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Il Bilancio Sociale

Che cos’è il Bilancio Sociale

2.2 Il Bilancio Sociale

Il Bilancio Sociale è un documento con cui un’organizzazione comunica periodicamente e in modo volontario gli esiti della sua attività. Uno strumento innovativo che si propone di esplicitare il valore aggiunto generato dall’attività e ne descrivere l’influsso sulla comunità di riferimento. Ad essere oggetto di rendicontazione sono la mission ed i valori dell’organizzazione, i progetti intrapresi, l’impiego delle risorse, i risultati prodotti e gli impatti generati. Tutto ciò viene analizzato e descritto focalizzando costantemente l’attenzione sulla relazione che intercorre tra l’organizzazione in esame e gli Stakeholder, ovvero i portatori di interesse, avendo cura per le loro attenzioni e aspettative che sono in grado di influenzare l’operato dell’organizzazione stessa. Il Bilancio Sociale è per l’organizzazione un importante strumento di comunicazione interna ed esterna. Redigere il bilancio, infatti, è già di per se un atto comunicativo: l’organizzazione può raccontare sé stessa, i propri valori, gli obiettivi raggiunti e quelli prefissati. Il Bilancio Sociale è un attivo strumento di dialogo in grado di scambiare informazioni esponendo fatti e cifre con un linguaggio adeguato ma semplice, per permetterne la comprensione a ciascuno dei portatori di interesse e dando modo all’organizzazione di esplicitare la propria ragion d’essere sia in termini strutturali che morali. L’enfasi posta sul valore sociale delle attività, integrando la mera descrizione economica, legittima il ruolo dell’organizzazione all’interno della società di riferimento. Inoltre, la volontarietà del documento, rende il Bilancio un valido strumento di legittimazione, essendo la prova dell’intento con il quale l’organizzazione vuole porsi come trasparente ed aperta nei confronti dell’ambiente in cui si inserisce esponendo i processi che hanno consentito il passaggio dalla formulazione della missione alla realizzazione degli obiettivi.

Triple Bottom Line: Principio in base al quale le imprese dovrebbero prendere decisioni societarie che perseguano

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simultaneamente tre obiettivi: equità sociale, qualità ambientale, prosperità economica. Il termine è stato coniato da John Elkington nel 1994, per indicare il triplice carattere delle aziende.

La stesura del bilancio può in ultimo rappresentare un momento per enfatizzare il legame che l’organizzazione ha con il territorio e esplicitare il lavoro e la cura con cui tutti i membri dell’organizzazione collaborano attivamente per perseguire il fine ultimo dell’attività. Dall’altro lato, uno strumento di rendicontazione sociale finalizzato alla massima trasparenza sulla gestione e sui risultati può assumere un valore di strumento di controllo anche per la collettività di riferimento.

A livello di rilevanza interna il Bilancio Sociale può presentarsi come un ottimo strumento di gestione, essendo in grado di facilitare il sistema di relazioni tra le diverse aree dell’organizzazione permettendo di valutare, programmare e pianificare di anno in anno le proprie strategie in funzione degli obiettivi e dei valori sociali sostenuti.

2.2.1 Nascita e sviluppi del Bilancio Sociale

Le prime formulazioni teoriche sul bilancio sociale sono state elaborate negli anni Settanta negli Stati Uniti, sebbene le origini concettuali siano già rinvenibili nella letteratura nordamericana degli anni Quaranta. Nel 1938 in Germania i dirigenti della società tedesca AEG redassero, quasi involontariamente, il primo bilancio sociale, presentandolo come un allegato al bilancio d’esercizio e contenente le spese sostenute a favore dei dipendenti e della collettività. Furono poi gli anni Settanta a vedere la realizzazione di un numero considerevole di documenti di rendicontazione, soprattutto negli Stati Uniti. Arrivò invece dalla Francia la Legge 77-769 del 12 luglio 1977 relativa alla normazione della procedura di stesura di bilancio sociale, rendendo obbligatorio il documento per le imprese con più di 750 dipendenti e delineando precise linee guida in materia di occupazione, salute e sicurezza (Tabarro, 2010). Teoria e prassi della rendicontazione sociale si sono sviluppate a livello internazionale in modo disomogeneo, assumendo contorni ed intensità variabili in funzione del tempo e del contesto sociale e politico dei diversi sistemi economici nazionali. Ciò che iniziava ad essere evidente era che la rendicontazione economica e finanziaria tradizionale non fosse più sufficiente a mostrare la portata degli impatti sociali dell’attività delle aziende. Le ragioni di una simile tendenza erano da rinvenire nell’interazione di più fattori, tra questi, vi rientravano certamente lo sviluppo a livello concettuale di alcuni temi fondamentali nell’evoluzione della teoria d’azienda (in particolare della corporate

funzione delle istituzioni pubbliche con cui le entità economiche iniziarono ad interagire.

