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Capitolo V Ever After (1992)

5.1. La Trama

Ever After3 racconta la storia di un professore universitario di Letteratura Inglese Rinascimentale e Teatro, Bill Unwin4 e della sua vita fino al tentativo di

2 Il verso completo è “Sunt lacrimae rerum et mentem mortalia tangunt” che tradotto è “sono le

lacrime delle cose e le cose mortali toccano la mente”. Se si dovesse dare una traduzione meno letterale, opterei per: sono le lacrime delle cose e l’umano soffrire commuove la mente.

3 Il titolo fa riferimento alla ciclicità della storia, densa di parallelismi e rimandi in tutto il romanzo. Ever After inizia col racconto del tentato suicidio di Bill Unwin e termina con il giorno in cui egli

prende la fatidica decisione. Matthew Pearce lascia l’Inghilterra per il Nuovo Mondo e, parallelamente, Sam Ellison lascia l’America per trasferirsi in Europa. Nessuna storia d’amore nel romanzo ha un lieto fine: Matthew ed Elizabeth divorziano; Sylvia tradisce il colonnello Unwin con Sam; la madre di Sylvia, Alice, aveva a sua volta tradito il marito; la moglie di Bill, Ruth, muore e infine, Katherine Potter ha un triste matrimonio di facciata ed un marito fedifrago. A dispetto dell’incisione dell’orologio dei Pearce, Amor vincit omnia, niente, nemmeno l’amore, rimane per sempre ma l’unico modo per conservarlo in eterno è scrivere e far rivivere a quei personaggi un lieto fine, stavolta per sempre.

4 Si pensa che il nome di Bill Unwin abbia un retaggio shakesperiano che rimanda, in particolare, alla

descrizione del bardo nel nono capitolo di Ulysses, intitolato: Scylla and Charybdis. (Ferrari, R. “ “I know not ‘seems’…”. Memoria, Storia, Racconto in Ever After di Graham Swift.” Merope, 10, 24, 1998, p. 107.) Inoltre, Widdowson ritiene che si possa tracciare un collegamento anche con Prufrock, il protagonista di The Love Song of J. Alfred Prufrock (1917) di T.S. Eliot, data la vicinanza concettuale per quanto attiene a tematiche amorose, patetiche fantasie e innumerevoli domande prive di risposta. (Widdowson, P., Graham Swift. cit. p. 69.)

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suicidio. Bill ha avuto un’esistenza molto difficile, costellata da lutti importanti: il suicidio del padre, la morte della moglie Ruth Vanaugh per suicidio, la morte della madre per vecchiaia e del patrigno Sam Ellison per infarto.

Bill racconta la sua vita andando a indagare sul proprio passato, in una sorta di autoriflessione terapeutica, con la volontà di lasciare traccia della sua vita fino al tentativo di suicidio; nell’hic et nunc del romanzo, tra il giugno e il luglio del 1988,5

sta scrivendo all’ombra di un albero di catalpa nel giardino dell’università presso la quale lavora:

I am wiped clean, a tabula rasa, (I could be anybody) – and a strange, concomitant yen, never felt before, to set pen to paper. (EA, 245)

L’incipit del romanzo è sorprendentemente cupo e oscuro e fa presagire al lettore che una nota inquietante pervaderà l’intera narrazione: «These are, I should warn you, the words of a dead man.» (EA, 3) Infatti, Bill è un uomo in evidente stato di depressione, che ricopre un ruolo universitario senza grande entusiasmo: è il titolare della prestigiosa cattedra Ellison, che vanta fondi illimitati per affrontare qualsiasi ricerca, istituita grazie alle donazioni del suo patrigno, Sam Ellison, facoltoso industriale americano. Al consiglio dell’università era sembrato naturale offrire la cattedra a Bill, ma alla luce degli scarsi risultati, il prestigioso incarico diventa controverso, tanto che il medesimo collegio cerca di revocarglielo.

