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C HRISTOU 1956; S ALAPATA 1993.

§ 3.1 O RESTE AD A MICLE

33 C HRISTOU 1956; S ALAPATA 1993.

34 Paus. III 19, 6. Le informazioni qui riportate sono in parte confermate in parte ulteriormente

articolate dallo stesso Pausania, che altrove (II 16, 6-7) attesta a Micene la presenza delle tombe di Atreo, di Agamennone, di Elettra, di Clitemestra ed Egisto. Sui due luoghi del Periegeta e sulla posizione di quest’ultimo in merito alla presenza della tomba di Cassandra a Micene cfr.SALAPATA 2011, pp.39-42.

Agamennone e Alessandra al dativo associati con il verbo ἀνέθηκε35; la scoperta di due

monumenti di età ellenistica vicino ai depositi, un trono di marmo con una dedica ad Alessandra e una stele contenente un decreto onorario di II-I sec. a.C. che include l’obbligo di porre il medesimo nel santuario della stessa eroina36.

Lo scenario che le evidenze archeologiche permettono di ricostruire è articolato, profondamente legato al territorio laconico e a sue specifiche forme iconografiche, con una storia che trova origine nei secoli bui e che si amplia poi in età arcaica. Il merito di aver iniziato la ricostruzione di tale scenario è di Salapata, che in più contributi a partire dal 1993 ha tracciato alcuni punti fermi nella cronologia del sito e ha illuminato sulla specificità di alcuni resti nel più generale contesto del culto tributato ad Agamennone e Alessandra37.

La studiosa afferma che ci si trova dinnanzi ad un culto di natura eroica38, in cui è

venerata la coppia Agamennone-Alessandra/Cassandra, a suo avviso sulla base della tradizione mitica del loro ritorno da Troia, attestata nei poemi omerici39. È pressoché

certo che in origine il culto fosse tributato alla sola Alessandra, figura non meglio definibile, e che in un secondo momento si sia aggiunto Agamennone. Dimostrerebbe per opposizione questa sorta di sincretismo mitico/cultuale il fatto che, nonostante l’associazione con l’Atride, la figura femminile continua ad avere, nelle iscrizioni votive e nel decreto su citato, il nome di Alessandra e non quello di Cassandra. Se è vero che questo dato apre il problema dell’identità di Alessandra, è altrettanto vero che almeno da VI sec. a.C. in poi (data delle prime iscrizioni) Alessandra costituisce nell’immaginario amicleo Cassandra, la consorte dell’Atride e la profetessa40.

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35 CHRISTOU 1960A, p. 230; IDEM 1962, p. 102.

36 Per il trono cfr. DELIVORRIAS 1968, p. 44; per la stele cfr. STIGLITZ 1953, pp. 75-77. Per uno

studio dettagliato del decreto cfr. SALAPATA 2002.

37 SALAPATA 1993;EADEM 1997;EAD.2002;EAD.2006;EAD.2009;EAD.2011. 38 EAD.2002, p. 150 s.; EAD.2011, p. 53 s.

39 EAD.2002, p. 131.

40 FINGLASS (2007, p. 103) ritiene che in origine il culto ad Amicle sia stato in onore di Zeus e

Alessandra, con Agamennone che prende il posto del primo e Cassandra quello della seconda, fenomeno che spiegherebbe così il sorgere del tardo culto di Zeus-Agamennone attestato dalle fonti tarde (Licofrone et

alia). Sembra verisimile la natura oracolare della figura, visto che la stele contenente il decreto onorifico la

raffigura mentre suona la cetra. Dubbioso il suo originario legame con Apollo, posto in essere in relazione alla prossimità dei depositi votivi con l’Amyklaion. Cfr. SALAPATA 2002, p. 138 s. Su Cassandra Cfr.

