una valutazione sistematica, documentata, periodica e obiettiva

delle prestazioni ambientali di un’organizzazione, del sistema di gestione e dei processi destinati alla tutela dell’ambiente” e definisce la dichiarazione ambientale verso

l’esterno quale: “informazione generale al pubblico e ad altre parti interessate sui

seguenti elementi riguardanti un’organizzazione: struttura e attività; politica ambientale e sistema di gestione ambientale; aspetti e impatti ambientali; programma, obiettivi e traguardi ambientali; prestazioni ambientali e rispetto degli obblighi normativi applicabili in materia di ambiente.

I sistemi di controllo tradizionali caratterizzati da analisi finanziarie, patrimoniali ed economiche si rilevano poco adeguati alla misurazione, comprensione e al controllo della dimensione ambientale dell’azienda soprattutto in un’epoca in cui l’ambiente

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rappresenta un vero e proprio fattore produttivo per le imprese. Pertanto, la rappresentazione della dimensione ambientale è possibile solo integrando agli strumenti tradizionali uno strumento informativo volto a verificare a consuntivo la variabile ambientale. In questo contesto il bilancio ambientale si configura come uno strumento contabile capace di rappresentare le relazioni impresa – ambiente119.

“Il bilancio ambientale, detto anche eco-bilancio, costituisce un ulteriore strumento volontario di comunicazione mediante il quale l’azienda, in ciascun periodo amministrativo, fornisce una rappresentazione essenzialmente quantitativa dei dati e delle informazioni relative alle operazioni che coinvolgono la variabile ambientale dell’azienda”120

.

Da un punto di vista terminologico le denominazioni “bilancio ambientale” o “eco- bilancio” e “rapporto ambientale” sono spesso impiegate come sinonimi, in realtà indicano due differenti tipologie di contenuto. I report ambientali vedono, infatti, la possibile compresenza di dati quantitativo-monetari e di notazioni qualitativo – descrittive, mentre il bilancio ambientale, da un lato, esprime in termini quantitativi la tipologia e l’entità dell’impatto che scaturisce dallo svolgimento dell’attività economica dell’azienda sul territorio, con riferimento al consumo e depauperamento delle risorse naturali ed alle emissioni inquinanti rilasciate nell’ambiente, dall’altro, fornisce una rappresentazione monetaria dell’impegno ambientale che l’azienda assume al fine di ridurre gli effetti negativi provocati dallo svolgimento dei processi di trasformazione economico-tecnica121.

A differenza del bilancio d’esercizio, il bilancio ambientale non rileva direttamente un risultato in termini differenziali tra gli elementi positivi e negativi della gestione e non evidenzia in modo esplicito il bilanciamento in termini quantitativi tra gli elementi rappresentati, ma esso è rivolto esclusivamente alla rappresentazione di determinate categorie di dati (indicatori) e deve permettere di indagare tre differenti aspetti delle relazioni tra l’azienda e l’ambiente ecologico122:

 i flussi fisici delle risorse naturali impiegate dall’azienda come input nei processi produttivi al fine di valutare la compatibilità ambientale dell’attività di

119 TENUTA P., “Indici e modelli di sostenibilità”, FrancoAngeli, Milano, 2009, pag. 85. 120 PASTORELLI ES., “I modelli di rendicontazione socio – ambientale”, cap 2, 2010, pag. 93. tratto dal sito: siba-ese.unisalento.it/index.php/phdpastorelli/article/download/11141/10269 121 PASTORELLI ES., “I modelli di rendicontazione socio – ambientale”, cap 2, 2010, pag. 94-95. tratto dal sito: siba-ese.unisalento.it/index.php/phdpastorelli/article/download/11141/10269 122 PASTORELLI ES., “I modelli di rendicontazione socio – ambientale”, cap 2, 2010, pag. 95. tratto dal sito: siba-ese.unisalento.it/index.php/phdpastorelli/article/download/11141/10269

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produzione. L’azienda, da un lato, valuta l’insieme delle risorse sottratte all’ambiente ecologico, dall’altro, l’intrinseca pericolosità derivante dall’utilizzo delle stesse in termini di impatto ambientale;

 i flussi fisici dei prodotti inquinanti che scaturiscono dallo svolgimento del processo produttivo. Sono output inquinanti: le emissioni in atmosfera; i rifiuti; l’inquinamento del suolo e del sottosuolo; l’inquinamento delle acque superficiali e sotterranee e l’inquinamento acustico. In riferimento agli stessi devono essere identificati sia gli aspetti quantitativi (le quantità prodotte) sia gli aspetti qualitativi in relazione alle caratteristiche di ciascuna tipologia considerata;

 l’impegno economico-finanziario assunto dall’azienda in termini di costi sostenuti nel corso dell’esercizio e di competenza dello stesso ( costi relativi ad investimenti aventi utilità pluriennale e relative uscite monetarie), al fine di proteggere il patrimonio ambientale attraverso il controllo e riduzione del proprio impatto ambientale.

Per l’azienda, dunque, il bilancio ambientale rappresenta uno strumento di particolare rilevanza poiché non soltanto è il mezzo attraverso il quale monitorare e valutare in maniera sistematica e continuativa l’impatto della propria attività sull’ambiente circostante ma consente anche di controllare i riflessi di tale impatto sull’equilibrio economico-finanziario123 e di comunicare agli stakeholder tutte le informazioni necessarie a comprendere le azioni intraprese, le risorse impiegate e i risultati ottenuti dall’organizzazione nello svolgimento della propria attività124

.

L’implementazione di un sistema di contabilità ambientale e la redazione dell’eco- bilancio consentono all’azienda di conseguire una serie di vantaggi di non poco conto, quali: l’individuazione dei costi ambientali e degli sprechi; la valutazione dell’opportunità di effettuare investimenti in tecnologie aventi un minore impatto ambientale; la valutazione del livello di tutela e di valorizzazione del territorio circostante; l’individuazione degli elementi di criticità legati all’attività svolta e delle azioni volte al miglioramento ambientale; la costruzione di una rete di monitoraggio che consenta lo sviluppo del sistema di gestione ambientale; lo sviluppo di efficaci strumenti di comunicazione esterna e ulteriori benefici in termini di immagine derivanti

123 PASTORELLI ES., “I modelli di rendicontazione socio – ambientale”, cap 2, 2010, pag. 95. tratto dal sito: siba-ese.unisalento.it/index.php/phdpastorelli/article/download/11141/10269 124

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dal migliore soddisfacimento delle esigenze conoscitive degli stakeholder e dalla concreta dimostrazione di un maggior impegno nella gestione delle problematiche ambientali125.

Analogamente agli altri strumenti di rendicontazione sociale, il livello di diffusione del bilancio ambientale, nei vari Paesi, dipende dalle maggiori o minori pressioni esercitate dall’opinione pubblica e dai gruppi d’interesse sulle tematiche oggetto di analisi e dalla maggiore o minore consapevolezza delle responsabilità tipiche dell’agire imprenditoriale.126 Infatti le organizzazione che nei propri processi decisionali non tengono conto dell’ aggravio che producono sull’ambiente ne attribuiscono i costi alla collettività. Pertanto i soggetti maggiormente interessati agli andamenti ambientali così come alle tematiche sociali saranno127:

 i clienti e consumatori;  i dipendenti;

 le istituzioni finanziarie e azionisti;  le comunità locali;

 i fornitori;

 le associazioni di categoria;  gli enti governativi di controllo  i gruppi ambientalisti.

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