Il protagonista viene rappresentato alla stregua di un personaggio già sconfitto in partenza: come suggerisce il cognome, Bill è “Unwin”, un vinto che cerca, attraverso la narrazione del sé di sconfiggere le proprie paure e i propri spettri nella speranza di trarne un beneficio concreto. L’evocazione delle emozioni nel memoriale è strettamente collegata al dolore e alla sofferenza del protagonista, rievocati attraverso i tragici momenti della sua esistenza in un lungo monologo interiore.6

Tuttavia, a differenza degli altri narratori e personaggi swiftiani, Bill trasforma la sua vita oscura e insignificante in una favola che rimarrà immutata per sempre.7

All’inizio della sua carriera accademica, Bill era stato uno studioso di successo, ma aveva abbandonato il proprio lavoro per diventare il manager della moglie, la famosa e bellissima attrice Ruth Vanaugh, conosciuta quando era ancora uno studente e lavorava come cameriere in un night club di Soho dove Ruth si esibiva. La

5 Widdowson, P., op.cit. p. 61. 6 Ferrari, R., I know. cit. p. 101. 7 Viviani, V., op.cit. p. 122.

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nuova occupazione di Bill aveva provocato molto scalpore e rappresentava uno scandalo per il college e per tutti gli ex colleghi, che si dividevano tra chi lo guardava con disprezzo, per aver abbandonato una carriera ben avviata per motivi così futili, e chi, con invidia, per l’esser stato tanto fortunato da sposare un’attrice famosa.

Il matrimonio con Ruth dura circa trent’anni e si interrompe con la morte di lei per suicidio, in seguito alla scoperta di un cancro ai polmoni. Bill vende la casa in campagna, si ritira dalla vita pubblica e torna al college come studioso. Dopo poco tempo scompare anche la madre, e a questo punto inizia un‘analessi sull’infanzia di Bill a Parigi, dove aveva vissuto felicemente con i genitori: il padre, il colonnello Unwin, capo di importanti missioni diplomatiche8, aveva sposato la madre di Bill,

Sylvia, in seconde nozze, sebbene fosse molto più anziano di lei. Sylvia è una donna frivola e leziosa, a cui piace vivere nel lusso e negli agi, e intrattiene una relazione adulterina9 con il giovane americano Sam Ellison, erede di un impero industriale

fondato sulla plastica.

In quella torbida situazione, Bill diviene complice della madre: conoscendo la sua relazione segreta, l’aiuta a nasconderla agli occhi del padre e sviluppa un rapporto filiale che si potrebbe definire quasi pre-edipico, con frequenti abbracci e carezze affettuose che rimandano ad una relazione simbiotica del bambino con la figura materna10, come si evidenzia dalle frasi di Bill: «I could have lived for, lived in

that squeeze» (EA, 19) o «She would hug me ardently». (EA, 18)

All’improvviso, il colonnello Unwin si suicida, sparandosi alla tempia e lo shock durissimo tormenterà Bill per tutta la vita: sentendo il peso del rimorso per aver nascosto al padre la relazione della madre, si tormenta per il pesante senso di colpa e nella sua mente si fa largo il pensiero che Sam sia il vero responsabile della disgrazia:

There was the factor of my mother’s (i.e., my father’s) money, which would indubitably have come in handy for a young man pledged to an independent life, let alone to setting up his own business. […] My father died; Sam saw his opportunity. It would, of course, be interesting to know whetever he saw his opportunity before my father died. (EA, 68-69)

8 Siamo nel 1945 e Bill ha circa nove anni.

9 E’ importante notare come, al centro di ogni romanzo di Swift, si trovi la componente dell’infedeltà e

dell’amore tradito, con frequenti relazioni incestuose alle quali gli sfortunati testimoni devono assistere silenziosamente. Ciò accade non solo in Ever After, ma anche in Shuttelcock, Out of this

World, Last Orders, The Light of Day, Mothering Sunday. (Childs, P. Contemporary Novelists. British Fiction since 1970. cit. pp. 224-231.)

10 Craps,S., Trauma and Ethics in the Novels of Graham Swift. No Short- Cuts to Salvation. Brighton

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L’intuizione diviene certezza quando sua madre decide di sposare l’amante e Bill si convince definitivamente che sia stata l’intromissione di Sam nella loro tranquilla vita parigina a causare la morte del padre. Per tutta l’adolescenza, Bill si sentirà come Amleto, il cui padre è stato brutalmente assassinato dallo zio Claudio per diventare re di Danimarca, sposando la Regina Gertrude.11 Così Bill decide di

mettere in pratica una vera e propria guerra contro i tentativi di Sam di essere per lui un buon padre12: rifiuta tutti i suoi regali e si rende sgradevole arrivando perfino

a bruciare il modellino in plastica di un aeroplanino regalatogli per Natale.