A livello iconografico per la studiosa molti sembrano essere gli elementi che riconducono a questa coppia e a un loro culto eroico derivante dalla tradizione mitica sui ritorni da Troia. Salapata avanza l’ipotesi che, tra le molteplici rappresentazioni rinvenute nei due depositi votivi, le figure sedute su alcune terrecotte, ritratte come un uomo in posa regale, assiso su un trono mentre beve da una coppa, e una donna che gli è accanto, nella veste della sua consorte, potrebbero benissimo rappresentare la coppia regale dedicataria delle offerte41; che la rappresentazione del guerriero accompagnato da un

serpente sarebbe in accordo con l’importanza militare delle figura dell’Atride, rafforzata da quella del serpente che ne sottolinea lo statuto eroico42; che l’immagine del serpente

che beve dalla coppa di un essere umano indicherebbe un momento di difficoltà in cui la comunità cerca di appellarsi alle forze divine e che, cosa notevole, tale rappresentazione ha ad Amicle le sue prime attestazioni43; che la rappresentazione di tre donne

accompagnate da serpenti, tra le molteplici valenze che può assumere l’immagine dell’animale, è una raffigurazione esclusiva della Laconia e potrebbe indicare il gruppo delle Erinni (specificatamente nel caso di Amicle), che ben si adatterebbero alla vicenda della coppia uccisa violentemente da Egisto e Clitemestra e reclamante vendetta44.

L’insieme di questi dati conferma poi per Salapata l’idea che il culto di Agamennone e Alessandra ad Amicle nulla abbia a che fare con quello di Zeus-Agamennone, forse un’invenzione tarda dello stesso Licofrone45.

Anche se le immagini votive della coppia regale sono al più databili all’inizio del VII sec. a.C. e le iscrizioni recanti i nomi di Alessandra e Agamennone solo al VI sec. a.C., non è da escludere che il culto congiunto delle due figure possa risalire a prima, «as part of a wider tendency to worship heroes of the past that occurred throughout Greece from the late eighth century BC onward»46. È da notare che il culto degli eroi in Grecia

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41 SALAPATA 1993, p. 194.

42 EADEM 1997, pp. 249-252; pp. 255-257. Il range cronologico di queste rappresentazioni è V-III

sec. a.C.

43 EAD.2006, p. 552 s. Le prime attestazioni del serpente che beve da una coppa risalgono in

Laconia al V sec. a.C.. È interessante notare come l’immagine del serpente associata all’eroe Agamennone sia presente proprio nell’Orestea di Stesicoro, ambientata anch’essa in Laconia e sviluppante il motivo del serpente come simbolo di un momento di difficoltà (la prossima morte di Clitemestra).

44 EAD.2009, pp. 329-332, 335 s. 45 IBIDEM, p. 336 s.; EAD.2011, p. 53.

46 EAD.2011, p. 52. Un dato che potrebbe contribuire a datare a VIII sec. a.C. l’origine della

venerazione della coppia può essere rintracciato nell’esistenza a Taranto, colonia spartana fondata nel 706 a.C., di un culto per Atridi e Agamemnonidi, testimoniato da Aristotele (de mir. ausc. 840a 6). NAFISSI

sembra essere emerso proprio in Laconia con la prototipica fondazione del Menelaion, e che probabilmente quello di Amicle sia a esso collegato almeno nelle modalità di formazione47: ad un culto preesistente, legato ad Elena e Alessandra in funzione divina, si

sovrapporrebbe quello della tradizione mitica legata ai personaggi di Menelao e Agamennone e alle loro vicende epiche48. In origine probabilmente solo dotato di un

significato specifico per il centro amicleo, il culto di Alessandra e Agamennone è stato poi assimilato da Sparta e promosso lungo altri percorsi, rintracciabili ad esempio nella propaganda politica cittadina promossa a partire dal VI sec. a.C.49

Questa ricostruzione ha diversi meriti. Con tutte le precauzioni del caso, permette di innalzare la cronologia dell’apparizione di una versione epicorica del mito degli Atridi in Laconia a prima del VI sec. a.C., molto verisimilmente al VII, forse addirittura all’VIII sec. a.C., attraverso la presenza del culto congiunto di Agamennone ed Alessandra ad Amicle. A sua volta questo permette di revisionare profondamente la già citata scuola di pensiero che vede in Stesicoro (quindi VII-VI sec. a.C.) l’iniziatore e il diffusore della versione spartana del mito a fini propagandistici. In secondo luogo ad Amicle viene riconosciuto il giusto ruolo di custode di un passato acheo indipendente da Sparta, del quale poi Amicle stessa, in virtù del sinecismo, si rende intermediaria rispetto alla nuova fondazione dorica. Pindaro, con la sua versione amiclea, non va per questo considerato un epigono secondario di Stesicoro, ma probabilmente il custode di una versione molto antica del mito in Laconia.

