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2.2 O RESTE SUPPLICE DI A RTEMIDE IN A RCADIA

Ferecide di Atene, mitografo vissuto verosimilmente negli anni ’70 del V sec. a.C. (età cimoniana) e autore di un’opera molto probabilmente dal titolo Ἱστορίαι, attesta nei frammenti pervenuti una tradizione, unica nel suo genere, sulla persecuzione di Oreste da parte delle Erinni e sul rifugiarsi dell’eroe presso un santuario di Artemide in Arcadia, dove la dea allontana le dee faccia di cane (FGrHist III F 135)88. Il frammento in

questione è tramandato dallo scolio al v. 1645 dell’Oreste di Euripide (Schol. MTAB = I 236, 23 Schwartz). Il contesto di riferimento è l’esodo della tragedia, momento in cui la voce profetica di Apollo annuncia all’eroe cosa lo attende dopo aver ucciso la madre Clitemestra e gli uffici che egli deve compiere per salvarsi e poter tornare così ad Argo, dove è destinato a regnare con Ermione come erede del padre Agamennone: l’eroe deve cioè purificarsi in terra arcadica per un anno e sottoporsi a un processo nel tribunale dell’Areopago89.

Lo scolio reca traccia di due versioni sulla sorte di Oreste dopo il matricidio alternative a quella euripidea e attribuite rispettivamente ad Asclepiade di Tragilo (mitografo di IV sec. a.C.) e a Ferecide di Atene. In esso si legge:

! καὶ ὁ µὲν Εὐριπίδης ἐνθάδε ἐξενιαυτίσαι <φησὶν αὐτὸν ὁµοίως> τοῖς κατεχοµένοις ἐπὶ µύσει, ὁ δὲ Ἀσκληπιάδης ἱστορεῖ ὑπὸ ὄφεως δηχθέντα αὐτὸν ἐκεῖ τελευτῆσαι (FGrHist 12 F 25). ὁ δὲ Φερεκύδης ὅτι καὶ ἔπειτα <ἐπὶ Παρρασίου> τὸν Ὀρέστην αἱ Ἐρινύες διώκουσιν· ὁ δὲ καταφεύγει εἰς τὸ ἱερὸν τῆς Ἀρτέµιδος καὶ ἵζει ἱκέτης πρὸς τῷ βωµῷ. αἱ δὲ

Anche Euripide afferma che lui [scil. Oreste] stette un anno in esilio come coloro che vengono trattenuti per un’impurità, mentre Asclepiade racconta che, morso da un serpente, morì là (FGrHist 12 F 25). Ferecide invece afferma che anche in seguito <per la pianura Parrasia> le Erinni perseguitano Oreste. Egli si rifugia nel tempio di Artemide, e siede come supplice presso l’altare. Le Erinni vanno contro di lui con !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

87 GIORDANO 2013.

88 Sulle questioni biografiche e di produzione di Ferecide di Atene cfr. da ultimo DOLCETTI 2004,

pp. 1-46. Oltre al frammento qui in esame, Ferecide attesta anche l’esistenza di una tradizione sul salvataggio di Oreste bambino dalle mani assassine di Egisto (FGrHist 3 F 134), difficile tuttavia da contestualizzare rispetto al racconto sulla persecuzione dell’eroe per l’assenza di riferimenti a spazi geografici precisi.

! Ἐρινύες ἔρχονται ἐπ' αὐτὸν θέλουσαι ἀποκτεῖναι, καὶ ἐρύκει αὐτὰς ἡ Ἄρτεµις. ἐξ οὗ καὶ ἡ πόλις αὕτη Ὀρέστειον καλεῖται ἀπὸ Ὀρέστου. τὸ δὲ Ὀρέστειον τῆς Παρρασίας κεχώρισται καὶ αὕτη πόλις οὖσα τῆς Ἀρκαδίας [καὶ] κληθεῖσα ἀπὸ Ὀρέστου90. 1 s. <φησὶν αὐτὸν ὁµοίως>: add. Schwartz | 4 s. <ἐπὶ Παρρασίου>: add. Fowler | 11 [καὶ]: del. Fowler!

l’intenzione di ucciderlo, e Artemide le trattiene. In seguito a ciò anche questa città viene chiamata Oresteio da Oreste. E Oresteio è lontana dalla terra parrasia, ed è questa, una città che si trova in Arcadia, a prendere il nome da Oreste.