For forty years of my life I have conducted a theoretical vendetta against Sam, thought I do not think real killing was ever on the cards. And the odd things I have always liked him. I have never been able to help liking him. (EA, 8)

He failed of course […] The more he tried, the more I rejected him. The more he strove, not being my father, to become my father, the more I resurrected, like a shield, my real -

13. (EA, 160)

For Claudius, read Sam Ellison. “Uncle Sam”, as he was inevitably known […]. (EA, 8)

La vendetta, come viene detto nel romanzo, rimane solo teorica14 e si concretizza

infine con il rifiuto di Bill di lavorare nell’innovativo settore della plastica, che

11 L’amore per la letteratura (in particolare per Shakespeare) è lo strumento che Bill usa per trovare

conforto, da bambino, soprattutto dopo la morte del padre. La letteratura dà un senso alla sua vita, privata della figura paterna ed è proprio la tragedia di Amleto a fungere da intertesto per consolidare la fragile identità di Bill bambino. Essa, purtroppo, verrà a mancare durante la fase adulta, quando Bill soffrirà per il suicidio della moglie e per la morte della madre e di Sam. (Craps, S., op.cit. pp.126- 127) Il paragone con la tragedia shakesperiana è facilmente rappresentato dalla somiglianza tra le figure di Sam – Claudio, Sylvia – Gertrude e Ruth – Ophelia ma, con la morte di Sam, termina anche la possibilità di Bill di paragonarsi ad Amleto, poichè, una volta sparita la minaccia del patrigno, non c’è più un reale motivo per l’assimilazione col principe. Sono frequenti anche le citazioni e gli omaggi alla tragedia, come ad esempio: «“What is Darwin to him? What is Matthew to me? ‘What’s Hecuba to him or he to Hecuba?’» (EA, 154). Da ricordare è anche il nome dell’albergo presso il quale Bill e Ruth alloggiano, il “Danimarca”, che costituisce un ulteriore rimando shakesperiano. (Lea, D. “Feigning Reason: Hamlet and the Dynamics of Desire in Graham Swift's Ever After”. Critique: Studies in

Contemporary Fiction, 50, 2, 2009, pp. 158-160). Per maggiori informazioni sui collegamenti

shakesperiani, si veda anche: MacLeod, L. “Our Lost, Discredited Souls": Narrating the Masculine Interior in Graham Swift's Shuttlecock and Ever After.” Critique: Studies in Contemporary Fiction, 47,

4, 2006, p. 377.

12 Le tematiche dell’alienazione dei figli, delle ripercussioni che le relazioni degli adulti hanno su di

essi e gli scontri generazionali che solitamente si verificano, sono spesso presenti nei romanzi di Swift, dove i figli si trovano ripetutamente a odiare una delle figure genitoriali, come accade in: The Sweet

Shop Owner e Last Orders. Spesso i figli non appartengono ai loro padri come in Ever After, Waterland e Out of This World. (Childs, P., op.cit. p. 226; Ferrari, R., I know. cit. p. 14.)

13 Una delle cose che contribuiscono a rendere evidente l’effetto straniante e caotico agli occhi del

lettore è proprio l’incredibilità degli eventi: il colonnello Unwin, che Bill ha sempre creduto, fin da bambino, essere il suo vero padre, diviene un altro sostituto del padre biologico, il quale si rivela infine essere un macchinista di treni morto nella Seconda Guerra Mondiale. Quello che si è sempre creduto essere la verità, si rivela, paradossalmente, un’illusione. (Craps, S., op.cit. pp. 124-125)

14 «There is nothing worse than Revenge Refuted. You see, I thought Sam killed my father. So to

speak. But now I know he didn’t. My father killed my father. And this in more ways than one.» (EA, 14)

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rappresenta anche il rifiuto di prendere parte alla visione del patrigno diventandone l’erede:

He failed, of course. That day when I refused the inestimable boon of Ellison Plastics and he cut me off, as if I were his true son and heir, set the seal on his failure – though it did not stop him trying again. How obvious it all was, how easy to confound him. (EA, 160)

