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CAPITOLO II: Norberto Bobbio: l’“illuminista pessimista”

II. “Il problema della guerra e le vie della pace”: la risposta di Bobbio alla guerra e al pacifi-

II.3 La bottiglia, la rete, il labirinto

Il saggio principale che dà il nome all’intero volume da noi preso in esame, inizia con una metafo- ra che vuole dare il senso di tre possibili interpretazioni della storia:

Wittgenstein ha scritto che il compito della filosofia è di insegnare alla mosca a uscire dalla bottiglia193. […] È la situazione in cui la via d’uscita esiste (evidentemente si tratta di una bottiglia non tappata). […] Ma se invece dell’immagine della mosca nella bottiglia consideriamo quella del pesce nella rete? Anche il pesce nella rete si dibatte per uscirne, con questa differenza: crede che esista una via d’uscita, e la via d’uscita non c’è. Quando la rete sarà aperta (non da lui), l’uscita non sarà una liberazione, cioè un princi- pio, ma la morte, cioè la fine. […] Ma noi, uomini, siamo mosche nella bottiglia o pesci nella rete? Forse né l’uno né l’altro. Forse la condizione umana può essere globalmente rappresentata in modo più appro-

186N. BOBBIO, Il problema della guerra e le vie della pace, op. cit., pp. VIII-IX. 187A.A. V.V., La pace e le guerre. guerra giusta e filosofie della pace, op. cit., p. 184. 188 Ibidem.

189N. BOBBIO, Il problema della guerra e le vie della pace, op. cit., p. IX e sgg. 190A.A. V.V., La pace e le guerre. guerra giusta e filosofie della pace, op. cit., p. 184. 191 Ibidem.

192N. BOBBIO, Il problema della guerra e le vie della pace, op. cit., p. XVI. 193L. WITTGENSTEIN, Ricerche filosofiche, Einaudi, Torino, 2009, § 309.

priato con una terza immagine: la via d’uscita esiste, ma non c’è alcun spettatore al di fuori [il filosofo] che conosca preventivamente il percorso. Siamo tutti dentro alla bottiglia. Sappiamo che la via d’uscita esiste, ma non sapendo esattamente dove sia, procediamo per tentativi, per successive approssimazioni. […] Per questa situazione ci può occorrere un’altra immagine, quella del labirinto: chi entra in un labirin- to sa che esiste una via d’uscita, ma non sa quale delle molte vie che gli si aprono innanzi di volta in volta vi conduca. Procede a tentoni. […] Bisogna avere molta pazienza, non lasciarsi mai illudere dalle appa- renze, fare, come si dice, un passo per volta, e di fronte ai bivi, quando non si è in grado di calcolare la ragione della scelta, ma si è costretti a rischiare, essere sempre pronti a tornare indietro194.

Bobbio riprende questa metafora anche altrove, nei suoi scritti:

Il saggio [Il problema della guerra e le vie della pace] inizia illustrando tre possibili interpretazioni della storia con tre metafore: la mosca nella bottiglia, il pesce nella rete, il labirinto. La prima è tratta da un fa- moso detto di Wittgenstein, secondo cui il compito della filosofia è insegnare alla mosca a uscire dalla bottiglia: questa metafora lascia intendere che una via d’uscita esiste (evidentemente si tratta di una botti- glia aperta) e che, al di fuori della bottiglia c’è uno spettatore, il filosofo, che sa dove questa uscita si tro- va. Diversa è l’interpretazione, se adottiamo la metafora del pesce nella rete, che si dibatte per trovare una via d’uscita, ma la via d’uscita non c’è, e lui non lo sa. Quando la rete sarà tirata a riva e aperta, ma non da lui, l’uscita non sarà la libertà ma la morte. Noi uomini, mi domandavo, siamo mosche nella bottiglia o pesci nella rete? Né l’uno né l’altro, rispondevo. La condizione umana può essere raffigurata meglio con una terza immagine, che io prediligo: quella del labirinto. Crediamo di sapere che una via d’uscita esista ma non sappiamo dove sia. Non essendoci nessuno al di fuori di noi che possa indicarcela, dobbiamo cer- carla da noi195.

E la conclusione o, meglio, la lezione che si può imparare dalla metafora del labirinto è:

Che vi sono strade senza uscita: l’unica lezione del labirinto è la lezione della strada bloccata196.

Al di là del comune malessere, la mosca nella bottiglia, il pesce nella rete e l’errabondo nel labirinto sono in condizioni molto diverse197. La mosca uscirà dalla bottiglia (sempre se senza tappo) solo per un colpo di fortuna. La sorte del pesce è invece segnata e il suo dibattersi non farà che impi- gliarlo sempre di più, mentre chi è perso nel labirinto può tentarne di uscire con il suo ingegno198. La sorte, la necessità e l’ingegno sono le cause che muovono le tre situazioni. Le tre immagini cor- rispondono a tre visioni della vita e della storia e rinviano a tre etiche diverse: il pesce nella rete non ha prospettive per il futuro e può solo, subendo senza reagire con rassegnazione apatica, limitare il dolore; la mosca nella bottiglia può solo giocare disperatamente d’azzardo, agitandosi più che pos- sibile sperando nella buona sorte; l’ospite del labirinto può ponderatamente coltivare una speranza, tenendo i nervi saldi e controllando responsabilmente la situazione199. In tutti e tre i casi si potrebbe sperare in un intervento esterno: qualcuno che ci prenda per mano, qualcuno che ci liberi dalla bot- tiglia o dalla rete. Ma questa sarebbe una prospettiva messianica, di un messianesimo religioso o

194N. BOBBIO, Il problema della guerra e le vie della pace, op. cit., pp. 29-30. 195N. BOBBIO, Autobiografia, op. cit., p. 226.

196N. BOBBIO, Il problema della guerra e le vie della pace, op. cit., p. 31.

197G. ZAGREBELSKY, Norberto Bobbio e l’etica del labirinto, in «La Repubblica», 27 settembre 2006, p. 60. 198 Ibidem.

storico, che presuppone la fede in qualcuno, un qualche salvatore (un messo divino o una forza sto- rica) che ci trascende200. Ma non è questo l’intento di Bobbio:

Ma qui non m’interessa la filosofia della storia in quanto tale: m’interessa solo la relazione al problema della guerra. La guerra è sempre stata uno dei temi obbligati e prediletti di ogni filosofia della storia [e] la presenza della guerra in ogni fase della storia umana, almeno sino ad oggi, costituisce per questa rifles- sione [sul destino dell’umanità nel suo complesso] uno dei problemi più inquietanti e affascinanti201.

E per concludere, Bobbio riprende la metafora del labirinto, stavolta per introdurre la guerra come via bloccata:

Sinora il compito della filosofia della storia è stato quello di giustificare […] la guerra. […] E se, invece, fossimo esseri ragionevoli erranti in un labirinto che si sono accorti che la guerra, giunta alle dimensioni della guerra atomica, è puramente e semplicemente una via bloccata?202