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Black Dogs (1992)

Il romanzo si apre con una dedica di McEwan all’amico Jon Cook, che consiste in un passo estratto dalla lettera di Marsilio Ficino a Giovanni Cavalcanti del 1475, che recita:

To Jon Cook, who saw them too.

In these times I don’t, in a manner of speaking, know what I want; perhaps I don’t want what I know and want what I don’t know.

La circostanza autobiografica alla quale McEwan si riferisce è un episodio avvenuto nella desolata campagna francese, durante una passeggiata con un amico.

Ero in Francia con un amico, da cinque giorni camminavamo per la campagna. Stavamo percorrendo un sentiero veramente desolato, il villaggio più vicino era a venti chilometri, e all’improvviso ci siamo trovati davanti due enormi cani neri. Non c’era anima viva intorno a noi, né case, né strade, nessun contesto cui quei cani potessero appartenere. Non ci attaccarono, come invece accade a June nel romanzo, stavano lì e basta, giganteschi e inspiegabili.1

Inoltre, il pronome them nella dedica crea immediatamente, per il lettore, un legame indissolubile fra i cani neri del titolo e quelli che, analogamente, furono visti anche da McEwan e dall’amico, durante quell’episodio.

E’ opportuno, comunque, sottolineare il dubbio epistemologico insito all’interno della dedica, poiché l’autore afferma di “volere quello che non conosce”, creando un legame con i personaggi del romanzo, in particolare con Jeremy, diviso tra la volontà di redigere il memoriale e la consapevolezza dell’inaffidabilità del ricordo.

Infine, è McEwan stesso a porre una nota alla lettura del romanzo, facendo luce sulla natura fittizia dei personaggi narrati e sulle storie che raccontano — come quella del sindaco — mentre le località nominate corrispondono a luoghi reali, rintracciabili veramente in Francia o nel mondo.

Il romanzo si configura, quindi, come un momento di narrazione complesso, in cui il gioco di rifrazione tra la diegesi primaria e il livello extradiegetico del racconto coincidono in vari aspetti, tra i quali il titolo del romanzo, che svolge una funzione

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duplice: è il titolo del memoriale di Jeremy e, al contempo, quello del romanzo di McEwan, creando una prima corrispondenza tra le due opere.2

7.1. La Trama

Black Dogs è ambientato tra l’Inghilterra e la Francia e descrive le

vicissitudini della famiglia Tremaine, sotto forma di memoriale, redatto da Jeremy, il genero dei due protagonisti, Bernard e June. Il romanzo si apre con il preambolo, in cui è narrata la prima fase di vita di Jeremy, poi prosegue con quattro sezioni, ambientate in luoghi e in tempi diversi e che coinvolgono alcuni membri della famiglia Tremaine.

Jeremy ha un’infanzia difficile: all’età di otto anni rimane orfano di entrambi i genitori e viene affidato alla sorella Jean che, però, è troppo occupata a salvare il suo disastroso matrimonio con Harper, un giovane violento che le ha dato una figlia, Sally, per riuscire ad occuparsi adeguatamente di lui.

Jeremy trascorre tutti i giorni a badare a Sally, a giocare con lei, a darle amore e conforto e, pur accorgendosi dei risvolti violenti nella loro casa, delle guance e del viso tumefatto della sorella, non si rende conto di quanto il clima brutale possa nuocere a Sally.

Harper had a gift for violence. There were times when I looked uneasily at my sister’s red cheek or swollen lip and though of obscure manly codes which required me to challenge my brother – in – law and defend her honour. […] I shall never understand why I did not know or guess that Jean and Harper’s violence extended to my niece. (BD, 16)

In quel contesto familiare, privo di figure affettuose e autorevoli, Jeremy vive abbandonato a se stesso e sviluppa un insolito interesse per i genitori degli amici, che gli appaiono persone ideali, con vite ed esperienze affettive ma anche lavorative affascinanti, dalle quali si può apprendere qualcosa.