Paradossalmente si manifesta la beffarda inevitabilità del destino, perché Bill si ritrova a ricoprire una cattedra al college grazie ai finanziamenti del patrigno ed è un po’ come se avesse aderito, in ultima istanza, al mondo della plastica, come lui stesso ammette con sferzante ironia: «Now it seems, in this new life, I am turned to plastic. I am born again in plastic.» (EA, 12)

Circa nove mesi dopo la scomparsa della madre, anche il patrigno Sam muore d’infarto mentre si trova in compagnia di una prostituta, Bill si ritrova ad essere l’unico erede15 dell’intero impero industriale e della casa e, in tal modo, entra in

possesso di una serie di oggetti appartenuti alla famiglia della madre, tra cui dei vecchi quaderni. In particolare, i quaderni non sono semplici appunti, bensì i diari di un lontano antenato, Matthew Pearce, scritti dal 1854 fino al 1860 e accompagnati da una lettera di presentazione, indirizzata alla moglie Elizabeth.

Pearce è un cognome familiare per Bill, che lo ricorda associato agli antenati materni, collegato ad un orologio che viene tramandato di generazione in generazione per celebrare matrimoni e che è stato costruito dal padre di Matthew, un orologiaio di professione, per il matrimonio del figlio con la figlia del pastore. Per l’occasione vi era stato inciso il motto latino: Amor vincit Omnia, che, a posteriori, assume una valenza ironica per come si sono sviluppate le storie d’amore delle generazioni successive, costellate da unioni fallite o tormentate. L’orologio era appartenuto a Sylvia, a sua nonna e al famoso Matthew Pearce, prima di essere donato a Bill in occasione del suo matrimonio con Ruth.

I diari si rivelano essere le confessioni di Matthew Pearce alla moglie Elizabeth: essi raccontano la progressiva perdita di fede dello scrivente, dovuta alla

15 Bill rimane l’unico erede – anche se verbalmente aveva rifiutato l’eredità – perché Sam Ellison non

ha altri parenti in vita. L’unico fratello, pilota di aerei da guerra, è morto in azione durante la Seconda Guerra Mondiale. Per quanto riguarda il ramo materno, Bill è egualmente solo, poiché lo zio materno è anche lui morto in guerra.

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pubblicazione delle nuove teorie di Darwin e Lyell sull’ evoluzione16 e al profondo

periodo di depressione, sorto in seguito alla morte prematura del figlio Felix e del conseguente allontanamento dalla famiglia.

Tale avvenimento aveva destato enorme scalpore all’interno della piccola comunità nella quale i Pearce vivevano, poiché Elizabeth, figlia di un pastore protestante, non poteva accettare le nuove teorie darwiniane e tantomeno il sofferto divorzio; infatti, poco dopo, la donna si era risposata, in seconde nozze, con Neale, un altro membro della comunità, fervente credente.

Nel 1869, dopo aver girovagato qualche mese, Matthew aveva deciso di cambiare vita e di emigrare nel Nuovo Mondo e, dopo aver spedito i diari con una lettera accompagnatoria alla ex moglie, affinchè potesse leggere i veri motivi che l’avevano portato a lasciarla, si era imbarcato senza tuttavia arrivare mai a destinazione, a causa di un naufragio lungo la traversata.

La scoperta e la lettura dei diari rappresenta per Bill una sorta di terapia della rinascita, che lo scuote dall’ordinaria apatia e lo spinge a intraprendere nuovi studi, suscitando l’invidia dei suoi colleghi e in particolare di Michael Potter. Infatti, Potter17 è un professore di Storia che raccoglie elementi e testimonianze sulla vita

degli uomini dell’Ottocento per studiarne le crisi esistenziali e conduce una rubrica su un noto programma televisivo. Inoltre, è un incallito donnaiolo: non passa giorno in cui non mostri le sue conquiste al vedovo Bill, che si trova ad essere di nuovo testimone di una relazione adulterina, quella che Potter, sposato con Katherine sua ex allieva, intrattiene con una nuova studentessa italiana.

Potter ritiene che Bill sia incapace di dare adeguata notorietà ai diari di Pearce, poiché Bill si occupa di letteratura inglese mentre lui è uno storico di professione e di grande fama e così cerca continuamente di fare pressioni su Bill affichè glieli affidi.