Negli anni Settanta, Germania, Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti rappresentarono l’avanguardia della ricerca, fino a raggiungere una rapida accelerazione degli studi e dell’applicazione della rendicontazione sociale in tutti i paesi industrializzati all’inizio degli anni Novanta. I primi esempi concreti di bilancio sociale sono stati realizzati in Europa continentale, per quanto riguarda l’Italia il primo bilancio sociale risale al 1978, pubblicato da Merloni S.p.a.

Il 2001 ha visto la pubblicazione del Libro Verde della Commissione Europea in tema di responsabilità sociale delle imprese, seguito nel 2002 dalla formulazione delle Sustainability Reporting Guidelines da parte del Global Reporting Initiative (centro di collaborazione ufficiale del United Nations Environment Programme), dando avvio ad una fase di vigoroso confronto internazionale. L’evolversi del concetto di Responsabilità Sociale, unito ai processi di internazionalizzazione dei mercati e, di conseguenza, all’interazione delle aziende con categorie sempre più ampie di Stakeholder, hanno iniziato a qualificare la rendicontazione sociale come fattore competitivo ed elemento cruciale di gestione.

Le finalità della rendicontazione sociale si differenziano in funzione della natura dell’azienda cui ci si riferisce. Si assiste così alla diffusione di diverse procedure e tecniche di redazione del bilancio sociale. Il progetto di redazione di un bilancio sociale per un teatro, nello specifico il Teatro del Giglio di Lucca, indurrà questo lavoro alla descrizione delle modalità proposte in tema di rendicontazione sociale facendo specifico riferimento alle aziende no profit.

2.2.2 Le differenze con il Bilancio d’esercizio

Partendo da un punto di vista legislativo, il bilancio d’esercizio è disciplinato dal Codice Civile, ed è quindi obbligatorio e vincolato a principi di omogeneità e comparabilità. Al contrario, per il bilancio sociale non è prevista nessuna regolamentazione, ma solo dei modelli liberamente interpretabili dalle aziende e che svolgono la funzione di linee guida per le imprese che decidono di intraprendere questa particolare forma di rendicontazione. La fonte principale di informazioni e di dati per la compilazione di entrambi i bilanci è l’impresa stessa, oltre ai dati contabili, infatti, è l’impresa a possedere tutte le informazioni relative alle differenti aree di gestione, tra cui quella del personale, della distribuzione, delle vendite e dei rapporti con gli

Stakeholder. Bilancio d’esercizio e bilancio sociale posso essere considerati tra loro

indipendenti, il primo, infatti, ha la finalità di formare un’analisi prettamente economica-finanziaria sui risultati dell’impresa, mentre il secondo, desidera comunicare informazioni sociali ed ambientali, oltre che economiche. Il linguaggio utilizzato dal bilancio sociale è chiaro e semplice, in modo da garantirne la comprensione ad un pubblico più ampio possibile. Al contrario, il bilancio d’esercizio, riferendosi ai soli collaboratori dell’azienda come dipendenti, azionisti e creditori, utilizza un linguaggio specifico che fa riferimento a conoscenze di settore. Tra i due documenti possono però crearsi delle importanti integrazioni, spesso infatti, alcune informazioni, soprattutto quelle riguardanti l’efficienza dell’impresa, sono le medesime in entrambi i bilanci, ma analizzate e sviluppate con strumenti e finalità differenti. Nonostante i linguaggi e le finalità differenti, i due documenti, se utilizzati in modo complementare, possono essere in grado di fornire una visione completa ed esaustiva dell’operato dell’impresa, soddisfacendo le esigenze degli Stakeholder e riuscendo ad essere compresi da un pubblico vasto e numeroso.