Spesso, usando la scusa di voler far visita ai loro figli, si reca dai Langley, dai Nugent o dai Silversmith, che, ricambiando l’evidente simpatia, dopo averlo accolto

2 Ivi. p. 121. Si tratta di una tipologia narrativa che ben conosciamo e che è stata riproposta anche nei

romanzi di Swift, in particolare in Shuttlecock, in cui il nome dell’autobiografia di Prentis Senior coincideva con quello del memoriale del figlio, rendendo di fatto molto più difficile l’operazione ermeneutica del lettore.

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con un caloroso benvenuto, finiscono per invitarlo a rimanere per un poco con loro e lui è felice di entrare nella calda atmosfera delle loro abitazioni.

Quelle famiglie lo trattano come un adulto, lo coinvolgono in discorsi sull’andamento della nazione o in appassionanti discussioni sulle lingue o su ogni altro argomento che sta loro a cuore e Jeremy li apprezza intensamente.

Si immedesima anche nei loro figli, suoi coetanei e cerca di capire il loro punto di vista: pensa che, se fosse come uno di loro, ricco di affetto genitoriale, forse, anche lui smanierebbe alla ricerca della libertà e dell’agognata indipendenza adolescenziale. I suoi amici, infatti, sembrano invidiare il disordine della sua condizione familiare, dove la reciproca indifferenza, garantisce la massima libertà: in quel lurido appartamento maleodorante dove Jeremy vive, tutto è permesso e la sorella Jean è vista come una creatura affascinante e irraggiungibile dai coetanei di Jeremy per il solo fatto di lasciarlo libero.

What my friends were pursuing seemed to me the very antithesis of freedom, a masochist lunge at downward social mobility. And how irritatingly predictable of my contemporaries, especially of Toby and Jo, that they should consider my domestic set-up as a very paradise. (BD, 13)

Durante l’estate Jeremy decide di tentare l’ammissione all’università, reputandola come un’occasione di riscatto e si impegna a fondo nello studio, come se fosse la sua ultima possibilità per avere una vita normale. Finalmente riesce a farsi ammettere a Oxford ma, anche quella nuova, bella prospettiva è segnata da una nota di amarezza: Jeremy si sente in colpa perché sa che la sua assenza porterà ad un peggioramento nella situazione familiare della nipotina Sally.

My guilt, my sense of betrayal would not permit me to return to Notting Hill, not even for a weekend. I could not bear to undergo another party from Sally. The thought that I was inflicting on her the very loss I had suffered myself intensified my loneliness, and obliterated the excitement of my first term. (BD, 17)

I suoi timori si riveleranno pienamente fondati: la scelta di Jeremy e il suo allontanamento, sarà una delle cause della rovina di Sally. Nel corso della narrazione, infatti, sapremo che Sally vivrà una storia d’amore tormentata e violenta, al pari di quella della madre, e che avrà un bambino ma, essendo incapace di curarlo e di badarvi, lo perderà perché sarà affidato ai servizi sociali.

Con la partenza di Jeremy termina il preambolo e inizia il memoriale che, come egli precisa, non racconta della sua vita, bensì di quella dei suoceri, Bernard e

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June Tremaine. Se talvolta sono presenti alcuni episodi della sua esistenza, gli stessi sono relativi a quando è venuto in contatto con loro:

In this memoir I have included certain incidents from my own life – in Berlin, Majdanek, Les Salces and St Maurice de Navacellas – that are open equally to Bernard and to June’s kind of interpretation. (BD, 19)

La prima parte del memoriale è ambientata a Londra, nella casa di cura dov’è alloggiata June Tremaine, che, nel 1987, racconta del suo passato. La stanza della donna è spoglia e ha un arredamento spartano: un letto e poche suppellettili. La sola cosa a stupire Jeremy, ogni volta che entra in quella camera, è una fotografia di June da giovane, ritratta mentre cinge il braccio di Bernard e sorride felice.