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(1992, p. 419 s.; IDEM,1999, p. 249) e SALAPATA (2011, p. 46 s.) ritengono che il culto in questione sia

indipendente da quello della madrepatria, nato dopo la fondazione della colonia e istituito a legittimare l’alleanza con Alessandro il Molosso. ASHERI (1988, p. 310) ritiene invece che non sia da escludere

un’esistenza del culto già da VIII sec. a.C. e una sua influenza su quello della colonia. È utile ricordare che Antioco di Siracusa, storico di V sec. a.C. (FGrHist 555 F 13), parlando della fondazione di Taranto, collega a tale vicenda proprio Amicle. La rivolta dei Parteni avrebbe avuto luogo durante le feste in onore di Giacinto nell’Amyklaion e forse alcuni Parteni furono proprio amiclei. Inoltre Taranto, definita spesso da poeti arcaizzanti, Amyklaion, reca tracce proprio di Giacinto in molti tipi monetali (cfr. MALKIN 1999, pp.

138-140; MARCOZZI 1999, p. 257). Per ZUNINO (1997, p. 264) il culto amicleo potrebbe riflettere una

presenza micenea o una colonizzazione attribuita dai Greci successivi al periodo dei Nostoi. Sui rituali destinati ad Agamemnonidi e Atridi cfr. NAFISSI 1992;EKROTH 2002, p. 85; 171; 180; 241.

47 ANTONACCIO 1993, p. 57; 62. 48 Cfr. RATINAUD-LACHKAR 2000.

49 SALAPATA 2011, p. 52: «Like other hero cults used to convey messages about political

relationships and aspirations, the Amyklai cult was promoted in the framework of a policy to use the epic tradition to advance Spartan territorial ambitions. For the Spartans, Agamemnon, as a warrior hero, personified the glorious past and symbolized local history and identity».

Nonostante questi punti fermi, restano ancora alcune difficoltà. Cosa ha permesso che a un preesistente culto di Alessandra si associasse quello di Agamennone, sovrapposizione che secondo Salapata è avvenuta sulla base delle vicende epiche di questi personaggi? Ovvero l’Agamennone di Amicle è quello omerico o è un’altra figura, associata ad Alessandra (e forse non alla Cassandra odissiaca) proprio in virtù di altre caratteristiche che noi non conosciamo? In quel culto sono davvero venerati l’Agamennone e la Cassandra uccisi violentemente al loro ritorno da Troia? E Oreste, Clitemestra ed Egisto? Hanno un ruolo in quel santuario?

Benché le fonti siano parziali e di complessa interpretazione, non è da escludere la possibilità che ad Amicle sia stata presente una tradizione su Agamennone autonoma rispetto a quella dell’epica omerica, poi evidentemente assunta a modello panellenico. Tuttavia il carattere radicato di tale presenza alla luce degli eventi di Troia (sia se originario sia se secondario) è confermato da altri luoghi che attestano il legame dell’eroe con la Laconia, che è utile richiamare per completare il quadro su Amicle.

§ 3.1.3.b Amicle e le tradizioni su Agamennone spartano

Nel II libro dell’Iliade, nella sezione relativa ai contingenti greci in partenza per Troia, si legge che Menelao è alla guida di eserciti provenienti da Fari, Sparta, Messe, Brisee, Augia, Amicle, Elo, Las ed Etilo50. Qualunque sia la realtà storica riflessa nel Catalogo, è evidente che Amicle non partecipa alla spedizione in qualità di obe spartana, a

differenza di Mesoa, Pitane, Cinosura e Limne, che, non presenti nell’elenco, vanno considerate invece come suddivisioni territoriali appartenenti già al nucleo cittadino di Sparta51. Ciò vuol dire che tra X e VIII sec. a. C. Amicle e la Sparta embrionale

coesistono come centri autonomi, effetto di una evidente antichità e precedente indipendenza del centro amicleo, e anticamera del suo successivo assorbimento in

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50 Il. II 581-590. Cfr. HOPE SIMPSON LAZENBY 1970, pp. 74-81.