(trad. P. Dolcetti)

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! La notazione scoliastica è costruita secondo una struttura catalogica su base oppositiva consueta nella tradizione esegetica antica: a confronto con la versione riportata nel testo tragico commentato si citano altre fonti che si discostano da essa. Euripide attesta che Oreste è trattenuto per impurità in terra arcadica (τοῖς κατεχοµένοις ἐπὶ µύσει), dove deve purificarsi per un anno (ἐξενιαυτίσαι); Asclepiade di Tragilo in opposizione riporta la tradizione secondo cui l’eroe muore in terra straniera (ἐκεῖ τελευτῆσαι) perché morso da un serpente (ὑπὸ ὄφεως δηχθέντα); da ultimo lo scoliasta cita la versione di Ferecide, secondo la quale Oreste, perseguitato dalle Erinni, si rifugia come supplice in Arcadia presso un tempio di Artemide (καταφεύγει εἰς τὸ ἱερὸν τῆς Ἀρτέµιδος καὶ ἵζει ἱκέτης πρὸς τῷ βωµῷ), dea che lo protegge e allontana le persecutrici (ἐρύκει αὐτὰς ἡ Ἄρτεµις), per diventare così eroe eponimo della città che lo ha accolto (ἐξ οὗ καὶ ἡ πόλις αὕτη Ὀρέστειον καλεῖται ἀπὸ Ὀρέστου).

Lo scolio presenta una serie di problemi filologici e testuali. Oltre l’opportunità delle integrazioni o delle eliminazioni degli editori moderni, di senso se ben contestualizzate, la definizione dei confini testuali del frammento ferecideo, e quindi degli estremi contenutistici della versione mitica ivi presente, resta la questione più importante e di maggior dibattito tra gli studiosi, perché direttamente legata agli eventi che !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

90 Tra i quattro manoscritti degli scolii all’Oreste presi in considerazione dallo Schwartz (MTAB), il

codice A articola diversamente il frammento a livello del dettato testuale. Dopo la citazione della versione di Asclepiade, è riportato il nesso Παρράσιον οἶκον, interpretabile come «riferimento generico al contenuto del passo [scil. di Euripide] da parte dello scoliasta» (DOLCETTI 2004, p. 312 n. D), a cui dapprima fa seguito

una notazione geografica sul centro di Ὀρέστειον, poi il frammento di Ferecide. Esso recita: Παρράσιον οἶκον· τὸ Παρράσιον οἱ µὲν πόλιν, οἱ δὲ χώραν εἶναί φασιν ἀπὸ Πα<ρρασίου> τοῦ υἱοῦ τοῦ <Π>ελασγοῦ ὀνοµασθεῖσαν. ἔστι µέντοι τῆς Ἀρκαδίας. τὸ µέντοι Ὀρέστειον τῆς Παρ<ρ>ασίας κεχώρισται, καὶ αὕτη ἡ πόλις κληθεῖσα ἀπὸ Ὀρ<έστου> οὖ<σα τ>ῆς Ἀρκαδίας, καθάπερ φησὶ Φερεκύδης, ὅτι καὶ †ἐπὶ τὸν Ὀρέστην αἱ Ἐριν{ν}ύες διώκουσιν. ὁ δὲ καταφεύγει εἰς τὸ ἱερὸν τῆς Ἀρτέµιδος καὶ ἵζει ἱκέτης πρὸς τῷ βωµῷ. αἱ δὲ Ἐριν{ν}ύες ἔρχονται ἐπ' αὐτὸν µέλλουσαι ἀποκτεῖναι, καὶ αὐτὰς ἐρύκει ἡ Ἄρτεµις καὶ καλεῖται Ὀρέστειον. La struttura del frammento è speculare e contraria a quella degli altri tre codici. Non priva di significato la corruttela †ἐπὶ τὸν Ὀρέστην, forse in qualche relazione con il καὶ ἔπειτα degli altri manoscritti.