Jeremy fa spesso visita a June, armato di quaderno degli appunti, per redigere la sua biografia: la donna è lusingata dal fatto che abbia scelto lei invece del marito, dal quale è separata, non ufficialmente, da molti anni. In realtà Jeremy non ha intenzione di redigere una semplice biografia ma vorrebbe annotare la vita di entrambi i coniugi in un memoriale. All’inizio del progetto, i figli dell’anziana coppia tentano di dissuadere Jeremy, temendo che quelle confessioni riaprano vecchie ferite e discussioni familiari ma Jeremy non vuole ascoltarli, tanto più che riesce a convincere June a confidarsi solo due volte prima di morire.

June racconta la sua gioventù: faceva parte di un circolo di cicloamatori, era impegnata attivamente nel Partito Comunista ed era arrivata a conoscere Bernard, nel 1944, grazie al suo lavoro di traduttrice dal francese, presso l’ufficio dove anche lui lavorava. La donna si era innamorata a prima vista di quel ragazzo alto, goffo e intelligente, aspirante entomologo, laureato a Cambridge: aveva cominciato subito a corteggiarlo e, dopo appena due anni, finita la guerra, si erano sposati.

La luna di miele si svolge in Italia e in Francia ma è in quest’ultimo luogo che June subisce un profondo cambiamento, quasi un trauma, che la porta ad intraprendere un percorso autonomo che la allontana sempre di più dal marito e dal comunismo in cui credeva ciecamente: l’apparizione di due enormi cani neri su un sentiero di montagna.

June spiega che, da quell’episodio, i rapporti con Bernard sono divenuti più freddi e distanti:

Despite what Bernard says, I don’t actually believe that they were Satan’s familiars, Hell’s Hounds or omens from God, or whatever he tells people I believe. […] I haven’t mythologised these animals. I’ve made use of them. They set me free. I discovered something. (BD,59)

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June continua le sue confessioni, coprendo una grande quantità di argomenti, tra cui la sessualità e Jeremy ne rimane in parte imbarazzato. Appare evidente che June è uno spirito libero, una donna spontanea che riesce a comunicare istintivamente con la natura, che possiede una sensibilità delicata, quasi mistica ed è inevitabile che tali qualità la portino a distanziarsi sempre di più dal marito che, al contrario, ha una personalità caratterizzata da una visione materialista e logico-razionale, che lo qualifica anche nella sua professione e nella sua ideologia.3

La seconda parte del memoriale si apre a Londra nel 1989 e veniamo subito informati che sono trascorsi due anni dalla morte di June. Jeremy viene avvisato da Bernard della caduta del muro di Berlino, l’evento che tutto il mondo si aspettava, ed è invitato a recarsi nella città per assistere al momento storico che segna la fine di un’epoca.

Jenny was scathing. ‘He has to go and see his Big Mistake put right. He’ll need someone to carry his bags’. When it was put like that, I was ready to say no. But during breakfast, roused by the tinny triumphalism of the black and white portable we had balanced by the kitchen sink, I began to feel an impatient excitement, a need for adventure after days of domestic duties. (BD, 70)

Jeremy, che avrebbe dovuto comunque partire per la Francia, accetta l’invito e, del resto, era impensabile l’idea di non seguire Bernard: «I was feeling like a boy locked out of the stadium on Cup Final day. History was happening, without me.» (BD, 70)

Nel corso del viaggio a Berlino, il lettore riceve altre informazioni su Bernard: durante il primo periodo di separazione dalla moglie, era diventato una personalità televisiva, specializzato in analisi politiche sull’Inghilterra e l’Europa ed era così abituato al format di quelle discussioni che temeva i discorsi della gente comune, privi di dati puntuali e pieni di pregiudizi.

