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LA DIMENSIONE TRANSNAZIONALE DELLE RELAZIONI INDUSTRIALI IN EUROPA:

3.   I C OMITATI AZIENDALI EUROPEI NEL RUOLO DI ATTORI NEGO ZIALI

4.1   C OMITATI AZIENDALI EUROPEI VS S INDACATI

Diversamente dagli International framework agreements che, in considerazione delle loro origini, sono sottoscritti dai sindacati e rappresentano dunque uno strumento ge- nuino per stabilire diritti sindacali e condizioni minime di lavoro irrinunciabili all’in- terno dei gruppi d’impresa transnazionali, a livello europeo si è sviluppata una diversa tendenza, con la maggioranza degli accordi-quadro aziendali siglati da organismi di rap- presentanza di carattere non prettamente sindacale.

Pertanto, in un tale contesto, in cui i Comitati aziendali europei sono di fatto dive- nuti i principali attori nella sottoscrizione degli European framework agreements, la que- stione della determinazione dei soggetti deputati a negoziare e concludere tali accordi è stata ed è ancora molto dibattuta.

I sindacati, in particolare, considerano generalmente la negoziazione di questi testi come una loro prerogativa, sostengono inoltre la mancanza di capacità giuridica e l’as- senza di uno specifico mandato necessario a consentire ai Comitati aziendali europei di intervenire nelle negoziazioni di accordi aziendali di livello transnazionale 404. In altre parole, nonostante il notevole numero di testi siglati dai Comitati aziendali europei, viene spesso sostenuto che questi organismi non possono essere considerati degli stru- menti sindacali affidabili e, pertanto, sarebbe fuorviante pensare che potrebbero servire come una struttura a cui fare riferimento per la contrattazione collettiva di livello tran- sfrontaliero 405.

Peraltro, è stato altresì osservato che, in assenza di un coordinamento a livello set- toriale con le federazioni sindacali europee, le trattative tra i Comitati aziendali europei ed il management aziendale rischiano di favorire la creazione di una forma di micro-cor- porativismo transnazionale in grado di indebolire fortemente le normative nazionali ed eventualmente anche di erodere la funzione sindacale di contrattazione collettiva 406. Di conseguenza, dal momento che le relazioni industriali europee tendono ad essere mo- dellate sulla base della pratica vigente, il riconoscimento ai Comitati aziendali europei di un ruolo negoziale potrebbe condurre anche ad un sistema di relazioni industriali europeo fortemente decentrato e poco sindacalizzato 407.

Per evitare il rischio di un invasione dei Comitati aziendali europei rispetto alle loro prerogative negoziali, alcune federazioni sindacali europee hanno dunque nel tempo fortemente enfatizzato il loro ruolo centrale di negoziatori, non solo a livello settoriale,

404 A. VAN HOEK,F.HENDRICKX, International private law aspects and dispute settlement related to transna- tional company agreements: final report, European Commission, 2009, pp. 38-39.

405 S.LEONARDI, Executive summary, in European Action on Transnational Company Agreements:

a stepping stone towards a real internationalization of industrial relations?, Final Report EURACTA, Istituto di Ricerche Economiche e Sociali, 2012, p. 26; M.CILENTO, TCAs and social dialogue at the Euro-

pean level: the trade unions perspective, in European Action on Transnational Company Agreements: a step-

ping stone towards a real internationalization of industrial relations?, Final Report EURACTA, Istituto Ricerche economiche e Sociali, 2012, p. 122.

406 T.SCHULTEN, European Works Councils: Prospects for a New System of European Industrial Relations,

European Journal of Industrial Relations, 1996, 2(3), pp. 303-324.

407 T.MÜLLER,H.PLATZER,S.RÜB, European collective agreements at company level and the relationship between EWCs and trade unions – lessons from the metal sector, Transfer: European Review of Labour and

ma anche all’interno delle imprese transnazionali, iniziando in particolare ad elaborare delle strategie di coordinamento con i delegati nominati in seno ai Comitati aziendali europei, fino ad arrivare all’adozione di vere e proprie procedure di negoziazione con- giunta degli European framework agreements di cui si tratterà in termini più ampi nel corso della successiva sezione 408.