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precedono l’arrivo di Oreste nel santuario arcadico di Artemide e la zona della regione in cui quest’ultimo va collocato91. La prima questione è laconicamente racchiusa nel καὶ

ἔπειτα, variamente disposto e interpretato dagli editori rispetto al frammento: se considerato parte della versione in questione, quale dovrebbe essere l’evento dopo il quale (e nonostante il quale) Oreste arriva in Arcadia perseguitato dalle Erinni? La seconda è racchiusa nell’interpretazione che si da del riferimento alla Pianura Parrasia alla fine del frammento: Ferecide, al pari di Euripide, ambienta l’arrivo dell’eroe in tale pianura, e quindi, come il tragico, è oggetto di contestazione da parte dello scoliasta? Oppure quest’ultimo si oppone alla localizzazione euripidea facendo leva sul mitografo, che avrebbe localizzato la presenza di Oreste in Arcadia altrove rispetto alla versione tragica, e che sarebbe stato citato dunque come prova del ragionamento del commentatore?92

§ 2.2.1 Kαὶ ἔπειτα: cosa succede a Oreste prima dell’arrivo in Arcadia?

Nel 1926 Jacoby, seguito da Lesky, scrive che il nesso καὶ ἔπειτα, indicante un momento della versione mitica presentata da Ferecide (quindi come parte del suo dettato testuale), si riferisce a uno specifico evento dopo il quale (καὶ ἔπειτα appunto) l’eroe sarebbe arrivato supplice nel santuario di Artemide. L’evento in questione per lo studioso sarebbe da indentificarsi con un processo dell’eroe presso l’Areopago ad Atene che, in qualche modo, nonostante l’assoluzione finale, non avrebbe garantito l’acquietamento delle Erinni persecutrici, che a loro volta invece avrebbero continuato a perseguitare l’eroe costringendolo a rifugiarsi in Arcadia da Artemide. Lo studioso adduce come prova di questa possibilità il caso dell’Ifigenia in Tauride, tragedia in cui nonostante il processo abbia assolto l’eroe, parte delle Erinni continua a incalzarlo e Apollo lo obbliga a !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

91 Non è possibile stabilire se si tratta di una citazione letterale dall’opera del mitografo, o piuttosto

di una sua epitome o riassunto, né ai fini di questo contributo sarebbe dirimente una dimostrazione in tal senso. SCHAWRTZ non considera il frammento citazione letterale dall’opera di Ferecide e fa iniziare

l’estratto con la dichiarativa introdotta da ὅτι καὶ ἔπειτα. Diversamente invece JACOBY che fa iniziare quella

che lui considera una citazione diretta con ὁ δὲ καταφεύγει. Per contro FOWLER e DOLCETTI fanno iniziare

la citazione letterale con ὅτι καὶ ἔπειτα.

92 Mentre nel primo caso l’integrazione <ἐπὶ Παρρασίου> del Fowler avrebbe ragion d’essere, nel

secondo essa potrebbe deviare nell’interpretazione delle parole finali dello scoliasta, che chiaramente sottolinea il fatto che Oresteion non si trova nella pianura Parrasia.

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un’ulteriore tappa purificatrice, coincidente con il recupero della statua di Artemide Taurica93. L’elemento che permette allo studioso di creare questa linea comune tra

l’Oreste, l’Ifigenia in Tauride e il frammento di Ferecide è il fatto che anche nell’Oreste l’eroe deve sottoporsi al processo in tribunale in associazione all’esilio in terra straniera94.

In maniera non esplicita a questo parallelo deve contribuire, nella riflessione dello studioso, anche la comune presenza di Artemide tra Ferecide e l’Ifigenia in Tauride.