Bernard racconta a Jeremy alcuni episodi della vita con June: come si erano conosciuti e il loro primo grande litigio, avvenuto per un esemplare di libellula che Bernard, in quanto entomologo, voleva uccidere per la sua collezione mentre June era fermamente contraria. Quello era stato l’inizio del declino nella loro relazione: subito dopo il matrimonio, Bernard si era reso conto di aver sposato una donna diversa da quella che pensava di conoscere, che non voleva più saperne di politica, altro segno inequivocabile, secondo Bernard, della frattura che iniziava ad aprirsi e di quello che sarebbe successo dopo.

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Durante il breve soggiorno a Berlino, Bernard e Jeremy vengono coinvolti in una rissa: vedono un giovane, di carnagione scura, vestito totalmente di nero, con una bandiera comunista, che viene seguito da un gruppo di giovani tedeschi dall’aria minacciosa e con le nocche coperte da svastiche come i loro cappotti. Bernard si frappone tra loro e il ragazzo con la bandiera, impedendo l’aggressione ma attirandosi le ire del gruppo che inizia a malmenarlo finchè non vengono messi in fuga da una giovane donna che urla loro qualcosa in tedesco, mentre Jeremy assiste alla scena ma rimane passivo.4

Jeremy riconosce la ragazza come una delle donne che avevano precedentemente incrociato ad Alexanderplatz e che Bernard aveva notato perché gli pareva avesse qualcosa di June: infatti, il cercare tratti somatici che ricordassero a Bernard la moglie scomparsa prematuramente era un gioco inquietante da lui inventato per colmare il dolore.5

La terza sezione del memoriale racconta gli avvenimenti legati al giorno seguente alla rissa di Berlino: Bernard, piuttosto dolorante, torna a Londra mentre Jeremy si reca a Montpellier, alla bergerie che Jenny ha ereditato da June, per preparare l’arrivo della famiglia per le vacanze. Jeremy, entrato in casa, trova uno scorpione giallastro sulla maniglia di una porta di una delle stanze e lo uccide.

Dopo l’uccisione, riflette sulla scoperta dell’animale, nascosto nella penombra della casa, e attribuisce ad esso un valore allegorico, denotandolo come un simbolo dell’ignoto e della conoscenza proibita; e ripensa poi al misto di curiosità e attrazione che lo aveva inizialmente spinto a tendere la mano verso l’animale, salvo poi ritrarsi, dopo aver percepito la presenza di June nella casa, che lo aveva ammonito dall’avvicinarsi.

Attraverso un breve salto temporale si passa poi a parlare del rapporto tra Jeremy e Jenny Tremaine e di come si fossero conosciuti, durante un incontro in

4 Il primo parallelismo che emerge nella sezione è il legame che intercorre tra il violento gruppo di

ragazzi tedeschi, completamente vestiti di nero e, i feroci cani neri del titolo. Inoltre, la caduta del muro di Berlino, non è solo un evento epocale ma rappresenta anche la distruzione della barriera che divideva gli inconciliabili pensieri e le opinioni di Bernard e June: lei cerca la verità universale mentre suo marito ritiene che la verità non possa essere svelata nemmeno con l’ausilio della scienza o della tecnica. (Ivi. pp. 164-165) Nel romanzo si ha una forte polarizzazione tra maschile e femminile e, alla fine, sembra che sia la dimensione femminile a imporsi come centrale, essendo spesso riportata la visione delle cose di June, infatti McEwan dichiara esplicitamente in un’intervista di aver privilegiato il suo punto di vista. (Ferrari, R., McEwan. cit. pp. 123-125)

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Polonia, nel 1981, quando entrambi facevano parte di una delegazione culturale in visita alla nazione.

Durante una passeggiata, Jeremy incontra, nel paese di St Maurice de Navacelles, Madame Auriac, la proprietaria dell’Hotel des Tilleus, che riconosce immediatamente, memore delle descrizioni che June gli aveva fatto per il suo memoriale, e decide di fermarsi a rifocillarsi al ristorante dell’albergo. Là assiste al pranzo di una famiglia francese, durante il quale il padre percuote il figlio per “dargli un’educazione” e Jeremy, sconvolto, rammentando la propria adolescenza, ingaggia una rissa in difesa del bambino e ne esce vincitore.