Si noti, a questo riguardo, che in qualità di infrastrutture esistenti presso le società di livello transnazionale, i Comitati aziendali europei possono certamente facilitare i contatti tra i rappresentanti dei dipendenti di diversi Paesi, ma, al contempo, non sono in grado di sostituire l’ampio sistema di relazioni e strutture sindacali necessari ad un coordinamento della contrattazione collettiva al livello transnazionale 409. Peraltro, le questioni trattate all’interno degli accordi-quadro europei possono talvolta assumere un particolare rilievo anche per la contrattazione collettiva di livello nazionale, generando in tal modo una sovrapposizione regolativa difficile da coordinare se gestita da organi- smi di rappresentanza incapaci di comunicare tra loro.

A questo proposito, pertanto, le misure di coordinamento nel tempo elaborate dai sindacati europei presentano un rilievo cruciale per garantire un’adeguata comunica- zione tra livelli di negoziazione e rappresentanza differenti, buone condizioni per la negoziazione e sottoscrizione degli European framework agreements, nonché per assicurare il loro successo in termini di implementazione al livello nazionale in una prospettiva di medio-lungo termine.

In aggiunta, sebbene non si voglia generalizzare, si ritiene che un coinvolgimento più incisivo dei sindacati possa portare ad accordi più concreti, i quali tendono anche a contenere disposizioni più rigorose in relazione alla loro attuazione.

408 Al riguardo, peraltro, si segnala che, coerentemente, la Confederazione sindacale europea in

occasione della revisione della direttiva 95/45/CE ha tentato, anche se senza grandi risultati, di sottoli- neare l’importanza di un ruolo ben definito delle federazioni sindacali europee nell’ambito dei Comitati aziendali europei. Cfr. ETUC, Consultation of the European social partners on the revision of Council Directive

94/45/EC of 22 September 1994 on the establishment of a European Works Council or a procedure in Community- scale undertakings and Community-scale groups of procedure in Company-scale undertakings and Community-scale groups of undertakings for the purposes of informing and consulting employees, Opinion of the ETUC of the second phase

consultation of the social partners, 20.02.2008.

409 V.PULIGNANO, Negotiating flexibility and security in multinationals in Europe: the case for extending Eu- ropean Framework Agreements, Policy Brief: European Economic, Employment and Social Policy, Euro-

Sotto una diversa prospettiva, peraltro, si consideri però che i sindacati hanno co- munque bisogno di essere coinvolti dai Comitati aziendali europei nelle contrattazioni aziendali di livello europeo con le grandi multinazionali. Infatti, le federazioni sindacali europee non sono in grado di essere costantemente presenti a livello di imprese trans- nazionali, essendo questo proprio il ruolo riconosciuto ai Comitati aziendali europei dalla direttiva del 1994, la quale, peraltro, non nomina mai al proprio interno le European

industry federations. L’obiettivo della direttiva, come già evidenziato, è infatti quello di

dare voce alla forza lavoro europea all’interno delle società multinazionali, in primo luogo per cercare di influenzare il processo decisionale aziendale laddove la funzione di rappresentanza degli interessi dei lavoratori fatica ad arrivare.

Dinanzi alle crescenti sfide economiche transnazionali, le trattative e le negozia- zioni degli accordi-quadro europei intraprese dai Comitati aziendali sono state pertanto percepite anche come una strategia estremamente utile per contrastare ed affrontare gli effetti negativi conseguenti alla globalizzazione dei mercati, con il risultato che, data questa situazione di fondo, la maggior parte delle federazioni sindacali europee si è dunque gradualmente dotata di meccanismi interni e linee guida destinati a gestire le attività relative ai Comitati aziendali europei in modo congiunto e coordinato anche con i sindacati nazionali 410.

Tutto ciò ha così condotto al consolidamento di un sistema multilivello di relazioni industriali autenticamente europeo 411, dal momento che molte federazioni sindacali europee hanno nel tempo assunto una crescente importanza anche come firmatari degli accordi-quadro aziendali europei, spesso a fianco dei Comitati aziendali europei e, tal- volta, ponendosi persino come gli unici soggetti firmatari.