Ritornando più tardi sul testo nella riedizione dei frammenti di Ellanico di Lesbo, nel 1954 lo studioso ritratta la sua prima interpretazione alla luce di due motivi contingenti: a livello cronologico ai tempi di Ferecide (anni ’70 del V sec. a.C.) non può esistere la tradizione sul processo areopagitico di Oreste, perché attestata per la prima volta con Eschilo nel 458 a.C.; il καὶ ἔπειτα andrebbe piuttosto inteso come un riferimento al processo tribunalizio da parte dello scoliasta, che, nel raffrontare tradizione euripidea e ferecidea, aveva in mente il modello eschileo95. Nonostante le ragioni addotte

dallo studioso, l’avverbio temporale resta ancora privo di significato in relazione sia al frammento ferecideo sia al contesto tralatore.

La ritrattazione proposta da Jacoby può essere approfondita, non solo ampliando la riflessione sui dati cronologici da lui proposti rispetto alla versione eschilea, ma anche contestualizzando la versione di Ferecide all’interno della notazione scoliastica in cui è riportata. Nell’Oreste Euripide presuppone per l’eroe un processo triadico che prevede dapprima un anno di esilio in terra arcadica, poi il processo presso l’Areopago e infine il !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

93 JACOBY 1926, p. 424: «ἔπειτα kann sich nur auf den Areopagprozeß beziehen. Die

kontaminierende verbindung der traditionen ist deutlich. Man wüßte gern, wie sie vorgenommen ist; ob Ph. überhaupt eine begründung der weiteren verfolgung für notwendig hielt, wie Eur. Iph. T. 970 [scil. 970- 972] ὅσαι δ' Ἐρινύων οὐκ ἐπείσθησαν νόµωι,/δρόµοις ἀνιδρύτοισιν ἠλάστρουν µ' ἀεί,/ἕως ἐς ἁγνὸν ἦλθον αὖ Φοίβου πέδον. In umgekehrter folge verbinden Πελοποννησίων οἱ τὰ ἀρχαῖα µνηµονεύοντες (Paus. VIII 34, 4): πρότερα τῷ Ὀρέστῃ τὰ ἐν Ἀρκαδίᾳ γενέσθαι φασὶν ὑπὸ Ἐρινύων τῶν Κλυταιµνήστρας ἢ ἐν Ἀρείῳ πάγῳ τὴν κρίσιν. Cfr. LESKY 1939, col. 985.

94 Eur. Or. 1645-1650.

95 JACOBY 1954, p. 24: «I regret that I maintained in FGrHist I p. 424, 14 ff. that the ἔπειτα with

which the scholiast introduces a verbal quotation from Pherekydes (Schol. Eur. Or. 1645 = 3 F 15) must refer to the trial before the Areopagos, and that Lesky col 985, 9 ff. accepted this assertion. It is perhaps right for the scholiast but not for Pherekydes, who wrote his genealogical book not ‘doch wohl vor dem peloponnesischen kriege’ as I vaguely said (p. 386, 29) but in the first quarter of the fifth century (…). There is no reasonable doubt that he was an older contemporary of Aischylos. The scholion is concerned with the relations between Orestes and Arcadia because of the curious compromise of Euripides (…). It incidentally proves (and this is more important) that different versions existed in authoritative sources, and further that the sequence assumed for Pherekydes (trial in Athens, pursuit by the Erinyes) is neither necessary nor probable. On the contrary, this assumption would make unintelligible not only the version of Pherekydes but also the whole development of the Orestes story».

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suo ritorno come sovrano ad Argo. L’approdo in tribunale è dunque un momento successivo all’esilio nella terra di Pelasgo e si configura come soluzione definitiva rispetto alla persecuzione delle Erinni; nella versione dell’Ifigenia in Tauride invece, in cui non si parla di esilio in Arcadia prima del processo, la purificazione porta l’eroe nella lontana Scizia, perché l’assoluzione tribunalizia non toglie la macchia del matricidio in maniera definitiva96. Si tratta perciò di due percorsi differenti e alternativi, rispetto al primo dei

quali la versione ferecidea è pertinente in quanto citata come commento ai versi dell’Oreste.