51 Se è vera questa interpretazione, bisognerà ammette che il Catalogo, almeno per i versi

riguardanti il contingente di Menelao, sono precedenti o riflettono una realtà anteriore all’VIII sec. a.C., ovvero appartengono alla fase di passaggio tra la caduta dei regni micenei e l’età arcaica. Sul Catalogo e i suoi problemi cfr. e.g. MARCOZZI –SINATRA 1984.

Sparta52. A una preminenza di Amicle nel passato acheo della Laconia rinviano per altro

le tradizioni sulla regalità e sugli eroi locali e, in chiave oppositiva, il loro rimaneggiamento in età arcaica a opera di Sparta stessa. Ad Amicle, secondo lo Pseudo- Apollodoro ed Eustazio, si sarebbe verificata la restaurazione al trono di Tindareo da parte di Eracle, presupposto che legittima il rientro degli Eraclidi in Laconia, mentre da Sparta nessun eroe è originario53.

Altri dati lasciano intendere una giurisdizione territoriale differente da quella classica, che vuole Agamennone sovrano della piana di Argo e Menelao della valle spartana. L’Atride sembra avere comando su territori che diremmo appartenenti al fratello. In Il. IX 149-157 (= 291-295) vengono promesse dal condottiero greco ad Achille sette città localizzabili sul golfo messenico54, che descrivono un potere territoriale

dell’Atride esteso nel basso Peloponneso, confermato, sembra, anche da Il. II 107 s., in cui si ricorda il dono dello scettro con cui Agamennone deve regnare su molte isole e su tutta l’Argolide55. Nel IV canto dell’Odissea (vv. 512-527) è attestato un inconsueto

passaggio dell’Atride da Capo Malea per tornare in patria da Troia, come in più punti del III e del IV sembra essere ricordata una coabitazione dei due fratelli in una medesima dimora56. A conferma di quest’ultimo dato il Catalogo pseudo-esiodeo sembrerebbe

riportare la tradizione per cui è l’Atride Agamennone a richiedere la mano di Elena per conto di Menelao57.

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52 MARCOZZI 1999, p. 246: «Il fatto che nel Catalogo [scil. Sparta] sia elencata alla pari delle altre

località senza che le venga attribuita una posizione di preminenza fa prensare ad un momento in cui è in fase di evoluzione quel processo che la condurrà ad assumere la leadership della regione: il poeta non può passarla sotto silenzio, tuttavia, dovendo richiamarsi ad un lontano passato, non le conferisce un ruolo particolare nell’elencazione». L’importanza di Amicle in età micenea sembra inoltre essere attestata da un’iscrizione rinvenuta nel monumento funerario di Amenophis III (XV sec. a.C.), che elenca le potenze importanti per l’Egitto dell’epoca. Cfr. LEHMANN 1991, p. 109.

53 [Apollod.] Bibl. II 6, 2; Eusth. ad. Il. II 581-590. Cfr. MARCOZZI 1999, p. 249; LUPI 2007, p. 367

s.

54 Cardamile, Enope, Ira, Fere, Antea Epea e Pedaso. La localizzazione di tali centri è dibattuta,

come controversa è l’interpretazione della loro menzione nel poema. Cfr. HOPE SIMPSON 1966; SERGENT

1994.

55 Il. II 107 s.: αὐτὰρ ὃ αὖτε Θυέστ' Ἀγαµέµνονι λεῖπε φορῆναι, / πολλῇσιν νήσοισι καὶ Ἄργεϊ

παντὶ ἀνάσσειν.

56 Od. III 247-252, 255-261, 309-312; IV 94-99. Sul passaggio di Agamennone da Capo Malea cfr.

BRILLANTE 2005;IDEM 2006.

