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Branqueamento e mestiçagem: tolleranza, razzismo, integrazione

Brasil país de todos: il mito della convivenza armoniosa

2.1. Branqueamento e mestiçagem: tolleranza, razzismo, integrazione

Il Brasile è un paese enorme, 26 stati federali che occupano quasi il doppio della superficie dell'unione europea e il 47% del Sud America. Rio, capitale dello stato fino al 1960, conta quasi 7 milioni di abitanti di cui più di 2 risiedono tra le 165 favelas della città. Pensando a questa terra, a questo imponente stato, a questa città, vengono spontaneamente alla mente alcune immagini, alcuni nomi, qualche luogo: Rio viene associata al carnevale, al samba, si parla di Copacabana, di favelas; possiede una grande carica evocativa ed è generalmente conosciuta come città del divertimento, del calcio, simbolo di un Paese che ha costruito il suo orgoglio nazionale sul mestiçagem11 e sull'assenza di segregazione razziale.

Dopo l'abolizione della schiavitù, infatti, il dibattito sulla "brasilianità" e sulla questione razziale si è diffuso e ha toccato più fasi. Inizialmente si realizzò una politica dell'immigrazione mirata e controllata: solo determinati gruppi etnici potevano entrare nel paese,

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38 «nel 1890 viene vietato agli africani il libero ingresso in Brasile,

testimoniando quanto fosse diffusa la convinzione che gli africani fossero la causa dell'arretratezza economica del paese» (Corossacz 2005:20).

Grazie ad un'immigrazione calcolata e ad una regolazione dei flussi il processo di miscigenação iniziava la costruzione di quella che era pensata un'identità nazionale omogenea e forte.

«Attraverso sovvenzioni di vario genere, anche da parte dello Stato, si cercò di favorire l'entrata d'immigrati [...] A questi immigrati era richiesto di assimilare la cultura brasiliana e allo stesso tempo di mescolarsi "sbiancando" la popolazione. Questo processo avrebbe permesso, secondo le teorie dell'epoca, la formazione di una nazione culturalmente e "razzialmente" omogenea, ossia bianca» (Corossacz 2004:92).

Storicamente la tesi del branqueamento12 faceva del meticciato il segno di uno

sbiancamento della popolazione, sottolineava la progressiva perdita degli elementi grezzi e inferiori grazie alla presenza bianca. Negli anni Trenta, come già accennato nell'introduzione, si diffusero le idee del sociologo G. Freyre e con il governo populista di Getúlio Vargas13 si vararono leggi che regolavano l'immigrazione secondo

i criteri del branqueamento e dell'eugenetica, iniziando un processo di valorizzazione di un modello specificatamente brasiliano: un modello armonioso.

«Tali teorie affermavano che l'elemento nero e meticcio sarebbe sparito grazie all'iniezione di sangue bianco portato dai brasiliani di origine portoghese e dagli immigrati europei che avrebbero popolato le immense terre brasiliane» (Corossacz 2004:93).

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Letteralmente, sbiancamento. Termine coniato da Francesco José de Oliveira Vianna all'inizio del XX secolo. Usato pubblicamente per la prima volta da G. Freyre in un discorso ufficiale del 1962, volendo riprendere il concetto di braquitude di Guerreiro Ramos (1956) e contrapponendolo a negritude.

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39 Il bianco veniva considerato un ser humano ideal, possedeva una condizione speciale, costituiva un'eredità superiore. Cardoso (2010), riprendendo Guerreiro Ramos e un'idea degli anni '50, afferma che nella società brasiliana esiste

«uma patologia social do "branco" que consiste na negação de pessoas com qualquer descendência biológica ou cultural negra» e continua «o brasileiro no geral considerava vergonhosa qualquer associaçãõ com a sua ancestralidade negra, seja no âmbito cultural ou biológico»14.

Spesso questa ibridazione è stata concepita come un desiderio dei neri, che considerando deprimente la propria condizione, esprimevano la chiara volontà di identificarsi con i bianchi, di mischiarsi per diluire le proprie caratteristiche e migliorare la loro situazione.

«Non solo nel dibattito medico, ma anche in quello giuridico, la figura del meticcio assume infatti un carattere ambivalente: se da una parte è inferiore e portatore di "degenerazioni" fisiche e mentali, dall'altra è anche colui che dovrà compiere l'opera di "sbiancamento", di miglioramento della popolazione» (Corossacz 2004:95).

Successivamente, la mescolanza culturale perse la sua caratterizzazione negativa al punto che alcuni emblemi della cultura subalterna vennero assunti come paradigmi di un'identità genuinamente brasiliana, cardini di un'identità nazionale: il carnevale e il samba15 divennero motivo di vanto, prodotti esportabili e simboli da

celebrare. In questo modo oltre i confini nazionali andò ad affermarsi l'idea che il Brasile costituisse un esempio felice di convivenza tra storie e culture, un modello di integrazione, tolleranza e rispetto, «una società in cui la convivenza tra gruppi di origini diverse era pacifica» (Seyferth in Corossacraz 2005:30). Eppure questa democrazia razziale e questa multiculturalità meritano d'essere indagate più da vicino, poiché somigliano più ad un involucro vuoto che ad un'effettiva coesistenza armoniosa.

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Traduzione mia: "Una patologia sociale del bianco che consiste nelle negazione di persone con qualunque discendenza biologica o culturale negra" e "il brasiliano in generale considerava vergognosa qualsiasi associazione con una sua ancestralità negra, sia in ambito culturale o biologico".

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40 Vi sono punti di vista plurali che compongono questo delicato dibattito: il piano politico considera il branqueamento come un incrocio tra razze, la soluzione al problema di una popolazione troppo nera. Dal punto di vista medico la miscegenação è legata ad un processo degenerativo. L'unico punto fisso è la convinzione dell'esistenza della razza come dato naturale. Seyferth sottolinea l'ambiguità del concetto dichiarando che il meticciato era concepito contemporaneamente come un male da estirpare e come soluzione alla questione razziale brasiliana.

La bianchezza è considerata da Corossacz, riprendendo Frankenberg, un unmarked marker, un indicatore non marcato, una scala fumosa e variabile. I tratti che la caratterizzano nascondono una finta trasparenza, un significante vuoto, una normalità definita entro limiti mutevoli. La bianchezza risulta essere una forma di privilegio, un vantaggio acquisito naturalmente da chi lo possiede modulato a seconda del genere, della religione, della nazionalità, dell'orientamento sessuale, dello status sociale (Crossacz 2012). Con Vargas la mescolanza razziale diventa un'ideologia di stato che oscura le disuguaglianze, la cultura brasiliana viene considerata un agire e un prodotto della mescolanza razziale.

«La figura del meticcio trova uno spazio essenziale, attorno al quale si sviluppa l'idea del Brasile come nazione nata da un sistema armonioso di relazioni razziali, da un amalgama tra culture differenti» (Corossacz 2005:39).

Alla fine degli anni '50 l'idea di trasformare i neri in bianchi iniziò a perdere la sua legittimità morale. Parte fondamentale di questo processo di cambiamento fu l'interesse dell'Unesco che sollevò dubbi e preoccupazioni. Alcune ricerche dimostrarono, infatti, che la disuguaglianza era radicata e profonda e che la convivenza tra "razze" non era poi così armoniosa e pacifica come veniva rappresentata, «descrissero un Brasile in cui il preconceito racial o de cor era presente» (Corossacz 2012:69). Questi studi di F. Fernandes e di R. Bastide segnarono una forte cesura, costituirono un punto di partenza per mettere in dubbio il mito della "democrazia razziale" e la validità del branqueamento.

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