La cronologia relativa tra l’Orestea di Eschilo (458 a.C.) e l’epoca della composizione dell’opera di Ferecide (anni ’70 del V sec. a.C.) non è l’unico dato per confermare l’inesistenza di un processo areopagitico di Oreste prima di Eschilo, e quindi l’impossibilità che dietro l’ἔπειτα si celi un evento del genere. Come dimostrato da Carrara, le poche testimonianze relative all’esistenza di un processo tribunalizio dell’eroe prima di Eschilo sono in realtà tutte da considerare successive alla versione tragica del 458 a.C. e vanno interpretate come proiezioni indietro nel tempo per aggiornare più antiche versioni sull’Areopago o su culti ateniesi preesistenti97. Di tale assoluta novità

eschilea sono testimonianza non solo il fatto che nella versione tragica Oreste è il primo processato della storia del tribunale, o che quest’ultimo ha una nuova origine dalle evidenti eco contemporanee; ma anche il fatto che la sua competenza, con la riforma di Efialte del 462-461 a.C., si riduce, tra le poche cause, al sacrilegio e all’omicidio volontario, di cui evidentemente Oreste è eroe esemplificativo in epoca classica98.

Una possibile interpretazione dell’ἔπειτα potrebbe derivare così dalla struttura interna della notazione scoliastica e dal procedere della narrazione tragica cui essa va ricondotta. Nell’esodo dell’Oreste Apollo, a differenza di quanto accade nell’Elettra per bocca di Castore e Polluce, suo alter ego gemellare99, non cita una persecuzione dell’eroe

da parte delle Erinni al momento dell’allontanamento da Argo per purificarsi. Questo !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

96 Eur. Iph. Taur. 961-978.

97 CARRARA 2007. Le testimonianze in questione, oltre naturalmente a quella di Ferecide,

sarebbero: Hellan. FGrHist 323a F 22a; Eur. Iph. Taur. 945-960; Eur. Or. 1650-1652; El. 1258-1261. Esse, nell’insieme, fanno del processo di Oreste il quarto nella tradizione areopagitica, dopo quello di Ares, Cefalo e Dedalo; individuano i giudici dell’eroe in un consesso divino; parlano dell’aition dei choes ateniesi in relazione alla presenza di Oreste nella città attica.

98 Aesch. Eum. 482-484, 680-706. Per la relazione tra riforma di Efialte e Areopago cfr. e.g. BRAUN

1998.

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perché l’intero dramma è costruito sulla continua e destabilizzante persecuzione delle dee nefaste che sconvolgono la vita dell’eroe, e quindi la sua partenza da Argo sembra costituire il primo passo, reale e concreto, per liberarsi da questa presenza assillante100.

Agli occhi del commentatore antico l’ordine di Apollo di andare in terra arcadica non garantisce immediatamente l’arrestarsi della persecuzione delle Erinni, che invece, come in Ferecide, anche in Euripide dovevano continuare a incalzare il matricida lontano da Argo, benché ciò non venga citato101. Il καὶ ἔπειτα potrebbe dunque non far parte del

testo ferecideo, quindi della versione mitica in esso contenuta, nel senso che non descrive alcuna vicenda precedente all’arrivo dell’eroe in Arcadia, ma è una riflessione dello scoliasta in relazione alla versione euripidea. In questo senso risulta più verisimile delle altre la definizione dei confini della versione mitica data da Jacoby nel 1923 (che inizia con ὁ δὲ καταφεύγει), nonostante la prima interpretazione dell’avverbio temporale.

Il senso del frammento, come giustamente messo in evidenza da Carrara, sarebbe dunque che «le Erinni inseguono Oreste anche dopo il suo esilio», cioè in Arcadia, laddove quell’«anche dopo», sottinteso in Ferecide, sarebbe citato perché assente in Euripide.

§ 2.2.2 Dove arriva Oreste?

Nella versione presentata da Euripide nell’Oreste, l’eroe giunge per volontà di Apollo esplicitamente nella pianura Parrasia, regione arcadica localizzabile a ovest della piana di Megalopoli102. Dal confronto con la versione presentata nell’Elettra, sembra

possibile circoscrivere ulteriormente tale zona alle rive del fiume Alfeo, presso il santuario di Zeus. Liceo103. Benché non esplicitamente affermato nello scolio in questione, la

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100 Le Erinni fanno la loro comparsa sin dal prologo della tragedia nelle parole di Elettra (Eur. Or.