2.2.3 La funzione comunicativa

Tra i documenti aziendali il bilancio sociale è quello che meglio assolve la funzione comunicativa, collocandosi a metà strada tra i documenti ufficiali e quelli strettamente pubblicitari. Attraverso tale documento l’impresa trasmette una propria immagine che andrà ad imprimersi nella memoria di collaboratori e consumatori influenzando e indirizzando successivi giudizi e valutazioni. Per ovviare a giudizi

negativi, spesso, la comunicazione si incentra solo sugli aspetti positivi con il fine di migliorare la percezione che si ha dell’azienda. Ciò può rappresentare un grande errore quando ad essere oggetto di comunicazione sono informazioni sociali. L’omissione di dati e il tentativo di orientare l’opinione degli Stakeholder, oltre a falsare l’oggettività del documento, può rivelarsi altamente controproducente. Per far sì che il documento svolga a pieno tutte le sue potenzialità è necessario non venire mai meno ai principi di

accountability. Oggettività e trasparenza devono essere alla base anche del flusso

informativo tra il vertice aziendale e i propri dipendenti, garantire la massima informazione ai propri collaboratori è infatti la prerogativa affinché quest’ultimi possano comprendere a pieno le finalità dell’attività in cui sono impegnati. Comunicare con le risorse umane rappresenta un elemento fondante dell’organizzazione e ne rispecchia inoltre l’agire sociale. L’importanza comunicativa del bilancio sociale non risiede solo nella sua stesura e compilazione, bensì, nei feedback ricevuti dai diversi destinatari del documento. La comunicazione del bilancio sociale è infatti di tipo bi- direzionale, ed è quindi nell’interesse dell’impresa trovare le modalità più idonee per raccogliere il maggior numero di informazioni provenienti dalle persone che hanno recepito il messaggio comunicativo, siamo queste critiche, suggerimenti e reclami.

2.2.4 Il ruolo degli Stakeholder

Con il termine Stakeholder si identificano i così detti portatori di interesse verso una determinata organizzazione, ovvero lavoratori, dirigenti, proprietari, consumatori, clienti e comunità locale. Il primo passo per un’impresa che desidera addentrarsi nel cammino della responsabilità sociale, è identificare e definire in modo chiaro i suoi

Stakeholder, dato che questa capacità è di per sé in grado di generare valore. L’incontro

tra l’organizzazione e gli Stakeholder è di fondamentale importanze poiché è la prerogativa per un’impresa per acquisire la valenza di eticità. Un’impresa, infatti, non può essere definibile etica solo se svolge beneficienza, osserva le leggi o fa della filantropia. Il filosofo Hegel, nel testo “Lineamenti di filosofia del diritto” del 1821 descriveva e distingueva tre sfere della normatività: la moralità, il diritto e l’eticità. La moralità ha come contenuto i valori personali, dettati dalla nostra coscienza individuale, il diritto è costituito dalle norme che lo Stato sanziona con i propri tribunali, mentre l’eticità è invece una fonte intermedia della normatività che si pone tra moralità e

diritto, in essa i diritti/doveri non sono né liberamente scelti, come avviene invece nella moralità, né imposti da un soggetto titolare dell’esercizio legittimo della forza come accade nel diritto, nell’eticità i diritti/doveri sono condivisi in una relazione di intersoggettività che si sviluppa entro uno “stare insieme”. Trasponendo tali concetti nell’ambito aziendale, un comportamento può dirsi etico solo quando è l’esito di un incontro tra organizzazione e Stakeholder, per tale motivo un’azienda che vuole essere etica deve impegnarsi nel creare un attivo dialogo con i suoi portatori di interesse e considerare ciò come parte integrante della sua strategia aziendale.

Riprendendo la Teoria degli Stakeholder di Freeman descritta nel primo paragrafo, essi possono essere definiti non solo come quei gruppi o individui che traggono vantaggio o svantaggio dalle attività dell’impresa, ma anche come portatori di determinati diritti. In tal senso, per poter determinare come un’ impresa dovrebbe comportarsi in situazioni specifiche, occorre identificare ciascuna delle parti con cui l’impresa interagisce e tutti gli interessi in gioco. La realizzazione del bilancio sociale e le conseguenti relazioni che si instaurano tra impresa e Stakeholder possono quindi diventare una vera e propria strategia per la creazione del valore, in grado di generare nell’organizzazione una spinta innovativa e un miglioramento continuo.