57 Fr. 197, 4 s. Merkelbach-West: ἀλλ' Ἀγαµέµνων/γαµβρὸς ἐὼν ἐµνᾶτο κασιγνήτωι Μενελάωι.

Diversamente CINGANO (2005, pp. 135-140) per il quale la citazione di Agamennone accanto a Menelao è

da legare al contesto specifico dei versi in questione, in cui «the mention of Agamemnon should not be considered as the proper entry of him wooing on behalf of Menelaus, but rather as a short coda intented to

Lo scenario tradizionale che sembra possibile ricostruire è quello in cui il maggiore degli Atridi condivide il regno con il minore, il quale forse ha un ruolo subordinato ad Agamennone. Un’ulteriore conferma a una eventuale gerarchia tra i due è il fatto che i discendenti diretti di Menelao, Megapente e Nicostrato, non gli succedono, perché il potere invece viene affidato a Oreste, figlio di Agamennone58.

Come evoluzioni di queste prime tracce su Agamennone in Laconia, bisogna poi immaginare quelle tradizioni, attestate in particolare dalla storiografia greca, che vedono nell’Atride il perfetto condottiero spartano, unico capace di muovere contro il nemico panellenico59. Tra i molteplici, basti ricordare il passo di Erodoto in cui si racconta di

Siagro, capo spartano della delegazione greca che va a Siracusa in cerca di aiuto contro i Persiani nel 480 a.C. e che rivendica Agamennone Pelopida come sovrano di Sparta60.

Emerge dalle parole di Siagro un’immagine del condottiero antica, evanescente, lontana, quella di un sovrano spartano dei tempi mitici, quasi del progenitore e fondatore della polis, di un capostipite che conosce la sua città e la difende dall’intrusione di un elemento straniero. La realizzazione di questa distanza temporale, e della conseguente autorevolezza dell’immagine che ne deriva, è chiaramente ottenuta tramite l’uso retorico del patronimico Πελοπίδης, in sostituzione del più vicino (e canonico) Ἀτρεΐδης. Esso proietta la figura del condottiero in un passato mitico lontano, quale quello di uno dei primi abitanti del Peloponneso, e in questo modo certifica e amplifica il valore dell’azione di chi si richiama, come Siagro, a questo passato e al suo rappresentante più autorevole61.

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emphasise the wealth of the unnamed suitor in the proceding lines by contrasting him with Menelaus, therefore anticipating the outcome of the contest».

58 Paus. II 18, 6.

59 Senofonte (Hell. III 4, 3-4) e Plutarco (Ages. VI 4-6) ci parlano della campagna di Agesilao contro

l'Asia minore, in cui il condottiero riproduce le tappe della spedizione dell'Atride contro Troia quasi filologicamente: partenza, sosta in Aulide e sacrificio in onore di Artemide. RAGONE (1996) in merito parla

di «Imitatio Agamemnonis». E attestata anche la presenza a Sparta dei Taltibiadi (Hdt. VII 134), ovvero i discendenti di Taltibio, araldo di Agamennone. Questi dati dimostrano quanto siano radicati oramai nel patrimonio mitico spartano l'immaginario e le prerogative di Agamennone, le vicende della sua famiglia e come queste tradizioni siano di volta in volta funzionalizzate in base al contesto di pertinenza.

60 Hdt. VII 159: Ἦ κε µέγ' οἰµώξειε ὁ Πελοπίδης Ἀγαµέµνων πυθόµενος Σπαρτιήτας τὴν

ἡγεµονίην ἀπαραιρῆσθαι ὑπὸ Γέλωνός τε καὶ Συρηκοσίων.

61 Il patronimico Πελοπίδης, lungi dall’essere epiteto esornativo, sembra invece ancorare

Agamennone alla storia mitica della Laconia, o meglio del basso Peloponneso, e allontanarlo volutamente da quella di Micene, cui lo avrebbe legato invece il patronimico Ἀτρεΐδης. Lo Pseudo-Apollodoro sembra darci un possibile antecedente mitico di tale interpretazione in un passo dell’Epitome Vaticana della

Bibliotheca (Epit. II 9-10), in cui si racconta che Pelope, sposata Ippodamia, si stabilisce nel regno di Enomao

nell’Elide dopo aver sottomesso l’Arcadia, e che Atreo e Tieste, suoi figli, si spostano invece a Micene, in base a un oracolo che aveva imposto ai cittadini di Micene di prendere come re un Pelopide. La migrazione