34-45), e nel corso del dramma sconvolgono a più riprese l’eroe sfiancato dalla sofferenza (e.g. Or. 255-277).

101 In questa direzione vanno le osservazioni di CARRARA (2007, p. 5 s.), la quale sottolinea che

l’ἔπειτα, come i precedenti avverbi di luogo ἐνθάδε ed ἐκεῖ, è riferibile alla Pinaura Parrasia, luogo che accomunerebbe le tre versioni mitiche presenti nella notazione scoliastica. In tale senso sembra andare anche l’integrazione di Fowler, che nella sua edizione, proprio dopo l’ἔπειτα aggiunge <ἐπὶ Παρρασίου>. Tuttavia per l’opportunità dell’integrazione rispetto alla localizzazione del tempio di Artemide nella versione di Ferecide cfr. infra, pp. 111-113.

102 Eur. Or. 1645. Cfr. JOST 1985, p. 168 s.; NIELSEN 1996, p. 148. 103 Eur. El. 1273 s. Cfr. supra pp. 38-40; infra p. 127 s.

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versione presentata da Ferecide sembrerebbe invece opporsi, in questo dato come in altri, a quella di Euripide. Che si tratti o meno di citazione letterale dall’opera del mitografo, il dettato sembra chiaro: dopo l’arrivo di Oreste presso Artemide, anche questa città (καὶ ἡ πόλις αὕτη) è chiamata Oresteion da Oreste (Ὀρέστειον καλεῖται ἀπὸ Ὀρέστου). La notazione continua poi affermando che tale Oresteion dista dalla pianura Parrasia, dato che probabilmente è riflessione ulteriore del commentatore sulla versione mitica di Ferecide. Il fatto che per quest’ultimo l’Oresteion in questione sia lontano dalla Parrasia, e che quindi non sia quello di Euripide, è confermato chiaramente dalla versione alternativa della notazione scoliastica presente nel codice A, in cui Ferecide è addotto come testimonianza proprio di questa differenza (καθάπερ φησὶ Φερεκύδης)104.

Una ulteriore prova a tale collocazione alternativa dell’Oresteion ferecideo proviene dalla scelta della divinità che presiede alla salvezza/purificazione di Oreste, ovvero Artemide. Il mitografo ambienta l’arrivo dell’eroe in un santuario della dea Artemide, la cui localizzazione geografica sembra potersi desumere con buona probabilità da un passo di Pausania105. Il Periegeta sta descrivendo la strada che da Megalopoli porta

a Pallantio e Tegea, in direzione est/nord-est a partire da Megalopoli: lungo la destra di questa strada e dopo la città di Emonie egli ricorda i resti degni di ricordo della città di Ὀρεσθάσιον, in particolar modo le colonne del santuario di Artemide, alla quale è attribuito l’epiteto di Ἱέρεια. Si tratta di un centro chiaramente della pianura Menalia, opposta a quella Parrasia, in direzione est rispetto alla città di Megalopoli106.

La visione autoptica del viaggiatore sembra garanzia sufficiente dell’esistenza del centro e del santuario in questione, da distinguere da altri luoghi della piana di Megalopoli dove sono attestate tradizioni differenti sulla purificazione di Oreste107. Le

informazioni topografiche riportate dal Periegeta sono tuttavia scarne e le stesse evidenze archeologiche di cui disponiamo non consentono né di localizzare con certezza il sito né

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104 L’integrazione <ἐπὶ Παρρασίου> del Fowler, corretta per spiegare il senso dell’ἔπειτα,

smarrirebbe invece l’opposizione geografica tra la versione di Euripide e quella di Ferecide.

105 Paus. VIII 44, 2: µετὰ δὲ Αἱµονιὰς ἐν δεξιᾷ τῆς ὁδοῦ πόλεώς ἐστιν Ὀρεσθασίου καὶ ἄλλα

ὑπολειπόµενα ἐς µνήµην καὶ Ἀρτέµιδος ἱεροῦ κίονες ἔτι· ἐπίκλησις δὲ Ἱέρεια τῇ Ἀρτέµιδί ἐστι.

