Una specie di spazio: la favela
3.3 Sfruttando lo stereotipo: le favelas come luogo turistico
Quella non era la mia prima volta in una favela: alcune settimane prima avevo sfruttato una possibilità offerta da un gruppo di studenti brasiliani prendendo parte ad un'escursione organizzata con l'obiettivo d'incentivare l'economia interna della comunità do Morro da Babilônia62 attraverso un pranzo a
pagamento organizzato in una terrazza adibita a ristorante. Era l'occasione per entrare in una comunità e stringere contatti con giovani brasiliani promotori di una nuova economia, capaci di creare all'interno del proprio territorio un nuovo tipo di turismo, un vero e proprio tour per studenti stranieri curiosi che faceva leva sulla bellezza e l'unicità della posizione e sui trascorsi cinematografici del luogo, scenografia del famoso Tropa de Elite.
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Zona abitativa situata a sud della città tra Botagofo, Urca e Copacabana. Dal 10 giugno 2009 ospita la UPP, fu la quarta favela a ricevere l'Unidade de Polícia Pacificadora.
77 Lo stesso Anderson ha fatto spesso riferimento a questo film, affermando che «quella lì è la realtà, anche oggi, anche nelle favelas pacificate»63. La pellicola che
in italiano porta come sottotitolo - Gli squadroni della morte - è un film del 2007 che descrive la storia di alcuni membri del Bope64, un'unità per le operazioni
speciali della polizia, un gruppo di intervento specializzato in incursioni nelle zone ad alto rischio. Il film mette l'accento su temi caldi e densi quali la corruzione della polizia, il traffico di droga, la tortura. Tematiche che ho lungamente dibattuto con Anderson, informatori e amici:
«i trafficanti sono d'accordo con la polizia per quanto riguarda il traffico. La violenza è presente e ha colori diversi, è una questione complessa, connessa anche al silenzio"65, "forse se il governo mettesse
in condizione le persone che vivono qui di studiare, di conoscere le cose, le persone inizierebbero ad aprire la mente»66,
forse qualcosa cambierebbe veramente. Questo mito, questo problema attuale e complicato è emerso spesso nelle mie esperienze a Rio, ad esempio anche la visita alla comunità Pereira da Silva67 è legata a quest'argomento. La comunità è
sede di un progetto sociale, o Projeto Morrinho68, che coinvolge gli abitanti dal
1998. Essi hanno creato un piano per instaurare un cambiamento positivo all'interno del loro ambiente e per tentare di migliorare l'immagine pubblica delle favela, mi dissero che "la credenza è che le favelas siano solo dominate dalla violenza e dal traffico di droga, ma non sono solo questo".69 Concretamente
Morrinho è un piccolo morro, un modellino, una miniatura della favela stessa costruita con tegole, mattoni e altri materiali di recupero da alcuni adolescenti.
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Estratto da una conversazione registrare avvenuta con Anderson il 29 maggio 2011. Una parte del colloquio è presente in Appendice.
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Bope: Batalhão de Operações Especiais, un corpo speciale di polizia militare, composto da circa 150 uomini addestrato per essere la miglior truppa di guerriglia urbana al mondo.
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Estratto di una conversazione registrata con Anderson avvenuta il 29 maggio 2011. Una parte del colloquio è presente in Appendice.
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Ibidem.
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Comunidade con circa 5000 abitanti, situata nella zona Laranjeiras.
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Maggiori informazioni sul Projeto Morrinho sono ritrovabili nel sito internet all'indirizzo
http://www.morrinho.com/Morrinho/Projeto_Morrinho___Uma_Pequena_Revolucao.html.
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78 Un progetto iniziato come un gioco dal grande potenziale riproducendo la realtà con una precisione impeccabile; un'auto rappresentazione della vita in comunità.
Fig.9 Una porzione del Projeto Morrinho. I cartelli che si trovano lungo i percorsi di questo plastico raccontano brevi storie, descrivono situazioni, sono spesso consigli e
poesie.
Questo plastico non descrive solamente la struttura, la disposizione degli edifici nello spazio, ma viene utilizzato anche come scenografia nella quale i partecipanti, gli attori, attuano un gioco di ruolo: attraverso Lego e piccole miniature creano delle storie, costruiscono una trama, trasportano la quotidianità e mettono in atto desideri e paure. Può essere considerato un mondo urbano, un cosmo di 35 metri quadrati, dove sono riconoscibili scontri tra la polizia, delinquenza e prostituzione, ma dove sono visibili anche pranzi di famiglia, feste di comunità, negozi ed esercizi pubblici. Il tentativo è ricreare in modo realistico l'ordinario, l'ambizione è tematizzare e drammatizzare il vissuto, analizzarlo in modo critico riflettendo sull'ambiente urbano. Il progetto non è concluso, l'intenzione è di usarlo, migliorarlo, ampliarlo coinvolgendo un numero sempre maggiore di adolescenti affinché si possa concretizzare un cambiamento sociale mettendo in luce altre possibilità, nuove sfaccettature di Rio. Anche Anderson aveva sottolineato come trafficanti, armi e scarse infrastrutture fossero solo una parte di quello che avrei visto, di cui avrei fatto esperienza una volta entrata in un morro. Lungamente mi aveva parlato di quanto si sentisse sicuro e protetto nel suo ambiente, per esempio,
«quando manca il gas, i trafficanti ci aiutano e ci danno il gas; succede qualcosa, passi un brutto momento, loro trovano una soluzione, ti portano all'ospedale, in questo modo diventano amici della comunità»70.
Un legame denso quello che emerge dalle varie testimonianze, intrecci tra luoghi, politiche e opinioni che vedono spesso contrapposte favelas e città, le
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Estratto di una conversazione registrata con Anderson avvenuta il 22 maggio 2011. Una parte del colloquio è visionabile in Appendice.
79 quali tendono ad identificare il nucleo della malavita nelle comunità marginali. Personalmente credo che le favelas, la loro storia e quella dei moradores, siano rimaste per molto tempo nell'ombra dell'interesse nei dibattiti pubblici: sembra quasi che le autorità si rifiutassero di accettare l'esistenza delle favelas, che si limitassero a definirle un male, come se l'obiettivo non fosse sviluppare una città in armonia, ma trasformare Rio de Janeiro in una capitale mondiale, nascondendo la povertà e i dislivelli sociali.
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