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CAPITOLO II: Norberto Bobbio: l’“illuminista pessimista”

I.3 Tolleranza

Un senso molto forte che appare, come abbiamo visto, costantemente nel pensiero e negli scritti di Bobbio è questa tolleranza del e nel dialogo, una tolleranza che si fa speranza degli “uomini di ra- gione”. Alla domanda di un intervistatore che una volta gli aveva chiesto: «In che cosa spera, pro- fessore?», ha risposto: «Non ho nessuna speranza. In quanto laico, vivo in un mondo in cui è scono- sciuta la dimensione della speranza»30. Ma, subito dopo, Bobbio precisa:

[…] La speranza è una virtù teologica. Quando Kant afferma che uno dei tre grandi problemi della filoso- fia è «che cosa debbo sperare», si riferisce con questa domanda al problema religioso. Le virtù del laico sono altre: il rigore critico, il dubbio metodico, la moderazione, il non prevaricare, la tolleranza, il rispetto delle idee altrui, virtù mondane e civili31.

In Bobbio, come si vede, la tolleranza fu ben altro che un abito mentale: era una condizione dello spirito che informava di sé l’intera persona, l’uomo non meno dello studioso32. Ecco un passo im- portante in uno dei suoi saggi raccolti in Elogio della mitezza:

Il nucleo dell’idea di tolleranza è il riconoscimento dell’egual diritto a convivere che viene riconosciuto a dottrine opposte, e quindi del diritto all’errore, per lo meno all’errore in buona fede. L’esigenza della tol- leranza nasce nel momento in cui si prende coscienza dell’irriducibilità delle opinioni e della necessità di trovare un modus vivendi fra esse. […] In realtà, l’unico criterio in base al quale si possa ritenere lecita una limitazione della regola di tolleranza è quello implicito nella stessa idea di tolleranza, che si può for- mulare brevemente in questo modo: tutte le idee debbono essere tollerate tranne quelle che negano l’idea stessa di tolleranza. La domanda viene posta di solito in questi termini: debbono essere tollerati gli intol- leranti? […] Chi crede nella bontà della tolleranza vi crede non soltanto perché constata la irriducibilità delle fedi e delle opinioni, e la conseguente necessità di non impoverire con interdizioni la varietà delle

28N. BOBBIO,De senectute e altri scritti autobiografici, op. cit., p. 21. Cfr. anche J. AMÉRY, Rivolta e assegnazione. Sull’invecchiare, presentazione di C. Magris, Bollati Boringhieri, Torino, 1988.

29 Ivi, pp. 132-3. 30 Ivi, XIV. 31 Ivi, p. 102.

manifestazioni del pensiero umano, ma anche perché crede nella sua fecondità, e ritiene che il solo modo di ridurre l’intollerante ad accettare la tolleranza sia non la persecuzione ma il riconoscimento del suo di- ritto a esprimersi. Rispondere all’intollerante con l’intolleranza può essere giuridicamente lecito, ma è certo eticamente riprovevole e forse anche politicamente inopportuno33.

E più avanti, parlando di libertà e laicità, sempre in relazione alla tolleranza:

Meglio una libertà sempre in pericolo ma espansiva che una libertà protetta e in quanto protetta incapace di evolversi. Solo una libertà in pericolo è capace di rinnovarsi. Una libertà incapace di rinnovarsi si tra- sforma presto o tardi in una nuova schiavitù. […] La tolleranza è un metodo che implica, come ho detto, l’uso della persuasione verso coloro che la pensano diversamente da noi, anziché il metodo dell’imposizione. Da questo punto di vista, il laicismo è una delle componenti essenziali del mondo mo- derno, che anche le religioni, e mi riferisco in modo particolare al cristianesimo, hanno finito per accetta- re, tanto è vero che in tutte le Costituzioni moderne è affermato il principio della libertà di religione, che è la libertà non soltanto di coloro che professano una religione, ma anche di coloro che non ne professano alcuna34.