106 Per una più precisa collocazione cfr. infra pp. 152-155.

107 Cfr. Paus. VIII 34, 1-4. I santuari di Maniai e Ake sono collocate sulla strada che dalla piana di

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di avere notizia alcuna sul santuario in questione108. L’elemento che permette di

identificare l’Artemide di Pausania con quella di Ferecide deriva dalla menzione da parte del Periegeta della città di Ὀρεσθάσιον, che, sebbene in origine centro autonomo legato al locale Orestheus, da un certo momento in poi, almeno in talune tradizioni, è venuto a coincidere con Ὀρέστειον, la città di Oreste109.

Nella sua sinteticità lo scolio afferma che sono esistiti due centri che hanno preso il nome da Oreste, l’uno secondo la versione di Euripide nella pianura Parrasia, l’altro secondo quella di Ferecide probabilmente nella Menalia. Con un certo spirito razionalistico e normativo lo scoliasta è testimone di un dibattito sui centri legati a Oreste in Arcadia, che nel corso del tempo aumentarono notevolmente. A differenza di chi ritiene di poter accomunare la versione di Ferecide a quella di Euripide, sembra più verisimile immaginare che la vicenda del mitografo sia ambientata altrove e costituisca una variante epicorica sul mito di Oreste in Arcadia110.

§ 2.2.3 Le vicende della versione mitica

Stante il tipo di ricostruzione fatto, la versione ferecidea, per come tramandata dallo scolio, è strutturata in una serie di momenti ben distinti: Oreste uccide la madre e viene perseguitato dalle Erinni; incalzato dalle dee l’eroe arriva in Arcadia, nella pianura Menalia, dove trova protezione presso un santuario di Artemide; protetto e purificato dalla macchia, l’eroe dà il nome alla terra che lo ha accolto, potendo così iniziare una nuova vita. È ragionevole supporre che l’arrivo di Oreste in Arcadia non sia casuale o determinato da un errare senza meta, ma che sia voluto da Apollo. Due elementi sembrano ragionevolmente confermarlo: il contesto rispetto al quale la versione mitica ferecidea è citata (l’Oreste di Euripide), che potrebbe aver indotto lo scoliasta a tacere il riferimento ad un ordine del dio perché in comune con la versione tragica111; il fatto che

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108 Per una ricapitolazione delle varie proposte di identificazione del sito cfr. MOGGI OSANNA

2003, p. 495.

109 Cfr. infra pp. 152-155.

110 Cfr. VANNICELLI in ASHERI ET ALII 2006, p. 188. MASARACCHIA (1978, p. 155) sottolinea,

opportunamente, la differenza tra l’Oresteion di Euripide e quello attestato da Pausania.

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l’eroe giunga specificamente presso Artemide, divinità che spesso è descritta in operati comuni con il fratello.

Dal frammento emerge chiara l’immagine della dea che difende l’eroe dalle Erinni. Il motivo non è un hapax nelle varie versioni esistenti. Sono attestate analoghe scene di supplica da parte di Oreste presso il santuario di Apollo o di Atena in Eschilo e in Euripide112; scene di difesa e protezione, diretta o meno, da parte di Apollo in

Stesicoro, nelle Eumenidi di Eschilo o nell’Oreste di Euripide, o da parte di Atena nell’Elettra euripidea113. In tutti questi casi l’intervento della divinità si concretizza

nell’uso di un suo strumento specifico (arco o scudo), con il quale stornare fisicamente le dee. Non è da escludere che, alla maniera del fratello gemello in Stesicoro, anche Artemide qui scacci le dee con l’arco (tra gli altri simbolo del suo essere dea della caccia).

Nelle tradizioni in cui è presente un processo, Apollo opera congiuntamente a un’altra divinità (Atena), che protegge l’eroe e ne completa la purificazione tramite l’assoluzione tribunalizia114. Se in Ferecide, come visto, manca un processo, ciò vuol dire

che Artemide non solo protegge Oreste, ma assolve anche alla funzione che altrove hanno