Bill si oppone fermamente, in quanto egli considera i diari come reliquie di famiglia e non è affatto interessato alla gloria e al benessere che l’eventuale vendita

16 La Cristianità non è in grado di spiegare a Matthew vari concetti ontologici e il motivo della

scomparsa prematura del figlio, così decide di affidarsi alle nuove teorie di Darwin. (MacLeod, L.,

op.cit. pp. 385-386.)

17 Molteplici sono le somiglianze tra Potter e il personaggio di Byatt in Possession: A Romance, Fergus

Wolff: i due vengono descritti come devourer, donnaioli incalliti, rapaci e competenti accademici, entrambi desiderosi di “usare” la letteratura a proprio vantaggio ma nessuno tra i due riesce

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dei diari potrebbe garantirgli: al contrario dell’ambizioso Potter che li desidera per trarne il massimo profitto editoriale, Bill è interessato solo alla ricerca del passato e delle proprie radici.18

So why should I be so possessive? Why not yield to Potter, to the community of learning, the pool of knowledge, or whatever? Why should I hug Matthew Pearce to me and not want to let him go? What is he to me? And why should it be my task to set him before the world? And I have not even begun to write the “book” – the “edition”- which is my purported justification for being here. Perhaps now, in my changed state, I never shall.[… ] You see, it is the personal thing that matters. The personal thing. It is knowing who Matthew Pearce was.19 (EA, 55-56)

Potter invita frequentemente Bill a cena, con lo scopo di mostrargli gli infiniti arricchimenti che lui potrebbe apportare allo studio dei diari se solo gliene fosse data la possibilità. Alle insistenze di Potter si aggiunge una sensazione che confonde Bill profondamente: mentre riesce a intuire i banali tentativi di Potter per sottrargli i quaderni, non riesce a comprendere l’interessamento di Katherine Potter, la quale sempre più spesso assume nei suoi confronti un comportamento ambiguo.

Contemporaneamente alla ricerca sui diari, Bill approfondisce gli elementi emersi nell’ultimo incontro avuto con Sam, quando quest’ultimo gli aveva rivelato che il colonnello Unwin non era il suo vero padre e che, presumibilmente, Bill era nato da una precedente relazione della madre con un macchinista delle ferrovie morto in guerra. Ciò sconvolge Bill, che decide di fare luce sull’intera vicenda, scrivendo all’esercito per sapere qualcosa in più sul suicidio del padre. Si scopre, così, che le ipotesi sui motivi che portarono alla morte dell’uomo sono molteplici: il dramma per aver cresciuto un figlio non suo, lo scandalo per aver scoperto la relazione extra coniugale della moglie con Sam e forse motivi etico-morali, legati al suo ruolo di spia per l’Inghilterra.

Sfortunatamente, il vero motivo del suicidio non verrà mai svelato ma Bill, psicologicamente fragile, accoglie l’ipotesi emotivamente più sconvolgente della vera paternità e si immagina come potrebbe essere stata la sua vita se avesse conosciuto il suo vero padre biologico. Questa piccola digressione ha un effetto straniante sul

nell’intento di mettere le mani sui preziosi testi. Per quanto riguarda il nome, non vi è nessuna componente ferina esplicita nel cognome di Potter come in quello di Wolff.

18 Ferrari, R., I know. cit. p.111.

19 In questo estratto è forte il collegamento implicito con Possession: A Romance di A.S. Byatt (1990),

in cui Roland Mitchell, allo stesso modo di Bill Unwin, sente un legame speciale con le lettere, un legame che va oltre il confine della fama o del valore monetario di esse. Entrambi i protagonisti sentono una speciale sintonia con le lettere o i diari. L’ipotesi di un collegamento con Possession: A

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lettore, che si trova all’improvviso in un inizio speculare a quello già incontrato all’interno del capitolo sei.

I was born in December 1936, in the very week that a King of England gave up his crown in order to marry the woman he loved. (EA, 63; Capitolo 6)

I was born – in the week that lovelorn King Edward renounced his throne –in the country of Berkshire, between the valleys of the Thames and the Kennet […]. (EA, 211; Capitolo 17)

Infine, si presenta improvvisamente un altro recupero analettico che riporta la

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