In Bobbio l’elogio della tolleranza positiva si accompagna con la critica della tolleranza negativa, che si risolve in una sorta di indifferenza rispetto ai valori35. La tolleranza, nel suo significato posi- tivo, non è assoluta ma relativa, nel senso che non può essere illimitata:

In senso positivo, tolleranza si oppone a intolleranza in senso negativo, e viceversa al senso negativo di tolleranza si contrappone il senso positivo d’intolleranza. Intolleranza in senso positivo è sinonimo di se- verità, rigore, fermezza, tutte qualità che rientrano nel novero delle virtù; tolleranza in senso negativo in- vece è sinonimo di colpevole indulgenza, di condiscendenza al male, all’errore, per mancanza di principi, o per amore del quieto vivere o per cecità di fronte ai valori. È evidente che quando facciamo l’elogio del- la tolleranza, riconoscendo in essa uno dei principi fondamentali del vivere libero e pacifico, intendiamo parlare della tolleranza in senso positivo. Ma non dobbiamo mai dimenticare che i difensori della intolle- ranza si valgono del senso negativo per denigrarla: se Dio non c’è, tutto è permesso. […]

Tolleranza in senso positivo si oppone a intolleranza, religiosa, politica, razziale, vale a dire all’indebita esclusione del diverso. Tolleranza in senso negativo si oppone a fermezza nei principi, vale a dire alla giusta o debita esclusione di tutto ciò che può recar danno all’individuo o alla società. Se le società dispo- tiche di tutti i tempi e del nostro tempo soffrono di mancanza di tolleranza in senso positivo, le nostre so- cietà democratiche e permissive soffrono di eccesso di tolleranza in senso negativo, di tolleranza nel sen- so di lasciar correre, di lasciare andare, di non scandalizzarsi né di indignarsi più di nulla. […]

Ma anche la tolleranza positiva non è assoluta. La tolleranza assoluta è una pura astrazione. La tolleranza storica, reale, concreta, è sempre relativa. Con ciò non si vuol dire che la differenza tra tolleranza e intol- leranza sia destinata a venir meno. Ma è un fatto che tra concetti estremi, di cui l’uno è il contrario dell’altro, esiste un continuo, la zona grigia, il né né, la cui maggiore o minore ampiezza è variabile, ed è su questa variabile che si può valutare quale società sia più o meno tollerante, più o meno intollerante36.

Bobbio critica anche il criterio proposto da Marcuse per stabilire i limiti della tolleranza:

Il ritiro della tolleranza verso i movimenti regressivi prima che possano diventare attivi; l’intolleranza an- che verso il pensiero, le opinioni, le parole, e in ultimo l’intolleranza nella direzione opposta, cioè verso i conservatori che si proclamano tali, verso la destra politica. Saranno queste idee anti-democratiche ma corrispondono allo sviluppo attuale della società democratica che ha distrutto le basi per la tolleranza uni- versale37.

L’idea marcusiana della tolleranza repressiva comporta uno snaturamento dell’idea stessa di tolle- ranza perché, mentre riconosce alcune idee, ne esclude altre, mentre tollera le idee progressive, rite-

33N. BOBBIO, Elogio della mitezza, e altri scritti morali, Il Saggiatore S.r.l., Milano, 2014, pp.130-1. 34 Ivi, pp. 131-2.

35N. BOBBIO, Elementi di politica. Antologia, op. cit., p. 306. 36 Ivi, p. 316 e sgg.

nute buone, condanna quelle reazionarie, ritenute cattive38. Bobbio discute e critica anche il cirterio deducibile dall’idea stessa di tolleranza, secondo cui la tolleranza dovrebbe essere estesa a tutti tranne a coloro che negano il principio di tolleranza e conclude sostenendo che il valore che sta alla base dell’atteggiamento della tolleranza è la libertà e quindi esprime la fiducia che l’intolleranza si combatta più efficacemente con la libertà che con la persecuzione39:

Dove non sembra ambigua la storia di questi ultimi secoli è nel mostrare l’interdipendenza fra la teoria e la pratica della tolleranza, da un lato, e lo spirito laico, inteso come la formazione di quella mentalità che affida le sorti del regnum hominis più alle ragioni della ragione accomunante tutti gli uomini che non agli slanci della fede, e ha dato origine, da un lato, agli stati non confessionali, ovvero neutrali in materia reli- giosa, e insieme liberali, ovvero neutrali in materia politica, dall’altro, alla cosiddetta società aperta nella quale il superamento dei contrasti di fedi, di credenze, di dottrine, di opinioni, è dovuto all’impero della regola aurea secondo cui la mia libertà si estende sino a che essa non invade la libertà degli altri, o, per dirla con le parole di Kant, «la libertà dell’arbitrio di uno può sussistere colla libertà di ogni altro secondo una legge universale» (che è la legge della ragione)40.