L’European Metalworkers’ Federation (ora IndustriAll), in particolare, è stata la prima federazione sindacale europea a sviluppare una serie di regole di coordinamento tra il

410 Per un’analisi casistica ed un confronto tra successi (Ford Europe e General Motors Europe)

ed insuccessi (Electrolux e Siemens) della contrattazione aziendale transnazionale basata su una strategia coordinata e congiunta tra sindacati e Comitati aziendali europei si v. I. DA COSTA,V.PULIGNANO,U. REHFELDT, V.TELLJOHANN, Transnational Negotiations on Employment: Successes and Failures of EWC-Union

Coordinated Strategies, in Mirella Baglioni, Bernd Brandl (ed.), Changing Labour Relations. Between Path De- pendency an Global Trends, Labour, Education & Society n. 24, Peter Lang, 2011, pp. 197-217.

411 V.GLASSNER, The Transnationalisation of Collective Bargaining. Approaches of European Trade Unions,

proprio operato e quello dei membri dei Comitati aziendali europei, in primo luogo per affrontare le sfide poste dall’avvio di processi di ristrutturazione aziendali a livello trans- nazionale, sempre più frequenti, ed, in secondo luogo, per sanare le preoccupazioni sulla capacità e la rappresentatività dei Comitati aziendali europei di agire come agenti di negoziazione.

Un primo approccio che è stato adottato ha avuto come principale obiettivo quello di garantire una piena trasparenza delle informazioni e delle comunicazioni al livello aziendale in modo tale da assicurare il coinvolgimento dei sindacati, in particolar modo nelle fasi dei processi di ristrutturazione, ed evitare così che il management in questione possa in qualche modo mettere in competizione tra loro i lavoratori impiegati in stabi- limenti differenti 412.

Inoltre, un ulteriore passaggio fondamentale è stato lo sviluppo successivo di una nuova figura, quella del coordinatore sindacale, nominato a livello europeo per ciascun Comitato aziendale transnazionale 413. Una tale figura sindacale, in particolare, il cui compito è quello di seguire e sostenere per conto della propria federazione sindacale europea di appartenenza un determinato Comitato aziendale, ha assunto una funzione centrale nel coordinamento dei diversi livelli di negoziazione 414, garantendo con ciò un

412 Inoltre, al fine di garantire l’unità dei lavoratori e dei sindacati non solo a livello locale o nazio-

nale, ma anche a livello europeo, l’European Metalworkers’ Federation, ora IndustriAll, ha identificato dieci principi per una risposta comune al crescente fenomeno della ristrutturazione transnazionale. Cfr. al riguardo EMF, Handbook on How to Deal with Transnational Company Restructuring, 2006. Per un commento ai principi elaborati dall’European Metalworkers’ Federation si v. L.TRIANGLE, Cross-national company restruc-

turing in a socially responsible way: the EMF approach, Transfer: European Review of Labour and Research,

2007, 2, pp. 307-309.

413 Cfr. sul ruolo e le modalità di nomina dei coordinatori sindacali nei Comitati aziendali europei

V.PULIGNANO, Co-ordinating across borders: the role of European industry federations within European Works

Councils, in Michael Whittall, Herman Knudsen e Fred Huijgen (ed.), Towards a European Labour Identity. The case of the European Work Council, Routledge, 2007, pp. 80-81; V.PULIGNANO, EWCs’ Cross-National

Employee Representative Coordination: A Case of Trade Union Cooperation?, Economic and Industrial Demo-

cracy, 2005, 26(3), pp. 396-397.

414 Si v. in proposito la risoluzione adottata dall’EUROPEAN METALWORKERSFEDERATION, Role of Trade Union Coordinators in Existing European Works Councils and Role of the National Organisations in this Respect, 2000, in cui si legge “the EWC co-ordinator is the point of contact between the employee re-

collegamento stabile tra sindacati europei e nazionali e gli organismi di rappresentanza aziendale transnazionale. Articolando interessi centrali e locali, infatti, il suddetto coor- dinatore sindacale è stato impegnato ad incoraggiare i rappresentanti dei dipendenti in seno ai Comitati aziendali europei nell’organizzare e coordinare i loro diversi interessi e prospettive, facilitando così lo scambio di informazioni e la creazione di nuove rela- zioni 415.

Tuttavia, si ricorda che al riguardo è stato sostenuto come vi sia molto spesso il rischio che tale coordinatore non venga nominato ed, in secondo luogo, che la semplice nomina di un coordinatore sindacale non sia in realtà sufficiente a rafforzare la coope- razione del Comitato aziendale europeo in questione con la federazione europea di ri- ferimento, specialmente laddove esso non venga sufficientemente coinvolto 416.