Agamennone appartiene dunque alla Laconia nel mito e nel culto sin da epoca arcaica, in una relazione molto stretta con le tradizioni argoliche. Non è semplice definire il rapporto cronologico tra i due rami tradizionali. Alcuni studiosi, come Hall, Kullmann e Malkin, ritengono non solo che la tradizione laconica di Agamennone non nasca ex

nihilo con Stesicoro tra VII e VI sec. a.C., ma anche che la relazione dell’Atride con la

Laconia sia più antica di quella con l’Argolide62. Hall in particolare ritiene che la

tradizione laconica sia più antica perché la genealogia di Agamennone non troverebbe terreno fertile in un patrimonio, quale quello miceneo, che privilegia i discendenti di Perseo63. In riferimento all’uso del mito, lo studioso parla di Spartani che nel VI sec. a.C.

«where resurrecting – rather than fabricating – a mythical tradition that associated Agamemnon with Sparta»64. Tuttavia non è da dimenticare che Argolide vanta una storia

micenea che manca invece alla Laconia, ragion per cui sembra più produttivo esaminare I modi in cui quest’ultima rielabora nel tempo tradizioni altrui.

La presenza di Agamennone a Sparta non è solo testimonianza dell’appropriarsi, da parte della città dorica, di un patrimonio mitico altro, specificatamente miceneo, a fini propagandistici, come è stato a più riprese sottolineato. Piuttosto è opportuno parlare di rielaborazione e rifunzionalizzazione di un patrimonio tradizionale già esistente, che lega Agamennone alla Laconia in senso ampio, forse attraverso una correggenza con il fratello Menelao (l’uno ad Amicle l’altro a Terapne), che attribuisce all’Atride il comando su molte terre della regione (in particolare al confine con la Messenia) e fa di Capo Malea la sua tappa necessaria per tornare a casa da Troia65. Questa appartenenza dell’Atride alla

Laconia, ricostruita come genetica nella prospettiva ideologica locale, dimostra quanto efficaci siano poi la riprese successive in età classica.

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geografica dal basso Peloponneso all’Argolide, generazionale tra Pelope e i suoi figli potrebbe recare traccia di una versione che lega gli antenati di Atreo al basso Peloponneso, e non all’Argolide, versione funzionale a Erodoto per rendere efficace l’opposizione di Siagro.

62 HALL 1997, pp. 89-93; IDEM 1999;ID.2007, pp. 333-338; KULLMANN 1999; MALKIN 1999, pp.

41-50.

63 HALL 1999,pp. 55-59. 64 IDEM 2007, p. 335.

65 Va ricordato per altro che tra le varie proposte per l’origine della diarchia spartana si annovera

§ 3.1.3.c Conclusioni

Le evidenze archeologiche di Amicle, unitamente alle fonti epiche e storiografiche, consentono di ricostruire un orizzonte mitico in cui la figura di Agamennone è profondamente legata al territorio laconico sin da epoca arcaica in diverse forme. Se il santuario di Alessandra e dell’Atride è spia di una cultualità non necessariamente legata alle vicende mitiche dei ritorni da Troia, i poemi omerici e le rifunzionalizzazioni successive degli storiografi richiamano l’immagine del condottiero greco contro il nemico barbaro, il cui dominio sembra estendersi al di là della sola Argolide.

La figura di Oreste, stando ai resti amiclei, è assente da quel gruppo cultuale, ma è certamente presente almeno a partire il VI sec. a. C., quando le ossa dell’eroe vengono traslate da Tegea (Hdt. I 66-68) o Stesicoro ne racconta le vicende; forse da prima, come lascerebbero intendere quei luoghi dei poemi omerici in cui gli Atridi condividono una dimora, o vivono in due geograficamente prossime, nel basso Peloponneso.

§ 3.1.4 Personaggi e tradizioni laconiche: Clitemestra adultera e la nutrice Arsinoe

Tracce della laconicità delle vicende mitiche di Oreste per come presentate nella

Pitica XI sono rinvenibili anche nelle figure di Clitemestra adultera e della nutrrice

Arsione. Grande attenzione è stata riservata negli studi all’attivismo della donna assassina,