La quarta e ultima parte del memoriale inizia nel 1946 a St. Maurice de Navecelles e racconta la luna di miele di Bernard e June. Jeremy narra il resoconto completo del terribile incontro con i famigerati cani neri. Durante una passeggiata, Bernard si ferma ad osservare il comportamento di alcuni millepiedi e June prosegue da sola, distanziandolo di molto. June si allontana sempre di più dal sentiero, finchè non incontra delle enormi bestie scure che all’inizio scambia per due grossi asini ma, ben presto, si rivelano essere due giganteschi cani neri.6 June rallenta fino a

bloccarsi, dopo una dozzina di passi, spaventata dalla vista delle due bestie feroci, probabilmente un maschio e una femmina.

She knew little about dogs and she had no great fear of them. Even the frantic animals around the remote farmsteads on the Causse had worried her only a little. But the creatures that blocked the path seventy yards ahead were only dogs in outline. In size they resembled mythical beasts. The suddenness of them, the anomaly, prompted the truth of a message in dumbshow, an allegory for her decipherment alone. She had a confusing thought of something medieval, of a tableau both formal and terrifying. At this distance the animals appeared to be grazing quietly. They emanated meaning. She felt weak and sick in her fear. She was waiting for the sound of Bernard’s footsteps. Surely she had not been so far ahead of him. […] They were without collars, without an owner. They moved slowly. They seemed to be working together to some purpose. Their blackness, that they should both be black, that they belonged together and were without an owner made her think of apparitions. June did not believe in such things. She was drawn to the idea now because the creatures were familiar. They were emblems of the menace she had felt, they were the embodiment of the nameless, unreasonable, unmentionable disquiet she had experienced in the morning. She did not believe in

6 I cani sono spesso associati, nella tradizione pagana, a divinità della morte, portatori di distruzione,

basti pensare al dio egizio Set, che ha corpo di uomo e testa di cane. Set uccide e smembra brutalmente il fratello Osiride per prevenirne la resurrezione. Altri richiami simbolici legati alla figura del cane si ritrovano sia nella simbologia cristiana, come nel caso del guardiano dell’inferno, Cerbero, il cane a tre teste, o di Satana, spesso rappresentato come un cane infernale, sia in quella pagana, in cui, oltre al mito egizio, si ripropone anche il mito greco del cane che divora i resti degli eroi. Il cane è stato anche indicato, dallo stesso Churchill, come metafora della depressione e quindi sembra plausibile che, nel caso siano dei cani neri, essi siano il simbolo della depressione culturale e sociale della società contemporanea. (Childs, P., The Fiction of Ian McEwan. A Reader’s Guide to

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ghosts. But she did believe in madness. What she feared more than the presence of the dogs was the possibility of their absence, of their not existing at all. One of the dogs, slightly smaller than its mate, looked up and saw her. (BD, 144-145)

June è in grande pericolo ma Bernard è ancora troppo lontano per vederla e correre in suo soccorso: i cani si stanno avvicinando con le fauci spalancate, lucide di saliva rappresa, i denti affilatissimi e grumi di poltiglia giallastra che coprono la pelliccia. I cani avanzano sempre di più, trascinandosi dietro uno sciame di mosche che si posa sulle loro zampe ferite e piagate; June guarda, impotente, il più piccolo di loro avanzare e scrutarla, attento ad ogni sua distrazione e pronto a scattare all’assalto.

La donna, terrorizzata, comincia a guardarsi intorno alla ricerca di qualcosa per allontanarli e, muovendosi lentamente, senza distogliere lo sguardo dai cani, raccoglie tre pietre e comincia a frugare nello zaino, dove trova un avanzo del pranzo e un coltellino a serramanico, mentre prega Dio di aiutarla.

She tried to find space within her for the presence of God and thought she discerned the faintest of outlines, a significant emptiness she had never noticed before, at the back of her skull. It seemed to lift and flow upward and outward, streaming suddenly into an oval

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